Basilica di San Paolo fuori le Mura (Roma)

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Basilica di San Paolo fuori le Mura (Roma)
Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
Roma San Paolo fuori le mura BW 1.JPG
Roma, Basilica di San Paolo fuori le Mura
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Religione Cattolica
Indirizzo Via Ostiense, 184 - 00146 Roma
Telefono +39 06 69880800
Fax +39 06 69880803
Posta elettronica spbasilica@org.va
Sito web Sito ufficiale
Proprietà Santa Sede
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione basilicale
Dedicazione San Paolo apostolo
Sigla Ordine qualificante O.S.B.
Sigla Ordine reggente O.S.B.
Fondatore Costantino I
Data fondazione IV secolo, primo quarto
Architetti Ciriade (basilica dei tre imperatori)
Giuseppe Valadier (progetto del XIX secolo)
Pasquale Belli (direzione dei lavori del XIX secolo)
Guglielmo Calderini (cortile quadriporticato)
Luigi Poletti (cortile quadriporticato)
Inizio della costruzione IV secolo, primo quarto
Completamento XX secolo
Data di consacrazione 18 novembre 324
Consacrato da Silvestro I
Strutture preesistenti necropoli subdiale romana (I secolo a.C. - III secolo d.C.)
Altezza Massima 29,70 m
Larghezza Massima 65 m
Profondità Massima 131,66 m
Note Zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia
Coordinate geografiche
41°51′31″N 12°28′38″E / 41.858611, 12.477222 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Basilica di San Paolo
Basilica di San Paolo
Patrimonio UNESCO.pngPatrimonio dell'umanità
Denominazione principale UNESCO
Centro storico di Roma, le proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città e la Basilica di San Paolo fuori le mura
Estensione del patrimonio di Roma ai beni compresi entro le mura di Urbano VIII

Historic Centre of Rome, the Properties of the Holy See in that City Enjoying Extraterritorial Rights and San Paolo Fuori le Mura
Tipologia Culturali
Criterio

(i)(ii)(iii)(iv)(vi)

stato=Italia
Pericolo Bene non in pericolo
Anno 1980
Scheda UNESCO inglese
francese

La Basilica di San Paolo fuori le Mura è una delle quattro basiliche papali di Roma, la seconda più grande dopo quella di San Pietro in Vaticano.

Sorge lungo la via Ostiense, vicino alla riva sinistra del Tevere, a circa due chilometri fuori dalle mura aureliane (da cui il suo nome) uscendo dalla Porta San Paolo. Si erge sul luogo che la tradizione indica come quello della sepoltura dell'apostolo Paolo (a circa 3 km dal luogo - detto "Tre Fontane" - in cui subì il martirio e fu decapitato); la tomba del santo si trova sotto l'altare maggiore detto "altare papale". Per questo, nel corso dei secoli, è stata sempre meta di pellegrinaggi; dal 1300, data del primo Anno Santo, fa parte dell'itinerario giubilare per ottenere l'indulgenza e vi si celebra il rito dell'apertura della Porta Santa. Fin dall'VIII secolo la cura della liturgia e della lampada votiva sulla tomba dell'apostolo è stata affidata ai monaci benedettini dell'annessa abbazia di San Paolo fuori le Mura.

L'intero complesso degli edifici gode dell'extraterritorialità della Santa Sede, pur trovandosi nel territorio della Repubblica Italiana.

Storia

Prima della basilica

L'area in cui sorge la Basilica di San Paolo fuori le Mura, al secondo miglio della Via Ostiense, era occupata da una vasta necropoli subdiale (da sub divos = sotto gli déi, vale a dire a cielo aperto), in uso costante dal I secolo a.C. al III secolo d.C., ma sporadicamente riutilizzato, soprattutto per la costruzione di mausolei, fino alla tarda antichità. Era una necropoli estesa e comprendeva diverse tipologie di tombe, dai colombari di famiglia a piccole cappelle funerarie spesso affrescate e decorate con stucchi. La quasi totalità di quest'area sepolcrale è ancora sepolta (per la gran parte sotto il livello del vicino Tevere), ed è stimata estendersi sotto tutta l'area della basilica e della zona circostante. Una minima ma significativa parte di essa è visibile lungo la Via Ostiense, appena fuori del transetto nord della basilica.

Dalla sepoltura di Paolo a Costantino

È in quest'area sepolcrale che, come qualsiasi condannato a morte, venne sepolto Paolo di Tarso dopo aver subito il martirio. Sia Paolo che Pietro caddero vittime della persecuzione neroniana seguita al grande incendio di Roma del 64. Secondo alcune fonti i due apostoli sarebbero stati martirizzati proprio nel 64, dopo l'incendio. Secondo Eusebio di Cesarea invece i due sarebbero stati uccisi nel 67.

Come per il sepolcro di san Pietro anche quello di san Paolo divenne immediatamente oggetto di venerazione per la nutrita comunità cristiana di Roma che relativamente presto eresse, sulle tombe dei due, dei piccoli monumenti funerari. Sempre Eusebio di Cesarea riporta nella sua Storia ecclesiastica un passo di una lettera di Gaio, presbitero sotto papa Zefirino, che cita i due "trofei" posti sopra le tombe degli apostoli, uno sul colle Vaticano e l'altro lungo la Via Ostiense.

Il luogo, mèta di pellegrinaggi ininterrotti dal I secolo, venne monumentalizzato, come testimoniato dal Liber Pontificalis, dall'imperatore Costantino I, con la creazione di una piccola basilica, di cui si conserva solo la curva dell'abside, visibile nei pressi dell'altare centrale della basilica attuale ed orientato in direzione opposta all'attuale. Doveva trattarsi di un piccolo edificio probabilmente a tre navate, che ospitava in prossimità dell'abside la tomba di Paolo, ornata da una croce dorata.

La basilica di Costantino venne consacrata il 18 novembre 324, durante il pontificato di Silvestro I, e si inserisce nella serie di basiliche costruite dall'imperatore dentro ma soprattutto fuori della città, ed è la seconda fondazione costantiniana in ordine di tempo, dopo la cattedrale dedicata al Santo Salvatore (l'attuale basilica di San Giovanni in Laterano).

Basilica dei Tre Imperatori

La basilica di Costantino dovette sembrare inadeguata ai suoi successori. La chiesa costantiniana (molto più piccola rispetto alla coeva basilica di San Pietro) venne quindi ricostruita sotto il regno congiunto degli imperatori Teodosio I, Graziano e Valentiniano II, e fu eretta la basilica la cui struttura rimarrà in piedi fino al disastroso incendio del 1823.

La costruzione venne affidata a Ciriade professor mechanicus che costruì un edificio a cinque navate, con 80 colonne e un quadriportico che si differenziava dal precedente, oltre che per le dimensioni anche per l'opposto orientamento dell'abside, che la basilica mantenne anche dopo l'incendio del 1823.

La basilica venne consacrata da papa Siricio nel 390 e venne terminata sotto l'imperatore Onorio nel 395.

Successive aggiunte, come l'arco trionfale retto da colonne monumentali e lo splendido mosaico che lo decorava, sono attribuibili rispettivamente ai restauri compiuti da Galla Placidia e agli interventi di papa Leone I. Quest'ultimo fece realizzare i tondi con i ritratti papali che correvano sopra le arcate della navata centrale; alcuni di essi, sopravvissuti all'incendio, sono conservati nella Raccolta de Rossi, nell'attiguo monastero, insieme ad altri restaurati nel corso dei secoli. A Leone va anche attribuito un rialzamento del transetto, per il quale fu necessario rialzare il punto devozionale corrispondente alla tomba dell'apostolo.

A Simmaco si deve la ristrutturazione dell'abside pericolante e la realizzazione di "habitacula", delle dimore per i pellegrini più poveri, rinnovate poi da Sergio I.

Il ciborio di Arnolfo di Cambio (1285)

La basilica da Gregorio I al 1823

Sotto il pontificato di papa Gregorio I la basilica venne modificata drasticamente. Il livello pavimentale venne rialzato, soprattutto nel settore del transetto, per realizzare l'altare direttamente sopra la tomba di Paolo (in precedenza l'altare doveva trovare la sua collocazione presso la navata centrale, mentre sulla tomba vi era un basso monumento, racchiuso da transenne marmoree). Un'operazione del tutto analoga fu compiuta per la basilica di San Pietro. L'esito fu quello di poter realizzare anche una "Confessione", cioè un piccolo accesso posto sotto il livello del transetto, dal quale si poteva raggiungere la tomba dell'apostolo.

Ad Adriano I si deve il rifacimento del pavimento dell'atrio, e al suo successore Leone III la collocazione del primo pavimento in marmo.

Nel IX secolo per preservare la basilica dalle incursioni saracene Giovanni VIII la fece circondare da una cinta di mura fortificata con torri, creando un vero e proprio borgo soprannominato "Giovannipoli".

Nell'XI secolo fu eretto il campanile accanto alla navata nord dalla parte della facciata.

La basilica si impreziosì poi di un ciborio, realizzato nel 1285 da Arnolfo di Cambio, della struttura del chiostro e di un candelabro per il cero pasquale.

Sotto Clemente VIII, nel 1600, venne costruito l'altare maggiore e nel 1724 Benedetto XIII fece costruire la Cappella del Crocifisso (oggi intitolata al Santissimo Sacramento, per accogliere un crocifisso ligneo del XIV secolo, attribuito a Tino di Camaino.

L'incendio del 1823

La notte del 15 luglio 1823 nella basilica si sviluppò un incendio che durò molte ore, distruggendone una gran parte. Il rogo fu provocato dalla negligenza di uno stagnaio, che, dopo aver aggiustato le grondaie del tetto della navata centrale, dimenticò acceso il fuoco che aveva usato per il lavoro. Un buttero, Giuseppe Perna, che pascolava il bestiame la vicino lanciò l'allarme quando l'incendio era comunque già avviato. Avvisati da Perna, i Vigili del Fuoco, al comando del marchese Origo, arrivarono in circa due ore.

Dopo l'incendio rimasero in piedi poche strutture. Il transetto miracolosamente aveva retto al crollo di parte delle navate ed alle alte temperature dell'incendio, preservando il ciborio di Arnolfo di Cambio ed alcuni mosaici. Si salvarono anche l'abside, l'arco trionfale, il chiostro e il candelabro, ma si dovette ricostruire gran parte delle strutture murarie. In quell'epoca il dibattito sulle varie teorie del restauro era già piuttosto avanzato, ciononostante gli architetti incaricati dei lavori preferirono ricostruire una basilica completamente nuova, tanto che oggi un visitatore difficilmente può riconoscere nella costruzione attuale il disegno di una basilica di fine IV secolo.

Nella notte del 15 luglio Pio VII, che era caduto il 6 luglio rompendosi un femore, era in agonia e non gli venne comunicata la notizia dell'incendio. Morirà il 20 agosto[1].

La basilica attuale

Pianta
Interni della basilica

La ricostruzione fu voluta da Leone XII, che il 25 gennaio 1825 emanò l'enciclica Ad plurimas nella quale invitava i vescovi ad una raccolta di offerte presso i fedeli per la ricostruzione. All'appello rispose buona parte del mondo cristiano, con offerte generose tra le quali quelle del Re di Sardegna, della Francia, delle Due Sicilie, dei sovrani dei Paesi Bassi, dello zar Nicola I che offrì i blocchi di malachite dei due altari laterali del transetto e del viceré d'Egitto che inviò le colonne d'alabastro.

Lo stesso pontefice, in un chirografo del 18 settembre 1825 pose le basi per il progetto:

{{quote|Vogliamo in primo luogo che sia soddisfatto compiutamente il voto degli eruditi, e di quanti zelano lodevolmente la conservazione degli antichi monumenti nello stato in cui sursero per opera di' loro fondatori. Niuna innovazione dovrà dunque introdursi nelle forme e proporzioni architettoniche, niuna negli ornamenti del risorgente edificio, se ciò non sia per escluderne alcuna piccola cosa che in tempi posteriori alla sua primitiva fondazione poté introdurvisi dal capriccio delle età seguenti [2][3].

I lavori, diretti dall'architetto Belli (che lavorava su un progetto iniziale di Giuseppe Valadier) poterono iniziare l'anno successivo, con la demolizione dell'Arco di Galla Placidia ed il reinserimento del quadriportico.

Una prima consacrazione avvenne il 5 ottobre 1840 ad opera di Gregorio XVI che consacrò solennemente l'altare della Confessione, ma l'intera basilica venne consacrata da Pio IX il 10 settembre 1858, alla presenza di un gran numero di cardinali e di vescovi, presenti a Roma per la proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione.

I lavori comunque andarono ancora avanti. Entro il 1874 furono completati i mosaici della facciata, mentre solo nel 1928 fu aggiunto il vasto quadriportico esterno, formato da quasi 150 colonne.

Il 23 aprile 1891 lo scoppio della polveriera del Forte Campanile e Portico Portuense mandò in frantumi le vetrate a colori eseguite da Antonio Moroni nel 1830: al loro posto furono sistemate sottilissime lastre di alabastro donate da re Fuad I d'Egitto.

Nel dicembre 2006 furono ultimati alcuni lavori di ristrutturazione nella zona davanti all'altare papale, più bassa rispetto al pavimento della basilica: con la demolizione dell'altare che era presente in questa zona, è stato reso in parte visibile il sarcofago marmoreo che si trova sotto l'altare papale e che contiene i resti mortali dell'apostolo Paolo. È anche visibile la traccia della piccola abside appartenente alla chiesa più antica e orientata in senso contrario rispetto alla basilica attuale (l'abside era anticamente rivolta verso ovest, mentre oggi è rivolta verso est).

Descrizione

Statua di San Paolo e mosaico della facciata

Il corpo della basilica è preceduto dal cortile quadriporticato realizzato tra il 1890 e il 1928 da Guglielmo Calderini su progetto iniziale di Luigi Poletti.

Il lato dell'ingresso ("nartece") ha solo una fila di colonne, i due laterali hanno una doppia fila, e il lato frontale, che immette all'interno della basilica presenta una tripla fila di colonne più alte e robuste rispetto alle altre.

Al centro del cortile si trova la statua di San Paolo, realizzata in marmo di Carrara da Giuseppe Obici.

Le pareti laterali sono decorate con medaglioni raffiguranti i simboli degli apostoli e alcuni discepoli di San Paolo.

La facciata sopra il colonnato è decorata con dei mosaici eseguiti fra il 1854 e il 1874 su cartoni di Filippo Agricola e Giulio Consoni che si ispirarono per quanto possibili a quello originale del X secolo.

La parte superiore ("timpano") raffigura Cristo benedicente posto in mezzo a San Paolo e San Pietro e la striscia centrale l'Agnello divino sul monte del paradiso da cui sgorgano i quattro fiumi simboleggianti i Vangeli, nei quali si dissetano dodici agnelli, che simboleggiano gli apostoli.

Nel quadro inferiore, alternati alle finestre sono raffigurati i quattro profeti dell'Antico Testamento: Isaia, Daniele, Geremia ed Ezechiele.

La porta Bizantina

Oltre la triplice fila di colonne del portico sono ricavate le tre porte che immettono all'interno della basilica. Quella centrale, la più grande risale al 1931 ed è opera di Antonio Maraini. La porta, alta 7,48 metri e larga 3,35 raffigura degli episodi della vita dei santi Pietro e Paolo ed è realizzata in bronzo e decorata da una croce realizzata con la tecnica dell'agemina in argento ed incrostata di lapislazzuli.

La porta di destra, risalente all'XI secolo è divisa in 54 pannelli nei quali sono incise scene di vita di Gesù e dei suoi apostoli, è chiamata porta Bizantina e fungeva da ingresso principale fino al 1967 quando è stata invece scelta per chiudere la Porta Santa. Quest'ultima, opera di Enrico Manfrini misura 3,71 metri in altezza e 1,82 in larghezza, illustra il tema della Trinità e reca alla base un distico augurale in latino: "Ad sacram Pauli cunctis venientibus aedem - sit pacis donum perpetuoquae salus" ("a quanti vengono nel santo tempio di Paolo sia concesso il dono della pace e della salvezza eterna")[4].

La basilica presenta una pianta a croce latina ed è divisa in cinque navate, prive di cappelle laterali e separate da quattro file di 20 colonne monolitiche di granito. Il pavimento è in marmo.

Le navate e il transetto sono fregiati dai tondi, iniziati da Pio IX nel 1847, contenenti i ritratti di tutti i Pontefici, da San Pietro fino all'attuale papa Francesco.

Sopra questi medaglioni, nella parte alta della navata centrale sono ricavati 36 affreschi nei quali sono raffigurati degli episodi della vita di San Paolo, anch'essi voluti da Pio IX e terminati nel 1860.

Sul fondo della navata centrale, sopra l'abside si trova l'Arco trionfale, detto anche di Galla Placidia in onore alla sorella dell'imperatore Onofrio che finanziò l'opera.

L'intera basilica, lunga 131,66 metri, larga 65, alta 29,70, è imponente e rappresenta per grandezza la seconda delle quattro basiliche papali di Roma.

Alla basilica è annesso il chiostro e il monastero.

Durante i vari scavi e sondaggi compiuti dalla prima metà dell'Ottocento ad oggi sono emerse più di 1700 lastre con iscrizioni, che fungevano da lapidi per le oltre 5000 sepolture stimate ancora sotto il pavimento della basilica. Le basiliche martiriali (non solo di Roma) vennero infatti usate dal IV secolo in poi come enormi cimiteri coperti, con una densa stratificazione e numerosi casi di "furti di tombe".

Celebre abate nel Novecento dell'annessa abbazia è stato il beato don Ildefonso Schuster (divenuto poi cardinale); vi è vissuto a lungo e morto anche il beato Placido Riccardi, ora sepolto nella chiesa dell'abbazia imperiale di Farfa (Rieti).

L'abbazia territoriale

San Paolo fuori le mura era in passato un'abbazia territoriale e l'abate era abate mitrato. A partire dal 2005 papa Benedetto XVI con Motu Proprio [5] ha stabilito che anche per San Paolo, come per le altre tre basiliche papali di Roma, sia nominato dal Papa un arciprete; l'arciprete eserciterà la giurisdizione ordinaria ed immediata e avrà come suo vicario per la pastorale l'abate dell'abbazia.

Elenco degli Abati di San Paolo fuori le mura

Sede Vacante (1996-1997)
ultimo Abate di San Paolo ad essere anche Ordinario.


Amministratori pontifici

Elenco dei Cardinali Arcipreti (dal 2005)

Galleria fotografica

Note
  1. Giovanni Di Benedetto, Claudio Rendina op. cit.Storia di Roma moderna e contemporanea
  2. Maria Piera Sette Conferenza di Maria Piera Sette
  3. Leone XII chirografo 1825 Le colonne della Basilica di San Paolo Fuori le Mura
  4. Basilica di San Paolo Descrizione dell'esterno della basilica
  5. Benedetto XVI L'antica venerabile Basilica
  6. http://www.fiu.edu/
  7. A San Paolo arriva Dom Donato Ogliari su silerenonpossum.it. 8 giugno 2022. URL consultato il 16 agosto 2022
  8. Nel periodo di vacanza della carica, è stato visitatore apostolico Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari.
  9. Francesca Messina. «Ogliari saluta Montecassino: era divenuto abate nel 2014». Leggo Cassino, 8 giugno 2022.
  10. cfr. Father Giuseppe Turbessi, O.S.B. su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 30-07-2023
Bibliografia
  • Giovanni Di Benedetto, Claudio Rendina, Storia di Roma moderna e contemporanea, Newton Compton Editori, 2004, ISBN 88-541-0201-6
  • Niccolò Costa, San Paolo fuori le mura in Le Basiliche Maggiori, meta obbligata del pellegrino a Roma, Libreria Editrice Vaticana. pp. 62-82, ISBN 88-209-4635-1
Voci correlate
Collegamenti esterni


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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 3 giugno 2017 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.