Tomás Díaz Sánchez Dávila
Tommaso di Gesù, O.C.D. Religioso | |
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al secolo Tomás Díaz Sánchez Dávila | |
Età alla morte | ca. 60 anni |
Nascita | Baeza Andalusia (Spagna) tra il 1564 e il 1568 |
Morte | Roma 24 maggio 1627 |
Professione religiosa | 5 aprile 1587 |
Tommaso di Gesù, al secolo Tomás Díaz Sánchez Dávila (Baeza Andalusia (Spagna), tra il 1564 e il 1568; † Roma, 24 maggio 1627) è stato un religioso spagnolo dell'ordine dei Carmelitani Scalzi.
Biografia
Tomás Díaz Sánchez Dávila dopo aver studiato filosofia e teologia a Baeza, nel 1583 cominciò gli studi di giurisprudenza a Salamanca senza però concluderli perché nel 1586 entrò tra i Carmelitani Scalzi nel convento di Salamanca, assumendo il nome di Tommaso di Gesù. Fece la sua Professione religiosa il 5 aprile 1587. La sua attività di insegnante di teologia si esplicò nelle case di studio dell'ordine di Siviglia e di Alcalà de Henares.
La riflessione sull'eremitismo
Durante il periodo d'insegnamento la sua riflessione si concentrò specialmente sulla Regola carmelitana, che gli Scalzi intendevano riportare al suo antico splendore. Nacquero così due pubblicazioni, date alle stampe nel 1599: "Libro de la Antiguedad y Santos de la Orden de Nuestra Señora del Carmen" e "Commentaria in regulam primitivam Fratrum Beatae Mariae Virginis de monte Carmeli quae in nova Discalceatorum reformatione servatur". In questi due testi Tommaso di Gesù mostrò come la vita eremitica fosse non solo profondamente consona allo spirito della Regola carmelitana, ma che addirittura ne rispecchiasse in senso proprio le prescrizioni.
Come conseguenza di tali riflessioni, durante la sua permanenza a Siviglia Tommaso di Gesù formulò il progetto di aprire conventi eremitici in seno alla riforma. I tentativi si concretizzarono nella fondazione, avvenuta il 24 giugno 1592, del "Deserto" di Bolarque, situato nei pressi di Pastrana (Guadalajara, Spagna). Ancora nel 1599 Tommaso di Gesù, nominato provinciale della Vecchia Castiglia, sarebbe divenuto promotore di un analogo convento a Batuecas (Salamanca), dove egli dimorò dal 1600 al 1607. Nel 1600 fu eletto definitore generale e vicario del "deserto" di Batuecas divenendone priore nel 1604.
Il progetto di Tommaso di Gesù, a partire dal testo della Regola carmelitana che prescrive di meditare giorno e notte la legge del Signore, prevedeva che il "Deserto" sorgesse in luoghi lontani dai centri abitati, fosse dotato non solo dei locali adatti alla normale vita comunitaria ma altresi di veri e propri romitaggi in cui ritirarsi a vita solitaria durante tempi più o meno lunghi. Punti qualificanti erano la preghiera prolungata, il silenzio rigoroso, l'esclusione del contatto con i laici e gli estranei, la rinuncia all'apostolato, e una penitenza, per quanto riguarda il cibo e il dormire, più rigorosa che nei normali conventi.
L'attività missionaria
Dopo aver ricevuto dall'Italia, dal padre Francesco del Santissimo Sacramento, una lettera nella quale lo invitava a partecipare ai progetti missionari allora in atto e lo rimproverava per la sua solitudine, Tommaso di Gesù visse durante una celebrazione eucaristica una esperienza mistica: sentì come una luce diffondersi nell'anima e un fuoco interiore che lo spingeva alla salvezza di coloro che ancora non conoscevano Dio.
Agli inizi del 1608 partì per Roma e qui, preparandosi a partire per il Congo, cominciò la sua vita apostolica.
Fallita la partenza per il Congo, il suo impulso missionario gli suggerì la fondazione della Congregazione di San Paolo Apostolo per le missioni che, con l'appoggio di Pietro della Madre di Dio e approvata da Paolo V nello stesso anno 1608, fu soppressa nel 1613 a causa degli ostacoli posti dall'Ordine degli Scalzi.
Aggregato alla Congregazione italiana dei Carmelitani Scalzi, Tommaso di Gesù fu assegnato alla casa romana di Santa Maria della Scala dove, prima di partire per diffondere la Riforma carmelitana in Francia, Fiandra e Germania, si dedicò allo studio e alla scrittura di riflessioni sulla missione.
Stimulus missionum (1610)
La sua prima opera italiana fu un opuscolo, che vide la luce nel 1610, intitolato Stimulus missionum sive de Propaganda a religiosis per universum orbem fidem, dedicato a Paolo V. Composto di quattro parti, vi si esponevano i motivi per cui i religiosi avrebbero dovuto prestarsi all'attività missionaria, dimostrando come quest'ultima si conciliasse con le rispettive regole, soprattutto nel caso degli ordini mendicanti. In particolare il quarto libro è dedicato ad illustrare l'obbligatorietà dell'azione missionaria per i Carmelitani Scalzi, in consonanza con il loro spirito essenzialmente contemplativo. A questo scopo venivano ripresi gli argomenti già elaborati da Giovanni di Gesù Maria in occasione dell'invio degli Scalzi in Persia.
De procuranda salute omnium gentium (1613)
Una esposizione più ampia del pensiero di Tommaso di Gesù si trova nella sua seconda opera: De procuranda salute omnium gentium, stampata ad Anversa nel 1613, ma scritta già prima della sua partenza per la Francia[1]. Si tratta di uno scritto voluminoso, diviso in dodici capitoli, cui è posto come appendice un catechismo adatto all'istruzione di catecumeni provenienti da diverse fedi religiose. Dapprima si dimostrava la necessità di preoccuparsi per quella che egli definiva la «salvezza degli infedeli», fra i quali includeva non solo i non cristiani, ma anche i battezzati non appartenenti alla Chiesa cattolica. Vi ricorreva l'affermazione secondo cui spetterebbe in primo luogo al papa, nella sua qualità di supremo pastore, la cura della missione, e solo in un secondo momento ai principi secolari ed ecclesiastici. Tommaso riprendeva poi quanto aveva espresso nello Stimulus, enumerando i motivi per i quali i religiosi avrebbero dovuto partecipare in prima persona all'annuncio della parola di Dio agli infedeli, soprattutto i mendicanti, quali collaboratori dei vescovi nella cura delle anime: un obbligo che proverrebbe dalla loro istituzione nella chiesa e dai frutti che nel corso della storia hanno prodotto.
In questo testo vi è riportato un progetto di congregazione preposta alla propagazione delle fede, con sede in Roma, composta da pochi uomini prudenti e zelanti i quali, riunendosi spesso, trattassero della conversione dei popoli, inviassero lettere esortatorie e libri scritti nelle diverse lingue, mantenessero i contatti con vescovi e parroci. La congregazione si sarebbe interessata praticamente di tutto il mondo conosciuto, ivi comprese le nazioni d'Europa in cui si professava il cristianesimo secondo le diverse confessioni protestanti ("eretici") e le chiese di rito ortodosso ("scismatici"). Sembra comunque che il progetto non risalisse a Tommaso, ma fosse a lui preesistente: si sarebbe trattato di un memoriale presentato nel 1589 a Sisto V da Jean Vendeville, vescovo di Tournai, trovato da Tommaso tra le carte di Pietro della Madre di Dio. Allo scrittore carmelitano spetta tuttavia il merito di averlo inserito e divulgato ampiamente nella sua compilazione.
Tommaso propugnava inoltre il potenziamento dei seminari, fondati in Roma fin dal tempo di Gregorio XIII, destinati ad alunni di diverse nazioni, per metterli in grado di tornare nelle rispettive patrie a diffondervi la fede cattolica. In particolare sosteneva che gli alunni dovessero ricevere una preparazione specifica, sia linguistica che dottrinale, in base all'ambito in cui sarebbero stati chiamati ad operare. Fornisce un esempio di ciò nella seconda parte dell'opera, che comincia con il sesto libro, dedicata ad esporre le dottrine ("errori") dei diversi gruppi ed alla loro confutazione, secondo i metodi dell'apologetica. Vi si tratta dei Greci e dei Ruteni e della loro riunione alla Chiesa cattolica, delle diverse chiese orientali, degli eretici, ebrei, saraceni e pagani.
L'opera si presenta come un insieme di materiali di provenienze diverse: brani scritturistici e patristici, relazioni, opere edite ed inedite largamente citate o compendiate. Ne sono un esempio l'utilizzazione degli scritti di Giovanni di Gesù Maria per dimostrare la compatibilità tra il genere di vita mendicante e l'azione missionaria, come pure gli interi capitoli ripresi dall'opera del gesuita José de Acosta in cui questi tratta della conversione degli indiani d'America.
L'originalità di Tommaso di Gesù consistette soprattutto nell'utilizzare il vasto materiale con l'intento di fornire agli operatori missionari un prontuario in cui essi potessero trovare strumenti di lavoro adatti alle loro necessità, piuttosto che trattazioni scientifiche importanti sul piano teorico ma di scarsa utilità nella pratica missionaria. Proprio in quanto manuale di apostolato missionario l'opera ebbe un successo enorme, dal momento che venne adottata anche dalla nuova congregazione di Propaganda Fide, la quale lo consigliava ai missionari[2].
Gli ultimi anni
Tommaso di Gesù diffuse la Riforma carmelitana in Francia, nelle Fiandre e in Germania. Nel 1619, non dimenticando l'importanza che l'eremitismo aveva per la spiritualità carmelitana, fondò il "deserto" di Marlagne, in Belgio.
Tornato a Roma visse gli ultimi anni da ammalato nel convento di Santa Maria della Scala dedicandosi alla preghiera e allo studio. Qui morì il 24 maggio 1627.
Note | |
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Bibliografia | |
Burdigalae 1730, pp. 409-419.
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Voci correlate | |
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