Profeta (ebraismo)
Profeta (in ebraico נְבִיא, nevì, pl. נְבִיאִים nevi'ìm, in greco προφήτης, prophētēs) è nell'Antico Testamento una persona che parla in nome e per conto (pro-) di Dio.
Anche se nelle lingue contemporanee l'accezione prevalente del termine riguarda la predizione di eventi futuri, questa caratteristica è presente, ma non in maniera principale né esclusiva, nell'operato dei profeti ebraici.
Nell'antica società ebraica, in particolare tra l'XI e il V secolo a.C., il profeta era una figura religiosa fondamentale, insieme al sacerdote e al levita.
Contesto
Per approfondire, vedi la voce Profeta (Oriente antico) |
Il fenomeno della profezia non era limitato alla sola religione ebraica ma era presente anche in altre società e religioni dell'antico vicino oriente: fenomeni simili sono conosciuti a Mari a partire dal XVIII secolo a.C., e nella Fenicia della fine del II millennio a.C..
Gli stessi testi dell'Antico Testamento testimoniano la presenza di profeti tra altri popoli, come Balaam. Tuttavia, almeno da quanto ci lasciano intravedere le fonti, i profeti non hanno assunto altrove la stessa importanza che invece hanno assunto in Israele. La fede ebraica è stata modellata in gran parte da essi o sotto la loro influenza.
Persone e libri
Per approfondire, vedi la voce Neviìm |
L'Antico Testamento descrive la vita, l'operato e i detti (oracoli) di un notevole numero di profeti, nonché di alcune profetesse. Ad alcuni di questi sono attribuiti interi libri biblici. Il moderno metodo storico-critico ha dimostrato che in alcuni casi (p.es. Isaia, Daniele) gli oracoli provengono da epoche storiche diverse e sono stati accorpati, talvolta attraverso il procedimento della pseudoepigrafia, a detti precedenti.
Comunemente i profeti sono distinti in maggiori e minori:
I Profeti Maggiori sono:
- Isaia, autore dell'omonimo libro
- Geremia, autore dell'omonimo libro
- Ezechiele, autore dell'omonimo libro
Ai tre grandi profeti la successiva tradizione cristiana associa Daniele, presentato come autore dell'omonimo libro, ma la tradizione ebraica, pur accettando la natura profetica dei suoi scritti, ne colloca il libro nel gruppo degli Scritti (Ketuvim)[1].
I Profeti Minori[2] sono:
- Osea (libro)
- Gioele (libro)
- Amos (libro)
- Abdia (libro)
- Giona (libro)
- Michea (libro)
- Naum (libro)
- Abacuc (libro)
- Sofonia (libro)
- Aggeo (libro)
- Zaccaria (libro)
- Malachia (libro)
Oltre a questi, i testi ebraici descrivono altri profeti ai quali però non è riferito un libro biblico, i principali dei quali sono Elia ed Eliseo.
Il Talmud[3] riconosce come profeti, tra i personaggi dell'Antico Testamento, 48 maschi e 7 femmine[4]
Istituzione e carisma
Una distinzione importante circa la figura del profeta nei testi ebraici riguarda il suo status istituzionale. I profeti possono essere distinti in istituzionali, itineranti e carismatici.
In ogni caso la distinzione non è netta: sono testimoniati singoli profeti di corte (Natan, Gad) che hanno avuto rapporti critici col re Davide (2Sam 12; 24 ), e anche Eliseo, Isaia e Geremia sembrano legati all'ambiente di corte.
Profeti istituzionali
Diverse volte vengono citati dei "profeti", per lo più anonimi, al plurale, che appaiono avere nella società del tempo un ruolo istituzionale vero e proprio, principalmente legato alla monarchia (cfr. 1Re 22 ).
Questi profeti, di fatto stipendiati dal re, non sono caratterizzati da una predicazione particolarmente antagonista e riformista. La frase attribuita al profeta di corte Natan e rivolta al re Davide: "Va', fa' quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te" (2Sam 7,3 ) doveva essere particolarmente ricorrente tra i profeti di corte.
A questo tipo di profeti erano delegati anche incarichi istituzionali come l'unzione di re, sacerdoti e dei nuovi profeti.
I profeti istituzionali non appaiono comunque legati al culto del tempio di Gerusalemme, che spettava alle altre figure istituzionali dei sacerdoti e dei leviti. In questo senso i profeti ebrei non differiscono particolarmente dalle figure istituzionali omologhe presenti nelle altre antiche società orientali, dove però erano maggiormente legate ai santuari, e dove conservavano sempre un rapporto con il culto.
Da alcuni passi biblici sembra che la componente mistica-entusiastica (estasi, musiche, canti, danze), peraltro non esclusiva di essi, fosse una parte importante del loro operato (1Sam 19,20-24 ; 1Re 22,6.10-28 ).
Profeti itineranti
In alcuni episodi (cfr. 1Sam 10,5-8 ) sono citati gruppi di anonimi profeti che sembrano essere itineranti.
Essi sono caratterizzati da un comportamento mistico-estatico[5]. Non è chiaro il loro legame con i profeti istituzionali di corte.
Profeti carismatici
La maggior parte dei singoli profeti sopra elencati non sembrano essere legati direttamente all'ambiente di corte e a comportamenti estatici. I testi biblici presentano una diretta chiamata di Dio che segna l'inizio della loro attività.
La predicazione di questi profeti, diversamente da quelli istituzionali, appare prevalentemente in contrasto con il re, con i sacerdoti, con il popolo e con i profeti istituzionali. Anzi, la loro chiamata da parte di YHWH è spesso finalizzata al rimprovero e alla denuncia di comportamenti che si allontanano dal suo volere, sia in materia religiosa che di giustizia sociale.
Caratteristiche e funzioni
Le parole e l'operato dei profeti sono legate al loro preciso contesto storico, che non sempre ci è noto con precisione. I principali temi della loro predicazione sono:
- la condanna delle nazioni straniere, viste come idolatre, o alle quali, invece che a Dio, il popolo o il re si rivolgevano cercando aiuto;
- la denuncia del culto delle divinità straniere, in particolare la divinità cananea Baal;
- la denuncia delle ingiustizie sociali: tutti i soprusi verso poveri, vedove, orfani, stranieri;
- l'esortazione a mantenere la fede in YHWH anche nei momenti di particolare difficoltà; così, per esempio, Isaia nell'occasione della Guerra siro-efraimita, o Ezechiele e Geremia durante l'esilio a Babilonia; i profeti mantengono viva la speranza che le cose volgeranno infine al meglio;
Spesso poi gli oracoli profetici avevano per oggetto indicazioni di natura prettamente politica rivolte ai re, come quando Geremia predica la sottomissione alla potenza babilonese (38,14-23).
Circa le modalità dell'operato dei profeti si distinguono:
- oracoli, cioè detti e parole di Dio (solitamente brevi) che il profeta riferisce al popolo; sono tradizionalmente distinti in:
- talvolta questi oracoli si riferiscono al futuro, da cui l'accezione attualmente comune di "profeta" come colui che predice;
- visioni, che possono essere semplici immagini e scene (un ramo di mandorlo, Ger 1,11 , due cesti di fichi, Ger 24,1 ), oppure vere e proprie drammatizzazioni di carattere apocalittico-soprannaturale (Ez 1-3;37 ; Dn 7 );
- gesti allegorici, come quello del giogo di Geremia (27-28);
- miracoli, come quelli di Eliseo (2Re 5-6 )
La linea del giudizio e della grazia di Dio corre attraverso la storia degli uomini, e la parola dei profeti ne mette in luce ora un aspetto e ora un altro, a seconda del particolare momento storico.
- Nei profeti anteriori all'esilio predomina l'annunzio del giudizio di YHWH (Am 5,18-20 ; Is 2,12-17 ecc.), la denuncia del peccato del popolo (Amos, Osea, Isaia, Geremia, ecc.), l'annunzio della santità di Dio (Is 1,4; 6,3 ; ecc.), la lotta contro le false sicurezze offerte dalle alleanze (Is 30,1-5; 31,1-3 ; Ger 27 ) o dalle osservanze ed istituzioni religiose (Is 1,10-17 ; Ger 7,1-15 ; ecc.). Non manca però in questi profeti neppure l'annunzio dei tempi futuri in cui Dio darà pace e vittoria al suo popolo e farà di Israele il centro delle nazioni (cfr. Is 9,11 ; Mi 4,1-5 ).
- Nei profeti che vivono durante e dopo l'esilio, a cominciare con la seconda parte di Ezechiele, predomina, invece, l'annunzio della salvezza (Ez 37,1-14 ; Is 40,9-11 ; ecc.), della restaurazione ad opera della potenza del Dio creatore (Is 40,21-26; 44,24-28 ), che governa le nazioni (Is 43,1-7; 45,1-7 ).
- Più tardi i profeti si adoperarono per la ricostruzione della comunità religiosa giudaica quale comunità destinata a ricevere le promesse della fine dei tempi.
L'annuncio del Messia
Per approfondire, vedi la voce Messia |
Molti profeti hanno annunziato che nell'avvenire Dio avrebbe compiuto le sue promesse, ed hanno perciò parlato del Messia. Il messaggio profetico, come quello di tutto l'Antico Testamento, rimane così aperto verso un compimento futuro. Da questo aspetto importante, ma non esclusivo della predicazione dei profeti, è sorta l'opinione, parziale, se non erronea, che i profeti fossero anzitutto dei veggenti che pronosticarono la venuta di Cristo, fissandone ogni singolo particolare.
Il Nuovo Testamento annunzia effettivamente che Gesù ha compiuto l'attesa profetica di Israele.
Note | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|