Abbazia di Sant'Antimo (Montalcino)

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Abbazia di Sant'Antimo
Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
Montalcino AbbaziaS.Antimo complesso.jpg
Abbazia di Sant'Antimo, complesso monastico
Altre denominazioni
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Toscana


Regione ecclesiastica Toscana

Provincia Siena
Comune Montalcino
Località Castelnuovo dell'Abate
Diocesi Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino
Religione Cattolica
Indirizzo Loc. Castelnuovo dell'Abate
53024 Montalcino (SI)
Telefono +39 0577 835659
Fax
Posta elettronica abbazia@antimo.it
Sito web

Sito ufficiale

Sito web 2
Proprietà Stato italiano
Oggetto tipo Abbazia
Oggetto qualificazione benedettina
Dedicazione Sant'Antimo d'Arezzo
Vescovo
Sigla Ordine qualificante O.S.B.
Sigla Ordine reggente O.S.B.
Fondatore Carlo Magno
Data fondazione 781
Architetto

Azzo dei Porcari (chiesa)

Stile architettonico Romanico
Inizio della costruzione IX secolo
Completamento XII secolo
Distruzione
Soppressione
Ripristino
Scomparsa {{{Scomparsa}}}
Data di inaugurazione
Inaugurato da
Data di consacrazione
Consacrato da
Data di sconsacrazione {{{Sconsacrazione}}}
Sconsacrato da {{{SconsacratoDa}}}
Titolo
Strutture preesistenti
Pianta
Tecnica costruttiva
Materiali travertino locale, onice alabastrite
Data della scoperta {{{Data scoperta}}}
Nome scopritore
Datazione scavi
Scavi condotti da
Altezza Massima
Larghezza Massima
Lunghezza Massima
Profondità Massima
Diametro Massimo {{{DiametroMassimo}}}
Altezza Navata
Larghezza Navata
Superficie massima {{{Superficie}}}
Altitudine 318 s.l.m.
Iscrizioni
Marcatura
Utilizzazione
Note
Coordinate geografiche
42°59′59″N 11°30′56″E / 42.999639, 11.515639 Stemma Toscana
Mappa di localizzazione New: Toscana
Abbazia di Sant'Antimo
Abbazia di Sant'Antimo
Firenze
Firenze
Siena
Siena
Patrimonio UNESCO.png Patrimonio dell'umanità
{{{nome}}}
{{{nomeInglese}}}
[[Immagine:{{{immagine}}}|240px]]
Tipologia {{{tipologia}}}
Criterio {{{criterio}}}
Pericolo Bene non in pericolo
Anno [[{{{anno}}}]]
Scheda UNESCO
[[Immagine:{{{linkMappa}}}|300px]]
[[:Categoria:Patrimoni dell'umanità in {{{stato}}}|Patrimoni dell'umanità in {{{stato}}}]]

L'Abbazia di Sant'Antimo è un complesso monumentale che ospitò un monastero benedettino, situato a Castelnuovo dell'Abate, nel comune di Montalcino (Siena). Il cenobio è attualmente affidato ai monaci olivetani

L'abbazia è considerata, tra i maggiori documenti romanici della Toscana e modello tra i più importanti dell'architettura monastica del XII secolo. La grandiosità del complesso, che richiama nelle strutture i coevi modelli transalpini e lombardi, è esaltata dall'integra bellezza della campagna circostante, nella quale si staglia isolata tra gli olivi.

Storia

Origini

Secondo la tradizione, l'Abbazia sarebbe stata fondata nel 781 per volere di Carlo Magno (742814) - ma non esistono documenti che confermino questa notizia - di ritorno da Roma, lungo la via Francigena: il suo esercito provato da un'epidemia di peste, avrebbe ritrovato la salute grazie all'erba che nasce nella valle dello Starcia, poi detta carolina. Egli avrebbe portato con sé le reliquie di sant'Antimo d'Arezzo e san Sebastiano, ricevute dal papa Adriano I, facendone dono al cenobio.

La prima attestazione storica del monastero risale, comunque, a pochi decenni dopo, nell'814, quando Ludovico il Pio (778840), figlio e successore di Carlo Magno arricchisce l'abbazia di doni e privilegi.

Dopo il Mille

Grazie al sostegno imperiale il monastero benedettino divenne uno dei più importanti della regione, tanto che il suo abate fu uno dei maggiori feudatari del territorio, esercitando la propria autorità - come attestato da documenti pontifici ed imperiali, tra cui quello di Enrico III di Franconia del 1051 - su 96 tra castelli, terreni, poderi e mulini e 85 tra monasteri, chiese, pievi e ospedali anche dei contadi grossetano, fiorentino e pistoiese, oltre che senese.

La massima prosperità spirituale e patrimoniale fu raggiunta agli inizi del XII secolo, epoca cui risale l'attuale chiesa, come si deduce dalla data del 1118 iscritta nel gradino dell'altare maggiore e sul pilastro a fascio adiacente a sinistra.

Decadenza e soppressione

La decadenza inizia nel 1212, quando l'abbazia deve cedere la quarta parte del territorio di Montalcino, il centro più importante della propria giurisdizione, al comune di Siena, che gradualmente intaccherà i beni della comunità benedettina al punto che il monastero nel 1293 possiederà soltanto un quinto di tutte le antiche proprietà ed anche per complesso architettonico comincia il deterioramento strutturale.

Per sanare questa situazione di degrado, papa Niccolò IV nel 1291 affida il cenobio ai Guglielmiti, un ordine benedettino riformato. Nonostante l'intervento pontificio, il monastero ha perso il suo antico splendore e, nel 1462 Pio II sopprime l'abbazia incorporandola nella nuova Diocesi di Montalcino-Pienza.

Alla fine del XV secolo, l'abbazia si trovava in uno stato totale abbandono: molti ambienti intorno al chiostro erano crollati e le pietre vengono reimpiegate nella costruzione del vicino borgo di Castelnuovo dell'Abate.

Dall'oblio al ritorno dei monaci

Abbazia di Sant'Antimo, pianta: in arancione e nero le parti esistenti, in grigio le parti distrutte e ricostruite in modo ipotetico

Nel XVIII secolo, la chiesa era ridotta ad un semplice oratorio con le navate occluse.

Nel 1870 l'abbazia era abitata da un mezzadro, che alloggiava nell'appartamento vescovile, utilizzava la cripta come cantina, la chiesa come rimessa agricola ed il chiostro come ricovero per gli animali. Nello stesso anno, il cenobio passa sotto la giurisdizione delle Belle Arti, che da 1872 al 1876 inizia una complessa campagna di restauri, guidata dall'architetto Giuseppe Partini che riporta la chiesa all'aspetto attuale.

Nel XX secolo è passata allo Stato italiano, cui ancora oggi appartiene. Solo in tempi recenti è tornata ad essere un centro di spiritualità grazie all'opera di una comunità di Canonici Regolari Premostratensi, che si sono stabilitasi in questo luogo sacro dal 1992 al 2015.

Nel 2016 ai premostratensi sono subentrati i monaci olivetani, provenienti dalla vicina Abbazia di Monte Oliveto Maggiore. Dall'anno successivo (2017) la gestione del complesso monastico è passata al parroco di Torrenieri, che ne cura i servizi liturgici e religiosi, mentre le attività di accoglienza e culturali sono coordinate dalla società "Civita" in collaborazione con l'Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino.

Descrizione

Abbazia di Sant'Antimo, chiesa (XII secolo)

Il complesso monastico, massiccio e di forma irregolare, si compone di due corpi di fabbrica:

  • Chiesa abbaziale
  • Monastero

Chiesa abbaziale

La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto ad Est), in stile romanico, risale al XII secolo; il paramento, esterno ed interno, è realizzato in travertino locale, mentre la decorazione architettonica è realizzata con l'onice alabastrite, proveniente dalle vicine cave di Castelnuovo dell'Abate, che conferisce alla struttura una particolare lucentezza e riflessi dorati.

Esterno

La chiesa presenta una facciata a salienti con coronamento ad archetti, contraddistinta da quattro grandi arcate cieche e un protiro che custodisce il portale di fine XIII secolo che presenta un architrave scolpito con Motivi decorativi a tralci di vite. Come mostrano anche i semipilastri, il prospetto della chiesa è rimasto incompiuto. Il progetto iniziale prevedeva forse un doppio portale preceduto da un esonartece. Inoltre, la chiesa è, esternamente, caratterizzata da un'abside, coronata dal deambulatorio di derivazione francese, le cui tre piccole cappelle radiali hanno, come sostegni del tetto, delle mensole scolpite con vari soggetti, fra cui la testa di un monaco e quella di un'aquila.

Abside e campanile

Inoltre, sopra il portale d'ingresso, è collocata un'iscrizione, che ricorda l'architetto lucchese Azzo dei Porcari, come progettista dell'aula ecclesiale:

(LA) (IT)
« Vir bonus in Christo magnis virtutibus Azzo cenobii monachus pater postique decanus istius egregiæ fuit auctor previus aulae atque libens operis portavit pondera tanti progenie tuscus Porcorum sanguine cretus pro quo christicole cuncti Deum rogitate det sibi perpetue cum sanctis gudia vite martir et eximus sit custos Antimus eius » « Azzo, uomo buono in Cristo, monaco, padre e poi decano fu il progettista di questa egregia aula e volentieri portò i persi di così grande opera; di famiglia toscana, nato di sangue dei Porcari, per lui cristiani tutti pregate Dio, che gli dia con i santi le gioie della vita perpetua a sant'Antimo sia il suo esimio custode »

Sul fianco sinistro della chiesa si eleva la torre campanaria (h. 27,50 m), in stile lombardo, edificata agli inizi dell'XI secolo, che si presenta a pianta quadrata con due ordini di monofore ed una cella campanaria a bifore. La più antica campana conservatasi risale al 1219.

Interno

All'interno la chiesa si presenta a pianta basilicale, suddivisa in tre navate da colonne monolitiche intervallate da pilastri cruciformi che sorreggono archi a tutto sesto. L'aula ecclesiale termina con un'abside semicircolare con deambulatorio a tre piccole cappelle radiali a pianta semicircolare. Si tratta uno dei rari casi in Italia di adozione di questo sistema architettonico.

Chiesa abbaziale (interno)

La navata centrale è coperta a capriate lignee che recano le mezzelune dello stemma dei Piccolomini, poiché il tetto della chiesa venne rifatto, durante il pontificato di Pio II, membro di questa famiglia; quelle laterali presentano le volte a crociera. La navata destra è più larga di quella sinistra ed entrambe, dopo la sesta arcata, si restringono. Anche la navata centrale diventa più stretta, se dalla facciata si procede verso l'abside.

All'interno, di particolare interesse:

Chiesa abbaziale, altare maggiore ed abside
Cripta

A destra dell'altare si scende, attraverso una scala a gradoni irregolari, nella cripta rettangolare, che sembra risalire ad un'epoca anteriore alla chiesa. All'interno si nota:

  • Mensa dell'altare, costituita da una lastra sepolcrale romana, in marmo, di un giovane cristiano, che ricorda il consolato di Rufino ed Eusebio (347 d.C.).
  • Gesù Cristo in pietà sorretto da due angeli (XVI secolo), affresco, di autore anonimo.
Cappella carolingia

Nella navata destra, a fianco dell'altare maggiore, si accede alla cosiddetta Cappella carolingia (utilizzata a sacrestia), forse la primitiva chiesa abbaziale, anche se, ad oggi, la sua funzione non è stata ancora definita.

L'interno della cappella è costituito da un'unica navata rettangolare coperta da due volte a crociera, che originariamente era a semplici capriate lignee. Lungo la parete sinistra, è conservato un ciclo di dipinti murali monocromatici, raffiguranti:

Abbazia di Sant'Antimo, pianta
Legenda: 1 - campanile; 2 - sagrestia; 3 armarium; 4 pianterreno, sala Capitolare; piano superiore, dormitorio del monaci; 5 - scala per il piano superiore; 6 - biblioteca; 7 - scriptorium; 8 - chiesa abbaziale; 9 - chiostro; 10 - refettorio; 11 - cucina; 12 - foresteria; 13 - pianterreno, magazzini; piano superiore, dormitorio dei conversi; 14 - panetteria.
Arancione: chiesa e campanile; Verde: cappella carolingia (sagrestia); Celeste: area riservata ai monaci; Viola: area riservata ai forestieri; Giallo: ambienti di servizio

Monastero

Il monastero ha una pianta incentrata nel chiostro, come tutti i cenobi costruiti dai benedettini nell'Europa medievale, seppure diversi per grandezza, complessità e uso del materiale di costruzione.

La chiesa prosegue nel lato meridionale con il chiostro attorno ai quattro lati del quale correva un portico:

  • nel lato orientale,
  • nel lato meridionale,
    • refettorio, attualmente adibito, dopo un lungo restauro, ad abitazione dei monaci
    • cucina.
  • nel lato occidentale,
    • foresteria
    • magazzini (al piano terreno)
    • dormitorio dei conversi (primo piano).

Curiosità

Nel 1972, il regista Franco Zeffirelli ha scelto l'abbazia per girare alcune scene del film biografico Fratello sole, sorella luna sulla prima parte della vita di san Francesco e di santa Chiara d'Assisi.

Note
Bibliografia
  • Carlo Bertelli et. al., Storia dell'Arte Italiana, vol. 1, Editore: Electa-Bruno Mondadori, Milano 1990, p. 49 ISBN 9788842445210
  • Pellegrino Ceccarelli, Abbazia di Sant'Antimo a Montalcino, Editore Periccioli, Siena 1965
  • Gian Maria Grasselli, Pietro Tarallo, Guida ai Monasteri d'Italia, col. "Piemme Pocket", Editore: Piemme, Casale Monferrato 1994, pp. 251-252 ISBN 9788838443558
  • Luca Luchini, Anna Sora, L'Abbazia di Sant'Antimo, Editore: Sillabe, Città di Castello 2017 ISBN 978883479755
  • Sonia Lugli, Emmanuele Roze, Una pietra che canta. Comunità di Sant'Antimo, Editore: Cantagalli, Siena 1993 ISBN 9788890113553
  • Rolf Toman, L'arte del Romanico: architettura, scultura e pittura, Editore: Könemann, Colonia 1998, pp. 100 - 101 ISBN 9783829025659
  • Touring Club Italiano (a cura di), Toscana, col. "Guide Rosse", Editore: Touring, Milano 2013, pp. . 649-651 ISBN 9770390107016
Voci correlate
Collegamenti esterni
Firma documento.png

Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 6 novembre 2020 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.