Santuario della Madonna dell'Archetto (Roma)
Santuario della Madonna dell'Archetto | |
Roma, Santuario della Madonna dell'Archetto (interno) | |
Altre denominazioni | Chiesa della Madonna dell'Archetto, Chiesa di Santa Maria Causa Nostrae Laetitiae |
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Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via San Marcello, 41 00187 Roma (RM) |
Proprietà | Primaria Società Cattolica Promotrice di buone Opere |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | Santuario |
Dedicazione | Madonna |
Fondatore | marchese Alessandro Muti Savorelli Papazzurri e la moglie Caterina Vespignani |
Architetto | Virginio Vespignani |
Stile architettonico | Neorinascimentale |
Inizio della costruzione | 1851 |
Completamento | 1859 |
Data di inaugurazione | 31 maggio 1859 |
Strutture preesistenti | vicolo |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
Il Santuario della Madonna dell'Archetto, detta anche Chiesa di Santa Maria Causa Nostrae Laetitiae, è un edificio di culto di Roma, situato nel centro storico della città, nel rione Trevi: è il più piccolo santuario mariano dell'Urbe.
Storia
Origini ed eventi miracolosi
In un angusto e buio vicolo che metteva in comunicazione la piazza della Pilotta con via di San Marcello con era ubicato un piccolo dipinto raffigurante:
- Maria Vergine (1690 ca.), olio su pietra maiolicata, di Domenico Muratori: l'opera, realizzata dal pittore bolognese su commissione della marchesa Alessandra Muti Papazzurri, è derivata da un dipinto di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato (1609-1685) custodito nel Monastero Carmelitano dell'Incarnazione del Verbo Divino in Roma.
Nel 1696 la Madonna mosse gli occhi e questo evento miracoloso indusse la proprietaria a farla collocare sotto l'archetto del vicolo per esporla alla pubblica devozione. Là rimase fino al 1751, anno della prima edificazione dell'edicola e della posa in opera di due cancelli, ciascuno sullo sbocco del vicolo, per proteggere gli ex-voto, anche preziosi, che oramai si erano accumulati, a seguito del costante afflusso dei fedeli e dei molti prodigi attribuiti. L'icona è da allora conosciuta come Maria Santissima Causa Nostrae Laetitiae.
Dalla fondazione della chiesa ad oggi
Il 9 luglio 1796, il miracolo si verificò nuovamente alla presenza di molti testimoni, durante il quale la figura di Maria Vergine mosse gli occhi e pianse a causa dell'invasione francese nello Stato Pontificio. Tale evento straordinario fu riconosciuto come autentico dopo un rigoroso processo apostolico, pertanto nel 1851 avvenne la trasformazione completa del luogo: il vicolo fu chiuso e ridotto a cappella per volere del marchese Alessandro Muti Savorelli Papazzurri (1791-1864) e della moglie Caterina Vespignani, proprietari dell'adiacente palazzo - oggi Balestra - che incaricarono l'architetto Virginio Vespignani (1808-1882) di costruire il piccolo edificio, splendido esempio di arte neo-rinascimentale a Roma. La solenne inaugurazione avvenne il 31 maggio 1859.
La piccola chiesa venne affidata alla cura della Compagnia di Gesù che la officiò fino al 1870.
Dopo un lungo periodo di totale abbandono, nel 1918, la Primaria Società Cattolica Promotrice di buone Opere, fondata dal cardinale Domenico Maria Jacobini (1837-1900) e approvata da papa Pio IX (1792-1878), assunse la custodia della chiesa che qui ha ancora oggi la sua sede.
L'immagine, molto venerata dal popolo romano, fu incoronata dal Capitolo Vaticano il 1º novembre 1946.
La chiesa, tra il 2014 e il 2015, è stata oggetto di un complessivo restauro condotto dagli allievi del "Corso di restauro del dipinto" della Scuola delle Arti Ornamentali del Campidoglio, sotto la direzione della Soprintendenza per il Patrimonio storico artistico ed antropologico di Roma.
La chiesa attualmente è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santi Dodici Apostoli.
Descrizione
Esterno
La piccola chiesa apre, nel vicolo, un ingresso ad arco, affiancato da pilastri che sorreggono la trabeazione dorica con un'iscrizione, dettata dall'archeologo gesuita Giuseppe Marchi (1795-1860), nella quale si legge:
« | MARIAE DOMINAE NOSTRAE / ALEXANDER MVTIVS DE PAPPACIVRRIS MARCH[esus] / ANTEA SAVORELLIVS COMES / CELLVLA AMPLIATA THOLO SVPEREXTRVCTO / A FVND[amentis] REFECIT EXORNAVIT / AN[no] A[ctionis] P[artus] V[irginis] MDCCCLI » |
Interno
L'interno, a navata unica coperta da volta a botte, presenta il presbiterio sormontato da una cupola riccamente decorata con dipinti murali ad affresco, eseguiti da Costantino Brumidi (1805-1880),[1] raffiguranti:
- al centro, Immacolata Concezione tra angeli;
- nei peducci, Allegorie delle virtù di Maria Vergine: Prudenza, Sapienza, Forza e Innocenza.
All'interno, si notano:
- all'altare, entro mostra in legno dorato, Maria Vergine detta Madonna dell'Archetto (1690 ca.), olio su pietra maiolicata, di Domenico Muratori:
- entro nicchie, Dieci statue di angeli (metà del XIX secolo), in gesso di Luigi Simonetti: le figure scultoree sono concepite come cariatidi.
Galleria fotografica
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Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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