San Benedetto Giuseppe Labre
San Benedetto Giuseppe Labre Laico | |
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Santo | |
Antonio Cavallucci, San Benedetto Giuseppe Labre (1795), olio su tela; Boston (USA), Museum of Fine Arts | |
Età alla morte | 35 anni |
Nascita | Amettes 26 marzo 1748 |
Morte | Roma 16 aprile 1783 |
Sepoltura | Roma, Chiesa di Santa Maria ai Monti |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 20 maggio 1860, da Pio IX |
Canonizzazione | 8 dicembre 1881, da Leone XIII |
Ricorrenza | 16 aprile |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 16 aprile, n. 11:
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San Benedetto Giuseppe Labre, detto il vagabondo di Dio (Amettes, 26 marzo 1748; † Roma, 16 aprile 1783), è stato un pellegrino e laico francese. La sua vita viene portata ad esempio di come nessuna condizione, nemmeno quella della povertà più gravosa, possa essere di ostacolo alla santità. È Venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Biografia
Nacque in una famiglia numerosa, nella quale i genitori riuscivano a tirare avanti a fatica coltivando un pezzetto di terra e gestendo una piccola merceria. Grazie alla sua intelligenza, uno zio parroco si incaricò di dargli i primi insegnamenti scolastici.
Fece domanda per entrare in un monastero trappista, ma non fu accolto. Provò con altri monasteri, ma fu sempre respinto. Fece un mese di prova in un monastero certosino e poi fu giudicato non idoneo.
Riuscì a entrare come novizio nella Trappa di Sept-Fons, ma dopo 8 mesi fu obbligato a lasciare il monastero.
Nel 1770, mentre si trovava a Chieri, capì che la sua reale vocazione era di essere vagabondo di Dio, ossia di predicare il Vangelo con l'esempio di una umiltà e povertà estreme.
Cominciò così a viaggiare per visitare i più famosi santuari europei, fece pellegrinaggi in Germania, Francia, Spagna e Italia, si calcola che in poco meno di 14 anni percorse circa 30.000 chilometri. In Italia, il santuario a cui era più legato era quello di Loreto, ma visitò spesso anche Assisi e Bari per vedere le spoglie di San Nicola.
Dormiva per strada, viveva di offerte anche se non chiedeva l'elemosina, donava ad altri poveri tutto quello che considerava superfluo. Si vestiva in maniera semplice, sulle spalle portava un sacco in cui aveva qualcosa da mangiare e le uniche cose che possedeva erano: un Vangelo, un breviario, il libro Imitazione di Cristo, alcuni altri testi di devozione spirituale e il crocifisso che portava al collo.
Il 3 dicembre 1770 arrivò per la prima volta a Roma dove si fermò stabilmente dal 1777, si stabilì sotto un'arcata del Colosseo. In breve tempo la sua fama di uomo spirituale si diffuse nella città e i suoi consigli furono richiesti da nobili e cardinali. Un rettore, che gestiva un ospizio per vagabondi vicino alla Chiesa di Santa Maria ai Monti, lo convinse tempo dopo a stabilirsi lì.
I romani lo conoscevano come "il pellegrino della Madonna", o "il povero delle Quarantore", o "il penitente del Colosseo". Lo si poteva incontrare nelle chiese dove si svolgevano le quarantore.
Viste le condizioni di stenti in cui era vissuto, la sua salute peggiorò e il giorno di Mercoledì Santo del 1783, a soli 35 anni, si sentì male nella Chiesa di Santa Maria ai Monti, fu trasportato nel retrobottega di un macellaio di Via dei Serpenti dove nel pomeriggio del 16 aprile 1783 morì.
I suoi funerali videro la presenza di un'enorme folla di ogni stato sociale. Tanta fu l'affluenza di folla che si recò a visitare le sue spoglie nella Chiesa di Santa Maria ai Monti, dove fu esposto il suo corpo, che non fu possibile la celebrazione degli uffici della Settimana Santa.
Culto
Subito dopo la morte, i romani cominciarono a invocarne l'intercessione recandosi in pellegrinaggio presso la sua tomba, nella cappella a lui dedicata a Santa Maria ai Monti.
La sua fama di santità si diffuse rapidamente in tutta Europa tanto che il processo di beatificazione iniziò un anno dopo la sua morte e anche i suoi genitori furono chiamati a testimoniare.
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