Cupola della Roccia

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Coordinate: 31°46′40″N 35°14′6″E / 31.77778, 35.235

La Cupola della Roccia al centro del Monte del Tempio (sullo sfondo il Monte degli Ulivi).

La Moschea della Roccia o Moschea di Omar è il più noto santuario islamico di Gerusalemme (costruito sulla spianata del Monte del Tempio) ed uno dei più importanti templi di tutto il mondo islamico. Completata nell'anno 691, è l'edificio islamico più antico del mondo ancora oggi esistente.[1]

Grafia

Storia

"Pietra di Fondazione", dove, secondo le tradizioni, il patriarca Abramo stava per compiere il Sacrificio di Isacco, e da dove Maometto ascese al cielo in un volo notturno su di un destriero

Fu costruita fra il 687 e il 691, nell'era degli Omayyadi, dal 9º Califfo, Abd al-Malik. È talora chiamata Moschea di Omar' dal momento che, all'epoca del 2º califfo, ʿUmar ibn al-Khaṭṭāb, fu costruito un oratorio in legno (successivamente andato a fuoco) sul posto in cui egli stesso aveva pregato al momento della sua visita alla Città Santa, dopo la conquista di Gerusalemme nel 637.

La sua cupola d'oro si staglia su tutte le altre costruzioni di Gerusalemme. La roccia al centro della moschea è ritenuta dai musulmani come il posto da cui Maometto sarebbe asceso al cielo nel suo miracoloso viaggio notturno, narrato dal Corano, dell' isrāʾ e miʿrāj, e su cui Abramo (in Arabo Ibrāhīm) sarebbe stato sul punto di sacrificare Ismaele (oppure Isacco[2]) prima di essere fermato da Dio. Una "moschea estrema", al-Masjid al-Aqsā, fu costruita nelle sue immediate vicinanze per commemorare l'evento soprannaturale.

La Moschea (o Cupola) della Roccia fu fatta edificare dal califfo ʿAbd al-Malik ibn Marwān sfruttando l'opera di artigiani bizantini forniti dall'Imperatore. È edificata a guisa di martyrium, una struttura finalizzata alla conservazione e alla venerazione di sante reliquie ed è un eccellente esempio di arte bizantina del periodo centrale.

Si dice che la moschea fosse stata sovvenzionata dal califfo omayyade per cercare di dare ai suoi sudditi un luogo sacro alternativo alla Kaʿba di Mecca che era allora sotto controllo del suo rivale, l'anti-califfo ʿAbd Allāh b. al-Zubayr che, approfittando dei riti del pellegrinaggio canonico ( ḥajj ), faceva propaganda per sé e la sua causa.

Assurda l'idea che il califfo omayyade volesse imporre un santuario definitivamente alternativo alla Kaʿba, anche per un segno di distinzione che egli sollecitò: che cioè si compisse il tawāf (la circumambulazione) in senso orario, anziché antiorario come invece deve avvenire da parte del pellegrino che dovesse adempiere all'obbligo del hajj.

La moschea subì numerosi e profondi restauri, da quello del califfo abbaside al-Maʾmūn e d'età fatimide a quelli di epoca mamelucca e ottomana.

Durante le Crociate, i Cavalieri Templari, che credevano che la Moschea della Roccia fosse vicina alle rovine del Tempio di Salomone, posero il loro quartier generale nella Moschea al-Aqsā adiacente alla Cupola della Roccia fino a quasi tutto il XII secolo.

Sito

Localizzata nell' al-Ḥaram al-Sharīf (Nobile Santuario) - l'area sacra per "le tre religioni monoteistiche - essa rimane ancor oggi il simbolo architettonico della città, grazie al fatto che la sua cupola dorata si staglia su tutte le altre costruzioni di Gerusalemme.

Architettura

Pianta della Moschea di Omar, sulla Roccia

La pianta ottagonale della Moschea della Roccia resta uno dei più bei capolavori del genio umano e uno dei suoi tesori architettonici meglio conservati. La cupola d'oro che la sormonta si estende per 20 metri al di sopra della Nobile Roccia, a un'altezza di più di 35 metri sopra di essa.
La sura coranica [1] Yāʾ Sīn è scritta sopra all'interno della smagliante copertura commissionata nel 16° secolo dal sultano ottomano Solimano il Magnifico. La sura [2] al-isrāʾ (Il viaggio notturno) è iscritta sopra la sura Yāʾ Sīn. Nel 1993 la copertura d'oro è stata sostituita grazie a re Husayn di Giordania, a causa della ruggine e dell'usura.
L'interno è riccamente dipinto, con archeggiature mosaicate a soggetto aniconici, e finestre schermate.
Un'edicola esterna che riprende l'impianto ottagonale dell'edificio principale ospita la fontana per le abluzioni; è decorata con capitelli bizantini a traforo.
L'esterno della moschea è in maiolica, con versetti coranici nella cornice superiore e senza immagini o sculture antropomorfe.

Elementi architettonici

La cupola

La cupola originale di diametro 20,44 m fu costituita da una cupola esterna e un'altra interna, secondo Ibn al-Faqīh (903), il rivestimento esterno era fatto di lamine di piombo e lastre di rame dorato.

La cupola attuale ha un'altezza, dal livello di suolo al vertice, di 35,3 m, consistente in due calotte indipendenti in cui il passaggio tra le due calotte costituisce una galleria che prende la luce dall'interno grazie ad alcune aperture.

La cupola esterna e quella interna sono strutturate a nervature convergenti. Quelli della cupola esterna si innestano su un piano di posa fissato lungo il bordo esterno del tamburo. Questo bordo è costituito da travetti in legno congiunti ad incastro in modo da costruire una catena circolare continua. La nervatura esterna è rivestita da un'intelaiatura sulla quale è fissato il rivestimento.

Il tamburo

Ha un diametro di 20,44 m ed è formato da quattro contrafforti che portano dai quattro pilastri della rotonda interna, oltrepassano la muratura e sono visibili dall'esterno, dove si nota la sporgenza discordante con l'insieme del tamburo. Nel tamburo, sopra il livello del tetto si aprono 16 finestre, alcune delle quali sono le più antiche delle moschea, poiché il telaio simmetrico risale certamente ai lavori del 1318-19.

La rotonda interna sotto la cupola

Nella rotonda interna gli archi hanno un intradosso di 1,11 m, poggiano direttamente sui capitelli e sono ad arco lievemente acuto. Il rivestimento marmoreo fu realizzato dal sultano mamelucco al-Nāṣir Muḥammad Qalawun nel 1318-19. Le travi sono in legno a sezione quadrata di 8-9 cm.

Vista parziale dell'esterno
I muri d'ambito

La muratura esterna venne parzialmente in luce per un breve periodo durante i lavori eseguiti nel 1873-74. Essa è costituita da pietre con altezza di 80 cm. I sette pannelli di facciata, alti stretti e rientranti, sono sormontati da archi semicircolari, mascherati nel 1552 dal rivestimento in terracotta che conferì loro un andamento a sesto lievemente acuto.

Il rivestimento esterno attuale è in marmo decorato con vari colori. Le decorazione consistono in scritte coraniche scolpite sul marmo.

Le finestre

Le aperture delle finestre erano schermate da vetri, secondo Ibn al-Faqīh (903), che afferma che nei muri e sopra il tamburo si aprivano 56 finestre originali. Grazie alle accurate ricerche di Richmond è ora possibile determinare la posizione nello spessore dei muri, come pure le dimensione delle strombatura.

Il muro

Ha uno spessore di 1,30 m. Il rivestimento in marmo dell'interno risulta nella strombatura della finestra per una profondità di 92 cm e si arresta a 15 cm dal mosaico esterno. Le finestre attuali sono schermate da una grata, quella esterna fa parte del rivestimento in ceramica ed è quindi databile al tempo dei lavori fatti al tempo del sultano ottomano Solimano nel 1552.

I portali

Ciascuno dei 4 portali (lunghi 2,6 m e alti 4,3 m) è definito da un architrave e da un soprastante arco rialzato. Gli architravi sono rivestiti sulla faccia inferiore in lamine di metallo, ramo e bronzo lavorato a sbalzo. I rilievi del disegno dei portali sono dorati, mentre il fondo è dipinto in nero, nella parte centrale in verde acqua. lungo I contorni delle attuali porte laminate risalgono al sultano Solimano 1552.

All'epoca di al-Muqaddasi (985) le porte erano in legno, a pannelli intagliati preziosamente.

L'interno

Le pareti interne sono rivestite da cima a fondo di lastre in marmo, dove di fronte si presentano 3 archi lungo ciascun lato dell'ottagono intermedio, sorretti da 2 colonne in marmo poste tra i due pilastri ad angolo rivestiti sempre in marmo.

Sopra i capitelli dorati corrono massicci travi di collegamento, con la faccia inferiore rivestita di lamine metalliche di 6 cm, lavorate e dipinte allo stesso modo delle travi.

Le colonne portano capitelli di vario ordine, alcuni corinzi, altri di stile composito. I fusti sono di diversa lunghezza, ma tale disparità è mascherata da un basamento in marmo.

Fin dalla metà del XIX secolo ai non-musulmani era vietato accedere all'area sacra. Dal 1967 tuttavia ai non-musulmani è stato consentito l'ingresso salvo durante il periodo della preghiera islamica.[3]

Note
  1. Rizwi Faizer, The Shape of the Holy: Early Islamic Jerusalem su us.geocities.com, Bibliografia dell'islam medievale di Rizwi, (1998) (archiviato)
  2. Le tradizioni islamiche sono quasi equamente divise in proposito. Cfr. Tabari, Ta'rīkh al-rusul wa l-mulūk (Storia dei profeti e dei re), 11 voll., Il Cairo, Dar al-ma‘ārif, 1969-77, Muhammad Abū l-Fadl Ibrāhīm (a cura di), I,291-295, vol. I, pp. 264-267.
  3. Jerusalem's Holy Places and the Peace Process Marshall J. Breger and Thomas A. Idinopulos.
Bibliografia
Gerusalemme, interno della Moschea di Omar (foto del 1914).
  • Guy Le Strange, Palestina under the Muslems, Londra, For the committee of the Palestine exploration fund, by A. P. Watt, 1890 (rist. Khayats, 1965).
  • S. Longe, Architettura dei Crociati in Palestina.
  • K. Otto-Dorn, Kunst des Islam, Baden Baden, 1964 (ed. it. Islam, Milano, 1964).
  • G. Nolli, Gerusalemme, Santo Sepolcro e moschea di Omar, Novara, 1983.
  • G. T. Pivoira, Architettura musulmana, sue origini e suo sviluppo, Milano, 1914.
  • H. Stierlin, Le Dome du Rocher à Jerusalem, Parigi, 1978.
  • --, Architecture de l'Islam, Parigi, 1979.
  • Oleg Grabar, A new incription from the Haram Al-Sharif in Jerusalem, Il Cairo, 1925.
  • --, "The Umayyad Dome of the Rock", in: Ars orientalis, III (1957).
  • R.W. Hamilton, The structural History of the Aqsa Mosque, Oxford, 1949.
  • J. Hoag, Architettura islamica, Milano, 1978.
  • K.A.C. Creswell, Plan de Jerusalem, Parigi, 1941
  • --, Early Muslim Architecture, Vol 1. Oxford, 1932. vol 2, 1940.
  • --, L'architettura islamica delle origini, Milano, 1966.
  • L. Golvin, Essai sur l'architecture religieuse musulmane, Vol. 2, Parigi, 1970-74.
  • Archibald Keppel & Cameron Creswell, Early Muslim Architecture, Oxford, The Clarendon Press, 1932-40.
Voci correlate
Collegamenti esterni