San Giovanni l'Elemosiniere
San Giovanni l'Elemosiniere Vescovo | |
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Santo | |
Patriarca | |
San Giovanni l'Elemosiniere, di Tiziano. Chiesa di San Giovanni Elemosinario a Venezia | |
Età alla morte | 63 anni |
Nascita | Amatunte 556 |
Morte | Amatunte 11 novembre 619 |
Incarichi ricoperti | Patriarca di Alessandria d'Egitto |
Venerato da | Chiesa cattolica e da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi |
Ricorrenza | 11 novembre |
Santuario principale | Venezia, Chiesa di San Giovanni Battista in Bragora |
Attributi | baculo pastorale, mitria |
Patrono di | Cavalieri Ospitalieri, Casarano (Lecce) |
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Nel Martirologio Romano, 11 novembre, n. 5:
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San Giovanni l'Elemosiniere (Amatunte, 556; † Amatunte, 11 novembre 619) è stato un vescovo cipriota. Nacque nell'isola di Cipro da una famiglia ricca e nobile, il padre Epifanio era il governatore di Cipro, la madre Monesta era una donna di grandi virtù cristiane. Resse il Patriarcato di Alessandria dal 609 al 619 con il nome di Giovanni V. Fu una personalità molto importante del suo tempo, per le sue grandi opere di carità e pietà che si concretizzarono nella costruzione di ospizi per i poveri, ospedali, orfanotrofi, chiese e scuole, sia a Cipro che in Egitto. È venerato dalla Chiesa cattolica come santo e patrono della città di Casarano e dei Cavalieri Ospitalieri.
Vita
Fin dalla più tenera età manifestò propensione per lo studio e per la carità verso i più diseredati. Seguendo il desiderio dei genitori si sposò ed ebbe dei figli, ma sia la moglie che i figli morirono presto. Giovanni si dedicò allora interamente alla sua missione di benefattore dei poveri e dei diseredati, tanto che la sua fama si diffuse in tutto l'Oriente.
Quando la chiesa d'Alessandria restò senza pastore, in seguito alla morte del Patriarca Teodoro Scribano, attorno al 608, i cittadini e il clero della città desiderarono averlo come patriarca, inviarono allora un'ambasceria a Costantinopoli dall'Imperatore Foca, per chiedergli di mandare Giovanni l'Elemosiniere ad Alessandria. L'imperatore lo convocò a corte e nonostante i suoi rifiuti lo convinse ad andare ad Alessandria. Là si distinse per il suo attivismo nel combattere le idee eretiche che allora circolavano in Egitto. Diede esempio di disponibilità verso tutti i fedeli, dando loro udienza il mercoledì e il venerdì. Costruì più di settanta chiese e due monasteri, uno femminile dedicato alla Madonna e uno maschile dedicato a San Giovanni Battista che provvide di tutto. Personalmente conduceva una vita molto austera e ascetica ispirandosi ai Padri del deserto. Aveva un particolare rispetto verso i poveri e i mendicanti che chiamava i suoi signori, perché avevano il potere di aprire le porte del Regno dei Cieli a lui e a tutti coloro che li soccorrevano. Ogni giorno provvedeva a sfamare più di 7.500 concittadini indigenti.
Tutti ricorrevano a lui per essere soccorsi, anche persone ricche cadute in disgrazia.
Un mercante che aveva perso tutti i suoi beni in un naufragio, si rivolse a Giovanni, che per ben due volte gli diede delle grosse somme per poter riprendere il suo commercio, ma tutto andava sempre in fumo, finché Giovanni gli raccomandò di non mischiare i soldi avuti in elemosina dalla chiesa, con quelli che lui si era procurato con commerci truffaldini, altrimenti avrebbe sempre perso tutto. Gli fece dare una nave carica di grano, il mercante salpò e fu condotto da un vento favorevole fino in Inghilterra, dove c'era una grande carestia di grano, lì poté vendere bene il grano venendo pagato per metà con argento e per metà con stagno. Miracolosamente durante il viaggio di ritorno tutto lo stagno si tramutò in argento, a conferma che il commercio onesto era benedetto da Dio.
Giovanni aveva un particolare rispetto verso gli schiavi e quando apprendeva che qualcuno li maltrattava, lo faceva chiamare e gli diceva:
« | Figlio mio, ricordati che i poveri e gli umili sono gli amici di Dio. Lo schiavo, per il Signore, è un uomo come noi. Per lui come per noi Dio ha creato il cielo, la terra, le stelle, il sole, il mare e tutto ciò che racchiude. Come noi lo schiavo ha il suo angelo custode, infine per lui come per noi Gesù Cristo è morto sulla croce. E quest'uomo, che Dio ha tanto amato e che ha riscattato a prezzo del suo sangue, tu osi trattarlo come si trattano gli animali? Dimmi, vorresti che Dio ti presentasse un conto pesante per i tuoi peccati? Senza dubbio no. Quando preghi la domenica non dici "rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori"? Se dunque vuoi che Dio ti perdoni un giorno, perdona ai tuoi schiavi e non li punire così severamente! » |
Nel 614 lo Scià di Persia Cosroe II, in guerra con l'Imperatore Eraclio, occupò la Palestina e Gerusalemme, saccheggiò la Città Santa, trafugando e portando in Persia a Ctesifonte le reliquie della Vera Croce, la lancia e la spugna, danneggiando e dando alle fiamme il Santo Sepolcro e le chiese di Costantino e Sant'Elena. Giovanni in quell'occasione si preoccupò di dare aiuti materiali a tutti i rifugiati in fuga dalla Terrasanta.
In quel periodo Giovanni ebbe anche una visione che gli mostrava anche Alessandria conquistata dai Persiani, cosa che poi avvenne realmente nel 620.
Nel 619 Eraclio, che stava subendo continue sconfitte dai Persiani, inviò ad Alessandria il cugino Niceta per raccogliere fondi per continuare la guerra. Niceta conoscendo bene la santità di Giovanni, lo supplicò di accompagnarlo fino a Costantinopoli per dare una benedizione all'imperatore e al suo esercito. Il santo accettò e s'imbarcarono assieme per Costantinopoli, ma sorpresi da una tempesta si rifugiarono nell'isola di Rodi, là Giovanni svegliandosi di notte ebbe la rivelazione della sua prossima morte da un personaggio venerabile che gli apparve con uno scettro in mano e gli disse: Vieni il Re dei re ti chiama. Il mattino dopo informò Niceta dell'apparizione e questi, comprendendo che la morte del santo era vicina, interruppe il viaggio e lo portò nella sua città natale a Cipro. Sbarcato ad Amatunte Giovanni scrisse subito il suo testamento spirituale:
« | Giovanni, umilissimo servo dei servi di Gesù Cristo e per la dignità del sacerdozio che mi è stata concessa, libero per grazia di Dio. Vi rendo grazie, o mio Signore, perché mi avete giudicato degno di offrirvi ciò che già vi apparteneva e perché di tutti i beni del mondo non mi resta che un terzo di scudo, che voglio sia destinato ai poveri, miei fratelli. Quando, per vostra Provvidenza, fui consacrato vescovo di Alessandria, trovai nel mio vescovado circa ottomila scudi e altre oblazioni di persone devote; io ne ho raccolti molti di più, ma poiché essi appartenevano a Gesù Cristo, vostro Figlio, io ho voluto renderglieli e ora io gli rendo la mia anima. » |
Poco dopo morì dolcemente.
Si racconta che quella stessa notte ad Alessandria due monaci, uno di nome Sabino e un altro, videro uscire dalla casa vescovile Giovanni assieme a una bellissima vergine, avvolta da una luce risplendente,questa lo prendeva per mano e gli poneva sul capo una corona di rami d'olivo e lo accompagnava nella chiesa, entrambi erano seguiti da una folla di poveri, di vedove e di orfani che portavano in mano rami d'olivo in segno di trionfo.
Tratti leggendari
Giovanni fu sepolto nella cattedrale di Amatunte e fu deposto in una tomba dove già si trovavano i corpi di altri due vescovi. La leggenda racconta che questi, all'arrivo del santo, si siano spostati di lato, come se fossero vivi, per dargli più spazio.
Si racconta anche quest'altro prodigio:
« | Una donna d'Amatonte che aveva sulla coscienza un peccato così grande che non osava confessare, lo scrisse su una pergamena che consegnò sigillata al santo patriarca cinque giorni prima che questi morisse, affinché per le sue preghiere il peccato le fosse perdonato; ma essendo sopravvenuta la morte del santo senza che le fosse stata restituita la pergamena, quella poveretta era ridotta alla disperazione per paura che qualcuno la trovasse, la leggesse e soprisse il suo peccato. Tuttavia, non perdendo la speranza, andò sulla tomba del santo e pregò e pianse ininterrottamente per tre giorni e tre notti. Alla fine le apparve il santo accompagnato dagli altri due vescovi vicino ai quali era stato sepolto e le restituì chiusa e sigillata la pergamena. La donna aprendola, trovò le sue parole cancellate e al loro posto lo scritto:<Per i meriti del mio servo Giovanni, il tuo peccato è cancellato. » | |
Culto
Il Martirologio romano fissa la memoria liturgica il 23 gennaio.
Giovanni è oggetto di un fervido culto degli abitanti di Casarano, nel Salento, fin dal X secolo, quando alcuni monaci basiliani vi portarono delle sue icone per metterle in salvo dall'iconoclastia bizantina. Fu invocato in occasione di grandi calamità, come gli incendi, le tempeste e le alluvioni. A lui si attribuisce la salvezza della città minacciata da piogge torrenziali il 31 maggio 1842.
Il corpo di san Giovanni, sepolto inizialmente nella chiesa di san Tychon ad Amatunte, fu poi trasferito a Costantinopoli, da dove i veneziani nel 1249 lo traslarono a Venezia nella chiesa di San Giovanni Battista in Bragora. Dal 19 gennaio al 02 giugno 1974, per concessione dell'allora Patriarca di Venezia Cardinale Albino Luciani, il corpo fu ospitato nella città di Casarano in occasione del gemellaggio avvenuto con Venezia.
Un'altra tradizione sostiene che il sultano Bayezid II attorno al 1459 ne fece dono al re d'Ungheria Mattia Corvino, che lo custodì nella Cappella Reale del Castello di Buda. Nel 1530 fu trasferito a Tall, vicino Presburgo, poi nel 1632 nella cappella a lui dedicata nella cattedrale di San Martino a Bratislava dove si troverebbe tuttora.
Le notizie più antiche su di lui ci sono state tramandate in una Vita scritta da san Leonzio, vescovo di Napoli, che durante il secondo concilio di Nicea fu considerata veritiera e degna di essere letta e diffusa fra i cristiani.
Scritti
- Vita di san Tychon di Amatunte
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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