Utente:Don Paolo Benvenuto/Rito delle esequie

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La prima edizione (1974)

La prima edizione del Rito delle Esequie fu pubblicata nel 1974 sulla base dell'editio typica della Santa Sede del 1969.

La seconda edizione (2012)

La nuova edizione del Rito delle Esequie è stata pubblicata nel 2012, ed è divenuta obbligatoria in Italia a partire dal 2 novembre dello stesso anno.

La nuova edizione vuol essere da parte della Conferenza Episcopale Italiana un contributo per aiutare una umanizzare del momento della morte, sottraendolo alla sua invisibilità e alla sua individualità. Grazie alla liturgia il popolo di Diovoce alla morte e ne fa una parola che interpella la vita di tutti".

Contesto

Esiste oggi la tendenza, diffusa soprattutto nei contesti urbani, a privatizzare l'esperienza del morire: si muore sempre più in ospedale, e si tende a nascondere i segni della sepoltura e del lutto.

In questo contesto vede la luce la seconda edizione del Rito delle esequie, approntata dalla Conferenza Episcopale Italiana. Essa risponde appunto all'esigenza pastorale di annunciare il Vangelo della risurrezione di Cristo in un contesto culturale ed ecclesiale caratterizzato da significativi mutamenti.

Cambiamenti rispetto all'edizione precedente

Il rito per la cremazione

Una delle novità più significativa è costituita dall'appendice dedicata alle esequie in caso di cremazione. La collocazione in appendice vuole segnalare che la sezione non esiste nell'edizione tipica latina, ma vuole richiamare il fatto che la Chiesa, anche se non si oppone alla cremazione dei corpi quando non viene fatta in odio alla fede (in odium fidei), continua a ritenere la sepoltura del corpo dei defunti la forma più idonea a esprimere la fede nella risurrezione della carne, ad alimentare la pietà dei fedeli verso coloro che sono passati da questo mondo al Padre e a favorire il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici.

In questa prospettiva, è previsto che la celebrazione delle esequie preceda di norma la cremazione. Eccezionalmente, i riti previsti nella cappella del cimitero o presso la tomba si possono svolgere nella stessa sala crematoria.

Particolarmente importante è l'affermazione che la cremazione si ritiene conclusa con la deposizione dell'urna nel cimitero. Ciò soprattutto per contrastare la prassi di spargere le ceneri in natura o di conservarle in luoghi diversi dal cimitero: tale prassi solleva non poche perplessità sulla sua piena coerenza con la fede cristiana, soprattutto quando sottintende concezioni panteistiche o naturalistiche. Il rituale non prende netta posizione sul versante disciplinare, ma offre elementi sufficienti per una catechesi e un'azione pastorale di educazione del popolo di Dio alla fede nella risurrezione dei morti, alla dignità del corpo, all'importanza della memoria dei defunti, alla testimonianza della speranza nella risurrezione.

Altri cambiamenti

Vi sono altri cambiamenti di natura rituale e testuale introdotti nella seconda edizione italiana.

  • è stata introdotta la visita alla famiglia del defunto, con lo scopo che tale primo incontro con la famiglia diventi per il parroco un momento di condivisione del dolore, di ascolto dei familiari colpiti dal lutto, di conoscenza di alcuni aspetti della vita della persona defunta in vista di un corretto e personalizzato ricordo durante la celebrazione delle esequie;
  • il paragrafo precedentemente chiamato Preghiera per la deposizione del corpo del defunto nel feretro si chiama ora Preghiera alla chiusura della bara; la sequenza rituale è stata rivista e arricchita, al fine di leggere alla luce della Parola di Dio e della speranza cristiana un momento molto delicato e doloroso quale quello della chiusura della bara.
  • nella parte dedicata alla celebrazione delle esequie (nella Messa o nella liturgia della Parola) è più ricca la proposta delle esortazioni che introducono il rito dell'ultima raccomandazione e commiato; tale rito costituisce l'ultimo saluto rivolto dalla comunità cristiana a un suo membro prima che sia portato alla sepoltura; sono ora dodici le proposte di esortazione che possono essere lettura|lette]] o adattate;
  • non compare più il capitolo V dell'edizione precedente, corrispondente al capitolo IV dell'Ordo exsequiarum, dal titolo Esequie nella casa del defunto: i vescovi italiani hanno ritenuto questa possibilità estranea alla consuetudine locale e non esente dal rischio di privatizzare intimisticamente o di circoscrivere al solo ambito familiare un momento che di sua natura dovrebbe vedere coinvolta l'intera comunità cristiana, radunata per la celebrazione.
Bibliografia
Voci correlate