Elemosina

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L'elemosina è, in senso stretto, il dare delle proprie sostanze ai poveri. Cristo, riprendendo la tradizione giudaica, la inculca ai suoi discepoli e ne precisa le modalità, facendone un cammino che apre la strada del Paradiso.

Lorenzo Lippi, Elemosina di San Tommaso d'Aquino (XVII secolo), olio su tela; Prato, Chiesa di Sant'Agostino

« A tutti quelli che praticano la giustizia fa' elemosina con i tuoi beni e, nel fare elemosina, il tuo occhio non abbia rimpianti. Non distogliere lo sguardo da ogni povero e JHWH non distoglierà da te il suo. In proporzione a quanto possiedi fa' elemosina, secondo le tue disponibilità; se hai poco, non esitare a fare elemosina secondo quel poco. Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, poiché l'elemosina libera dalla morte e impedisce di entrare nelle tenebre. Infatti per tutti quelli che la compiono, l’elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo»

Antico Testamento

L'ebraico non ha un termine speciale per designare l'elemosina. La parola italiana viene dal greco eleemosýne che, nei LXX, può designare varie realtà:

Per quanto riguarda la seconda accezione, viene presentata come autentica eleemosýne solo quella che sa farsi carico concretamente del bisogno dell'altro. E di fatto la parola greca finì per limitarsi a questo senso, corrispondente alla nostra elemosina, nei libri più recenti dell'Antico Testamento (Daniele, Tobia, Siracide. Questi tre libri tuttavia, conoscono ancora l'eleemosýne di Dio per l'uomo (Dn 9,16 ; Tb 3,2 ; Sir 16,14;17,29 : per tutta la Bibbia l'elemosina, gesto di bontà dell'uomo per il suo fratello, è anzitutto una imitazione degli atti di Dio che, per primo, ha dimostrato bontà verso l'uomo.

Il dovere dell'elemosina

Se la parola è recente, l'idea dell'elemosina è antica come la religione biblica, che fin dall'origine esige l'amore dei fratelli e dei poveri.

La legge dell'Antico Testamento conosce quindi forme codificate di elemosina, certamente antiche:

Tutto l'Antico Testamento è concorde sul fatto che bisogna rispondere all'appello del povero con generosità (Dt 15,11 ; Pr 3,27-28;14,21 ) e delicatezza (Sir 18,15-17 ).

L'elemosina come atto religioso

Per l'Antico Testamento l'elemosina non può essere soltanto filantropia, ma atto religioso.

Anche se spesso è legata alle celebrazioni liturgiche eccezionali (2Sam 6,19 ; 2Cr 30,21-26;35,7-9 ; Nee 8,10-12 ), la generosità verso i poveri fa parte del corso normale delle feste (Dt 16,11.14 ; Tb 2,1-2 ).

L'elemosina poi acquista valore dal fatto che tocca Dio stesso (Pr 19,17 ) e crea un diritto alla sua retribuzione (Ez 18,7 ; cfr. 16,49; Pr 21,13;28,27 ) ed al perdono dei peccati (Dn 4,24 ; Sir 3,30 ). L'elemosina equivale a un sacrificio offerto a Dio (Sir 35,2 ). Privandosi del proprio bene, l'uomo si costituisce un tesoro (Sir 29,12 ) ed è oggetto di beatitudine (Sal 41,1-4 ; cfr. Pr 14,21 ).

Nuovo Testamento

Cristo colloca l'elemosina in una nuova economia che le conferisce un nuovo senso. La annovera, insieme al digiuno e alla preghiera, tra i pilastri della vita religiosa (Mt 6,1-18 ).

Al raccomandare l'elemosina, Gesù esige che sia fatta con un perfetto disinteresse, senza alcuna ostentazione (Mt 6,1-4 ), senza nulla aspettare in cambio (Lc 6,35;14,14 ) e perfino senza misura (Lc 6,30 ).

Gesù non prescrive mai una "tariffa" per l'elemosina. Se Giovanni Battista aveva sostituito una divisione a metà alla decima tradizionale (Lc 3,11 ; Zaccheo si muove si questa linea: Lc 19,8 ), Cristo si aspetta che i suoi non restino sordi a nessun appello (Mt 5,42 ), perché i poveri sono sempre in mezzo ai suoi (Mt 26,11 ).

Nell'insegnamento apostolico, poi, se non si ha più niente di proprio rimane il dovere di comunicare almeno i doni di Cristo (At 3,6 ) e di lavorare per sovvenire a coloro che sono nel bisogno (Ef 4,28 ).

L'elemosina e Cristo

Alla luce del Vangelo l'elemosina trova il suo significato profondo nella fede in Cristo, e per questo diventa un dovere radicale.

Gesù, con la tradizione giudaica, insegna che l'elemosina è fonte di retribuzione celeste (Mt 6,2-4 ), e che essa costituisce un tesoro in ciele (Lc 12,21.33-34 ); essa ci guadagna amici che ci accoglieranno "nelle dimore eterne" (Lc 16,9 ). Se questo avviene, non è per un calcolo interessato, ma perché Gesù si identifica con i piccoli e i poveri (Mt 25,31-46 ).

Per Gesù il discepolo deve dare tutto in elemosina (Lc 11,41;12,33;18,22 ); ciò è una condizione per poter seguire Gesù senza rimpiangere i propri beni (Mt 19,21-22 ) e per essere in sintonia con Cristo stesso, che "da ricco che era si è fatto povero per voi, per arricchirvi mediante la sua povertà" (2Cor 8,9 ).

 
Beato Angelico, San Lorenzo distribuisce l'elemosina ai poveri (1447 - 1449), affresco

Nonostante tutto questo, per Gesù ci sono altri valori da bilanciare con l'elemosina: quando Giuda criticava il gesto gratuito della donna che aveva "sprecato" trecento denari di prezioso profumo per ungere il corpo di Gesù, questi non ha sposato la posizione del traditore: "I poveri li avete sempre con voi, ma non sempre avrete me" (Mt 26,11 ). I poveri appartengono all'economia ordinaria (Dt 15,11 ); Gesù, invece, significa l'economia messianica soprannaturale; la prima trova il suo vero senso per mezzo della seconda: i poveri non sono cristianamente soccorsi se non in riferimento all'amore di Dio manifestato nella passione e morte di Gesù.

L'elemosina nella Chiesa apostolica

L'insegnamento apostolico è chiaro sul fatto che bisogna soccorrere il prossimo (1Gv 3,17 ; cfr. Gc 2,15 ). Paolo insegna poi che non è possibile celebrare il Sacramento della Comunione Eucaristica senza dividere fraternamente i propri beni con gli altri (1Cor 11,20-21 ).

L'elemosina può avere anche una portata ancora più ampia, significando l'unione delle Chiese. A questo si riferisce San Paolo quando usa termini sacri per riferirsi alla colletta in favore della Chiesa Madre di Gerusalemme. La colletta è un "ministero" (2Cor 8,4;9,1.12-13 ), è una "liturgia" (9,12). Di fatto, per colmare il fosso che incominciava a scavarsi tra la Chiesa d'origine pagana e la Chiesa d'origine giudaica, Paolo si preoccupa di manifestare mediante elemosine materiali l'unione delle due parti della Chiesa: entrambe sono membra dello stesso Corpo di Cristo (cfr. At 11,29 ; Gal 2,10 ; Rm 15,26-27 ; 1Cor 16,1-4 ). L'elemosina è dunque finalizzata a stabilire l'uguaglianza tra i fratelli (2Cor 8,13 ), imitando la liberalità di Cristo (8,9; affinché Dio sia glorificato (9,11-14) bisogna "seminare con larghezza", perché "Dio ama chi dona con gioia" (9,6-7).

Infine il Nuovo Testamento ci mostra varie volte che l'elemosina praticata da stranieri o da persone timorose di Dio manifesta la loro simpatia per la fede cristiana (Lc 7,5 ; At 9,36;10,2 ).

Bibliografia
Voci correlate