Paliotto
Il paliotto è un rivestimento mobile dell'altare che serve a coprire il fronte, eventualmente i lati e talora il retro dell'altare; per estensione, anche la decorazione fissa del fronte dell'altare. Esso può essere in tessuto, dipinto o ricamato, semmai con frange, in legno, metallo, pietra, avorio o cuoio. Se di stoffa, il paliotto cambia colore secondo la liturgia.
Il termine paliotto deriva dal latino palliun che significa "drappo".
Il paliotto viene anche detto con termine improprio, o comunque non preferibile, antependio o frontale.
Storia
Il Liber Pontificalis ci documenta che già nel IV secolo era uso nelle basiliche costantiniane coprire l'altare con metalli preziosi, o almeno stoffe sontuose, come vediamo nei mosaici della Basilica di San Vitale e della Basilica di Sant'Apollinare in Classe a Ravenna.
Dopo l'XI secolo, con l'addossamento dell'altare alla parete di fondo della chiesa, se ne rivestiva solo la parte anteriore. Questo paramento si stabilizzava in questa forma nei secoli successivi, fino a trovare una sua codificazione con il Concilio di Trento. Infatti, San Carlo Borromeo ricorda che il pallio dell'altare poteva anche essere di dimensioni leggermente più grandi rispetto alla fronte dell'altare con una cornice per la base, una frangia d'oro e di seta per quella superiore e un rivestimento di stoffa da ripiegare in alto sotto la tovaglia, dotato internamente di anelli e ganci per aderire al telaio. Come decorazione contemplava al centro la croce o le immagini dei santi cui era dedicato l'altare.
Il paliotto doveva essere per:
- giorni festivi in seta broccata d'oro o argento;
- giorni feriali e per le chiese povere in seta semplice o filaticcio.
Esemplari significativi
Tra gli esempi più celebri si ricordano:
- Altare del duca Ratchis (737 - 744), in pietra istriana, conservato nel Museo Diocesano Cristiano e del Tesoro del Duomo di Cividale del Friuli, rivestito da quattro paliotti.
- Altare d'Oro di sant'Ambrogio (824 - 859), opera di oreficeria carolingia eseguita dal maestro Vuolvinio, collocato nella Basilica di Sant'Ambrogio di Milano; questo paliotto è di legno rivestito da lamine d'oro nella facciata anteriore e d'argento dorato in quella posteriore, lavorate a cesello e divise in riquadri da fasce di smalti con gemme incastonate.
- Paliotto (XII secolo), in argento sbalzato, cesellato e dorato, capolavoro dell'oreficeria romanica che la tradizione vuole sia stato donatoalla Cattedrale dal papa Celestino II nel 1143, ora conservato presso il Museo Diocesano del Duomo di Città di Castello. L'opera è decorata:
- al centro, Gesù Cristo cronocratore fra i simboli degli Evangelisti;
- ai lati, suddivisi in scomparti, Annunciazione, Visitazione e Natività di Gesù; Adorazione dei Magi e Presentazione di Gesù al Tempio; Fuga in Egitto e Cattura di Gesù, Crocifissione.
- Paliotto con due pannelli raffiguranti Comunione degli Apostoli sotto le due specie (fine XIII - inizio XIV secolo), ricamato in oro, di manifattura bizantina, conservato presso il Museo della Collegiata di Castell'Arquato.
- Altare di san Jacopo (1316), in argento sbalzato e cesellato, di Andrea di Jacopo d'Ognabene, conservato presso la Cattedrale di San Zeno a Pistoia, rivestito da tre paliotti.
- Paliotto dell'arcivescovo Giovanni Carandolet (1520 - 1544), in velluto e tela di lino ricamata, con elementi precedenti come il Gruppo di sei aquile (metà del XIII secolo), in argento dorato e sbalzato, paste vitree e smalti, opere dell'opificio del Palazzo Reale. Il paliotto è conservato presso il Tesoro della Cattedrale di Palermo.
- Paliotto a motivi floreali con Gesù Cristo crocifisso (XVIII secolo), in seta e fili d'argento e policromi, di manifattura siciliana, conservato presso il Museo Diocesano di Patti.
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