Sant'Angilberto di Centula
Sant'Angilberto di Centula, O.S.B. Abate | |
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Santo | |
Età alla morte | circa 69 anni |
Nascita | Neustria 745 ca. |
Morte | Saint-Riquier 18 febbraio 814 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Canonizzazione | 1100, da Pasquale II |
Ricorrenza | 18 febbraio |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 18 febbraio, n. 4:
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Sant'Angilberto di Centula, o anche Angilberto di Saint-Riquier o Enghelberto (Neustria, 745 ca.; † Saint-Riquier, 18 febbraio 814), è stato un abate francese.
Biografia
Ambasciatore di Carlo Magno presso il papa, fu grande amico e consigliere dell'imperatore: lo accompagnò all'incoronazione e fu uno dei quattro testimoni che firmarono il testamento del monarca nell'811. Convisse con Berta (779-829) figlia dell'imperatore e della sua terza moglie Ildegarda; da tale unione nacquero alcuni figli, fra i quali lo storico Nitardo.
Fu avviato alle lettere alla scuola di Alcuino e San Paolino d'Aquileia e, come poeta, fece parte dell'Accademia palatina col soprannome di Omero. A lui fu attribuito, probabilmente a torto, il frammento del Karolus Magnus et Leo papa, poema in esametri sulle gesta dell'imperatore. Si ritirò in seguito in penitenza.
Nutrì una profonda venerazione verso San Richiero, colpito da una grave malattia, pensò dunque di fare egli stesso un voto: se fosse guarito avrebbe intrapreso la vita religiosa nell'abbazia di cui egli stesso era già abate commendatario. Guarito fu impegnato nel difendere le sue terre dalle invasioni dei Danesi. La grande vittoria che riportò su di loro, che attribuì nuovamente all'intercessione del santo, lo convinse a soddisfare il voto.
A Saint-Riquier-sur-Somme Angilberto divenne sacerdote e edificò tutti i confratelli con la sua umiltà e l'esercizio della penitenza. Alla morte dell'abate Sinforiano, i monaci all'unanimità lo elessero abate, con la piena approvazione di Carlo Magno.
Consumato dai digiuni e dalle penitenze, spirò nella sua abbazia il 18 febbraio 814. Fu sepolto, secondo le sue volontà, davanti alla porta principale della basilica conventuale, per essere calpestato da quanti si sarebbero recati nel tempio a pregare.
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