Domenico Galluzzi
Servo di Dio Domenico Galluzzi Presbitero | |
---|---|
Servo di Dio | |
Domenico Galluzzi[1] | |
Età alla morte | 85 anni |
Nascita | Cattolica 15 gennaio 1906 |
Morte | Faenza 13 gennaio 1992 |
Sepoltura | Chiesa del monastero Ara Crucis, Faenza |
Ordinazione presbiterale | 23 luglio 1936 |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Servo di Dio Domenico Galluzzi, nato Giovanni (Cattolica, 15 gennaio 1906; † Faenza, 13 gennaio 1992), è stato un presbitero italiano.
Biografia
Origine
Giovanni Galluzzi nacque a Cattolica, in provincia e Diocesi di Rimini, il 15 gennaio 1906, figlio di Giuseppe Galluzzi e Domenica Bacchiani. L’anno dopo la sua nascita suo padre, noto anche col soprannome di Baratieri, emigrò in Alaska, restando lontano dalla famiglia per molti anni. Uno zio di Giovanni, Salvatore Galluzzi (detto Tòri), fu il fondatore della Casa del pescatore di Cattolica.
Col resto della famiglia, abitò nella Cattolica vecchia ma la casa andò distrutta dopo il terremoto del 1916: a quel punto, si trasferì nel quartiere Casette. Fin da ragazzo, Giovanni si dedicò allo studio della musica. Dal 1926 al 1928 prestò il servizio di leva in Marina, a Taranto: per le sue doti musicali, entrò a far parte della banda militare.
Ministero religioso e presbiterale
Terminato il servizio militare, entrò nella Scuola Apostolica (la struttura per i potenziali candidati al sacerdozio) dell'Ordine dei Predicatori, ovvero i Domenicani, che aveva sede a Bergamo: assunse il nome di fra Domenico.
Come sotto le armi era sembrato avere un certo ascendente sui commilitoni, così da religioso fu apprezzato per la sua bontà e la sua sensibilità. Per questa ragione, i superiori lo nominarono sottomaestro degli studenti. In quello stesso anno, il 1936, fu ordinato sacerdote.
Perché padre Domenico diventasse maestro degli studenti, fu necessaria una dispensa speciale, perché era poco più che trentenne. Cercò di vivere quel servizio con responsabilità, mostrandosi ora dolce, ora serio, fiducioso in Dio e nell'uomo. Visse poi nel convento di Fontanellato, in provincia e diocesi di Parma. Fu vicario del padre provinciale, superiore del convento e del monastero di San Giuseppe e, dal 1941 al 1944, maestro dei novizi.
Quando il monastero delle Domenicane di Fontanellato fu bombardato e due suore persero la vita, decise di scavare un rifugio per le superstiti: portò avanti personalmente il lavoro, aiutato dai novizi. Quella fatica mise a dura prova la sua salute, minata dalle privazioni e dall'accumulo dei suoi incarichi: si ammalò di tubercolosi. Nel 1946, ormai guarito, fu confermato come maestro dei novizi. Fu quindi nel convento di Bologna, dov'era morto e dov’è venerato san Domenico di Guzmán, fondatore del suo Ordine. Si occupò della formazione spirituale dei giovani confratelli.
Nel 1948 fu nominato superiore a Faenza, in provincia di Ravenna e attualmente in Diocesi di Faenza-Modigliana. Il vescovo monsignor Giuseppe Battaglia lo nominò confessore del Seminario diocesano. I suoi successori, monsignor Marino Bergonzini e monsignor Francesco Tarcisio Bertozzi gli affidarono altri incarichi molto delicati, come la preparazione immediata degli aspiranti al diaconato e presbiterato e al ministero della Confessione.
La sua esperienza di confessore e direttore spirituale lo aveva messo a diretto contatto con le fragilità umane, particolarmente di quelle dei sacerdoti. Cominciò quindi a immaginare un monastero le cui religiose avessero il compito specifico di offrirsi spiritualmente per loro. Le prime monache furono tre sorelle, Matilde, Laura ed Eloisa Gentile. La prima pietra fu posta nel 1951, mentre nel 1955 fu concesso il decreto di erezione canonica. Il titolo del monastero, Ara Crucis, derivava da un'espressione presente in san Tommaso d'Aquino: rimanda all'altare della croce su cui Gesù si offrì, ma anche agli altari delle chiese e al presbitero, a sua volta icona di Cristo nell'offerta del sacrificio. La specificità delle monache domenicane dell’Ara Crucis doveva poi essere far risaltare l’aspetto sacerdotale e presbiterale dell’Ordine, anzitutto dello stesso san Domenico.
A padre Domenico fu concesso di vivere nel monastero Ara Crucis, dove si dedicò all'ascolto delle persone e all'accompagnamento spirituale. Quanti andavano a parlare con lui tornavano rinfrancati, anche se i loro problemi, al momento, non apparivano ancora risolti. Animò anche alcuni gruppi di preghiera e ideò il Sodalizio "Pro Ecclesia", struttura di promozione spirituale e umana, legata alla vita di preghiera dell'Ara Crucis.
Morte
Il 13 gennaio 1992, mentre la comunità dell'Ara Crucis celebrava la Liturgia dei Vespri, padre Domenico morì. Il suo ricordo rimase vivo nell'Ordine, nel monastero e in tutte le persone, di ogni genere e stato di vita, che avevano fatto ricorso a lui. Le sue spoglie vennero sepolte nella chiesa del monastero Ara Crucis, in via degli Insorti 27 a Faenza, proprio ai gradini dell’altare.
Processo canonico
Il 20 agosto 2010 la Congregazione delle Cause dei Santi concesse il nulla osta per l'avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione, per l'accertamento dell'eroicità delle sue virtù. Da quel giorno è Servo di Dio.
L'inchiesta diocesana fu aperta il 30 ottobre 2010, nel monastero Ara Crucis, e si concluse il 12 gennaio 2025, nella chiesa del Seminario di Faenza.
Note | |
| |
Collegamenti esterni | |
|
- Presbiteri ordinati nel 1936
- Presbiteri italiani del XX secolo
- Italiani del XX secolo
- Presbiteri del XX secolo
- Presbiteri per nome
- Tutti i Servi di Dio
- Servi di Dio italiani
- Servi di Dio del XX secolo
- Biografie
- Presbiteri italiani
- Nati nel 1906
- Nati il 15 gennaio
- Nati nel XX secolo
- Morti nel 1992
- Morti il 13 gennaio