Nancy Pereira

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Nancy Pereira, F.M.A.
Religiosa
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 86 anni
Nascita Pudukkuruchy India
14 agosto 1923
Morte Bangalore India
14 luglio 2010
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa 6 gennaio 1945
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Signore Gesù, figlio del Dio vivente, benedicimi e donami il tuo Santo Spirito perché il mio amore per te possa crescere in tutto ciò che faccio. Ti prego perché io non mi arrabbi quando vedo qualcosa che non va, ma donami la forza per provare a sistemarlo subito, senza aspettare che altri lo facciano al posto mio. Dio Amore, fammi vedere il bene in chi mi è accanto. Che io non sia critica, ma che impari ad essere una sorella amorevole. Fa' che io possa prevedere i problemi e che possa essere utile nell'ora del bisogno. Signore guidami in questa ricerca del bene e di Te, in tutto quello che faccio e vivo. Vivere è Cristo, Cristo è Amore, Amore è sacrificio, Sacrificio è gioia, Gioia è paradiso
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(Preghiera di Suor Nancy.)

Nancy Pereira (Pudukkuruchy India, 14 agosto 1923; † Bangalore India, 14 luglio 2010) è stata una religiosa, testimone e fondatrice indiana. All'inizio degli anni novanta aveva avviato a Bangalore (circa mille chilometri a sud di Bombay) un Fondo per i Poveri, rielaborando l'esempio della Grameen Bank del Bangladesh. Con quest'opera si guadagnò l'appellativo di Banchiera dei poveri. Fondò FIDES un programma di recupero sociale e di emancipazione culturale. Papa Giovanni Paolo II la definì imprenditrice dei poveri.

Biografia

Formazione

Nancy Pereira, quarta di cinque figli, nacque il 14 agosto 1923 in una famiglia molto unita e agiata dell'India meridionale, precisamente a Puducurichy in provincia di Travancore[1]

Già adolescente, andando a scuola, incrociò lo sguardo dei pariah[2], i poveri del paese. Sguardo che non la lasciò indifferente e che l'accompagnerà nel cammino di maturazione della scelta fondamentale della sua vita: la consacrazione religiosa. A diciassette anni, racconta lei stessa in un'intervista rilasciata nel 2002 all'allora responsabile dell'Ufficio Stampa mondiale dell'Istituto[3], sorprendendo parenti e amici, entrò nella casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Madras[4], dove tre anni dopo terminò la sua formazione come insegnante e iniziò quella di religiosa.

Non fu una scelta indolore in seno alla famiglia: madre, fratelli e sorelle, superato lo stupore iniziale, accettarono la sua vocazione. Il padre, invece, cristianamente generoso che forse con il suo esempio fu una delle molle scatenanti della scelta di Nancy, non voleva capacitarsi. Al compimento dei ventun anni, quando prese il treno che la portava a Madras per la vestizione, a salutarla c'era anche lui. Era un padre sorridente e affettuoso, che aveva finalmente accettato la sua scelta[5].

A Madras

Iniziò così il percorso vocazionale di suor Nancy nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice vissuto cinquant'anni a Madras. Dedicò i primi tempi all'insegnamento e, impegnata nel sociale, si occupò del coordinamento di centri giovanili e di catechesi presso la comunità religiosa. La madre superiora affidò a suor Nancy, quasi trentenne, l'incarico di progettare e organizzare un grande centro missionario, costruzione compresa. Al convento era stato donato un terreno, sul quale si voleva costruire un complesso scolastico pur non avendo risorse economiche sufficienti. Si improvvisò così costruttore e, a capo di un cantiere composto da quattrocento persone, tra uomini e donne, riuscirono a completare la costruzione con una somma molto inferiore rispetto al preventivo. Non sapeva nulla di scienze delle costruzioni e nemmeno di economia e quindi si affidò alla preghiera e al buon senso.

Negli anni 70 vissuti a Madras la dimensione spirituale della vita di suor Nancy registrò una svolta significativa: lavorava con le ragazze madri che raccoglieva per strada. La loro mortalità precoce dovuta a povertà di mezzi e alla mancanza di conoscenze che provocava un alto tasso di mortalità infantile, la indusse a riflettere. Incominciò a insegnare piccoli lavori artistici da vendere al mercato per avere somme di denaro sufficiente per la sussistenza e l'allattamento. Elaborò il progetto Nutrition per educare alla protezione della mamma nella gravidanza e alla cura del neonato. Si rese conto che la mortalità diminuiva e i bambini non nascevano sottopeso. Fu incoraggiata a continuare creando i Ladies Club. Radunava le donne per insegnare delle norme igieniche quali curare la propria persona, custodire la capanna e seguire una corretta alimentazione. La sua opera raggiunse così, a Madras, quindicimila famiglie annotando nel suo diario solamente la morte di due bambine.

Il progetto FIDES

Dagli anni Settanta elaborava già un programma di recupero sociale e di emancipazione culturale che, in particolare, dal 1993 si chiama progetto FIDES (Family Integral Development Education Scheme). Proprio suor Namcy con il suo fare sereno e sguardo lungimirante diede il via a un ente morale, finalizzato allo sviluppo delle famiglie dei villaggi e dei sobborghi di Bangalore e all'apertura dello sportello "Fondo per i poveri", modellato sullo schema dei micro-crediti della Grameen Bank di Muhammad Yunus[6], in Bangladesh.

A Bangalore

Nel 1993 fu trasferita a Bangalore[7] nella comunità religiosa Sacred Heart Convent nella periferia Virgonagar da dove, a circa ventiquattro chilometri, sorge lo slum Muni (baraccopoli) Venkatappa garden [8], nella periferia Ulsoore. la cui popolazione, per la maggior parte, era immigrata dal Tamil Nadu[9] e dall'Andra Pradesh[10], regioni più povere dove si parlano lingue diverse dal Kannada[11]. Quando arrivò a Ulsoore c'era un clima di violenza. Anche gli operatori sociali avevano paura a entrarci. Gli omicidi erano frequenti. La gente era affamata, viveva nella povertà assoluta senza nessuna assistenza. Gente povera, analfabeta, ma innamorata della vita. Nel 1994 ogni famiglia aveva un numero medio di otto figli (da un minimo di cinque a un massimo di tredici). Il diario di FIDES del 18 agosto 1993 recita:

« Bambini e giovani sono spesso lasciati completamente a sé stessi. Sembrano pecore senza pastore. »

Solo un numero esiguo frequentava la scuola, molti l'abbandonavano, perché tanti erano impegnati come forza-lavoro. Proprio qui la suora salesiana cominciò l'opera di promozione umana: dall'alfabetizzazione degli adulti all'educazione all'igiene delle giovani mamme, dall'insegnamento di un mestiere al sostegno negli studi fino al diploma o alla laurea.

Suor Nancy compie gesti semplici camminando tra le baracche: saluta sorridendo, dà umilmente una mano alle mamme che lavano i bambini, ai giovani che trasportano carichi pesanti. E a vincere per prime il sospetto sono proprio le donne. Qualcuna, spinta dalla necessità, le domanda perché un suo bambino perde peso rapidamente, oppure perché il bambino della sua amica è nato morto, mentre gli uomini guardano infastiditi. Le risposte sono evidenti: malnutrizione di mamme e bambini, alcolismo degli uomini.

I poveri chiedono però fatti e non parole. Un giorno si presentò alla missione una giovane donna, vedova con tre figli, chiedendo un po' di cibo. Dopo essersi rifocillati suor Nancy disse: « Ti darò ciò di cui hai bisogno, ma ti insegnerò a guadagnartelo». Accompagnata la donna nel giardino della missione, raccolse dei fiori suddividendoli in diversi mazzi; poi, recatesi alla stazione ferroviaria, le insegnò come venderli ai viaggiatori. Nel giro di un paio d'anni la donna aprì un negozio di fiori che successivamente divenne un'impresa.

Il programma di suor Nancy punta decisivo sulle donne del villaggio. Sono le persone più svalutate: fin dalla nascita definite paraya dhan (proprietà di altri) e vendute in matrimoni precoci, passando dall'autorità assoluta del padre a quella del marito, senza l'opportunità di maturare completamente come persone. Cercava almeno di insegnare loro a leggere; compito arduo in una realtà dove talvolta le vedove si uccidono con i figli per non rischiare di venire escluse dalla società.

E proprio tra queste donne vide nascere tre cooperative, tre panetterie, due stamperie e un ristorante e le sostenne nella realizzazione di piccole aziende familiari. L'efficacia è testimoniata dal fatto che il 98% delle persone restituiscono nel primo anno il denaro attraverso l'attività avviata. Igiene, sanità, alimentazione e cura dei neonati: sono tra gli ambiti che impegnano il gruppo che coadiuva la religiosa indiana. Insegnò l'uso di panni bolliti nell'acqua per il trattamento delle partorienti permettendo di abbassare del 90% la mortalità dei bambini e delle mamme per infezione post-parto. Educare le mamme affinché i loro bambini non contaminino l'acqua dei pozzi permise la riduzione di numerose epidemie. Tremila famiglie, per un totale di circa quindicimila persone, che prima non avevano cibo, hanno oggi due pasti e un reddito sicuro. Tutti i bambini vanno a scuola. Oltre 5.500 fanciulli e preadolescenti possono contare sul sostegno a distanza. L'alcolismo non è più una costante, tanto che suor Nancy amava ripetere: « Credo nell'educazione e nel lavoro. Sono i due modi per vincere la miseria. Credo nella possibilità di offrire alla gente gli strumenti per rinascere e sperare in un futuro, per pensare, decidere e agire». La baraccopoli così così stile di vita, insieme ai quindici villaggi vicini[12]. Il progetto FIDES, con le sue radici, ha toccato nel 2001 lo slum Kaverinagar, a quindici chilometri da Bangalore, nel quale vivono 2.500 famiglie. E nel 2004 ancora cinque villaggi dove ci sono quasi 1.200 famiglie. Attualmente FIDES ha cura di ventimila famiglie.

Proprio nello slum, dopo alcuni mesi, creò un centro in cui, a prezzi simbolici, le mamme potevano comprare un piatto di riso arricchito con carne bianca e verdura cotta. Anche gli uomini vi compravano. Tuttavia, molti la pensavano come il vecchio Babu del paese che proclamava: « Se hai un problema, bevi e ti passerà». L'alcool era prodotto in casa frugando tra i rifiuti tutto quanto era fermentabile, con batterie d'auto scaldavano distillatori trovati chissà dove. I più intraprendenti vendevano quell'alcol in sacchetti di plastica da un quarto di litro, un alcol che rovinava il fegato, trasformando gli uomini in persone violente che prosciugavano i pochi risparmi familiari.

L'alcol era la piaga principale contrastato con qualche successo da suor Nancy con una campagna informativa. Innanzitutto, usava la dissuasione, parlando con gli uomini e le loro donne. Ma anche con un gruppo di medici e psicologi. La prima mossa della religiosa fu di prendere contatto con il «Centro alcolisti anonimi» della città. La seconda quella di vigilare su Babu: poche battute, diverse fiale di medicina somministrate nei momenti di crisi epatiche e moltissimi rosari. Babu si lasciò portare al «Centro alcolisti anonimi». Dopo il percorso rieducativo anche lui si prodigò per convincere gli amici alcolisti a frequentare le sedute del Centro e inoltre modificò l'antica frase con una nuova: « Se hai un problema, c'è sempre qualcuno che ne ha dieci più di te. Insieme ci si fa coraggio».

FIDES, ente morale per la famiglia

Avvalendosi di un fondo iniziale stanziato dalla Provincia Autonoma di Bolzano (350 mila rupie ossia settemila euro) in conformità con le direttive della legge del 1991 sulla cooperazione e lo sviluppo[13], suor Nancy aprì lo sportello bancario Fondo per i Poveri, per creare uno strumento di sviluppo equo, non di tipo assistenziale, dando ai paria la possibilità di accedere a finanziamenti che altri non avrebbero mai concesso. La struttura che organizza i corsi e gestisce i crediti si chiama FIDES ed è l'ente morale che ha ideato un vero e proprio itinerario di sviluppo per la famiglia intesa come nucleo di riferimento, di supporto e di maturazione della persona e come unità costitutiva della società.

Iniziò con questa somma a lavorare con le donne, per le quali avviò un progetto biennale di formazione al risparmio. È collaborata da un gruppo di quattro suore e ventotto laici. I crediti concessi da FIDES finanziano progetti per la creazione di reddito: laboratori di artigianato, mercatini ambulanti, allevamento di animali da cortile, costruzione o ampliamento di case da dare in locazione. Le condizioni per ottenere il prestito sono aver frequentato il settantacinque per cento degli incontri formativi organizzati dall'ente, essere titolare di un libretto di risparmio nel quale è depositato almeno il dieci per cento di quanto chiede e, infine, imparare a leggere e a scrivere per poter gestire in autonomia la propria iniziativa imprenditoriale. Protagoniste dei progetti sono le donne[14] che gradualmente si riscattano da una situazione di schiavitù.

« Al nostro arrivo le donne non potevano uscire di casa, obbedivano agli uomini in tutto, non avevano dignità, né cura per sé stesse. Adesso, nelle famiglie, donne e uomini si consultano prima di prendere una decisione, mettono insieme il guadagno e gestiscono il risparmio. »

A suor Nancy va il merito di aver costruito quasi un punto d'incontro tra la fede occidentale e quella orientale perché nei villaggi e nell'equipe allargata il dialogo tra le religioni è realtà quotidiana: pregano assieme cattolici e induisti. « Religione diversa, ma stessi valori morali. Si prega insieme mezz'ora ogni mattina e due ore al Sabato, quando invitiamo tutti a unirsi a noi e molti effettivamente vengono», commenta suor Nancy. Uno degli ultimi progetti, prima della sua morte, fu l'ampliamento di una casa di accoglienza per bambini abbandonati.

Filosofia

« Spesso i poveri non si fidano di quelli che vogliono aiutarli perché è arduo accompagnare chi è povero senza togliergli ancora di più la dignità. Ci vuole tanta umanità. Rifletto spesso sulla povertà, lavoro con i poveri e mi sento più ricca nella vita spirituale. La loro miseria è un grido. Lavoro perché dalla miseria si passi alla povertà e poi al recupero di una vita dignitosa. Per questo prego molto. Io non ho di più, siamo alla pari. Bisogna essere alla pari materialmente per operare in questa terra un cambio educativo. Ho imparato a cercare la soluzione dei problemi pregando. Dormo solo quattro ore perché, all'alba, passo alcune ore in adorazione, anche se tutta la giornata è una preghiera... Mi piace conversare con il Signore. Il mio dialogo è spontaneo e avviene anche attraverso la Sacra Scrittura. La Bibbia ha cambiato la mia vita. In essa è racchiuso il modo come il Signore trattava i poveri. Io imparo dalla Bibbia. Capisco di più la mia vita e quella degli ultimi »

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È proprio la sua filosofia: « non regalare il pesce, ma insegnare a pescare a dissipare le diffidenze per far diventare i poveri protagonisti della loro liberazione. A me non piace fare regali perché così educheremmo solo a elemosinare, mentre i prestiti che faccio educano i poveri al lavoro».

Riconoscimenti

Il 29 settembre 2003, all'età di ottant'anni, suor Nancy Pereira è stata insignita a Padova del Premio internazionale Sant'Antonio. Nel 2000, la televisione italiana di Stato ha trasmesso il film Un dono semplice, che ha messo in scena la sua vita.

Note
  1. Il Regno di Travancore fu uno Stato principesco del subcontinente indiano, attualmente corrispondente all'incirca alla metà meridionale della provincia di Kerala (regione più cattolica dell'India nell'Unione Indiana, avente per capitale Trivandrum (oggi Thiruvananthapuram).
  2. Secondo Max Müller sono i cosiddetti della campanella, detta in Tamil parai o paraiyan chi la suona, che una volta erano obbligati a portare per avvertire i bramini (casta sacerdotale specializzata) di non esporsi per non essere imbrattati dalla stessa ombra di un essere inferiore. Nome indiano delle persone dell'infima asse sociale esclusa dai diritti comuni. Persona che vive miseramente.
  3. Dal 1996 al 2012 il responsabile fu suor Maria Trigila
  4. Sino al 1996 la città conosciuta col nome di Madras, è oggi il nome del nucleo centrale di Chennai (in tamil traslitterazione: Ceṉṉai), suddivisione dell'India classificata come municipal corporation, capoluogo del distretto di Chennai, nello stato federato del Tamil Nadu di cui è la capitale. La città, importante centro commerciale e industriale, vanta un ricco patrimonio culturale e artistico.
  5. Il padre di suor Nancy morì due anni dopo.
  6. Muhammad Yunus nacque e visse a Chittagong, principale porto mercantile del Bengala, nell'India nord-orientale. Laureato in economia, insegnò nell'Università di Boulder, in Colorado e alla Vanderbilt University di Nashville, Tennessee. Diresse il dipartimento di economia dell'Università di Chittagong. Nel 1977 fondò in Bangladesh, la Grameen Bank, un istituto di credito indipendente che pratica il micro-credito senza garanzie. Grameen è una banca rurale (grameen in bengalese significa contadino) che concede prestiti e supporto organizzativo ai più poveri, altrimenti esclusi dal sistema di credito tradizionale. Fino a oggi la banca ha concesso prestiti a più di due milioni di persone, il 94% delle quali donne. Grameen ha attualmente 1.048 filiali ed è presente in 35.000 villaggi e in diverse città nel mondo. Grameen non solo presta denaro ai poveri, ma è posseduta da questa stessa gente, che nel tempo è diventata azionista della banca. sito web della banca su grameen-info.org. URL consultato il 17-12-2023>
  7. Bangalore è una suddivisione dell'India, classificata come municipal corporation, capoluogo del distretto urbano di Bangalore, del distretto rurale di Bangalore e della divisione di Bangalore, nello stato federato del Karnataka di cui è la capitale e la città più grande. In base al numero di abitanti la città rientra nella classe I (da 100.000 persone in su). Città dai forti contrasti, situata sull'altopiano di Mysore a 949 mslm. Sede di istituti di ricerca nel campo scientifico e di considerevoli società informatiche al punto da assicurarle la fama di Silicon valley dell'India; ma anche luogo di ampie baraccopoli, gli slums.
  8. Il Muni Venkatappa Garden era una grande giardino di alberi di cocco nella zona del lago di Ulsoor. Vi risiedevano alcune famiglie, per lo più originarie delle regioni di Tamil Nadu e Andra Pradesh. Queste pagavano mensilmente al proprietario, Muni Venkatappa, un affitto di 1.5 rupie. Il rifiuto delle famiglie di lasciare il giardino aprì una disputa con il proprietario che fu portato nel 1962 in tribunale. Gli affittuari rivendicarono il diritto di acquistare la proprietà in cui da lungo tempo risiedevano e chiedevano l'applicazione di una legge che limitasse l'estensione della proprietà terriera. Vinsero la causa e il terreno venne diviso tra le 439 famiglie residenti che al posto degli alberi costruirono le loro capanne.
  9. Il Tamil Nadu è lo stato meridionale dell'India bagnato dal golfo del Bengala, è la patria dell'antica civiltà dravidica, ricca di tradizioni religiose, letterarie, filosofiche e artistiche. È nel Tamil Nadu che nacque la famosa danza ritmica indiana Bharat Nathyam che veniva eseguita nei templi in onore degli dei. La capitale del Tamil Nadu è Chennai (Madras), nota come "l'accesso per il Sud".
  10. Andra Pradesh è un grande stato dell'India centrale. Particolare di questo stato è la situazione delle caste. Ci sono quattro varnalu (colori/divisioni/gruppi). I quattro gruppi sono formati da intellettuali e presbiteri (Brahmin varnamu), regnanti e guerrieri (Kshtriya varnamu), contadini e commercianti (Vaishya varnamu) e tutti gli altri lavoratori senza i quali la società non potrebbe andare avanti (Shudra varnamu). Se la società è Dio, la sua testa sono gli intellettuali e i sacerdoti, le spalle i guerrieri e i militari, il tronco la comunità degli agricoltori e uomini d'affari e le sue membra sono i lavoratori che adempiono le necessità basilari della società a partire dal lavoro nei campi fino alla costruzione di templi, senza i quali la società non potrebbe andare avanti. Chiunque può diventare un Brahmin Varna, ma deve essere nato nella casta per farne parte. La casta non è un varnamu. La casta è una identità tribale. Ogni casta ha degli dei e distinte formalità sociali. L'interazione tra varie caste è difficile a causa di queste considerazioni religiose, culturali e tribali. Oggi, tutte le caste (tribù) nell'Andra Pradesh sono divise in quattro categorie: Comunità Avanzate (FC), Comunità Arretrate (BC), Caste Schedate (SC) e Tribù Schedate (ST). Per ulteriori informazioni vedi: Metcalf B. D., Metcalf T. R., Storia dell'India, Mondadori, Milano, 2004; Torri M., Storia dell'India, Laterza, Roma - Bari, 2000; Wolpert S., Storia dell'India dalle origini della cultura dell'Indo alla storia di oggi, Bompiani, Milano, 1998.
  11. Lingua locale di Bangalore.
  12. Tra il 1995 e il 1996 FIDES ha prestato attenzione a dieci villaggi: Avalahalli, Bandapura, Cheemasandra, Chinnagenahalli, Doddabanahalli, Doddabanahalli Colony, Hirandahalli, Kondaspura, Veerenahalli, Virgonagara (il suffissio halli o pura significa villaggio). Nel 2004 se ne sono aggiunti altri cinque: Bayyappanahalli, Bommanahalli, Hanjirahalli, Kottugalahalli, Marasandra.
  13. La legge sulla cooperazione e lo sviluppo (per i paesi terzi) è la Legge 49/87. Nel 1991 c'è la legge dell'8 novembre, n. 381 che disciplina le cooperative sociali. Questa legge è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, 3 dicembre 1991, n. 283.
  14. L'inferiorità della donna rispetto all'uomo è stata sancita in India nel V secolo a.C. dal Codice di Manu, la più importante raccolta di leggi indiane. Nei secoli si è consolidata l'immagine di una donna votata al sacrificio, all'obbedienza, alla venerazione del marito, alla fedeltà, fino ad arrivare, rimasta vedova, al sacrificio volontario sul rogo del marito (sati). Ma non sempre la condizione della donna è stata così, per esempio, presso i Dravida, i più antichi abitanti del paese e poi nella società vedica, ove era di rigore la monogamia, essa manteneva nella famiglia una posizione di privilegio, come moglie e come madre: partecipava alle cerimonie religiose, talvolta anche come officiante, riceveva una buona educazione, prendeva parte alla vita culturale, tanto che alcuni degli inni vedici si pensò fossero opera di donne. Ma con il sopraggiungere delle invasioni straniere finisce quest'epoca tranquilla. Per ragioni di sicurezza, le donne vennero relegate nelle case e allontanate gradualmente dalla vita civile, in seguito l'instaurarsi del rigido sistema delle caste e le consuetudini degli invasori musulmani con la loro poligamia e la reclusione delle donne nell'harem, rovesciarono la situazione. Alla donna fu imposta: assoluta sottomissione al marito, rispettosa ubbidienza ai suoceri, schiavitù che si allentava col passare del tempo e con la crescita dei figli, che davano alla moglie una certa autorità. Un capitolo difficile nella storia della donna in India è quello del sati, abolito nel 1956 con il Widow Remarriage Act (che non ha cancellato del tutto il codice imposto alla vedova). Il sati è un'usanza antica conosciuta già da Plutarco, che l'aveva commentato definendolo una prova di fedeltà. Tale sacrificio non costituiva per le vedove una regola (era infatti volontario) ed era diffuso solo nelle caste superiori, quella militare e principesca, ma ne venivano escluse le donne incinte e che dovevano allevare la prole. Spesso era la famiglia che spingeva la donna a compierlo per onore della stessa. La colonizzazione inglese introdusse notevoli cambiamenti a favore della donna, quali la proibizione dell'infanticidio femminile e della sati, il divieto di matrimoni infantili, il permesso alle vedove di sposarsi nuovamente e il riconoscimento dei loro diritti di successione. All'inizio del XX secolo, le donne cominciarono a prendere coscienza di sé e a formare le prime associazioni femminili. Nel 1931 ottennero il diritto di voto. Gandhi sostenne l'emancipazione delle donne, rifacendosi a un principio femminile assoluto che risale alle origini matriarcali della società indiana. Fino al 1947 il movimento femminile fu strettamente legato a quello per l'indipendenza dal dominio britannico, poi le donne impugnarono la propria causa per ottenere l'accesso all'educazione e la partecipazione attiva alla vita pubblica e politica. Tra il 1960 e il 1970 appoggiarono movimenti e campagne sociali contro l'aumento dei prezzi, il diritto di proprietà della terra ai contadini e le questioni ambientali. Il governo indiano, pur avendo ratificato nel 1993 la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e istituito ufficialmente una Commissione nazionale per le donne, in verità tutela con difficoltà i diritti di queste donne. Esse e le bambine sono, tuttora, vittime di profonde discriminazioni all'interno della società. Eppure le donne svolgono un ruolo vitale per l'economia del paese, occupandosi dell'80% delle attività extr'agricole. Nei villaggi, invece, la donna si occupa soprattutto della famiglia. Per questo argomento cfr: Di Rico L., Quartieri F., Essere donna in Asia, EMI, Bologna, 2004, pp. 84-95; Sainath P., India: non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere, in Corriere dell'UNESCO, Giunti, Milano, 2001, pp. 44-46.
Bibliografia
  • Silvia Napolitano, Un dono semplice, Rai Radiotelevisione Italiana, Roma, 2000, Libro fiction, su suor Nancy Pereira, realizzato per Rai 2 su sceneggiatura di Silvia Napolitano, attori Virna Lisi, F. Murray Abraham, Valeria D'Obici, girato in Sri Lanka nel 2000 e prodotto da Giovanni Di Clemente per Clemi Cinematografica
  • Maria Trigila, Accanto ai poveri con amore autentico, in L'Osservatore Romano, Città del Vaticano, sabato 6 maggio 2000, p. 7
  • Maria Trigila, L'opera di assistenza sociale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in L'Osservatore Romano, Città del Vaticano, sabato 21 ottobre 2000
  • Maria Trigilain Nova et Vetera, India: premiata con la mimosa d'oro suor Nancy Pereira
  • Giusy Pedà, Il coraggio della dignità. Sister Nancy Pereira, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo (Milano), 2004
  • Maria Trigila, Operaia del vangelo: suor Nancy Pereira, in "Rivista di Scienze dell'Educazione", nº 43, 2005, 2, 218-233
  • Teresa Thomas, My vocation is to serve the poor, a Biography on Sr. Nancy Pereira FMA, kristu Jyoti Publications, Bangalore, 2011
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 10 febbraio 2024 da Suor Maria Trigila, laureata in lettere, in comunicazione sociale e diplomata in scienze religiose.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.