Vittorio Trancanelli
Servo di Dio Vittorio Trancanelli Laico | |
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Servo di Dio | |
Vittorio Trancanelli | |
Età alla morte | 54 anni |
Nascita | Spello 26 aprile 1944 |
Morte | Perugia 24 giugno 1998 |
Appartenenza | Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve |
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Servo di Dio Vittorio Trancanelli (Spello, 26 aprile 1944; † Perugia, 24 giugno 1998) è stato un medico e laico italiano. Dichiarato Servo di Dio dalla Chiesa il 22 giugno 2006.
Biografia
Vittorio, figlio di Saverio Trancanelli e Caterina Sedeucic, nasce a Spello, dove la famiglia si era rifugiata a causa della guerra, il 26 aprile 1944.
Al termine della guerra, la famiglia si trasferisce a Petrignano d'Assisi (Perugia), dove Vittorio vive fino al matrimonio. Compie i suoi studi sino alla maturità ad Assisi presso il Liceo Classico "Sesto Properzio" e poi si laurea in Medicina e Chirurgia all'Università di Perugia, divenendo un brillante medico chirurgo.
A 21 anni si fidanza con Lia Sabatini, si sposano il 18 ottobre 1970 e vanno a vivere a Perugia: formano una coppia veramente speciale per la sintonia spirituale ed affettiva. La moglie racconta:
« | Quando Vittorio e io eravamo fidanzati pensavamo già ad un matrimonio cristiano, volevamo vivere con il Signore e anche fondare la nostra vita su di Lui che è la roccia. Ci sembrava un sogno, ma piano piano con la lettura e la meditazione della Parola di Dio potevamo realizzarlo. » |
La fede nella quotidianità
Lavora come medico chirurgo all'Ospedale Silvestrini di Perugia. Vive la sua fede nella quotidianità della vita. Nel suo lavoro, nella famiglia, nella sua passione per la Bibbia e per l'Ebraismo. A testimonianza di ciò è da ricordare questo episodio.
Un giorno, mentre si avvicinava l'estate, i colleghi parlavano delle vacanze, affermando:
« | Quest'anno devo mettere una vela in più sulla barca. » |
« | Io invece voglio cambiare località. » |
« | Io voglio comprare un motoscafo. » |
Vittorio operava ed ascoltava, poi disse:
« | Ragazzi, domani non vengo in ospedale, non mettetemi malati in lista per operarli. » |
« | Vitto'... che devi fare? » |
Vittorio risponde:
« | Vado dal giudice. » |
« | Dal giudice? A fare che? » |
« | Vado a prendere un altro bambino in affido. » |
In sala operatoria si fa silenzio. Vittorio alza la testa e dice:
« | Io e mia moglie ci divertiamo così, non vi preoccupate ragazzi! » |
Nel 1976, un mese prima della nascita di Diego, unico figlio naturale, Vittorio si ammala gravemente. Da una colite ulcerosa trasformatasi in peritonite gravissima uscì vivo per puro miracolo di Dio che ha accolto le suppliche di una moglie in attesa e di tanta gente che pregava per lui. Da quell'operazione rimane segnato perla vita, portando una ileostomia fino alla fine, sopportando disagio e dolore che confidava solo alla moglie. Lia racconta:
« | Dopo la nascita di Diego decidemmo di mettere in pratica il Vangelo: "Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me." » | |
Arrivarono così i primi due figli adottivi, cui ne seguiranno altri e altri in affido, alcuni dei quali disabili. La loro esperienza di coppia si allarga in un progetto condiviso con altri: accogliere famiglie e persone, in particolare bambini e donne in gravi difficoltà. Nasce, così, l'Associazione "Alle querce di Mamre" (ancora oggi attiva), che prende il nome dal luogo in cui Abramo, ospitando nella sua tenda tre pellegrini, accoglie Dio stesso (Gen 18,1-3 ):
« | Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò sino a terra, dicendo: "Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. » |
Vittorio sceglie quel nome perché esprime esattamente ciò che vuol fare. Infatti, scriverà con altri amici che condividevano il progetto:
« | Accogliere Dio, quel Dio che scopriamo proprio nella comunione con gli altri fratelli, nella logica del quotidiano, nella dimensione cristiana del vivere quotidiano, possibile a tutti. » |
Nel lavoro
Con questo stile di vita nel quotidiano Vittorio vive anche il suo lavoro. Diventa specialista di endoscopia digestiva e gastroenterologica e consegue l'idoneità a primario di Chirurgia generale. Lavora, spesso, al di là delle sue forze trascurando persino la cura del suo corpo.
Un giorno, a fine turno, ha un rapido scambio di vedute con il primario anestesista. Vittorio non vuole rimandare in camera una donna che aspettava il momento di essere operata sin dal mattino. Il primario si rifiuta dicendo:
« | Il primario sono io e decido io, se non la smetti non addormenterò più i tuoi pazienti e opererai solo le urgenze. » |
Vittorio lo guarda negli occhi e risponde: "Io non temo lei, ma temo il Signore Dio mio e Dio tuo", e se ne và via. Il giorno dopo l'anestesista lo cerca per scusarsi, affermando che era stato un egoista.
Il "rabbino"
Prima di operare una paziente di religione ebraica ha recitato con lei lo Shemà Israel. Era, infatti, studioso appassionato della storia e della fede di Israele, passione che gli era nata da giovane, quando aveva intuito che per conoscere bene Gesù, la sua personalità, il suo modo di essere e di pensare, era importante ricordare che Gesù era un ebreo osservante. Dall'amore per Gesù di Nazareth era nata in lui la sete di conoscere la lingua e le scritture ebraiche, i commenti, la tradizione e le feste.
Al "Centro ecumenico San Martino" che frequentava regolarmente era diventato "il nostro rabbino".
Morte e funerali
Nel 1998, Vittorio si ammala di nuovo e dopo tre mesi muore, il 24 giugno. oco prima di morire, a 54 anni, ha voluto accanto a sé la moglie e i figli, ha detto loro:
« | Per questo vale la pena vivere; anche se fossi diventato chissà chi, se avessi avuto i soldi in banca, avessi comprato tante case, cosa avrei portato con me adesso? Cosa portavo davanti a Dio? Adesso porto l'amore che abbiamo dato. » |
Ai suoi funerali, celebrati dall'arcivescovo Giuseppe Chiaretti, a Perugia nella Cattedrale di San Lorenzo, gremita da un'immensa folla, che si strinse in preghiera alla moglie e ai figli. Sulla sua bara ricoperta dal Tallit, il manto di preghiera degli ebrei, c'erano la Bibbia e la Croce. Durante l'omelia funebre, l'arcivescovo, definì Vittorio Trancanelli:
« | Un santo laico del nostro tempo", uno di quelli senza aureola, che sanno però insegnare un modo diverso di vivere e di affrontare il nuovo millennio, e cioè la civiltà dell'amore. » |
Il 22 giugno 2006, la Santa Sede ha concesso il Nulla Osta per l'apertura della causa di beatificazione, che ha come postulatore il dottor Enrico Solinas del Tribunale ecclesiastico regionale umbro.
Sepoltura
Inizialmente sepolto nel cimitero di Cenerente, frazione di Perugia, nel febbraio 2013 le sue spoglie sono state traslate nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena nello stesso paese, alla presenza dei familiari, del cardinale Gualtiero Bassetti e di molti fedeli.
Il 2 luglio 2017, le spoglie di Vittorio Trancanelli sono state traslate nella cappella dell'Ospedale "Santa Maria della Misericordia" di Perugia.
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