Giovanni Della Casa
Giovanni Della Casa Arcivescovo | |
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Pontormo, Ritratto di Giovanni della Casa (1530-1540), olio su tavola; Washington (USA), National Gallery of Art | |
Età alla morte | 53 anni |
Nascita | Firenze 28 giugno 1503 |
Morte | Roma 14 novembre 1556 |
Sepoltura | Basilica di Sant'Andrea della Valle |
Consacrazione vescovile | 23 luglio 1547 |
Incarichi ricoperti | Arcivescovo metropolita di Benevento |
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Giovanni Della Casa, più conosciuto come monsignor Della Casa o monsignor Dellacasa (Firenze, 28 giugno 1503; † Roma, 14 novembre 1556), è stato un arcivescovo e letterato italiano, noto non solo agli studiosi, soprattutto come autore del manuale di belle maniere Galateo overo de' costumi (scritto probabilmente dopo il 1551 ma pubblicato postumo nel 1558), che fin dalla sua uscita godette di grande successo.
Biografia
Era di origine fiorentina e nacque in località "La Casa" nel Mugello. Studiò a Bologna, a Firenze, dove fu allievo di letterati del tempo, quali Ubaldino Bandinelli e Ludovico Beccadelli e a Padova.
Consigliato da Alessandro Farnese, intorno al 1532 intraprese a Roma la carriera ecclesiastica, considerata a quel tempo quella che garantiva un elevato stile di vita.
Arrivò a diventare Arcivescovo di Benevento nel 1544 e, nel medesimo anno, Paolo III lo nominò nunzio apostolico a Venezia. Il Della Casa, che era già conosciuto per la vita mondana, a Venezia trovò il luogo ideale per soddisfare le sue aspirazioni, con il suo palazzetto sul Canal Grande che divenne il luogo d'incontro della migliore nobiltà veneziana, di artisti, poeti e letterati. A Venezia ebbe un figlio.
Nella stessa città redasse numerosi trattati e compose opere in versi. Le prime opere importanti (tolte le poesie burlesche di gioventù) sono le due Orazioni in volgare dirette alla Repubblica di Venezia e a Carlo V; scrisse poi in latino ciceroniano il trattatello Quaestio lepidissima: an sit uxor ducenda, ove si interroga sul valore del matrimonio[1].
Introdusse il tribunale dell'Inquisizione in Veneto e si occupò dei primi processi contro i riformati. Nel 1548 compilò un Indice dei libri proibiti, finora mai tradotto.
Già messo in cattiva luce per la protezione data al fuggiasco Lorenzino de' Medici nel 1544[2], non ricevette mai la porpora cardinalizia e con la morte del suo protettore Alessandro Farnese (1549) e l'elezione di Giulio III cadde in disgrazia.
Ritornato a Roma nel 1551, dovette ben presto lasciarla e si ritirò a Nervesa, un paese del trevigiano, dove probabilmente scrisse il famoso libro Il Galateo overo de' costumi, così chiamato perché dedicato a monsignor Galeazzo Florimonte, vescovo di Sessa, che lo aveva ispirato.
Allo stesso periodo e alla stessa dimora va assegnato anche il Carminum Liber, una raccolta di componimenti di vario genere in latino che utilizzano in modo sistematico il distico elegiaco, l'esametro e l'epodo, a imitazione di Orazio. Compose poi un gruppo di grandi odi oraziane, tra cui una per la morte di Orazio Farnese, Duca di Casto, avvenuta durante l'assedio a Hesdin e un'altra in onore del patrizio fiorentino e amico Pier Vettori, che nel 1564 curò l'edizione dei Latina Monimenta Ioannis Casae presso i Giunta di Firenze.
Fu poi richiamato a Roma come Segretario di stato vaticano da Paolo IV, succeduto a Giulio III.
Morì a Roma nel 1556 senza essere diventato cardinale, forse a causa degli scritti licenziosi della gioventù. Venne sepolto nella Cappella Ruccellai nella Basilica di Sant'Andrea della Valle.
Predecessore: | Arcivescovo di Benevento | Successore: | |
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Francesco della Rovere | 2 aprile 1544 - 14 novembre 1556 | Alessandro Farnese (Amministratore) |
Note | |
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