Miserere (Allegri)

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Miserere Mei Deus
Allegri Miserere spartito.jpg
Una trascrizione del Miserere di Gregorio Allegri
Altro titolo
Compositore Gregorio Allegri
Tipo di composizione salmo
Sottotipo
Numero dell'opera
dedica
Tonalità
Data composizione 1630 ca.
Luogo composizione Roma
Luogo di conservazione Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana
data pubblicazione 1771
Luogo pubblicazione Londra
Editore Charles Burney
Organico
  • primo coro: SATTB = superius, altus, tenor I, tenor II, bassus
  • secondo coro: SSAB = superius I, superius II, altus, bassus
Durata 14 minuti
Data prima esecuzione
Luogo prima esecuzione Roma, Cappella Sistina
Completata da
Documenti
Partitura dell'opera
Invito all'ascolto
Miserere, versione senza Do sovracuto
Miserere, versione con Do sovracuto

Il Miserere è una composizione di Gregorio Allegri, che intorno all'anno 1630 mise in musica il Sal 51 per la liturgia delle Tenebre della Settimana Santa nella Cappella Sistina.

Molti artisti hanno musicato questo salmo penitenziale, ma l'opera di Allegri è probabilmente la più famosa, ed il suo fascino particolare deriva in parte dal suo stesso contenuto musicale, in parte dai misteri che ne avvolgono la storia. Probabilmente non abbiamo più l'originale: la versione comunemente nota oggi è piuttosto diversa da essa, contiene in particolare nella voce del soprano del secondo coro il Do sovracuto che Allegri non ha mai scritto.

Il brano

La Cappella Sistina

Si tratta di una composizione a cappella per due cori, uno a cinque voci[1] e l'altro a quattro[2], che cantano versetti polifonici scritti con la tecnica del falsobordone e alternati a versetti in gregoriano; i due cori si uniscono poi nel versetto finale a nove voci.

L'andamento delle parti è omofonico, e l'opera va inserita nella tradizione della polifonia rinascimentale cantata nella Cappella Sistina dal Collegio Musicale Pontificio, che ispirandosi rigorosamente allo stile alla Palestrina o stile osservato, eseguiva musiche scritte nel cosiddetto stile antico o prima prattica; anche se l'impiego del doppio coro e di alcune altre soluzioni tecniche guarda alla produzione di altri musicisti estranei alla Sistina, come per esempio Giovanni Gabrieli.

La partitura originale, per quanto è stato possibile ricostruire, era una melodia piuttosto lineare e soprattutto – come ancora si usava generalmente in quegli anni - non prevedeva la notazione scritta dei cosiddetti abbellimenti, ossia le fioriture vocali.

Il brano divenne subito apprezzatissimo, tanto da oscurare la fama degli altri Miserere composti dagli illustri musicisti della Cappella Sistina[3].

Ai nostri giorni la versione più nota, ed anche più amata dal pubblico, contiene però parecchie differenze: non abbiamo più gli abbellimenti che eseguivano i cantori papali, perché non sono giunti sino a noi, ma lo spartito eseguito oggi contempla soprattutto cambi di tono che portano la linea del soprano del coro più piccolo a toccare note più alte, fino al Do sovracuto per il quale il pezzo è oggi famoso.

Le partiture dei tempi invece non contenevano la notazione di note così alte: l'esecuzione era lasciata all'improvvisazione del solista secondo le proprie capacità o comunque alle abitudini pratiche della cappella musicale.

Fonti della partitura

Di questo brano non possediamo il manoscritto originale, tuttavia la partitura ci è giunta da un nutrito numero di fonti, tutte di contenuto musicale diverso, anche di molto, una dall'altra, non tutte attendibili[4].

Nella Biblioteca Apostolica Vaticana si trovano i manoscritti:

  • MSS 205 e 206, compilati sotto papa Alessandro VII (16551667), contengono partiture del Miserere da parte di un certo numero di compositori, tra cui, oltre ad Allegri, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Felice Anerio, Giovanni Maria Nanino e parecchie versioni anonime;
  • MS 185, contenuto in un volume del 1731 compilato da Giovanni Domenico de Biondini;
  • MS 263, collezione autografa di composizioni di Johannes Biordi (1691-1748), maestro della Cappella Pontificia dal 1737 al 1742, comprendente anche il Miserere di Allegri per cinque voci
  • MS 375, datato 1892, scritto dall'allora Maestro della Cappella Papale Domenico Mustafà (18291912) e catalogato come Il Salmo 50 di Bai e Allegri : ff 1 – 10v; in effetti, è un ibrido della versione di Tommaso Bai (v. infra) per la gran parte con occasionali versetti del secondo coro presi da Allegri;
  • MS 203 contiene la partitura del Miserere di Tommaso Bai, senza abbellimenti, messa per iscritto nel 1713 da Thomas Altavilla quando Hieronimo Bigello era maestro della Cappella papale. La partitura di Bai si basa evidentemente su quella di Allegri ed è assai simile armonicamente e nella struttura, anche se più moderna: in tutte le parti il ritmo vocale[5] è stato rimosso, e il brano ha un carattere più accordale.
Gregorio Allegri

Nella British Library:

  • Charles Burney La musica che si canta annualmente nelle Funzioni della Settimana Santa nella Cappella Pontificale 1771. La prima pagina reca anche la legenda Si Canta il Mercoledi e Venerdi Santo Miserere del Signor Gregorio Allegri.
  • MS 31395 Acquistato da me a Roma nel Corso, 1841. Frederick Blaydes, Ch. Ch. Oxon.
  • MS 24291 Musica Clasica da parecchi Maestri della Cappella Vaticana, copiata da o per Giovanni Jubilli.
  • MS 2468. Il catalogo della biblioteca reca questo commento: La struttura di questo Miserere è la stessa di quella di Allegri, essendo nella stessa chiave e con una melodia simile, sebbene non tanto riempito internamente, ed è probabilmente la copia errata menzionato da Hawkins, vol. 4 p. 90. Vedere l'originale di Charles Burney.
  • MS 2470 Raccolta di composizioni scritte per la Chiesa di Roma nella stessa mano., copia manoscritta del XIX secolo.
  • MS 31525, manoscritto del XVIII secolo catalogato come partitura di Bai, ma invece di Allegri.

Altre fonti:

  • Alessandro Geminiani, pseudonimo di Pietro Alfieri, pubblicò nel 1840 Il Salmo Miserere posto in musica da Gregorio Allegri e da Tommaso Bai, Publicato cogli Abbellimenti per la prima volta.
  • Julius Amann effettuò un dettagliato studio Allegris Miserere und die Auffuhrungspraxis in der Sixtina (1935) esaminando minuziosamente ed approfonditamente tutte le fonti del Miserere di Allegri, le variazioni della ornamentazione e la notazione del ritmo vocale.

Una ultima osservazione riguarda le parti in gregoriano. Nelle fonti vaticane non vi sono affatto notazioni, mentre in quelle della British Library sono indicati gli incipit dei versetti.

Ai tempi di Allegri si usava per queste parti il tonus peregrinus, tuttavia nel corso dei secoli molte altre melodie sostituirono il gregoriano, fino al XIX secolo in cui si ritiene che questi versetti venissero declamati su una sola nota.

Mozart e il mistero dello spartito rubato

Il giovane Mozart
Felix Mendelssohn Bartholdy

Quando nel XVIII secolo divenne di moda il Grand Tour, una delle tappe obbligatorie era Roma e, a Roma, il Vaticano. Se poi si aveva la fortuna di capitare nella Settimana prima di Pasqua, si poteva assistere alle funzioni speciali previste dalla liturgia per il Giovedì, Venerdì e Sabato Santo[6], e all'interno di quelle del giovedì e del sabato all'esecuzione del Miserere di Allegri[7].

L'opera, famosa per la sua bellezza e per il profondo senso mistico che suscitava negli ascoltatori, era circondata da un'aura di fascino ancor maggiore perché non poteva essere copiata o asportata: la leggenda voleva che i papi, perché tale segreto non fosse divulgato, avessero posto la scomunica come conseguenza della violazione di tale divieto[8]. L'unico modo per udirla era presenziare alla Liturgia delle Tenebre nella Cappella Sistina il mercoledì e il venerdì sera.

Dunque molti viaggiatori, dopo aver ascoltato il brano, raccontarono della sua bellezza, ma nessuno ne possedeva lo spartito, che non poteva quindi essere eseguito altrove.

Si diceva che solo altre due copie fossero in mano una del re del Portogallo Leopoldo I e l'altra di padre Giovanni Battista Martini. Ma queste (cosa che aveva fatto infuriare il re Leopoldo che temeva di essere stato ingannato dal papa) contenevano la sola partitura di Allegri, senza gli abbellimenti che ne avevano fatto la fama.

Di fatto dal medioevo fino a quell'epoca queste fioriture non venivano mai scritte nelle partiture, ma in parte erano lasciate all'improvvisazione virtuosistica del solista e in parte erano piccoli blocchi preconfezionati che venivano inseriti nei brani eseguiti e che venivano tramandati oralmente da cantore a cantore.

Nell'aprile 1770 il quattrodicenne Wolfgang Amadeus Mozart si trovava a Roma insieme al padre Leopold; avevano già soggiornato a Bologna, dove forse il giovane aveva preso visione dello spartito in possesso del padre Martini.

Comunque, l'11 aprile a Roma Wolfgang ascoltò il mattutino del Giovedì Santo col Miserere e tornato a casa lo trascrisse grazie alla sua prodigiosa memoria. I due ritornarono dopo due giorni nella Cappella Sistina, dove il giovane, col manoscritto nascosto nel cappello, potè correggere i pochi errori che aveva fatto.

La cosa si riseppe in Roma e il papa, divertito dalla prodezza del giovane musicista, lo premiò decorandolo con lo Speron d'Oro.

Charles Burney, compositore inglese e viaggiatore, autore di preziose cronache dello stato della musica nei paesi che visitava, contattò i Mozart e visionò lo spartito rubato; dopo di che l'anno seguente diede alle stampe e di conseguenza divulgò per la prima volta lo spartito del Miserere di Allegri[9].

Questa ricostruzione dei fatti, tratta dalle lettere di Leopold Mozart alla moglie[10] e dal necrologio scritto dal biografo di Mozart, Frederich von Schrichtegroll[11], è stata recentemente criticata da Luca Bianchini[12].

La versione col Do sovracuto (Top C version)

Ai giorni nostri, complici anche le scelte dell'industria discografica, è diffusa una versione molto diversa da quelle scritte ed eseguite in passato.

Di fatto, quella che il pubblico conosce come la Top C version (EN) , tradotto significa la versione Do sovracuto) è una curiosa mescolanza effettuata a diverse riprese da interventi di musicisti, editori e discografici.

Già comparve un primo acuto nella versione del 1840 di Alessandro Geminiani-Pietro Alfieri: nel secondo coro venne trascritto un sol acuto, ma l'autore avvertì che il brano veniva cantato trasportato di una terza superiore (il sol diventava quindi un si).

Nel 1831 il musicista Felix Mendelssohn Bartholdy, come Mozart, copiò a memoria il Miserere dopo averlo ascoltato alla Sistina, mettendolo su rigo in do minore, cioè una quarta sopra all’originale di Allegri (il sol acuto diventava quindi un do sovracuto).

Nel 1880 la prima edizione del Grove Dictionary of Music and Musicians pubblicò il Miserere utilizzando per il primo coro la versione di Charles Burney e per il secondo coro uno spartito di ignota provenienza.

Infine, nel 1932, Robert Haas confezionò la nostra versione in uno spartito così composto: il primo coro e il verso finale sono quelli pubblicati da Charles Burney; il secondo coro è basato sulla trascrizione di Burney ma arricchita per metà dagli abbellimenti di Pietro Alfieri e per l'altra metà da quelli di Mendelssohn, sempre scritti una quarta sopra.

Da allora tutti i più famosi cori di musica sacra hanno eseguito e registrato questa versione, addirittura in qualche caso con il testo tradotto in inglese, come accadde per esempio nell'edizione del 1963 del King's College Choir di Cambridge.

La versione Top C, nella pur bizzarra elaborazione, ha comunque una bellezza che non lascia indifferenti, ed è diventato uno dei pezzi di musica sacra più popolari, anche se ha poco a che vedere non solo con quello che Allegri scrisse, ma neppure con ciò che fu mai cantato nella Cappella Sistina.

Bisogna segnalare che recentemente alcuni complessi musicali hanno recuperato – se non l'originale perduto – versioni filologicamente più aderenti allo scritto di Allegri.

Fonti
  • Andrea Adami da Bolsena, Osservazioni per ben regolare il Coro dei Cantori della Cappella Pontificia tanto nelle funzioni ordinarie che straordinarie Roma 1711
Note
  1. SATTB = superius, altus, tenor I, tenor II, bassus
  2. SSAB = superius I, superius II, altus, bassus
  3. Giuseppe Baini Memorie storico critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Roma, Dalla società tipografica, 1828 pag. 196.
  4. L'elenco è tratto dall'articolo del 2009 di Ben Byram-Wigfield, consultabile online
  5. Il ritmo vocale è formato non da una scansione temporale predeterminata, per es. 4/4, ma dalla scansione delle parole. Il gregoriano è il più tipico esempio di ritmo vocale.
  6. Per motivi di ordine pubblico in quei giorni la Liturgia delle Tenebre veniva cantata, anziché nel cuore della notte, al vespro del giorno precedente.
  7. Andrea Adami da Bolsena, Osservazioni per ben regolare il Coro dei Cantori della Cappella Pontificia tanto nelle funzioni ordinarie che straordinarie Roma 1711
  8. circostanza confermata anche da Leopold Mozart in una lettera spedita alla moglie datata 14 aprile 1770
  9. Op.cit.
  10. Alberto Basso I Mozart in Italia. Cronistoria dei viaggi, documenti, lettere, dizionario dei luoghi e delle persone Accademia Nazionale di Santa Cecilia 2006
  11. Friedrich von Schlichtegroll Mozart EDT 1990
  12. Luca Bianchini Mozart, cap. VIII Lo Speron d'Oro [file PDF online] 2011
Bibliografia
  • (FR) Charles Burney, De l'état présent de la musique en France et en Italie, dans les Pays-Bas, en Hollande et en Allemagne, ou Journal de Voyages Gênes 1809
  • Giuseppe Baini, Memorie storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Roma, Dalla società tipografica, 1828
  • (FR) François-Joseph Fétis, nella Biographie universelle des musiciens et bibliographie générale de la musique, Librairie de Firmin Didot Frères, Fils et C. 1866
  • Aa.Vv., Storia della musica, Fratelli Fabbri Editori, 1964
  • Giulio Confalonieri, Storia della musica, Edizioni Accademia, 1975
Voci correlate
Collegamenti esterni