Gian Matteo Giberti

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Gian Matteo Giberti
Vescovo
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al secolo
battezzato
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 48 anni
Nascita Palermo
20 settembre 1495
Morte Verona
30 dicembre 1543
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Vestizione [[]]
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Consacrazione vescovile 21 dicembre 1524 dall'arc. Gian Pietro Carafa
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Incarichi ricoperti
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Gian Matteo Giberti (Palermo, 20 settembre 1495; † Verona, 30 dicembre 1543) è stato un vescovo italiano.

Cenni biografici

Nacque a Palermo il 20 settembre 1495, figlio naturale del mercante genovese Franco Giberti e di Maddalena. Il padre tornò a Genova e quindi si trasferì a Venezia nel 1497, dove visse sino al 1500. Sotto il pontificato di Giulio II si stabilì a Roma. Gian Matteo divenne chierico e protonotario apostolico, intraprese una brillante carriera curiale e svolse per la Santa Sede una notevole attività diplomatica.

In giovane età entrò nei domenicani ma il padre lo costrinse a lasciare l'Ordine, prefigurando per lui una più redditizia carriera curiale. Studiò a Bologna. Legato ai Medici, la sua carriera, già ben avviata sotto il papato di Leone X, si accrebbe con Clemente VII. Nel 1522 fu legato pontificio presso Enrico VIII, re d'Inghilterra e presso l'imperatore Carlo V, e in tale veste accompagnò dalla Spagna a Roma il neoeletto papa Adriano VI.

Nel 1523 fu nominato datario e l'8 agosto 1524 fu nominato vescovo di Verona. Fu consacrato dall'allora arcivescovo di Brindisi Gian Pietro Carafa il 21 dicembre di quell'anno. Non prese tuttavia subito possesso della cattedra veronese, perché papa Clemente VII necessitò delle sue capacità diplomatiche per tessere una rete di alleanze che isolassero la Spagna e l'Impero. L'alleanza che ne nacque tra Francia e Roma contro Carlo V sfociò nel sacco di Roma del 1527, che sancì la battuta d'arresto della sua carriera in curia. Rimase col papa a Castel Sant'Angelo e fu ostaggio degli assedianti. Minacciato di morte a più riprese, il 5 novembre scrisse una supplica a Vittoria Colonna per essere collocato in una prigione più sicura in una fortezza spagnola. Relegato a palazzo Colonna, fuggì per raggiungere il papa a Orvieto all'inizio di dicembre. Il 18 gennaio 1528 raggiunse Venezia, unico luogo per lui sicuro.

Partecipò al convegno di Bologna tra Clemente VII e Carlo V nel 1529, per poi rientrare definitivamente in diocesi a Verona, dove attuò una serie di misure riformatrici. Dedicò molta cura alle visite pastorali e impose un maggior controllo sull'attività di chierici, religiosi e religiose.

Nel 1536 fu tra i membri della commissione incaricata di redigere il Consilium de emendanda ecclesia.[1] Nel 1537 fu inviato in missione in Inghilterra con il cardinal Reginald Pole, missione che non giunse mai in Inghilterra per l'opposizione del re inglese.

Oltre a questi frequentò numerosi altri esponenti del rinnovamento cattolico di quegli anni, tra i quali Jacopo Sadoleto, Gasparo Contarini e Gian Pietro Carafa, quest'ultimo lo aiutò e consigliò molto nel governo della diocesi veronese fino al 1536.

Nel 1542 portò a termine la stesura delle Constitutiones, che furono pubblicate a Verona, con breve pontificio il 22 maggio. Esse furono il frutto di un'esperienza di vita, una summa del suo pensiero a conclusione del progetto iniziato nel 1530. Nelle Constitutiones confluirono la lunga esperienza fatta a contatto con il clero e con i suoi fedeli, la grande passione per le lettere e la lunga preparazione della sua attività. L'opera suscitò grande ammirazione al concilio di Trento e tra i vescovi riformatori, che vi rintracciarono gli antecedenti della riforma tridentina.

Ma il 1542 fu anche un anno di crisi sul piano politico e religioso: la fuga di Bernardino Ochino dall'Italia alimentò sospetti di eresia nei confronti del Giberti e, infine, il 13 settembre fu denunciato al Consiglio dei dieci con l'accusa gravissima di spionaggio a favore della Francia. Convocato a Venezia, scrisse un importante memoriale difensivo e il 17 novembre fu discolpato e poté rientrare in diocesi.

Ammalatosi all'inizio dell'inverno, morì a Verona il 30 dicembre 1543.

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Marco Cornaro 8 agosto 1524 - 30 dicembre 1543 Pietro Lippomano Ch I
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René du Puy Ch 1526 - 1528 Laurent Toscan Ch I
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Note
  1. Il Consilium de emendanda ecclesia è il documento stilato dall'apposita commissione nominata nel 1536 da papa Paolo III per riflettere sugli abusi e sulla corruzione della Chiesa del tempo ed elaborare proposte di riforma. La commissione era presieduta dal cardinal Gasparo Contarini e composta oltre che dal Badia, da Girolamo Aleandro, Gregorio Cortese, Federico Fregoso, Gian Matteo Giberti, Reginald Pole e Jacopo Sadoleto. Il testo venne presentato a Paolo III nel concistoro del 9 marzo 1537. Consilium de Emendanda Ecclesia, Roma, 1538.
Bibliografia
  • Angelo Turchini, GIBERTI, Gian Matteo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, Roma, vol. 54, 2000, online