Diocesi di Condom

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Diocesi di Condom
Dioecesis Condomiensis
Chiesa latina
Condom (32) Cathédrale Saint-Pierre Extérieur 02.JPG
Suffraganea di arcidiocesi di Bordeaux
Stato bandiera Francia
Sede: Condom
Soppressa: 29 novembre 1801
territorio unito alla diocesi di Agen
Diocesi di Condom.png
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Dati online ( ch)
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Tutte le sedi titolari
Mappa della diocesi di Condom nel XVII secolo.

La diocesi di Condom (in latino: Dioecesis Condomiensis) è una sede soppressa della Chiesa cattolica.

Territorio

La diocesi di Condom si estendeva a sud della Garonna. Era delimitata a nord dalla diocesi di Agen, a sud-est da quella di Lectoure, a sud-ovest dall'arcidiocesi di Auch e a ovest dalla diocesi di Bazas.

Sede vescovile era la città di Condom nell'odierno dipartimento francese del Gers, dove fungeva da cattedrale la chiesa di San Pietro.

Era divisa in quattro arcidiaconati: Condom, Bruilhois, Villefranche e Nérac. Nel 1763 comprendeva circa 140 parrocchie.

Storia

La diocesi di Condom trae la sua origine da un'antica abbazia, le cui origini sono oscure. Di certo, dopo le incursioni normanne nella regione (metà del IX secolo) o più probabilmente dopo quelle saracene della prima metà del X secolo, sulle rovine di un monastero fu eretto un nuovo cenobio la cui chiesa era dedicata a san Pietro, ricostruito nuovamente nel 1041 ed affidato ai Benedettini. Successivamente l'abbazia si arricchì di donazioni e privilegi, confermati dai papi.

La diocesi di Condom fu eretta il 13 agosto 1317 con la bolla Salvator noster di papa Giovanni XXII, ricavandone il territorio dalla parte meridionale della diocesi di Agen a sud della Garonna.[1] La chiesa di San Pietro divenne la cattedrale della diocesi, suffraganea dell'arcidiocesi di Bordeaux. Primo vescovo fu anche l'ultimo abate, Raymond de Galard, O.S.B..

Uno dei più grandi vescovi, Jean Marre (1497 - 1521), ricostruì la cattedrale e molte chiese diocesane, che erano andate distrutte durante la Guerra dei Cent'Anni, che fu causa di enormi danni, morali e materiali, per la giovane diocesi. Pubblico un Enchiridion, manuale di dottrina cristiana ad uso del clero della sua diocesi.

Altre distruzioni e massacri furono operati durante le guerre di religione ad opera degli Ugonotti e delle rappresaglie degli eserciti cattolici. La cattedrale fu salvata dalla distruzione grazie ad un ingente riscatto pagato dai cittadini.

Altra figura di grande vescovo fu quella di Bossuet, che dette disposizioni per una riforma morale e spirituale della diocesi, in particolare sulla disciplina ecclesiastica, sull'obbligo della residenza per i preti e dell'insegnamento catechetico. Nel giugno 1671 convocò un sinodo diocesano, in seguito al quale furono pubblicate tre Ordinanze di riforma. Suddivise inoltre la diocesi in conferenze, raggruppate a loro volta in quattro arcidiaconati. Alla fine lo stesso Bossuet, non potendo sottostare all'obbligo della residenza che chiedeva ai suoi preti, a causa dei suoi molti impegni, dette le dimissioni nell'ottobre 1671.

La diocesi fu soppressa in seguito al concordato con la bolla Qui Christi Domini di papa Pio VII del 29 novembre 1801 e il suo territorio fu incorporato in quello della diocesi di Agen. Con la restaurazione dell'arcidiocesi di Auch nel 1822, la maggior parte del territorio dell'antica diocesi si trovò a far parte del territorio della nuova sede.

Il 29 giugno 1908 con il decreto Romanos Pontifices della Sacra Congregazione Concistoriale agli arcivescovi di Auch fu riconosciuto il titolo di vescovi di Condom.

Cronotassi dei vescovi

Note
  1. Traduzione francese della bolla in: Barrère, Histoire religieuse et monumentale du diocèse d'Agen, vol. II, Agen, 1856, pp. 92-93.
  2. Il 22 ottobre 1462 fu nominato vescovo di Cahors, ma la nomina non ebbe effetto.
  3. In seguito furono nominati due amministratori apostolici, Jean de Bilhères-Lagraulas (26 ottobre 1496) e Amanieu d'Albret (13 settembre o 15 ottobre 1499), che probabilmente non presero possesso della sede.
  4. Nominato vescovo di Metz il 6 aprile 1761.
  5. Nominato arcivescovo di Tolosa il 21 marzo successivo.
Bibliografia
Collegamenti esterni