Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo alle Terme di Caracalla (Roma)
Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo alle Terme di Caracalla | |
Roma, Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo alle Terme di Caracalla | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Viale delle Terme di Caracalla, 28 00153 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 5757996 |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | rettoria |
Dedicazione | Santi Nereo e Achilleo |
Sigla Ordine qualificante | C.O. |
Sigla Ordine reggente | C.O. |
Data fondazione | VI secolo, fine |
Architetto | Antonio Muñoz (restauro del 1941) |
Stile architettonico | Preromanico, rinascimentale, barocco |
Inizio della costruzione | VIII secolo, fine |
Completamento | XX secolo, metà |
Strutture preesistenti | Titulus fasciolae (IV secolo, prima metà) |
Pianta | basilicale |
Iscrizioni | SS. MARTYRUM NEREI ET ACHILLEI / TITULUS FASCIOLAE |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo alle Terme di Caracalla è un edificio di culto di Roma, che sorge nei pressi del celebre impianto termale romano, situata nel centro storico della città, nel rione San Saba.
Storia
Dalle origini al Medioevo
La chiesa sorge nel luogo del Titulus fasciolae, un insediamento religioso documentato sin dall'epoca del pontificato di Giulio I (337-352), così denominato poiché, come si legge negli Atti dei martiri Processo e Martiniano, in questo sito san Pietro, in fuga verso la via Appia dopo essere evaso dal carcere, perse una piccola benda (fasciola) che gli avvolgeva una caviglia piagata dalle catene.
Nel 595 è documentata per la prima volta l'intitolazione ai Santi Nereo e Achilleo; denominazione peraltro ribadita il 5 ottobre 600 in una lettera di san Gregorio Magno (590-604) e ricordata alla fine dell'VIII secolo nell'Itinerario di Einsiedeln.
Alla fine dell'VIII secolo fu probabilmente papa Leone III (795-816) a promuovere la costruzione di una grande chiesa, a pianta basilicale, dotandola di preziosi arredi sacri, tra cui uno splendido ciborio d'argento e soprattutto trasferì qui, dalla Catacomba di Domitilla, i corpi dei due martiri Nereo e Achilleo.
Nel Basso Medioevo, tuttavia, a causa dell'insalubrità del sito, la chiesa fu abbandonata e cadde in rovina: il Catalogo di Torino,[1] documenta, infatti, che nel 1320:
« | Ecclesia sanctorum Nerei et Achillei titulus presbiteri cardinalis non habet servitorem. » |
Dal Rinascimento a oggi
Sarà Sisto IV (1471-1484), alla vigilia dell'Anno Santo del 1475, a disporre un importante restauro della chiesa, che comportò anche la riduzione delle sue dimensioni con l'eliminazione delle prime due campate e la sostituzione, all'interno, delle colonne fra le navate con pilastri ottagonali in muratura.
Nel 1597, il cardinale Cesare Baronio (1538-1607), uomo colto e di grande sensibilità artistica, anche su sollecitazione di papa Clemente VIII (1592-1601), la fece restaurare e dotare di un pregevole impianto decorativo eseguiti da alcuni importanti artisti dell'epoca. Nell'imminenza del Giubileo del 1600 lo stesso prelato fece ritornare nella chiesa le spoglie dei santi Nereo e Achilleo e traslare qui anche quelle di santa Domitilla, che furono collocate in un'urna ancora oggi situata sotto l'altare maggiore. Fu sempre il cardinale Baronio a chiedere a Clemente VIII di affidare la chiesa alla congregazione religiosa a cui apparteneva, gli oratoriani, dai quali tuttora è curata.
Altri lavori di ristrutturazione furono condotti nel 1884, nel 1903-1905 e poi ancora nel 1941 dall'architetto Antonio Muñoz (1884-1960), in occasione dei quali fu riportata alla luce la superficie a riquadri con drappi che contraddistingue la facciata. Ulteriori restauri sono stati eseguiti nel 1989-1991.
La chiesa, attualmente, è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santa Maria in Vallicella.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio dei Santi Nereo e Achilleo istituito nel 112 da papa Evaristo: l'attuale titolare è il cardinale Celestino Aós Braco.
Descrizione
Esterno
La chiesa presenta una suggestiva facciata a salienti con decorazioni a motivi architettonici, eseguita da Girolamo Massei (1540 ca. - 1620 ca.), ormai quasi svanita e con un portale affiancato da due colonne in granito sorreggenti un timpano triangolare, che presenta l'iscrizione dedicatoria:
« | SS. MARTYRUM NEREI ET ACHILLEI / TITULUS FASCIOLAE » |
Al di sopra si apre una finestra rettangolare di linee barocche con timpano spezzato e ai lati altre due tamponate, distinguibili sotto l'intonaco. Sotto il colmo dello sporto del tetto è posta una cornice ovale in stucco, che racchiude un dipinto murale ad affresco raffigurante:
- Madonna con Gesù Bambino.
Sui lati esterni, dove si aprono tre finestre tardo-cinquentesche per parte, è visibile la muratura della costruzione leoniana, cui sono pertinenti anche due basse torri che corrispondono alla testa delle navate laterali e che affiancano l'abside semicircolare, originariamente illuminata da tre finestre ora murate.
Interno
L'interno, a pianta basilicale e a tre navate con abside semicircolare, è caratterizzato da pilastri ottagonali in laterizi, dalla copertura a capriate a vista e dall'esuberante programma decorativo, risalente alla sistemazione voluta dal cardinale Cesare Baronio, che presenta alle pareti della navata centrale un pregevole ciclo di dipinti murali raffiguranti:
- Storie della vita dei santi Nereo e Achilleo (fine del XVI secolo), affreschi tradizionalmente attribuiti a Niccolò Circignani detto il Pomarancio e commissionati dal cardinale Cesare Baronio.
Presbiterio e abside
Sul presbiterio si possono ammirare:
- al centro, Altare maggiore, formato da un trittico cosmatesco, è sovrastato da un ciborio cinquecentesco che poggia su quattro pregevoli colonne.
- a destra, Candelabro pasquale (XV secolo), in marmo di ambito romano, proveniente dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura
- a sinistra, Ambone (seconda metà del XII secolo), in marmo e mosaico dei Cosmati:[2] l'opera è posta su una base in porfido proveniente dalle Terme di Caracalla.
- dietro all'altare, Cattedra episcopale con due leoni stilofori (XIII secolo), in marmo della bottega dei Vassalletto: l'opera presenta nella nicchia del dossale è inciso un brano della XXVIII Omelia che san Gregorio Magno pronunciò sulla tomba dei santi Nereo e Achilleo.
La navata centrale termina con un'abside semicircolare, che presenta una decorazione musiva e pittorica raffigurante:
- sulla fronte dell'arco trionfale, Trasfigurazione, Annunciazione, Madonna con Gesù Bambino e angelo (fine del VIII - inizio IX secolo), mosaico di maestranze romane:[3] l'opera è l'unico resto della decorazione del tempo di Leone III.
- nel catino e nella parete absidale, Santi in adorazione della Croce e Omelia di San Gregorio Magno (1597 - 1598 ca.), affreschi di Girolamo Massei.
Le pareti delle navate laterali sono decorate con un pregevole ciclo di dipinti murali raffiguranti:
- Storie del martirio degli apostoli (fine del XVI secolo), affreschi tradizionalmente attribuiti a Niccolò Circignani detto il Pomarancio: le scene sono rappresentate secondo un'iconografia "controriformata" in cui il supplizio era descritto con particolari raccapriccianti.
Lungo le navate laterali è posto un solo altare per lato, dove sono collocate:
- a sinistra, Santa Domitilla tra i santi Nereo e Achilleo (1595-1599), olio su tela di Cristoforo Roncalli detto Pomarancio.[4]
- a destra, Madonna con Gesù Bambino adorata dagli angeli (fine del XVI secolo), olio su tela di Durante Alberti.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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