Turibolo
Il turibolo (dal latino thus, thuris "incenso") è un recipiente di metallo per bruciare l'incenso e diffonderne il fumo profumato. In latino è anche indicato con i termini: thymiaterium, incensorium, fumigatorium.
Il turibolo viene anche detto con termine improprio, ma in ogni caso non preferibile all'altro, "incensiere".
Storia
L'utilizzo del turibolo è molto antico ed è attestato, in Occidente come in Oriente, da rinvenimenti archeologici e da figurazioni glittiche, pittoriche, relative anche alle più antiche civiltà (Egizi, Etruschi, Celti, ecc.).
I turiboli primitivi, in uso presso i Greci e i Romani, accolti nella Chiesa antica, avevano forma di semplici scatole rotonde o esagonali, con o senza piedi, quasi sempre aperte, potevano essere:
- sostenute a mano con un lungo manico;
- appoggiate a tripodi;
- sorrette con catenelle unite con un gancio; una raffigurazione di questo tipo di turibolo si trova in un mosaico della Basilica di San Vitale, risalente all'VI secolo.
Durante l'alto Medioevo, il turibolo si presenta prevalentemente con una forma semplice e in bronzo con decorazioni geometriche ad incisione e sbalzo.
Nel periodo romanico si fa più frequente l'uso di materiali nobili (oro e argento)]] con decorazioni complesse, anche al cesello, mentre il turibolo assume una forma sferica formata da una coppa con coperchio e quattro catenelle unite da un anello per inserire l'indice della mano e permettere l'oscillazione del turibolo stesso.
Nel periodo gotico, il turibolo assume sempre più la forma di un'architettura elaborata con torri, guglie e pinnacoli (turibolo architettonico), traforata da fessure per la fuoriuscita del fumo odoroso.
Dal XVII secolo, il turibolo perdeva la forma architettonica d'edificio miniaturizzato, per fare posto a quelli decorativi, soprattutto volute ed elementi fitomorfi e qualche volta aveva la forma di vaso fiammeggiante, come il turibolo della cattedrale di Borgo San Donnino: la sua finissima esecuzione lo ha fatto assegnare alla bottega del Cellini.
Fra gli innumerevoli esemplari dell'argenteria barocca si elevano, per gusto e grazia d'ornati, i turiboli della chiesa arcipretale di San Pietro a Magisano e della cattedrale di Rossano, entrambi del XVII secolo; e quelli di Santa Maria Maggiore a Taverna; di Santa Maria Maddalena a Norano Calabro, delle parrocchiali di Monchio e Bivongi, di San Petronio a Bologna, tutti del XVIII secolo. Pregevoli, nel XIX secolo, i turiboli delle cattedrali di Caulonia e Gerace. I migliori esemplari del nostro secolo appartengono all'arte delle missioni.
Descrizione
Oggetto
Il turibolo è un recipiente in metallo a forma di coppa su piede, adatto a contenere un piccolo braciere con carboni ardenti su cui si collocano i granelli d'incenso. Il turibolo è chiuso da un coperchio con aperture sufficienti a far circolare l'aria per attivare la combustione ed emettere il fumo profumato.
La sospensione e la manovra dell'ondulazione rituale sono rese possibili da un sistema di quattro catenelle:
- tre laterali servono a congiungere la coppa con un'impugnatura e a trattenere, mediante appositi scorritori, il coperchio;
- la quarta, centrale, è collegata con un largo anello che emerge dall'impugnatura e serve a sollevare il coperchio per l'immissione dell'incenso.
Gli antichi turiboli erano aperti, più adatti ad essere portati o appesi o tenuti in piedi, che non da agitare; nella liturgia ambrosiana sono tuttora aperti, come in quella orientale. L'apparecchiatura è completata da un piccolo recipiente, che serve ad accogliere la riserva d'incenso, detto anticamente "busta", (in latino: pixis, scrinium, capsula) e dal XIII secolo "navicella" dalla sua forma specifica.
Funzione
Nella liturgia cristiana, l'impiego dell'incenso è documentato fin dalla seconda metà del II secolo. Nelle cerimonie funebri l'incenso fu introdotto come segno d'onore e rispetto verso il corpo dei martiri e delle loro reliquie.
Dal VII - VIII secolo, l'incensazione si afferma come gesto onorifico rivolto al Papa e al libro dei Vangeli; dal IX secolo ebbe inizio l'uso di incensare, durante la Messa, l'altare, il clero e le oblate.
Strettamente connessi all'utilizzo del turibolo sono:
Simbologia
Dal Medioevo, l'incensazione assume un carattere prevalentemente simbolico-lustrale; l'incenso è benedetto e al turibolo che lo racchiude viene assegnata un'articolata simbologia:
- il corpo del turibolo allude al Corpo di Gesù Cristo;
- il numero delle catenelle (quattro) indica le Virtù cardinali;
- il fuoco rivela lo Spirito Santo;
- il fumo dell'incenso che sale in alto simboleggia le Preghiere che salgono al cielo fino a Dio
Esemplari significativi
Fra gli esempi di maggior rilievo storico-artistico si ricordano:
- Turibolo (XII secolo), in bronzo, di bottega veronese, conservato presso il Museo Canonicale di Verona.
- Turibolo (XIII secolo), in bronzo fuso, di bottega dell'Italia centrale, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria di Castelfranco, attualmente esposto presso il Museo Diocesano del Duomo di Città di Castello.
- Turibolo architettonico (XV secolo), in bronzo dorato, proveniente dalla soppressa Abbazia di San Girolamo della Cervara in Santa Margherita Ligure, attualmente conservato al Museo Diocesano di Chiavari.
- Turibolo architettonico (XVI secolo), in argento, di bottega sarda, conservato presso il Museo Diocesano Sacristia Beata Vergine Maria Assunta di Nulvi.
- Turibolo architettonico (XVI secolo), in argento sbalzato e smalti, conservato presso il Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto.
- Turibolo (XVII secolo), in bronzo traforato, conservato presso il Museo Diocesano e Basilica di Sant'Eufemia di Spoleto.
- Turibolo (XVII secolo), in argento sbalzato, esposto nel Museo di Nostra Signora della Consolazione di Genova.
Galleria fotografica
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