Galeazzo Florimonte

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Galeazzo Florimonte
Vescovo
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte anni
Nascita Sessa Aurunca
27 aprile 1484
Morte Sessa Aurunca
maggio 1565
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Consacrazione vescovile Bologna, 4 maggio 1543
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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Galeazzo Florimonte , fino al 1537 Ferramonte (Sessa Aurunca, 27 aprile 1484; † Sessa Aurunca, maggio 1565) è stato un vescovo, teologo e letterato italiano. È famoso per aver ispirato a monsignor Giovanni Della Casa quel celebre libretto del vivere civile, il Galateo overo de' costumi, che proprio dal prelato sessano prese il nome di Galateo.

Cenni biografici

Nacque a Sessa Aurunca il 27 aprile 1484, figlio naturale del notaio Marco Ferramonte e di Antonina Castello (o Zitello).

Compì i primi studi nel paese natale, tra il 1500 e il 1506. Ebbe come maestro di grammatica, poetica e retorica Agostino Nifo. Laureatosi in medicina e filosofia nel 1514, entrò al servizio di Alfonso d'Avalos marchese del Vasto, che seguì a Parigi in un'ambasceria presso Francesco I.

Tornato a Roma fu medico presso i Colonna. Nel 1520 fu di nuovo a Parigi, dove entrò in contatto con Jacques Lefèvre d'Étaples e il teologo Albert Pigge, sostenitore della dottrina della doppia giustificazione. Di ritorno dalla Francia dal 1527, per un anno, fu precettore in casa Serego a Verona. In questi anni va collocata la crisi morale e la scoperta della vocazione religiosa che rappresenta la svolta decisiva nella vita del Florimonte.

Nel 1537, dopo un breve soggiorno a Roma, ritornò a Sessa. Dal giugno al settembre 1539 il Florimonte soggiornò a Roma dove, su incarico di Ludovico Beccadelli, fu precettore del fratello minore del defunto vescovo di Fano, Filippo Cosimo Gheri. Nel 1540 fu nominato guardiano della Santa Casa di Loreto. L'incarico richiese un intervento energico del prelato per risanare la crisi in cui versava il patrimonio del santuario e correggere la rilassatezza del clero locale. Nel 1541 fu nominato dal governatore di Milano, Alfonso d'Avalos marchese del Vasto, suo consigliere spirituale.

Il 4 maggio 1543 fu consacrato a Bologna vescovo di Aquino. In giugno fu al seguito di Paolo III, che incontrò a Busseto l'imperatore, e almeno fino al luglio si trattenne, forse ospite del Beccadelli, nella villa di Pradalbino presso Bologna.

Nel 1544 fu incaricato da Paolo III della cura spirituale della Chiesa napoletana per conto del nipote minorenne Ranuccio Farnese, e il 18 novembre lo investì anche della cura temporale. Alla fine del 1545 fu a Roma per essere sollevato dall'ufficio e poter tornare alla sua diocesi, ma con l'apertura del concilio il vescovo non rientrò in diocesi ma proseguì per Trento, dove giunse il 12 dicembre. Al concilio fu uno dei più attivi rappresentanti del drappello dei riformatori. Quando nel marzo dell'anno seguente si votò il decreto di traslazione fu tra i contrari ma, unico tra i vescovi rimasti a Trento, si spostò a Bologna e partecipò alle due sessioni ivi tenutesi tra aprile e maggio.

Riprendendo un progetto iniziato negli anni del soggiorno sessano, durante il quale aveva frequentato la biblioteca di Montecassino, il Florimonte si fece interprete dell'orientamento dei settori più zelanti della riforma cattolica, sensibili alla necessità di creare un genere di esortazione in volgare diretto alla parte meno istruita del clero nonché ai laici.

Lasciò Bologna per la sua diocesi il 3 settembre 1548, con notevole anticipo sullo scioglimento del concilio nel settembre 1549. Nel febbraio 1550 il nuovo papa Giulio III, con uno dei primi atti del pontificato, lo richiamò in Curia. Il 13 agosto, fu diviso tra lui e Romolo Quirino Amaseo l'ufficio di segretario ai brevi del defunto Blosio Palladio. Il soggiorno romano fu tormentato dal conflitto tra il dovere della residenza in diocesi, di cui era stato intransigente paladino nel concilio e l'importante incarico in Curia.

Rimase a Roma fino alla nomina a vescovo di Sessa ottenuta nel 1553. Si stabilì subito nella sua nuova diocesi dedicandosi con fervore negli anni successivi all'amministrazione. Nel 1556 fu richiamato a Roma da Paolo IV per partecipare alla congregazione di riforma che avrebbe dovuto sostituire il concilio. Incluso nella classe di teologi, si segnalò per l'attacco agli abusi nella riscossione delle tasse sulla bolla di nomina sacerdotale.

Tornò in diocesi nel giugno 1556. Quando il concilio fu finalmente indetto da Pio IV nel gennaio 1562, fu invitato ai lavori ma stanco e afflitto dagli acciacchi dell'età, ottenne la dispensa. La corrispondenza col Beccadelli, prima a Roma poi a Trento, gli consentì tuttavia di avere informazioni di prima mano sui lavori conciliari e di inviare pareri e consigli prima di spegnersi nella nativa Sessa all'inizio di maggio del 1565.

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Iñigo de Avalos, O.S.B. Ch 4 maggio 1543 - 22 ottobre 1552 Adriano Fuscone Ch I
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Bartolomeo Albani Ch 22 ottobre 1552 - 1565 Tiberio Crispo I
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Bibliografia
  • Franco Pignatti, Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 48, (1997) online