Santuario di Nostra Signora di Montallegro (Rapallo)
Santuario di Nostra Signora di Montallegro (Rapallo) | |
Santuario di Nostra Signora di Montallegro | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Liguria |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Liguria |
Comune | Rapallo |
Diocesi | Chiavari |
Religione | Cattolica |
Sito web | Sito ufficiale |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | Santuario |
Dedicazione | Maria Vergine |
Inizio della costruzione | 1558 |
Coordinate geografiche | |
Italia |
Il Santuario di Nostra Signora di Montallegro è uno dei principali santuari mariani della provincia di Genova, in diocesi di Chiavari, situato su un colle (ca 612 metri s.l.m.) dell'entroterra di Rapallo. Fu costruito - assieme all'annesso ricovero per pellegrini - nel 1558 grazie al contributo dei fedeli. La facciata marmorea attuale è del 1896 ad opera dell'architetto milanese Luigi Rovelli, inaugurata con solenne cerimonia il 21 giugno di quell'anno.
La Madonna di Montallegro è la Patrona della Città di Rapallo dal 1739[1], anno in cui venne eletta come santa protettrice della comunità rapallese[2], del suo capitanato e della Parrocchia di Santa Margherita Ligure[3]. Tale riconoscimento è riprodotto sullo stemma comunale che riporta dal 28 novembre 1948 una lettera M posta al centro dei due grifoni sorreggenti la corona reale.
Assieme alla Madonna dell'Orto[4] è compatrona della Diocesi di Chiavari[5].
Il santuario
L'Apparizione a Montallegro | |||
Secondo la tradizione locale la Vergine apparve il 2 luglio 1557 ad un contadino, Giovanni Chichizola, originario della frazione Canevale nel comune di Coreglia Ligure, di ritorno dal mercato ortofrutticolo di Rapallo. Giunto all'altezza del Monte Letho (detto monte di morte a causa delle numerose scorribande dei briganti), l'uomo - affaticato dal viaggio e stremato dal caldo - si addormentò su un sperone di roccia. All'improvviso fu destato da un bagliore improvviso: al contadino apparve una dama vestita d'azzurro e bianco e dall'aspetto grazioso e gentile. La donna pronunziò solo poche parole, che per i cristiani di Rapallo risuonano ancora vive:
Per dar prova, della miracolosa apparizione, lasciò in dono al contadino un quadretto bizantino raffigurante la Dormitio Marie, da donare alla comunità rapallese. Dopo la scomparsa improvvisa della Bella Signora, sulla stessa roccia in cui era avvenuta l'apparizione cominciò a sgorgare acqua fresca e pura. Chichizola, come promesso, si recò subito a Rapallo, portando con sé il messaggio della Vergine e il quadretto miracoloso. Un anno dopo, nel 1558, iniziarono i lavori di edificazione del santuario nel punto esatto indicato dalla Madonna. Dopo pochi anni il vescovo di Novara inaugurò l'opera ancora oggi presente sul monte che prenderà solo successivamente il nome di Monte Allegro (oggi Montallegro). Nelle immagini: in alto un dipinto raffigurante l'Apparizione della Madonna di Montallegro; più in basso lo stemma comunale (è ben visibile la lettera 'M' di Maria, inserita il 28 novembre 1948) |
I lavori di edificazione del santuario iniziarono nell'agosto del 1558, un anno dopo l'apparizione della Madonna al contadino Chichizola. L'opera di edificazione e della sua direzione fu affidata al maestro Tommasino Lagomaggiore, il quale progettò una chiesa ad un'unica navata, con facciata in marmo molto diversa dall'attuale.
Nel corso di una visita nel 1582 da parte del vescovo di Novara, monsignor Francesco Bossi, si prescrivono alcune modifiche alla chiesa, sollecitate dallo stesso vescovo novarese. Nei lavori di modifica si ampliò l'altare collocando sullo stesso una pietra sacra, più grande, e una maggiore copertura a protezione dalla polvere.
Altri ampliamenti strutturali, all'interno del tempio, vennero attuati nel 1640, realizzando i nuovi altari laterali che poterono così accogliere preziosi dipinti e tele. Nel primo altare della parte destra è presente la tela della Visitazione di Giovanni Battista Carlone]]; al secondo altare il crocifisso in marmo bianco di [[Francesco Maria Schiaffino|Francesco Schiaffino. Nel catino absidale è affrescata l' Apparizione di Montallegro del pittore Nicolò Barabino. Nel secondo altare della parte sinistra è conservato il dipinto dell'Annunciazione della scuola di Giovanni Battista Carlone e al primo altare la Pietà di Luca Cambiaso.
Il quadretto bizantino donato dalla Vergine Maria venne collocato sull'altare dentro un cassa d'argento, donata nel 1743 dal nobile Tomaso Noce.
Nel 1867 si rinnovarono gli interni aggiungendo nuovi capitelli, lesene e stucchi ad opera dello scultore Pietro Delucchi. La realizzazione dei quattro affreschi della volta venne affidata al pittore Francesco Boero che riprodusse fedelmente la storia legata al quadretto bizantino (vedi riquadro più in basso) donato da Maria al contadino. L'abside fu invece affrescato da Nicolò Barabino, riproducendo la scena dell'apparizione mariana. Il tempio assunse così le sue attuali dimensioni: 25 metri di lunghezza, 11 di larghezza e 12 di altezza.
Alla fine del XIX secolo il santuario venne dotato di un nuovo altare maggiore, donato nel 1882 da Giambattista Morello, abitante di Zoagli, e furono compiute modifiche importanti alla facciata marmorea, affidati all'architetto milanese Luigi Rovelli. Rovelli ridisegnò completamente l'esterno del tempio con marmi, guglie, fregi ed archetti, richiamando lo stile gotico lombardo. Una solenne cerimonia, il 21 giugno 1896, pose fine ai lavori di rifacimento della facciata, del nuovo campanile cuspidato (30 metri) e della nuova scalinata in pietra.
Altri lavori di rilevanza architettonica sono stati poi portati a termine nel corso del XX secolo. Tra essi si segnalano le vetrate policrome (1937-1938), le porte in bronzo (1957) e la nuova pavimentazione in ardesia del piazzale nel 1982.
L'1 e 2 luglio 2007, in occasione del 450° anniversario dell'apparizione mariana a Montallegro, il santuario ha ricevuto la visita del Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone e dell'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco. Dal 20 dicembre 2009 un ascensore a cremagliera collega la sede stradale con il soprastante piazzale del santuario, eliminando, di fatto, le barriere architettoniche presenti che rendevano difficoltoso il raggiungimento dell'edificio religioso.
La Cappella di San Giuseppe e la Penitenzieria
La fontana sgorgante dalla roccia è conservata, nella sua originale posizione, presso la cappella di San Giuseppe. Tale tempio è stato ricavato sul lato sinistro del santuario, inaugurato il 19 marzo[6] 1966 con solenne cerimonia. All'interno sono presenti quadri, fotografie ed ex voto donati dalle persone che si dicono miracolosamente guarite dalla Vergine.
La penitenzieria venne eretta nel 1788, ricavata dall'ala destra del santuario, ed intitolata a Sant'Olcese Ursicino e ai Santi Gervasio e Protasio. Le pareti del locale sono tappezzate dagli ex voto e dalle lapidi poste dopo le frequenti visite cardinalizie.
Il primo cardinale a salire sul colle di Montallegro fu il cardinal Stefano Durazzo il 26 maggio 1638, mentre un'altra targa in marmo ricorda la visita al santuario di monsignor Angelo Roncalli[7], il 2 ottobre 1922.
Gli ex voto
All'interno del santuario si possono subito notare gli ex voto donati per presunte grazie ricevute dalla Vergine. Il primo fu donato nel 1571 dal Capitano rapallese Agostino Canevale per essersi salvato nella famosa Battaglia di Lepanto contro i Turchi.
Purtroppo il voto venne poi successivamente rubato dall'esercito francese, durante la calata napoleonica in Liguria. Il secondo voto arrivò dalla comunità rapallese nel 1657 per aver salvato la città dalla furia della peste [8], mentre il terzo fu donato dalla Repubblica di Genova e dalla comunità rapallese nel 1747 [9] dopo la liberazione degli Austro-Ungarici il 2 luglio (190° anniversario dell'Apparizione).
Tra i voti conservati anche quello della regina Margherita di Savoia donato al santuario il 30 gennaio 1905, per commemorare il marito defunto re Umberto I di Savoia, ucciso a Monza nel 1900 da un anarchico.
Accanto alla chiesa, in un locale dove si vendono oggetti religiosi e libri, è appeso al soffitto un coccodrillo impagliato lungo tre metri. Si tratterebbe dello strano omaggio di un comandante rapallese reduce dall'Amazzonia, che qui lo portò quasi tre secoli addietro.[10]
La Cassa argentea
Il quadretto bizantino |
L'icona bizanatina conservata nel santuario[11], raffigura la Dormitio Mariae ed si presume sia anteriore al XI secolo. É dipinta su una tavoletta in legno di pioppo (cm 18x15). Attorno a questa icona si sono moltiplicate nel tempo diverse leggende popolari riguardanti misteriose sparizioni e riapparizioni della stessa. Nel 1557, quando venne portata a Rapallo da Giovanni Chichizola, l'icona fu messa in sicurezza nella canonica della Basilica dei Santi Gervasio e Protasio. Il giorno seguente, tuttavia, non fu ritrovata nella temporanea collocazione, bensì - miracolosamente - ai piedi della roccia, proprio sul luogo dell'apparizione a Montallegro [12]. Un altro episodio curioso si verificò nel 1574. Una nave proveniente da Ragusa, in Croazia, guidata dal Capitano Nicola de Allegretis, venne colta da tempesta lungo le coste delle Cinque Terre. Il capitano allora fece voto di recarsi al più vicino santuario se fosse scampato all'imminente tragedia. La nave riuscì ad approdare alle coste di Rapallo con l'intero equipaggio sano e salvo. Secondo la promessa fatta, tutto il gruppo si recò quindi al Santuario di Montallegro per ringraziare la Madonna. Arrivati al tempio i membri dell'equipaggio riconobbero sull'altare il quadretto bizantino scomparso dalla loro chiesa anni prima e, accusando di furto i rapallesi, ne pretesero la restituzione. Il tribunale della Repubblica di Genova dette ragione ai ragusei obbligando l'immediata restituzione del quadretto nelle mani del capitano. La nave ripartì dal golfo con l'orgoglio del capitano per aver ritrovato l'antica reliquia, ma a poche miglia da Rapallo la tremenda scoperta: il quadretto era scomparso dalla cabina e sulla nave non vi era traccia del reperto. L'imbarcazione fece allora ritorno nel golfo rapallese e saliti nuovamente a Montallegro i marinai poterono ammirare con stupore che il quadretto era al suo posto sull'altare, così come era accaduto durante la prima visita. Ovviamente si tratta di una leggenda di sapore religioso tramandata nei secoli: tuttavia al santuario un ex voto, deposto da tale Nicola de Allegretis è veramente conservato come ex voto raguseo [13], lasciando un certo alone di mistero sulla vicenda. Da quella data il quadretto non ha lasciato più il luogo sacro, così come richiesto dalla Bella Signora. Eccezion fatta, com'è ovvio, per le processioni in occasione delle feste patronali. In occasione del 450° anniversario dell'apparizione mariana l'icona bizantina ha lasciato il santuario per recarsi per la prima volta nella storia del santuario nelle parrocchie della diocesi di Chiavari facenti parte dell'antico Capitaneato di Rapallo del 1608. Nell'immagine: Edicola presso San Michele di Pagana che riproduce l'icona della Dormitio Marie del Santuario di Montallegro |
La prima cassa argentea venne costruita da un orefice genovese su commissione dei massari della Chiesa Parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio nel 1698. Era costituita da una fedele riproduzione del quadretto bizantino (vedi riquadro a fianco), su un piedistallo, circondata dalle immagini di Nostra Signora del Rosario, dei Santi Gervasio e Protasio, San Biagio e Sant'Erasmo. Per l'opera vennero impiegate più di 350 once d'argento per una spesa complessiva di 1.750 lire.
Il 22 marzo 1779 si aggiunse alla cassa l'icona, circondata da angeli sorreggenti la corona soprastante la riproduzione della rupe miracolosa, mentre nel 1782 prese posto sull'arca anche lo stemma comunale sempre in argento.
Durante l'occupazione austriaca di Rapallo nel 1799 (che qui costituì un Governo provvisorio locale) l'Arca argentea venne prelevata dal santuario con l'intento di fonderne l'oro e l'argento in forza all'Impero Austro-Ungarico. I rapallesi però riescono a riscattare l'intera arca con una spesa di 4.126 lire, cancellando lo stemma comunale per regio decreto austriaco. Fu restaurata ulteriormente nel 1838 con la ricopertura in argento dei nuovi componenti, salvaguardando con magistrale cura gli elementi realizzati in precedenza. Il costo fu notevole, 20.097 lire, ma grazie all'impegno dei sestieri cittadini furono reperiti facilmente e velocemente i soldi necessari.
La corona d'oro indossata dalla Vergine è del 1844 dono delle maestre del pizzo e del tombolo rapallese, valore dell'oggetto stimato in 1.400 lire.
I presunti miracoli attribuiti alla Vergine
La credenza locale tramandata per via orale vuole che numerosi fatti storici accaduti a Rapallo siano legati a interventi miracolosi della Madonna di Montallegro. Tra i miracoli citati maggiormente vi è quello della liberazione del borgo ruentino dalla peste e dal colera. La peste invase il Tigullio e tutta la Liguria; nell'intera regione le vittime accertate furono 100.000, gran parte delle quali a Genova.
Secondo fonti locali a Rapallo non si registrò nessun decesso a causa della peste: questa circostanza - secondo gli abitanti del luogo - era dovuta ad un miracolo della Vergine Maria. É vero anche che il podestà dell'epoca isolò il borgo evitando così lo scatenarsi dell'epidemia.
Durante l'epidemia di colera del 1835 il consiglio comunale si riunì il 22 agosto chiedendo alla protettrice celeste la liberazione da tale malattia [14]. In cambio del gesto l'amministrazione rapallese si impegnò al rifacimento della facciata del santuario mariano. Il 14 maggio 1836, terminata l'ondata epidemica, l'intera comunità si riunì in solenne processione verso il santuario, donando alla Madonna una targa votiva.
Altri racconti paesani tramandano il salvataggio di Rapallo da parte della Vergine durante il bombardamento degli Alleati del 28 luglio 1944. Fino a quel momento la città era stata relativamente risparmiata dal conflitto mondiale rispetto a località vicine. Alcune bombe caddero nel centro storico demolendo l'ala orientale della Basilica dei Santi Gervasio e Protasio causando la morte di due persone. Quando gli aerei si avvicinarono alla città, la paura di un nuovo pesante bombardamento scatenò il panico generale. Iniziò l'attacco aereo e grappoli di bombe vennero sganciate dalla formazione ma, invece delle spaventose detonazioni, i rapallini udirono un rumore sordo e videro colonne d'acqua alzarsi dal mare. Tutti i bombardieri avevano sbagliato mira, causando una semplice folata di vento improvvisa. Le bombe caddero principalmente in mare e quelle poche cadute nelle case non esplosero. Purtroppo destino differente toccò a città vicine - come Zoagli e [[Recco, sede di viadotti ferroviari - pesantemente danneggiate e quasi completamente rase al suolo.
L'accesso al santuario
L'accesso al santuario è assicurato fin da tempi antichi da varie mulattiere, non carrabili, che permettono di raggiungerlo dalle località montane della Val Fontanabuona (Cicagna, Uscio e Chiavari).
Lungo la mulattiera che sale per il Monte Rosa (694 m) sono collocate le quattordici stazioni della Via Crucis, benedette il 3 maggio 1942 da monsignor Amedeo Casabona, vescovo di Chiavari. La strada per porta alla Casa del Pellegrino, molto più agevole della prima, permette di raggiungere la località costiera [Chiavari], addentrandosi lungo il bosco e la fitta vegetazione. Nel percorso pedonale si snodano le edicole dei quindici misteri del Rosario, pannelli in bronzo creati dallo scultore rapallese Italo Primi, inaugurati e benedetti tra il 1957 e il 1958.
C'è la possibilità di salire al santuario con la funivia (inaugurata nel 1934), aperta quasi tutto l'anno e recentemente restaurata con i più moderni sistemi di sicurezza. La corsa dura all'incirca 7-8 minuti lasciando al turista una vista mozzafiato sul Golfo del Tigullio e sul panorama del nucleo cittadino rapallese. Il santuario è comunque raggiungibile tramite la strada che collega Rapallo proprio con il tempio religioso passante per la località San Maurizio di Monti. Si può raggiungere anche tramite bus apposito.
Feste patronali
I mascoli: bene culturale da salvare |
L'uso dei mascoli (o mortaletti liguri), ovvero cannoncini riempiti con polvere da sparo, è documentato dal 1619.
Nei golfi Tigullio e Paradiso sono sopravvissuti solo nelle zone prossime a Rapallo e a Recco a causa delle forti limitazioni imposte dalle forze dell'ordine. Il mascolo non è equiparabile e non è equiparato ad un comune fuoco artificale: il suo funzionamento è più sicuro (anche se meno spettacolare). Il mortaletto o mascolo, infatti, non si solleva dal suolo e non lancia nulla verso l'alto (se non un piccolo tappo di segatura). Il mortaletto produce un semplice colpo a terra e viene acceso secondo tecniche e rituali vecchi 400 anni. Il mortaletto ligure o mascolo è dunque il vero cuore antico delle manifestazioni pirotecniche di Rapallo, Recco e zone vicine: qui la pirotecnica commerciale vive nel rispetto dell'antica pirotecnica culturale e popolare. |
Le feste dedicate alla patrona - a Rapallo conosciute come Feste di luglio - si svolgono in tre giorni, l'1, il 2 e il 3 luglio, giorni nei quali i vari sestieri cittadini danno vita a spettacoli pirotecnici notturni. Ogni anno, a rotazione, viene scelto un sestiere cui affidare il compito di rendere onore alla Madonna, specie nel cosiddetto Panegirico di Mezzogiorno. La mattina del 1 luglio, alle 8 in punto, i due sestieri estratti a sorte con colpi fragorosi (detti reciammi - richiami), effettuati da mortaretti liguri, salutano la messa in cassa (ossia quando la statua d'oro e argento della Madonna viene posta sull'arca argentea). Intanto dalle postazioni sul lungomare i restanti quattro sestieri salutano con ventun colpi di mascoli per rendere il loro saluto. Di sera, dopo i vari saluti dei sestieri (detti sparatine) i fuochi d'artificio illuminano lo specchio acqueo rapallese. In attesa dello spettacolo pirotecnico vengono posizionati in mare i lumini o lumetti rapallesi (piccoli oggetti cilindrici in carta resistente contenenti un lumino di cera acceso).
Il giorno seguente, anniversario dell'Apparizione, a mezzogiorno il sestiere di turno organizza il cosiddetto Panegirico. Sul lungomare Vittorio Veneto si posizionano i mortaretti o mascoli liguri (a Rapallo detti anche ramadam, ovvero gran fragore) e dopo l'accensione dei botti un denso fumo invade il litorale rapallese.
Particolarmente suggestiva è la serata conclusiva del festeggiamenti, il 3 luglio, quando una lunga processione composta dai portatori di Cristi e dall'arca argentea con la Madonna di Montallegro attraversa il centro cittadino. Di particolare resa spettacolare è infine lo scenografico incendio del Castello di Rapallo, ovviamente simulato e dal valore prettamente simbolico, per il quale si utilizzano fumogeni rossi e fuochi che si aprono a cascata sul mare.
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Note | |
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