Giovanni di Bernardo Rucellai
Giovanni di Bernardo Rucellai Chierico | |
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Età alla morte | 49 anni |
Nascita | Firenze 20 ottobre 1475 |
Morte | Roma 3 aprile 1525 |
Incarichi ricoperti |
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Giovanni di Bernardo Rucellai (Firenze, 20 ottobre 1475; † Roma, 3 aprile 1525) è stato un chierico, scrittore e nunzio apostolico italiano.
Cenni biografici
Giovanni nacque a Firenze il 20 ottobre 1475, figlio di Bernardo e di Nannina di Piero de' Medici, sorella di Lorenzo il Magnifico. Suoi fratelli furono Palla il maggiore e Giulino, cugini per parte di madre dei pontefici Leone X e Clemente VII. Si addottorò in scienze filosofiche sotto la guida Francesco Cattani da Diacceto.
Nel 1505 fu ambasciatore di Firenze presso la Serenissima. Per evitare persecuzioni repubblicane seguì suo padre Bernardo in Provenza. Rientrò in patria nel 1512 e fu uno degli aristocratici coinvolti nell'espulsione del gonfaloniere Pier Soderini e nel reinsediamento del regime mediceo.
Con il ritorno dei Medici a Firenze godette dell'appoggio del suo parente Lorenzo di Piero de' Medici, che lo fece Maestro di Caccia e poi provveditore dell'Arte della Lana. Giovanni fu tra quelli che accompagnarono Leone X a Bologna per negoziare con Francesco I di Francia per siglare il concordato che prese il nome di quella città.
La sua prima tragedia, Rosmunda, fu rappresentata negli Orti Oricellari durante il soggiorno fiorentino di Leone X all'inizio del 1516.
Giovanni fu quindi a Roma dove iniziò la carriera ecclesiastica. Quando morì Leone X Giovanni era in Francia come Nunzio Apostolico.
Giovanni rientrò allora a Firenze, iniziò la composizione del poemetto Le api. Eletto pontefice Adriano VI, per il quale lesse una orazione in latino che ci è pervenuta, fu a capo della delegazione fiorentina di sei ambasciatori.
Il successivo pontefice Clemente VII, suo cugino, lo nominò castellano di Castel Sant'Angelo, un prestigioso ufficio che conservò fino alla morte. Come ricorda Pierio Valeriano nel De litteratorum infelicitate, a fine marzo 1525 Giovanni si ammalò di una febbre fulminea che lo portò in pochi giorni alla morte, avvenuta in data imprecisata precedente al 4 aprile 1525.
All'inizio di aprile ricevette la visita del datario Gian Matteo Giberti, contro il quale sfogò tutta la sua amarezza per la sua mancata nomina cardinalizia:
« | Che vien tu a vedere? S'io son morto? Hai tu ancora disegnato a chi tu vuoi che 'l Papa dia questo castello? Io morrò, et muoio volentieri, per non mi vedere così male tractare et farmi morire di fame dal Papa, che dà a te, che non sa chi tu ti sia, xiiij o xvj mila ducati d'entrata. Ma digli che io confido in Dio, che non ci andrà molto, che gli harà invidia della mia morte; et ne sarai causa tu, che lo hai condotto in modo che è mal voluto da Dio et dal diavolo, et hai rovinato la Chiesa di Dio. Ma tu farai ancor peggio. Levatimi dinanzi, et non mi dire una parola sola, ch'io non ti voglio ascoltare » | |
(Lorenzo Strozzi, Archivio di Stato di Firenze, Carte Strozziane I)
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Successione degli incarichi
Predecessore: | Nunzio apostolico per la Francia | Successore: | |
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Giovanni Stafileo | 1520 - dicembre 1521 | Esteban Gabriel Merino |
Bibliografia | |
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