Cantico di Frate Sole
Il Cantico di Frate Sole, conosciuto anche come Cantico delle Creature, è una lauda composta da san Francesco d'Assisi. È uno dei più antichi testi poetici in volgare. Per quanto riguarda il titolo, si trova sia l'indicazione Canticum Fratris Solis ("Cantico di Frate Sole") sia l'indicazione Laudes creaturarum ("Cantico delle Creature")[1].
Secondo le Fonti Francescane, Francesco, ormai gravemente malato, lo avrebbe composto nel 1224 a San Damiano (chiesa di Assisi), dopo una notte di dolore e sofferenze. Sempre secondo le stesse fonti, il Santo avrebbe aggiunto i versi riguardanti il perdono quando riuscì a far riconciliare tra loro il vescovo Guido II ed il podestà di Assisi; invece quelli dedicati alla morte li avrebbe inseriti ancora dopo, quando un medico, un tale Buongiovanni d'Arezzo gli avrebbe annunciato come imminente la fine della vita.
Testo
Il testo | La parafrasi del testo | ||||
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Altissimu, onnipotente bon Signore, |
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Altissimo, onnipotente Signore, profondamente buono e fonte del bene |
Il Cantico di Frate Sole[3] è scritto in volgare umbro in prosa ritmica, con rare rime e costanti assonanze[4]. Non è possibile identificare una precisa struttura metrica. Si compone di dieci periodi, di misura diversa, ciascuno dei quali contiene una lode al Signore. Era destinato ad essere cantato probabilmente con le modalità del canto gregoriano adottate per la recita dei salmi. Il modello dei salmi oltre che nel materiale lessicale è visibile nel nome stesso di Laudes con cui si designavano i salmi recitati in parte dell'ufficio[5].
Analisi
Il testo è stato oggetto di innumerevoli analisi ed interpretazioni filologiche[6]. Uno dei problemi più dibattuti è quello dell'esatta datazione. Secondo una tradizione che risale alle prime biografie francescane[7], al Cantico composto nel 1224 sarebbero stati aggiunti i versi riguardanti il perdono (vv. 23-25) e la morte (vv. 27-31) successivamente. Tale tradizione fa supporre quindi una composizione in più tempi, che non tutti i critici accettano. Tuttavia è evidente nel testo una diversità di struttura: i vv. 23-25 introducono uno stacco tematico rispetto ai precedenti nei quali è presente una maggiore serenità e una dimensione più contemplativa.
Il cantico vuole essere principalmente un testo religioso e tutta una serie di studi sono stati dedicati a definire quale tipo di religiosità lo anima. Profondamente diverso da altre ideologie religiose presenti nel Duecento in questo testo il sentimento religioso è vissuto come fraternità con le cose e come valorizzazione dell'essere umano. Mentre Jacopone da Todi considerava negativo il mondo, e tutte le sue manifestazioni rappresentavano per l'uomo un pericolo da cui fuggire, San Francesco loda Dio per tutta la creazione. La religiosità espressa nel Cantico poggia sulla concezione di Dio, Padre del Creato e dunque sulla fraternità dell'uomo con ogni cosa creata.
È importante sottolineare la centralità che l'uomo assume in questa visione religiosa: egli è al centro del creato ed ogni creatura citata nel testo è considerata in sé e in rapporto all'uomo[8]. Questa valorizzazione dell'uomo, alla cui utilità è finalizzata ogni cosa creata, è fondamentale nella storia culturale del Duecento.
Corrispondenze bibliche
I modelli formali che l'autore ha tenuto presenti sono quelli biblici. Dall'Antico Testamento, precisamente dai Salmi, deriva la formula di lode. Dal Vangelo invece, e in particolare dal discorso delle Beatitudini, (cfr.Mt 5,3-10 e Lc 6,20-23 ) proviene l'espressione Beati quelli.. dei versi 25 e 30. Ancora dai Vangeli il suggestivo Guai a quelli (cfr.Mt 11,21 e Lc 10,13 ). Va inoltre notata la semplicità ripetitiva, propria dei parallelismi di tante pagine della Sacra Scrittura. In particolare il susseguirsi di aggettivi traduce sul piano formale l'intenso rapporto di amore con le cose create ed il loro Creatore, aspetto questo che l'autore del testo sottolinea in maniera forte[9].
Aspetti linguistici e tecnici
Sul piano linguistico il volgare usato è una forma dialettale colta. Tutti i codici riportano, ad esempio, il termine iocundo ( v.19) senza assimilazione del suono -nd- in -nn- come invece accade per le forme tipiche del linguaggio popolare. Sicuri caratteri umbri sono le espressioni sostengo (v.24) , tue so' (v.2) e skappare (v.28). Nel componimento ricorre frequentemente l'assonanza (cfr. sole/splendore/significazione; vento/tempo) e l'omofonia. In questo modo si crea un rapporto particolare tra le varie parole che finiscono per essere legate le une alle altre in una comunanza di suono/significato[10].
L'incipit (inizio) contante in tutte le strofe è una forma impersonale Laudato sie che nell'ultimo distico diventa plurale Laudate e benedicete a sottolineare la coralità della lode rivolta a Dio.
Nel componimento è presente la tecnica dell'accumulazione degli aggettivi con una disposizione paratattica che è riconducibile ad una precisa volontà: ricercare effetti di alta suggestione e caratterizzare in modo essenziale le cose descritte.
Molto è stato scritto in riferimento al significato da attribuire al termine per presente nei vv. 10, 12, 15, 17, 20, 23, 27. Tre le posizioni sostenute dai filologi:
- per ha il significato di attraverso e quindi le varie strofe spiegano che attraverso la lode delle creature si loda il creatore, Dio
- per ha il significato del termine francese par e cioè del complemento d'agente da; in questo caso le strofe della poesia vogliono che Dio sia lodato dalle sue creature
- per ha il significato del complemento di causa, per o perché; le strofe sottolineano allora il motivo, la causa della lode che va fatta a Dio: che Dio sia lodato perché ha creato la luna, le stelle ecc.
Nell'ultimo verso è presente la costruzione latina del verbo servire che vuole il dativo, espresso nel termine li forma equivalente a gli[11].
Fortuna letteraria
La novità dell'espressione gioiosa, il forte rilievo naturalistico della lode a Dio, la freschezza delle immagini, e la particolarità di essere uno dei primi componimenti in volgare della letteratura italiana hanno fatto di questa lauda un'opera di grande risonanza culturale e spirituale.
Adattamenti musicali
Il Cantico di Frate Sole ha avuto numerose versioni musicali:
- Fratello sole, sorella luna (detto anche Dolce sentire) di Riz Ortolani, dalla colonna sonora del film Fratello sole, sorella luna (1972) di Franco Zeffirelli.
- Laudato sii, Signore mio di Giosy Cento, dall'album Guarda laggiù l'orizzonte (1980).
- Laudato sii di Michele Paulicelli, dal musical Forza venite gente (1981).
- Il cantico delle creature di Angelo Branduardi, dall'album L'infinitamente piccolo (2000).
Note | |
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Voci correlate | |