Utente:Quarantena/Basilica di San Marco

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Basilica-Cattedrale Patriarcale di San Marco Evangelista
Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
Venedig Basilika.jpg
Facciata della basilica rivolta verso la piazza
Altre denominazioni
Stato Italia
Regione Stemma Veneto


Regione ecclesiastica Triveneto

Provincia {{{Provincia}}}
Comune Stemma Venezia
Località {{{Località}}}
Diocesi Stemma Diocesi Venezia.gif Patriarcato di Venezia
Religione Cattolica
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Sito web

Sito ufficiale

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Proprietà {{{Proprietà}}}
Oggetto tipo chiesa
Oggetto qualificazione Basilicale
Dedicazione San Marco
Vescovo {{{Vescovo}}}
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Data fondazione {{{Data fondazione}}}
Architetto


Stile architettonico romanico-bizantino e gotico
Inizio della costruzione 1063 (basilica attuale)
Completamento 1617
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Soppressione
Ripristino
Scomparsa {{{Scomparsa}}}
Data di inaugurazione {{{AnnoInaugur}}}
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Data di consacrazione 828 (prima basilica)
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Titolo
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Note {{{Note}}}
Coordinate geografiche
45°26′04″N 12°20′23″E / 45.4344, 12.3398 bandiera Italia
Patrimonio UNESCO.png Patrimonio dell'umanità
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Pericolo Bene non in pericolo
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La Basilica di San Marco a Venezia è la chiesa principale della città, Cattedrale della città e sede del Patriarca. È uno dei principali monumenti di piazza San Marco, che da essa prende il nome.

Sino alla caduta della Repubblica Serenissima è stata la chiesa palatina dell'attiguo Palazzo Ducale, retta a prelatura territoriale sotto la guida di un primicerio nominato direttamente dal Doge. Ha assunto il titolo di cattedrale a partire dal 1807, quando fu qui trasferito dall' antica Cattedrale di San Pietro di Castello.

La storia

La costruzione

Basilica di San Marco, vista dal Campanile

La prima Chiesa dedicata a San Marco, voluta dal Doge Giustiniano Partecipazio, fu costruita accanto al Palazzo Ducale nell'828 per ospitare le reliquie di San Marco trafugate, secondo la tradizione, ad Alessandria d'Egitto da due mercanti veneziani: Buono da Malamocco e Rustico da Torcello. Questa Chiesa sostituì la precedente cappella palatina dedicata al Santo bizantino Teodoro (il cui nome era pronunciato dai veneziani Tòdaro), edificata in corrispondenza dell'attuale piazzetta dei leoni, a nord della basilica di San Marco. Risale al IX secolo anche il primo Campanile di San Marco.

La primitiva chiesa di San Marco venne poco dopo sostituita da una nuova, sita nel luogo attuale e costruita nell'832; questa però andò in fiamme durante una rivolta nel 976 e fu quindi nuovamente edificata nel 978 dal Doge Pietro Orseolo I. La Basilica attuale risale ad un'altra ricostruzione (iniziata dal Doge Domenico Contarini nel 1063 e continuata da Domenico Selvo e Vitale Falier) che ricalcò abbastanza fedelmente le dimensioni e l'impianto dell'edificio precedente. La nuova consacrazione avvenne nel 1094; la leggenda colloca nello stesso anno il ritrovamento miracoloso in un pilastro della Basilica del corpo di San Marco, che era stato nascosto durante i lavori in un luogo poi dimenticato. Nel 1231 un incendio devasta la Basilica di San Marco che viene subito restaurata.

La decorazione

La splendida decorazione a mosaici dorati dell’interno della basilica è già quasi completa alla fine del XII secolo. Entro la prima metà del Duecento fu costruito un vestibolo (il nartece, spesso chiamato atrio) che circondava tutto il braccio occidentale, creando le condizioni per la realizzazione di una facciata (prima di allora l'esterno era con mattoni a vista, come nella Basilica di Murano).

I secoli successivi hanno visto la Basilica arricchirsi continuamente di colonne, fregi, marmi, sculture, ori portati a Venezia sulle navi dei mercanti. Spesso si trattava di materiale di spoglio, ricavato cioè da antichi edifici demoliti. In particolare, il bottino del sacco di Costantinopoli nel corso della Quarta Crociata (1204) arricchì il tesoro della Basilica e fornì arredi di grande prestigio.

Gli ultimi interventi

Nel Duecento, nell'ambito dei lavori che stavano trasformando l'aspetto della piazza, le cupole furono sopraelevate con tecniche di costruzione bizantine e fatimide: esse sono costruzioni lignee rivestite da lamine di piombo soprastanti le cupole originali più antiche, sulle quali si sviluppa il rivestimento musivo che si ammira all'interno della chiesa. Solo nel XV secolo, con la decorazione della parte alta delle facciate, si definisce l'attuale aspetto esteriore della Basilica; nonostante ciò, essa costituisce un insieme unitario e coerente tra le varie esperienze artistiche a cui è stata soggetta nel corso dei secoli.

Infine furono realizzati il Battistero e la Cappella di Sant'Isidoro di Chio (XIV secolo), la sagrestia (XV) e la Cappella Zen (XVI). Nel 1617, con la sistemazione di due altari all’interno, la Basilica può dirsi compiuta.

Le figure chiave

In quanto chiesa di Stato, la Basilica era retta dal Doge e non dipendeva dal Patriarca, che aveva la sua cattedra presso la chiesa di San Pietro. Il Doge stesso nominava un clero ducale guidato dal primicerio. Solo dal 1807 San Marco divenne ufficialmente Cattedrale.

L’amministrazione della Basilica era affidata ad un importante magistratura della Repubblica di Venezia, i Procuratori di San Marco, la cui sede erano le Procuratie. Tutti i lavori di costruzione e di restauro erano diretti dal proto: hanno occupato questa carica grandi architetti come Jacopo Sansovino e Baldassarre Longhena. Procuratori di San Marco e proto esistono tuttora e svolgono per il Patriarcato gli stessi compiti di un tempo.

L'esterno

Dall'esterno, diviso in tre differenti registri — piano inferiore, terrazza, cupole — prevale la larghezza, poiché in una città come Venezia, che appoggia su un terreno sabbioso, si tendeva a realizzare gli edifici in larghezza, dal peso più equilibrato.

È infatti lunga 76,5 metri e larga 62,60 (al transetto), mentre la cupola centrale è alta 43 metri (28,15 all'interno).

La facciata

Un particolare.
Traslazione del corpo di San Marco, XIII secolo, portale di S. Alipio.

La facciata marmorea risale al XIII secolo. Vi furono inseriti mosaici, bassorilievi ed una grande quantità di materiale di spoglio eterogeneo. Ciò diede la caratteristica policromia, che si combina con i complessi effetti di chiaroscuro dovuti alle multiformi aperture ed al gioco dei volumi. Le due porte di ingresso alle estremità vennero realizzate con timpani ad arco inflesso, di chiara ispirazione araba, forse volute anche per ricordare Alessandria d'Egitto, dove era avvenuto il martirio di San Marco.

Le porte bronzee risalgono a epoche diverse: a sud la Porta di San Clemente è bizantina e risale all'XI secolo; quella centrale, di produzione incerta, è del XII secolo; le porte secondarie sono più tarde e sono decorate secondo un gusto antichizzante. Nella facciata laterale rivolta a sud anticamente si apriva la Porta da Mar, l'ingresso posto vicino al Palazzo Ducale e al molo, dal quale si entrava a Venezia.

Tra i mosaici della facciata, l’unico rimasto degli originali duecenteschi è quello sopra il primo portale a sinistra, il portale di Sant'Alipio, che rappresenta l’ingresso del corpo di San Marco nella Basilica com’era allora. Gli altri, danneggiati, furono rifatti tra il XVII e il XIX secolo mantenendo i soggetti originali, che fatta eccezione per il mosaico sopra portale centrale, hanno tutti come soggetto principale il corpo del santo, dal suo ritrovamento presso Alessandria d'Egitto ad opera di due mercanti veneziani avvenuta nel 829 all'arrivo delle sacre spoglie in città e alla successiva deposizione.

La lunetta del portale centrale è decorata secondo l'usanza tipicamente occidentale in epoca romanica, con un Giudizio universale, incorniciato da tre archi scolpiti di diverse dimensioni, che riportano una serie di Profeti, di Virtù sacre e civili, di Allegorie dei mesi, dei Mestieri e di altre scene simboliche con animali e putti (1215-1245 circa). Questi rilievi mescolano suggestioni orientali e del romanico padano (quali le opere di Wiligelmo), ma vennero realizzati da maestranze locali.

Dagli archi inflessi dell’ordine superiore, decorati in stile gotico fiorito, le statue delle Virtù cardinali e teologali, quattro santi guerrieri e San Marco vegliano sulla città. Nell’arco del finestrone centrale, sotto San Marco, il Leone alato mostra il libro con le parole "Pax tibi Marce Evangelista meus".

La quadriga

Le copie della Quadriga

Tra le opere d'arte provenienti da Costantinopoli, la più celebre è rappresentata dai famosi cavalli di bronzo dorato e argentato, di incerta origine[1], che furono razziati dai Veneziani, durante la IV crociata dall'Ippodromo di Costantinopoli, la capitale dell'Impero Romano d'Oriente e posti sopra il portale centrale della basilica. Delle molte quadrighe che ornavano gli archi trionfali dell’antichità, questa è l’unico esemplare al mondo rimasto. Dopo il lungo restauro iniziato nel 1977, i cavalli di San Marco sono oggi conservati nel Museo di San Marco all'interno della basilica, sostituiti sulla balconata da copie.

I pilastri Acritani

Giunti a Venezia anch'essi durante l'epoca delle crociate, posti di fronte al fianco sinistro della Basilica proprio innanzi alla Porta della Carta, antico accesso degli archivi di stato della Serenissima, si trovano due pilastri provenienti dalla Basilica di San Polieucto, trafugati per nave da San Giovanni d'Acri, da cui deriva il nome. La loro dislocazione nel panorama della Piazzetta, che e a ben notare priva di senso, deriva dall'effettiva sovrabbondanza di manufatti di pregio accumulati dai veneziani durante le crociate, che riconoscendone il valore ma nn avendo più spazi vuoti all'interno o sulla facciata della basilica decisero di piantarli li dove oggi si possono ammirare. Finemente lavorati, essi presentano motivi sassanidi come palmette alate, pavoni, uva, eseguiti con chiarezza distributiva e precisione magistrale; rappresentano una delle prime evidenze dell'introduzione di decorazioni orientaleggianti nel panorama artistico occidentale.

I tetrarchi

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Monumento ai Tetrarchi

Opera databile verso la fine del III secolo, trasferita a Venezia dopo il saccheggio di Costantinopoli del 1204. Raffigura, in un blocco di porfido rosso dell'altezza di circa 130 cm, le figure dei "tetrarchi", ovvero i due Cesari e i due Augusti (un Cesare ed un Augusto per ognuna delle parti in cui l'impero Romano venne suddiviso dall'imperatore Diocleziano con la sua riforma). Tra gli storici dell'arte è ancora in corso il dibattito in merito a quale delle due tetrarchie si riferisca la scultura.

Una leggenda popolare vuole invece che questa scultura sia quella di quattro ladroni sorpresi dal Santo della basilica intenti a rubare il suo tesoro custodito all'interno e che furono da esso pietrificati e successivamente murati di fianco alla Porta della Carta dai veneziani, proprio all'angolo del Tesoro.

Il nartece

Il nartece con la sua luce smorzata prepara il visitatore all’atmosfera soffusa dell’interno dorato, come l’Antico Testamento rappresentato dai mosaici del soffitto prepara al Vangelo raffigurato in basilica. I soggetti principali sono la Genesi ed episodi delle vite di Noè, Abramo, Giuseppe, Mosè. Attualmente l’atrio si compone di due ambienti, in quanto Battistero e Cappella Zen furono ottenuti chiudendone il lato sud.

L'interno

L'interno
La cupola
L'iconostasi

La pianta della Basilica è a croce greca con cinque cupole distribuite al centro e lungo gli assi della croce e raccordate da arconi (presenti per esempio nella chiesa dei Santi Apostoli dell'epoca di Giustiniano). Le navate, tre per braccio, sono divise da colonnati che confluiscono verso i massicci pilastri che sostengono le cupole; essi non sono realizzati come blocco unico di muratura ma articolati a loro volta come il modulo principale: quattro supporti ai vertici di un quadrato, settori di raccordo voltati e parte centrale con cupoletta.

Le pareti esterne e interne sono invece sottili, per alleggerire il peso dell'edificio sul delicato suolo veneziano, e sembrano quasi diaframmi tesi tra pilastro e pilastro, a reggere la balaustra dei matronei; non hanno una funzione di sostegno, solo di tamponamento. Pareti e pilastri sono completamente rivestiti, nel registro inferiore, con lastre di marmi policromi. Il pavimento ha un rivestimento marmoreo disegnato con moduli geometrici e figure di animali mediante le tecniche dell’opus sectile e dell’opus tessellatum; sebbene continuamente restaurato, conserva alcune parti originali del XII secolo.

Presbiterio

Elementi di origine occidentale sono la cripta, che interrompe la ripetitività di una delle cinque unità spaziali, e la collocazione dell'altare, non al centro della struttura (come nei martyrion bizantini), ma nel presbiterio. Per questo i bracci non sono identici, ma sull'asse est-ovest hanno la navata centrale più ampia, creando così un asse longitudinale principale che convoglia lo sguardo verso l'altare maggiore, che custodisce le spoglie di San Marco. Dietro l’altare maggiore, rivolta verso l’abside, è esposta la Pala d'oro, che fa parte del Tesoro di San Marco.

Il gruppo di colonne istoriate che reggono il ciborio sopra l'altare maggiore, riproducono modelli paleocristiani, con citazioni anche ricalcate, sebbene magari ricontestualizzate o anche fraintese. Questo revival appositamente ricreato è da inquadrare nel desiderio di Venezia di riallacciarsi con l'epoca di Costantino assumendosi l'eredità dell'Imperii christiani dopo aver conquistato Costantinopoli. Il presbiterio è separato dal resto della basilica da un’iconostasi, ispirata alle chiese bizantine. È formata da otto colonne in marmo rosso broccatello e coronata da un alto Crocifisso e da statue di Pier Paolo dalle Masegne e Jacobello dalle Masegne, capolavoro della scultura gotica (fine XIV secolo). Dal presbiterio si accede alla sagrestia e ad una chiesetta del XV secolo dedicata a San Teodoro, dove è esposta una Adorazione del Bambino di Giambattista Tiepolo.

Transetto destro

All’inizio del transetto destro, collegato al Palazzo Ducale, si trova l’ambone delle reliquie, da dove il neo eletto doge si mostrava ai veneziani. Nella navata sinistra si trovano la cappella di San Clemente e l’altare del Sacramento. Qui è il pilastro in cui fu ritrovato nel 1094 il corpo di San Marco, come raccontato negli interessanti mosaici della navata destra (da dove si entra negli ambienti del Tesoro di San Marco).

Transetto sinistro

All’inizio del transetto sinistro c’è invece l’ambone doppio per la lettura delle Scritture; seguono, nella navata destra, la cappella di San Pietro e la cappella della Madonna Nicopeia, un’icona bizantina giunta a Venezia dopo la Quarta Crociata ed oggetto di devozione. Sul lato nord ci sono gli ingressi alla cappella di Sant’Isidoro di Chio ed alla cappella Mascoli.

I mosaici

La Cupola della Genesi

La decorazione musiva della basilica copre un arco di tempo molto ampio ed è probabilmente dettata da un programma iconografico coerentemente unitario.

I mosaici più antichi sono quelli dell'abside (Cristo pantocratore, rifatto però nel XVI secolo, e figure di santi e apostoli) e dell'ingresso (Evangelisti), realizzati alla fine dell'XI secolo da artisti greci, affini ai mosaici, per esempio, nel Duomo di Ravenna o nella Cattedrale di San Giusto a Trieste.

Gli Evangelisti probabilmente decoravano l’ingresso centrale alla basilica ancora prima della costruzione del nartece. I restanti mosaici vennero aggiunti a partire dalla seconda metà del XII secolo da artisti veneziani.

In linea di massima l'atrio presenta Storie dell'Antico testamento e le tre cupole sull'asse longitudinale presentano apoteosi divine e cristologiche, mentre gli arconi relativi presentano episodi dei Vangeli.

La Cupola della Pentecoste venne realizzata entro la fine del XII secolo, forse riproducendo le miniature bizantine di un manoscritto della corte bizantina. La cupola centrale è detta dell'Ascensione, mentre quella sopra l'altare maggiore dell'Emanuele, e furono decorate dopo quella della Pentecoste.

Successivamente ci si dedicò all'istoriazione della Cupoletta della Genesi dell'atrio (1220-1240 circa), seguendo fedelmente le illustrazioni della Bibbia Cotton (un altro revival paleocristiano).

Il transetto nord, realizzato in seguito, ha la cupola dedicata a San Giovanni Evangelista e Storie della Vergine negli arconi. Quello sud presenta la cupola di San Leonardo (con altri Santi) e, sopra la navata destra, Fatti della vita di San Marco. In queste opere e in quelle coeve della tribuna gli artisti veneziani introdussero sempre maggiori elementi occidentali, derivati dall'arte romanica e gotica.

Più tardi sono i mosaici delle cupolette di Giuseppe e di Mosè, nel lato nord dell'atrio, probabilmente della seconda metà del XIII secolo, dove si cercano effetti grandiosi con una riduzione delle scenografie architettoniche in funzione della narrazione. Altri notevoli mosaici decorano il Battistero, la Cappella Mascoli e la Cappella di Sant’Isidoro.

Le ultime decorazioni musive sono quelle della Cappella Zen (angolo sud dell'atrio), dove avrebbe operato di nuovo un maestro greco di notevole perizia.

Molti mosaici deteriorati furono in seguito rifatti mantenendo i soggetti originali. Alcuni dei cartoni furono realizzati da Michele Giambono, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Paolo Veronese, da Jacopo Tintoretto e dal figlio Domenico Tintoretto. Tiziano e il Padovanino prepararono invece i cartoni per i mosaici della sagrestia.

La musica in basilica

Le navate laterali avevano anticamente delle gallerie con pavimenti lignei che le coprivano, secondo i modelli tipicamente orientali, che vennero ridotte a strettissimi passaggi balaustrati per permettere di ammirare i mosaici delle volte anche dal basso. Le numerose gallerie fornirono l’ispirazione per lo sviluppo dello stile policorale veneziano ai compositori di San Marco, che avevano il titolo di maestro di cappella. I più importanti furono gli organisti e compositori Andrea Gabrieli e Giovanni Gabrieli (zio e nipote), ai quali si attribuisce l’introduzione dell’uso degli strumenti musicali per la musica sacra in chiesa, così come lo sviluppo della musica antifonale. Di rilevante interesse la presenza del settecentesco organo opera di Gaetano Callido.

Tra i principali musicisti che operarono in basilica sono da ricordare Jacques Arcadelt, Antonio Lotti, Baldassarre Galuppi, Claudio Monteverdi, Lorenzo Perosi, Oreste Ravanello e molti altri. Il coro deputato al servizio liturgico in basilica è l'antica e prestigiosa Cappella Marciana.

Galleria fotografica

Note
  1. L'opera, attribuita a Lisippo, proveniva da Delfi, dove era stata posta dai Rodii come ex voto per la liberazione dall’assedio di Demetrio Poliorcete nel 304 a.C. Era stata collocata nell'Ippodromo a celebrare la vittoria di Costantino, e fu portata a Venezia dal Doge Enrico Dandolo nel 1204 (cfr. I cavalli di San Marco e i Lithica orfici)
Bibliografia
  • Guida d'Italia del Touring Club Italiano – Venezia, 3ª edizione. ISBN 978-88-365-4347-2
  • M. Da Villa Urbani, La basilica di San Marco, 2001, Storti Edizioni, Venezia. ISBN 88-7666-014-3
  • S. Vianello (cur.), Le chiese di Venezia, Electa, 1993. ISBN 88-435-4048-3
  • R. Polacco, San Marco. La basilica d'oro, Milano 1991.
  • E. Rentetzi, Le influenze mediobizantine nei mosaici dell’arcone della Passione della Basilica marciana, in "Arte|Documento", vol. XIV, (2000), pp. 50-53.
Voci correlate
Collegamenti esterni