Eugenio Corti

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Eugenio Corti
Laico
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Eugenio Corti
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 93 anni
Nascita Besana in Brianza
21 gennaio 1921
Morte Besana in Brianza
4 febbraio 2014
Sepoltura
Conversione
Appartenenza Arcidiocesi di Milano
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Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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(per causa incerta o sconosciuta)
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Proclamazioni
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Onorificenze
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Nomi postumi
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Eugenio Corti (Besana in Brianza, 21 gennaio 1921; † Besana in Brianza, 4 febbraio 2014) è stato uno scrittore e saggista italiano.

Biografia

Nacque primo di dieci figli. Il padre Mario era un industriale che aveva cominciato a lavorare a tredici anni come garzone in un negozio tessile: con l'impegno e con il passare del tempo, era riuscito ad acquistare insieme ai fratelli la fabbrica in cui lavorava.

Terminate le scuole elementari nel paese natale, a causa di una malattia del padre, nel 1931 venne iscritto al collegio San Carlo di Milano, dove studiò per dieci anni. Sempre al San Carlo, frequentò il ginnasio e il liceo classico: infatti, nonostante i genitori avessero stabilito per lui studi di ragioneria (per lavorare nella ditta familiare), il rettore del collegio, monsignor Angelo Cattaneo , si oppose energicamente, intuendo come per il giovane la strada degli studi classici fosse la più adatta.

Nel 1940, gli studi si interruppero a seguito dell'entrata in guerra dell'Italia. All'inizio del febbraio 1941, si presentò alla caserma del Ventunesimo Reggimento Artiglieria Divisionale a Piacenza per un primo addestramento di sei mesi. Seguirono altri sei mesi alla Scuola allievi ufficiali di Moncalieri, dove divenne sottotenente. Nel frattempo, inoltrò la richiesta di essere destinato al fronte russo, richiesta che poi motivò così:

« Avevo chiesto di essere destinato a quel fronte per farmi un'idea di prima mano dei risultati del gigantesco tentativo di costruire un mondo nuovo, completamente svincolato da Dio, anzi, contro Dio, operato dai comunisti»

Raggiunse quindi il fronte agli inizi del giugno 1942 e a luglio partecipò alla avanzata dal Donez al Don. Dopo mesi di stasi, il 16 dicembre iniziò la controffensiva russa e il 19 la ritirata degli italiani. Questi 28 giorni furono i più drammatici della sua vita[1]: solo la sera del 16 gennaio riuscì a uscire dall'accerchiamento russo con pochi altri superstiti.

Trascorse una settimana nell'ospedale di transito di Leopoli (Polonia); poi tre settimane all'ospedale "Emma" di Merano. Il 26 luglio 1943, rifiutò la licenza che i medici dell'ospedale di Baggio (attuale quartiere di Milano) volevano accordargli per le condizioni di salute, affermando: "Sono sottotenente e devo fare la mia parte: se c'è da sostenere un'ultima difesa, non è decente che io la lasci sostenere solo ad altri". Rientrato in caserma a Bolzano, venne poi trasferito a Nettunia, da cui, dopo l'8 settembre, si diresse verso il sud a piedi, in compagnia dell'amico Antonio Moroni, per riunirsi all'esercito regolare. Queste vicende e tutte quelle riguardanti la guerra di liberazione, sono narrate ne Gli ultimi soldati del Re. Dopo un periodo nei campi di riordinamento, entrò volontario nei reparti nati per affiancare gli Alleati nella liberazione dell'Italia.

Finita la guerra e ritornato alla vita borghese, riprese gli studi, ottenendo la laurea in giurisprudenza nel 1947. Nel giugno dello stesso, anno pubblicò presso Garzanti I più non ritornano, il suo primo libro, sulla ritirata di Russia. Dopo la laurea, iniziò immediatamente la stesura del suo secondo libro, I Poveri Cristi, incentrato sulla guerra di liberazione dell'Italia. Il lavoro venne ripreso e uscì alla luce a decenni di distanza (nel 1994), Gli ultimi soldati del re.

Nel 1951, cominciò a lavorare nell'industria paterna: pur non amando tale lavoro, continuò a esercitarlo per una decina di anni. In questo periodo, si dedicò a un approfondito studio teorico e storico del comunismo: uniti alla sua personale esperienza in terra sovietica, questi studi lo misero in grado di comprendere profondamente la situazione russa e di precorrere i motivi del fallimento dell'ideologia comunista. Frutto di questi studi è la tragedia Processo e morte di Stalin, scritta tra il 1960 e il 1961 e rappresentata la prima volta nel 1962. "Da questo momento Eugenio Corti, a causa del proprio ragionato anticomunismo, è ostacolato, in modo sistematico e mal dissimulato, dalla grande stampa e dal mondo della cultura, a quel tempo ormai fortemente orientati a sinistra".[2]

Agli inizi degli anni '70, maturò la decisione di dedicarsi completamente alla scrittura: la mastodontica opera cui mise mano, Il cavallo rosso, non gli consentì nessun'altra occupazione. Gli undici anni di studio ed elaborazione dell'opera, infatti, assorbirono completamente l'artista: leggendo il libro, risulta evidente l'enorme sforzo storico e documentario compiuto dall'autore per offrire un romanzo che presentasse una assoluta fedeltà agli avvenimenti. Tale attenzione al dato storico divenne quindi una costante in tutta la sua produzione letteraria, caratteristica comune al grande scrittore cattolico lombardo Alessandro Manzoni.

Gli unici rallentamenti dell'attività letteraria trovarono ragione d'essere nella partecipazione ai comitati antidivorzisti per il referendum del 1974[3] e nella redazione di una serie di articoli per il quotidiano L'Ordine di Como, a seguito della morte del direttore.

Nel 1983, il testo de Il Cavallo Rosso raggiunse la forma definitiva. Sorsero tuttavia problemi di pubblicazione, di natura politica ed economica[4]. Si rivolse pertanto a Cesare Cavalleri, direttore delle Edizioni Ares, una casa editrice relativamente piccola. Il romanzo venne quindi pubblicato da tale casa editrice nel maggio 1983 e riscosse un grande successo in Italia[5] e all'estero, con traduzioni in spagnolo, francese, inglese, lituano, rumeno.

Dopo Il Cavallo Rosso, si dedicò alla creazione di un nuovo genere letterario, definito "racconto per immagini", con la stesura delle opere La Terra dell'Indio (1998), L'Isola del Paradiso (2000), Catone l'Antico (2005). Collaborò anche alla rivista Il Timone.

Fu insignito del Premio Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica nel 2000.

Opere di narrativa

Opere di saggistica

Racconti per immagini

Onorificenze

  • Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana[6]
  • Cavaliere dell'Ordine della Polonia Restituta
Note
  1. Corti narrò tali giorni ne I più non ritornano, scritto nel 1947.
  2. Paola Scaglione Parole scolpite. I giorni e l'opera di E. Corti, Ares, Milano 2002, ISBN 88-8155-250-7.
  3. Tale esperienza lo convincerà dello sbandamento presente nell'Azione cattolica di quel periodo.
  4. Il manoscritto superava le 1500 pagine.
  5. Al 2006 ne erano state già pubblicate 19 edizioni.
  6. Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana Sig. Eugenio Corti su quirinale.it. URL consultato il 5 aprile 2011
Voci correlate
Collegamenti esterni