Manuel José Mosquera y Arboleda
Manuel José Mosquera y Arboleda Arcivescovo | |
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Età alla morte | 53 anni |
Nascita | Popayán 11 aprile 1800 |
Morte | Marsiglia 10 dicembre 1853 |
Ordinazione presbiterale | 1823 |
Consacrazione vescovile | 29 giugno 1835 |
Incarichi ricoperti | Arcivescovo di Santafé en Nueva Granada |
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Manuel José Mosquera y Arboleda (Popayán, 11 aprile 1800; † Marsiglia, 10 dicembre 1853) è stato un arcivescovo colombiano.
Biografia
Manuel José Mosquera y Arboleda nacque l'11 aprile 1800 a Popayán, nel Virreinato del Nuevo Reino de Granada. Figlio di José María Mosquera y Figueroa e di María Manuela Arboleda Arrachea, i suoi fratelli furono Joaquín[1], Tomás Cipriano[2], Manuel María[3]
Nel collegio San Francisco di Popayán il giovane Manuel José studiò le materie umanistiche, latino e filosofia ricevendo la tonsura e i quattro ordini minori nel 1819. Trasferitosi nel Seminario di Quito studiò teologia conseguendo nel 1820 il titolo di bacelliere. Presso la Universidad de Santo Tomás de Aquino di Quito, invece, studiò diritto canonico e civile ottenendo nel 1823 il titolo di dottore.
Tornato a Popayán fu Ordinato presbitero nel 1823. Nel 1827 fu nominato Vicerettore della Universidad del Cauca; l'anno seguente gli fu conferito il titolo di "avvocato". Della stessa Università divenne in seguito anche rettore e professore.
Nel 1832 fu nominato da papa Gregorio XVI Prelato domestico e assistente al Soglio Pontificio e nel 1834 fu eletto dal Congreso de la Nueva Granada Arcivescovo di Santafé en Nueva Granada. Dopo aver ottenuta l'approvazione pontificia fu consacrato a Popayán il 29 giugno 1835 e prese possesso della sua arcidiocesi il 21 settembre dello stesso anno.
Nel suo ministero si distinse per le opere di carità e per le sue larghe prospettive. Fu conosciuto come brillante oratore e per la sua preparazione culturale facilitata anche da una ricca biblioteca. Tra le altre cose organizzò il Seminario di Popayán preoccupandosi in particolare della formazione del clero.
Nel 1849 fondò la rivista El Catolicismo come strumento di espressione della Curia Arcivescovile.
Nei rapporti con il governo laico fu molto franco: non nascondeva la sua contrarietà alla pretesa del Congreso di nominare vescovi e parroci senza sottostare alle leggi canoniche.
A causa delle sue prese di posizione nei confronti del governo civile fu condannato all'esilio che riuscì però a rimandare a causa delle sue cattive condizioni di salute.
Partì da Santafé de Bogotá verso l'esilio il 20 giugno 1852; dopo essersi fermato per un periodo a Villeta, si congedò dai fedeli il 23 agosto. Alla fine di quel mese si imbarcò sul piroscafo Calamar col quale raggiunse Cartagena l'8 settembre. Il 10 settembre si imbarcò per New York, dove arrivò il 30 settembre accolto con grandi onori da numerosi vescovi statunitensi.
Il 4 giugno 1853 partì alla volta dell'Europa proprio mentre il Congreso stava per promulgare la legge sulla separazione dello Stato dalla Chiesa (legge del 15 giugno) con la quale vennero risolti i motivi per i quali l'Arcivescovo era stato costretto all'esilio.
Dopo essere stato a Parigi e ad Amiens, il 26 novembre partì per Roma; arrivato a Marsiglia, però, si ammalò di bronchite. Morì la mattina del 10 dicembre 1853 assistito dal suo fratello gemello Manuel María che lo aveva accompagnato nell'esilio. Le sue spoglie sono sepolte nella Cattedrale di Bogotá.
Predecessore: | Arcivescovo di Santafé en Nueva Granada | Successore: | |
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Fernando Caycedo Flórez | 21 settembre 1835-10 dicembre 1853 | Antonio Herrán y Zaldúa |
Note | |
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Bibliografia | |
Voci correlate | |
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