Sospensione a divinis
La locuzione latina a divinis, tradotta letteralmente, significa dai ministeri divini.
È una sanzione disciplinare che può essere comminata ai membri dei tre gradi del sacerdozio (diaconi, presbiteri, vescovi). Al sacerdote sospeso è vietato amministrare i sacramenti, il che include tra l'altro la celebrazione della messa e la confessione; tuttavia può derogare al divieto in caso di urgenza e necessità, ad esempio per confessare una persona in punto di morte.
La sospensione a divinis può essere impartita ai sacerdoti colpevoli di gravi mancanze disciplinari; inoltre viene normalmente disposta per i sacerdoti che contraggono matrimonio (con o senza la dispensa dell'autorità ecclesiastica, in quanto si ritiene inopportuno che essi continuino ad esercitare il ministero sacerdotale), o a quelli che accedono a cariche politiche (essendo vietato ad un sacerdote l'impegno politico). In questo caso, la sospensione a divinis, è un atto dovuto da parte dell'Ordinario. Alla cessazione dell'attività politica "istituzionale" la sospensione viene, di norma, revocata.
Alcune sospensioni "celebri"
- Nel 1976 Papa Paolo VI sospese a divinis il vescovo Marcel Lefebvre, che si rifiutava di applicare alcune disposizioni del Concilio Vaticano II. In seguito Lefebvre si distaccò dalla Chiesa di Roma e per questo ricevette anche la scomunica[1][2][3]. Nel 2009 ottene la remissione della scomunica[4].
- Nel 1985 papa Giovanni Paolo II sospese don Gianni Baget Bozzo, che era stato eletto l'anno precedente europarlamentare per il Partito Socialista Italiano. La sospensione cessò al terminare del secondo mandato elettorale dello stesso, nel 1994.
- Fernando Lugo, vescovo, eletto nell'aprile 2008 presidente del Paraguay, nonostante avesse chiesto personalmente il 18 dicembre 2006 la dimissione dallo stato clericale[5][6] fu sospeso a divinis dalla Santa Sede con un decreto firmato il 20 gennaio 2007 dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi,[7] in conseguenza della sua candidatura alle elezioni presidenziali[8] ottenendo soltanto il 31 luglio 2008 la riduzione allo stato laicale[9][10].