Canto d'ingresso
Il Canto d'ingresso fa parte dei Riti iniziali della Celebrazione eucaristica quando il Celebrante si reca all'Altare. È eseguito alternativamente dalla Schola e dal popolo, o dal cantore e dal popolo, oppure tutto quanto dal popolo o dalla sola schola.
Nel Rito romano
La funzione propria del Canto d'ingresso è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l'unione dei fedeli riuniti introducendoli nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri.
Per il Canto d'ingresso si può utilizzare sia l'antifona con il suo Salmo, quale si trova nel Graduale romanum o nel Graduale simplex, oppure un altro canto adatto all'azione sacra, al carattere del giorno o del tempo, e il cui testo sia stato approvato dalla Conferenza Episcopale della nazione in cui si celebra.
Quando il popolo si è riunito, stando in piedi inizia il Canto d'ingresso, mentre il Celebrante e i ministri con le vesti sacre, si avviano in processione all'altare, con il seguente ordine:
- il turiferario[1] con il turibolo fumigante, se si usa l'incenso;
- i ministri che portano i ceri accesi[2] e, in mezzo a loro, l'accolito[3] o un altro ministrante con la croce;
- gli accoliti e gli altri ministri;
- il lettore, che può portare l'Evangeliario un po' elevato, ma non il Lezionario;
- il sacerdote che celebra la Messa.
Se si usa l'incenso, il quale uso è facoltativo, prima di incamminarsi il sacerdote pone l'incenso nel turibolo e lo benedice in silenzio con il Segno della croce.
Giunti all'altare il sacerdote e i ministri fanno un inchino profondo.
La croce con l'immagine di Cristo crocifisso se portata in processione viene collocata presso l'altare perché sia la croce dell'altare, che deve essere una soltanto, altrimenti si metta in disparte in un luogo degno. I Candelieri e l'Evangelario, invece, si depongono sull'altare o accanto ad esso.
Il sacerdote venera l'altare con il bacio. Poi, secondo l'opportunità, lo incensa girandogli intorno.
Fatto questo, il sacerdote si reca alla Sede, ma se lo preferisce, può rimanere all'altare: in questo caso vi si prepara anche il Messale. In quest'ultimo caso il ministro o il sacerdote recita l'antifona d'ingresso. Terminato il Canto d'ingresso, tutti, sacerdote e fedeli, rimanendo in piedi, fanno il Segno della croce mentre il sacerdote dice: « Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» e il popolo risponde « Amen.»
Poi, rivolto all'assemblea, e allargando le braccia, il sacerdote saluta il popolo con una delle formule proposte. Egli stesso o un altro ministro può anche introdurre brevemente i fedeli alla Messa del giorno.
Segue l'Atto penitenziale.
Se all'ingresso non si fa un canto e se non vengono recitate dai fedeli le antifone indicate nel Messale, le può dire il lettore al tempo dovuto.
Se alla Messa a cui partecipa un solo ministro si osserva il rito della Messa con il popolo, il ministro, secondo l'opportunità, pronuncia le parti che spettano al popolo. Se tuttavia il ministro è un diacono, egli compie gli uffici che gli sono propri e svolge le altre parti del popolo.
Nella celebrazione senza ministro, o senza almeno qualche fedele non si esegue, il canto d'ingresso. In questo caso si tralasciano i saluti, le monizioni e la benedizione al termine della Messa. Prima della Messa i Vasi sacri necessari si preparano o alla credenza o sull'altare al lato destro.
Nella forma più semplice della Celebrazione eucaristica, ossia Celebrante è assemblea, il Canto d'ingresso è eseguito dai fedeli mentre il sacerdote entra e si dispone all'altare.
Nel Rito ambrosiano
Nel Rito ambrosiano, in linea generale, il rito d'ingresso con il relativo canto e significato teologico, è analogo a quello romano con delle piccole differenze. Il testo è approvato dall'autorità competente come il Servizio diocesano per la pastorale liturgica.
Quando il popolo si è riunito in piedi, il sacerdote e i ministri, rivestiti delle vesti sacre, si avviano all'altare, in quest'ordine:
- i da secondo con la navicella e il turibolo fumigante, se si usa l'incenso;
- i da terzo che, secondo l'opportunità, portano i cantari con i ceri accesi; in mezzo a loro, eventualmente, un altro da terzo con la croce; poi tutti gli altri ministri che hanno parte nella celebrazione;
- il lettore, che può portare l'Evangelario;
- il sacerdote celebrante.
Se si usa l'incenso, prima di incamminarsi il sacerdote lo pone nel turibolo.
Se all'ingresso non ha luogo il canto, il testo proposto nel messale viene letto o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, o dal ministro. A questo scopo i fedeli sono preventivamente preparati. È meno opportuno, infatti, che lo reciti il sacerdote stesso. Questa indicazione vale anche per gli altri canti della Messa.
La croce portata in processione viene collocata presso l'altare, o in altro luogo adatto; i candelieri portati dai ministri si depongono accanto all'altare o sopra la credenza; l'Evangelario viene posto sull'altare.
Il sacerdote giunto sul presbiterio, con i ministri saluta l'altare inchinandosi profondamente e in segno di venerazione lo bacia con il diacono (se presente) e lo può incensare secondo l'opportunità. Il diacono prosegue l'incensazione girando attorno all'altare. Se vi è il tabernacolo con il Santissimo Sacramento si genuflettono.
Alla fine del Canto d'ingresso, il sacerdote, salutato il popolo, può fare una brevissima introduzione alla messa del giorno. Questo compito può essere eseguito da un altro ministro che ne sia capace. Quindi il sacerdote invita all'Atto penitenziale.
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