Ludovico Beccadelli
Ludovico Beccadelli Arcivescovo | |
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Età alla morte | 71 anni |
Nascita | Bologna 29 gennaio 1501 |
Morte | Prato 17 ottobre 1572 |
Consacrazione vescovile | 27 maggio 1549 |
Elevazione ad Arcivescovo | 19 settembre 1555 |
Incarichi ricoperti |
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Ludovico Beccadelli (Bologna, 29 gennaio 1501; † Prato, 17 ottobre 1572) è stato un arcivescovo, letterato e scrittore italiano, biografo del Petrarca.
Cenni biografici
Nacque a Bologna il 29 gennaio 1501 in una antica famiglia cittadina, primogenito di Pomponio e di Prudenza Mammellini.
Abbandonò gli studi giuridici, a cui la famiglia lo aveva indirizzato, assieme all'amico Giovanni Della Casa per dedicarsi a quelli letterari. Assieme a Della Casa si trasferisce da Bologna a Padova, dove sviluppò la sua educazione umanistica frequentando Pietro Bembo e altri letterati.
Nel 1535, su segnalazione del Bembo e di Alvise Priuli, il neo eletto cardinale Gasparo Contarini lo volle come suo segretario a Roma. Tra il 1536 e il 1537 il Beccadelli restò quasi ininterrottamente a Roma a fianco del Contarini in una posizione di assoluto privilegio per conoscere da vicino e in modo diretto il grande tentativo di riforma della Chiesa che in quei mesi viene impostato dal Contarini stesso, con la piena solidarietà di papa Paolo III.
Nel 1538 accompagnò il card. Reginald Pole nella sua missione in Spagna presso Carlo V, dove rimase a Carpentras presso il Sadoleto per circa sei mesi. La sosta non solo consolidò la sua amicizia col cardinale inglese e con lo stesso Sadoleto, ma gli fornì l'occasione per una conoscenza personale di molti luoghi carichi di memorie petrarchesche.
Nel 1540 fu a Reggio Emilia come vicario generale di Marcello Cervini, che non poteva risiedervi. Nel 1541 fu in Germania a seguito del Contarini, legato papale al colloquio di religione di Ratisbona. Lì ebbe modo di conoscere dal vivo il protestantesimo e alcuni dei suoi esponenti più autorevoli, vivendo insieme al Contarini l'ansia della ricomposizione religiosa, l'amarezza delle incomprensioni e infine la delusione del fallimento.
Nel 1545 fu nominato segretario del prospettato concilio di Trento, carica che non svolse perché il pontefice gli affidò l'educazione del giovane nipote Ranuccio Farnese, in vista della sua elevazione al cardinalato. Abbracciata la vita religiosa nel 1549, fu nominato vescovo di Ravello. Il proposito di mons. Beccadelli di recarvisi fu frustrato prima da Paolo III e poi da Giulio III, il quale lo designò il 4 marzo 1550 nunzio apostolico a Venezia e gli impedì di rinunciare alla diocesi di Ravello, come egli avrebbe voluto dato che non poteva risiedervi; anzi gli assegnò anche la commenda dell'abbazia di Val Lavino.
Nel 1554 Beccadelli fu richiamato a Roma e con un breve del 16 giugno fu nominato vicario in spiritualibus per la diocesi di Roma. Rientrò a Roma all'inizio del settembre 1554. Il marzo successivo partì insieme al card. Morone verso la dieta imperiale di Augusta, dove egli avrebbe dovuto rappresentare il papa anche dopo la breve permanenza del cardinale, ma per la morte di Giulio III entrambi non si fermarono ad Augusta che una settimana, iniziando il viaggio di ritorno non appena ricevuta la notizia. A Verona il Beccadelli ebbe, graditissimo, l'annuncio dell'elezione a papa del Cervini, al quale si affrettò a scrivere il 17 aprile tutta la propria gioia. Rimessosi in viaggio fu raggiunto dalla comunicazione della morte di papa Marcello II e dell'elezione al soglio pontifici di Giovanni Pietro Carafa.
Ciò significava anche per il Beccadelli, come per tutti gli altri membri della tendenza riformatrice della Chiesa, un radicale cambiamento di condizioni. Fu allontanato da Roma e da ogni posizione di responsabilità. Fu nominato arcivescovo di Ragusa di Dalmazia dove risiedette fino al 1560.
Beccadelli si risolse a lasciare la diocesi solo dopo averne avuta formale autorizzazione da Pio IV, nel luglio del 1560. Trascorse un breve periodo a Bologna, e verso la fine dell'anno si recò a Roma. Il pontefice lo invitò a intervenire all'imminente riapertura del concilio a Trento. Giuntovi il 21 settembre 1561, prese parte attiva e impegnata ai lavori conciliari, battendosi soprattutto perché fosse sancito l'obbligo dei vescovi alla residenza. Beccadelli lasciò Trento il 10 maggio 1563 e il 7 luglio, dopo una sosta a Bologna, raggiunse Firenze. Qui per volere del granduca di Toscana Cosimo I de' Medici fu nominato preposto presso la diocesi di Prato e incaricato dell'educazione del figlio Ferdinando I de' Medici. Da quel momento si stabilì definitivamente nella cittadina toscana, allontanandosene solo due volte nel 1566 e nel 1570 per brevi visite a Pradalbino.
Beccadelli morì a Prato il 17 ottobre 1572.
Epistolario
Ludovico Beccadelli ci ha lasciato un vastissimo epistolario, che però risulta disperso in varii archivii e biblioteche: la Biblioteca Palatina di Parma, la Biblioteca Estense di Modena, la Biblioteca Comunale di Forlì, la Biblioteca Nazionale di Napoli, la Biblioteca Marciana di Venezia, la Biblioteca Apostolica Vaticana, l'Archivio Segreto Vaticano, la Biblioteca Laurenziana di Firenze, la Biblioteca Bodleiana di Oxford, il British Museum di Londra.
Predecessore: | Vescovo di Ravello | Successore: | |
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Bernardino (Jean) de Soria, O.F.M. | 27 maggio 1549 - 19 settembre 1555 | Ercole Tambosi |
Predecessore: | Arcivescovo di Ragusa | Successore: | |
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Sebastiano Portico | 19 settembre 1555 - 1564 | Crisostomo Calvino, O.S.B. |
Bibliografia | |
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