Genuflessione

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Questa voce tratta del gesto di flettere un solo ginocchio fino a terra.
⇒  Per la posizione di preghiera, vedi In ginocchio.
Un Vescovo effettua la genuflessione entrando in una chiesa, davanti al Tabernacolo con l'Eucaristia; al tempo stesso si toglie lo zucchetto, anche ciò in segno di umiltà di fronte all'Eucaristia
« Così, cari fratelli e sorelle, ogni atto di riverenza, ogni genuflessione che fate davanti al Santissimo Sacramento è importante perché è un atto di fede in Cristo, un atto di amore per Cristo. »
(Giovanni Paolo II, Omelia della Santa Messa al Phoenix Park, Dublino, 29 settembre 1979)

La genuflessione è un gesto di umiltà e di profonda adorazione. Viene fatta soprattutto davanti all'Eucaristia. "Si fa piegando il ginocchio destro fino a terra, e significa adorazione; perciò è riservata al Santissimo Sacramento e alla santa Croce, dalla solenne adorazione nell'Azione liturgica del Venerdì nella Passione del Signore fino all'inizio della Veglia pasquale"[1].

Nella Bibbia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce In ginocchio

La Bibbia attesta l'uso di piegare il ginocchio di fronte a qualcuno in segno di sottomissione, e quindi anche di fronte a Dio (Is 45,23 ; citato in Rm 14,11 ). Paolo annuncia che ogni ginocchio si piegherà nel nome di Gesù (Fil 2,10 ).

Era comunque comune la posizione in ginocchio nell'atto di supplicare qualcuno; lo stesso Gesù prega in ginocchio nel Getsemani (Lc 22,41 ).

Mettersi in ginocchio e prostrarsi è inoltre segno di sottomissione e di ringraziamento a qualcuno più grande di sé, sia egli uomo (Gen 43,28 ) o Dio (Ef 3,14 ).

Nella storia della liturgia

In Irlanda la genuflessione era molto in uso, e di alcuni santi si sa che la praticavano centinaia di volte al giorno.

Sebbene sia sempre stato frequente l'uso di pregare in ginocchio, la genuflessione fu introdotta piuttosto tardi, e solo nella Chiesa Latina, per il Santissimo Sacramento, per il Papa e per i Vescovi.

Le Chiese Orientali non conoscono la genuflessione, e hanno in sua vece la metanoia, che è un profondo inchino fino a toccare terra con la mano destra, seguito dal bacio delle estremità delle dita riunite e dal Segno della Croce

Nel monachesimo benedettino gli errori durante l'Ufficio Divino si riparano portando la mano al petto o genuflettendo al proprio posto.

Uso latino attuale

Nella liturgia la genuflessione come segno d'adorazione è riservata all'Eucaristia, e alla santa Croce dalla sua solenne Adorazione nell'azione liturgica del Venerdì Santo fino all'inizio della Veglia pasquale[2].

Nella Messa

I Principi e Norme del Messale Romano prescrivono che durante la celebrazione eucaristica il sacerdote faccia tre genuflessioni[3]:

I Principi e norme del Messale prescrivono:

« Se nel presbiterio ci fosse il tabernacolo con il Santissimo Sacramento, il sacerdote, il diacono e gli altri ministri genuflettono quando giungono all'altare o quando si allontanano, non invece durante la stessa celebrazione della Messa»
(OGMR 274)

Nel Culto Eucaristico

Il Rito della Comunione fuori della Messa e Culto Eucaristico prescrive la genuflessione davanti all'Eucaristia:

« Dinanzi al Santissimo Sacramento, sia chiuso nel tabernacolo che esposto alla pubblica adorazione, si genuflette con un solo ginocchio[4]»
(n. 92)

In altri momenti specifici

Nel giorno di Natale, si genuflette alcuni istanti durante il Credo al far memoria del mistero dell'Incarnazione.

La Domenica delle Palme e il Venerdì Santo, durante la lettura della Passione del Signore, si genuflette alcuni istanti subito dopo che si legge la frase della morte di Gesù.

Il Venerdì Santo si può fare la genuflessione all'avvicinarsi alla croce durante l'adorazione della stessa.

Il Venerdì Santo dopo la Celebrazione della Passione e il Sabato Santo si fa la genuflessione al passare davanti al crocifisso posto sull'altare o davanti ad esso in chiesa.

Note
  1. Principi e Norme del Messale Romano, n. 274.
  2. Cfr. OGMR 274.
  3. N. 233.
  4. La precisazione "con un solo ginocchio" fa riferimento all'uso precedente la riforma liturgica di genuflettere con due ginocchia, cioè di mettersi per alcuni istanti in ginocchio di fronte all'Eucaristia esposta alla pubblica adorazione.
Bibliografia
Voci correlate