Sant'Emilia Maria Guglielma de Rodat
Sant'Emilia Maria Guglielma de Rodat, S.F. Religiosa | |
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al secolo Émilie de Rodat | |
Santa | |
fondatrice della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia | |
Età alla morte | 65 anni |
Nascita | Druelle 6 settembre 1787 |
Morte | Villefranche-de-Rouergue 19 settembre 1852 |
Professione religiosa | 1819 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 9 giugno 1940, da Pio XII |
Canonizzazione | 23 aprile 1950, da Pio XII |
Ricorrenza | 19 settembre |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 19 settembre, n. 16:
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Sant'Emilia Maria Guglielma de Rodat, al secolo Émilie de Rodat (Druelle, 6 settembre 1787; † Villefranche-de-Rouergue, 19 settembre 1852) è stata una religiosa e fondatrice francese nel 1819, della congregazione delle Suore della Sacra Famiglia.
Biografia
Nacque nel castello di Druelle, nei pressi di Rodez, primogenita di Jean Louis de Rodat e di Henriette de Pomeyrols. I genitori appartenevano entrambi alla vecchia nobiltà terriera francese. Fu battezzata il giorno dopo la sua nascita a Saint Martin de Limouze. A due anni venne affidata alla nonna materna che viveva nell'appartato castello di Ginals a Villefranche de Rouergue. Era con loro anche una prozia monaca visitandina Melle Agathe de Pomairols, cacciata dal suo convento per la soppressione degli ordini religiosi durante la rivoluzione. A undici anni, in piena rivoluzione francese, fece la prima comunione con una cerimonia clandestina.
A sedici anni, tornò dai genitori a Druelle, dove le abitudini monotone della famiglia la annoiavano, nonostante le lunghe passeggiate a cavallo il suo fisico deperì. Anche il suo sentimento religioso si affievolì e non sentiva più il bisogno di Dio. Tutto cambiò durante la festa del Corpus Domini del 1804 che segnò un brusco cambiamento nella sua vita. Emilia decise che avrebbe speso a gloria di Dio il resto dei suoi giorni.
A diciotto anni ricevette la cresima e iniziò a collaborare con le suore di Saint Cyr di Villefranche, presso cui aveva studiato. Il desiderio di unirsi alla comunità era però di difficile attuazione in quanto, in realtà, quell'istituto era gestito da religiose di differenti congregazioni, soppresse durante la rivoluzione e per l'età già avanzata delle monache e la salute cagionevole della professa, esse erano poco propense ad accettare la sua candidatura. Qui conobbe l'abate Antonio Marty, cappellano della scuola, che le suggerì di realizzare la propria vocazione altrove.
Andò dalle Dame di Nevers a Figeac, poi a Cahor e infine dalle Suore della Carità di Moissac, ma inutilmente. Ogni volta tornava a Villefranche con molta incertezza e una profonda pena nel cuore. Nel 1815, durante la visita ad un'ammalata comprese il reale disagio economico e morale in cui vivevano i poveri dei paesi circostanti e che il modo duraturo per migliorare le condizioni dei loro figli era istruirli: quest'opera divenne lo scopo della sua vita. Aprì una scuola nella sua camera ove si affollavano ben quaranta allievi e l'anno seguente iniziò una vita comunitaria con altre tre giovani compagne. In seguito la scuola si dovette spesso trasferire in locali sempre più ampi fino a quando poté acquistare, nel 1817, l'antico convento dei Frati Minoriti, ma la morte prematura di alcune suore e di alcune orfanelle, a causa di un'epidemia, fece scandalo. Emilia si sentì indegna di portare avanti un progetto tanto ambizioso e pensò di porre fine al nascente istituto. Maturò l'intenzione di farlo, confluendo nell'Ordine delle Figlie di Maria Immacolata di Agen, da poco fondato. Furono proprio le compagne a convincerla a portare avanti un'opera tanto necessaria.
Iniziarono per Emilia, in quegli anni, alcuni disturbi di salute che durarono poi tutta la vita: un tumore al naso e un ronzio permanente all'udito. Le sue suore, nel frattempo, erano richieste anche in altre città. La Madre, come ormai era chiamata, aprì una casa ad Aubin dove si era recata per farsi curare, portando avanti il progetto nonostante il dissenso dell'abate Marty che nel frattempo era divenuto vicario generale della diocesi di Rodez. Il numero delle case crebbe e le suore si dedicarono, oltre che all'insegnamento, anche all'assistenza ospedaliera e carceraria. Emilia amava però, soprattutto, la preghiera contemplativa ed ebbe l'ispirazione di fondare anche alcune comunità di claustrali che divennero il motore silenzioso di tutta l'opera.
Come Superiora Generale fu per tutti un punto di riferimento anche se il carattere forte e a tratti austero poteva causava malumori. Con cortesia e arguzia trovava la soluzione ad ogni problema. Temendo tuttavia di peccare d'orgoglio, visse gli ultimi anni in modo dimesso. Nell'aprile del 1852 il tumore che da tanti anni la tormentava attaccò l'occhio sinistro. Consapevole della gravità della malattia lasciò l'incarico di Superiora Generale. La salute peggiorò costantemente fino al 19 settembre, giorno della sua morte.
Culto
Émilie fu beatificata il 9 giugno 1940 da papa Pio XII e canonizzata dal medesimo il 23 aprile 1950. La sua memoria viene celebrata il 19 settembre.
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