San Bernardo Tolomei

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San Bernardo Tolomei, O.S.B. Oliv.
Religioso
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Santo
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 76 anni
Nascita Siena
1272
Morte Siena
20 agosto 1348
Sepoltura
Appartenenza
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Professione religiosa 29 marzo 1319
Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione [[]]
Canonizzazione 26 aprile 2009, da Benedetto XVI
Ricorrenza 20 agosto
Altre ricorrenze
Santuario principale Abbazia di Monte Oliveto Maggiore
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
[[File:{{{FirmaAutografa}}}|250px]]
Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 20 agosto, n. 6:
« A Siena, transito del beato Bernardo Tolomei, abate, che, fondatore della Congregazione Olivetana sotto la regola di san Benedetto, si applicò con premura all'osservanza della disciplina monastica e, durante una epidemia di peste diffusasi in tutta l'Italia, morì presso i monaci di Siena che ne erano stati colpiti. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

San Bernardo Tolomei (Siena, 1272; † Siena, 20 agosto 1348) è stato un religioso italiano, fondatore della congregazione benedettina di santa Maria di Monte Oliveto (Monaci Olivetani), canonizzato il 26 aprile 2009 da papa Benedetto XVI.

Biografia

Con il nome di battesimo di Giovanni, in età giovanile, fece studi di giurisprudenza. In seguito si unì ai Disciplinati di Santa Maria, sodalizio di laici dediti alla preghiera e alla carità.

Nel 1313 decise di ritirarsi con tre amici (Francesco, del quale non si conosce il casato, Ambrogio Piccolomini e Patrizio Patrizi) in una sua proprietà nel Deserto di Accona per condurre una vita da eremita, vivendo in grotte naturali e costruendo una piccola chiesa. Giovanni decise di cambiare il suo nome in Bernardo, in onore del grande abate cistercense Bernardo di Chiaravalle.

Continuò la sua vita solitaria fino al 1319 quando insieme a Patrizio Patrizi, Ambrogio Piccolomini e altri seguaci, per volere del vescovo di Arezzo Giudo Tarlati di Pietramala, dette vita alla Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto, indicando con la dedicazione alla Madonna la forte impronta mariana e con la specificazione "di Monte Oliveto" il richiamo al Monte degli Ulivi di Gerusalemme, luogo dell'agonia e della cattura di Gesù nel Getsemani. Caratteristica di questa nuova famiglia, che andava a innestarsi nell'antico tronco benedettino, era ed è la forte comunione tra i monasteri, che con la Casa Madre formano un unico corpo.

Morì a Siena nel 1348 vittima della peste. Il suo corpo fu gettato in una fossa comune insieme a quelli degli altri monaci morti per la peste. I resti non sono mai stati ritrovati.

Culto

La Congregazione Olivetana ha sempre portata avanti la causa di beatificazione del suo fondatore, considerandolo beato sin dal XV secolo: se ne ha la prova nel diario di Papa Pio II (Piccolomini), che visitò il monastero di Monte Oliveto nel 1462.

Il suo culto comunque come beato fu confermato con decreto della Congregazione dei Riti del 24 novembre 1644. Nel 1680 la festa religiosa del 20 agosto fu spostata al 21 agosto a causa della concomitanza della festa del grande san Bernardo di Chiaravalle.

Per lo scompiglio portato dalle persecuzioni ottocentesche contro gli Ordini religiosi, specie nel Regno di Napoli e in Toscana, la causa è stata interrotta e solo nell'ottobre 1968 è stata ripresa in esame dalla Congregazione dei Riti. Esiste una mole di biografie che lo riguardano, in contrasto con l'assenza di suoi scritti.

È stato canonizzato nel concistoro di papa Benedetto XVI del 21 febbraio 2009[1]; la cerimonia relativa si è svolta il 26 aprile 2009.

Note
  1. Concistoro per il voto su alcune cause di canonizzazione su 212.77.1.245 in Bollettino della sala stampa della Santa Sede. 21-02-2009. URL consultato il 03-03-2009
Voci correlate
Collegamenti esterni