Abbazia di Sant'Antimo (Montalcino)
Abbazia di Sant'Antimo | |
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Abbazia di Sant'Antimo, complesso monastico | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Provincia | Siena |
Comune | Montalcino |
Località | Castelnuovo dell'Abate |
Diocesi | Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Loc. Castelnuovo dell'Abate 53024 Montalcino (SI) |
Telefono | +39 0577 835659 |
Posta elettronica | abbazia@antimo.it |
Sito web | |
Proprietà | Stato italiano |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione | Sant'Antimo d'Arezzo |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Fondatore | Carlo Magno |
Data fondazione | 781 |
Architetto |
Azzo dei Porcari (chiesa) |
Stile architettonico | Romanico |
Inizio della costruzione | IX secolo |
Completamento | XII secolo |
Materiali | travertino locale, onice alabastrite |
Altitudine | 318 s.l.m. |
Coordinate geografiche | |
Toscana | |
L'Abbazia di Sant'Antimo è un complesso monumentale che ospitò un monastero benedettino, situato a Castelnuovo dell'Abate, nel comune di Montalcino (Siena). Il cenobio è attualmente affidato ai monaci olivetani
L'abbazia è considerata, tra i maggiori documenti romanici della Toscana e modello tra i più importanti dell'architettura monastica del XII secolo. La grandiosità del complesso, che richiama nelle strutture i coevi modelli transalpini e lombardi, è esaltata dall'integra bellezza della campagna circostante, nella quale si staglia isolata tra gli olivi.
Storia
Origini
Secondo la tradizione, l'Abbazia sarebbe stata fondata nel 781 per volere di Carlo Magno (742 – 814) - ma non esistono documenti che confermino questa notizia - di ritorno da Roma, lungo la via Francigena: il suo esercito provato da un'epidemia di peste, avrebbe ritrovato la salute grazie all'erba che nasce nella valle dello Starcia, poi detta carolina. Egli avrebbe portato con sé le reliquie di sant'Antimo d'Arezzo e san Sebastiano, ricevute dal papa Adriano I, facendone dono al cenobio.
La prima attestazione storica del monastero risale, comunque, a pochi decenni dopo, nell'814, quando Ludovico il Pio (778 – 840), figlio e successore di Carlo Magno arricchisce l'abbazia di doni e privilegi.
Dopo il Mille
Grazie al sostegno imperiale il monastero benedettino divenne uno dei più importanti della regione, tanto che il suo abate fu uno dei maggiori feudatari del territorio, esercitando la propria autorità - come attestato da documenti pontifici ed imperiali, tra cui quello di Enrico III di Franconia del 1051 - su 96 tra castelli, terreni, poderi e mulini e 85 tra monasteri, chiese, pievi e ospedali anche dei contadi grossetano, fiorentino e pistoiese, oltre che senese.
La massima prosperità spirituale e patrimoniale fu raggiunta agli inizi del XII secolo, epoca cui risale l'attuale chiesa, come si deduce dalla data del 1118 iscritta nel gradino dell'altare maggiore e sul pilastro a fascio adiacente a sinistra.
Decadenza e soppressione
La decadenza inizia nel 1212, quando l'abbazia deve cedere la quarta parte del territorio di Montalcino, il centro più importante della propria giurisdizione, al comune di Siena, che gradualmente intaccherà i beni della comunità benedettina al punto che il monastero nel 1293 possiederà soltanto un quinto di tutte le antiche proprietà ed anche per complesso architettonico comincia il deterioramento strutturale.
Per sanare questa situazione di degrado, papa Niccolò IV nel 1291 affida il cenobio ai Guglielmiti, un ordine benedettino riformato. Nonostante l'intervento pontificio, il monastero ha perso il suo antico splendore e, nel 1462 Pio II sopprime l'abbazia incorporandola nella nuova Diocesi di Montalcino-Pienza.
Alla fine del XV secolo, l'abbazia si trovava in uno stato totale abbandono: molti ambienti intorno al chiostro erano crollati e le pietre vengono reimpiegate nella costruzione del vicino borgo di Castelnuovo dell'Abate.
Dall'oblio al ritorno dei monaci
Nel XVIII secolo, la chiesa era ridotta ad un semplice oratorio con le navate occluse.
Nel 1870 l'abbazia era abitata da un mezzadro, che alloggiava nell'appartamento vescovile, utilizzava la cripta come cantina, la chiesa come rimessa agricola ed il chiostro come ricovero per gli animali. Nello stesso anno, il cenobio passa sotto la giurisdizione delle Belle Arti, che da 1872 al 1876 inizia una complessa campagna di restauri, guidata dall'architetto Giuseppe Partini che riporta la chiesa all'aspetto attuale.
Nel XX secolo è passata allo Stato italiano, cui ancora oggi appartiene. Solo in tempi recenti è tornata ad essere un centro di spiritualità grazie all'opera di una comunità di Canonici Regolari Premostratensi, che si sono stabilitasi in questo luogo sacro dal 1992 al 2015.
Nel 2016 ai premostratensi sono subentrati i monaci olivetani, provenienti dalla vicina Abbazia di Monte Oliveto Maggiore. Dall'anno successivo (2017) la gestione del complesso monastico è passata al parroco di Torrenieri, che ne cura i servizi liturgici e religiosi, mentre le attività di accoglienza e culturali sono coordinate dalla società "Civita" in collaborazione con l'Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino.
Descrizione
Il complesso monastico, massiccio e di forma irregolare, si compone di due corpi di fabbrica:
- Chiesa abbaziale
- Monastero
Chiesa abbaziale
La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto ad Est), in stile romanico, risale al XII secolo; il paramento, esterno ed interno, è realizzato in travertino locale, mentre la decorazione architettonica è realizzata con l'onice alabastrite, proveniente dalle vicine cave di Castelnuovo dell'Abate, che conferisce alla struttura una particolare lucentezza e riflessi dorati.
Esterno
La chiesa presenta una facciata a salienti con coronamento ad archetti, contraddistinta da quattro grandi arcate cieche e un protiro che custodisce il portale di fine XIII secolo che presenta un architrave scolpito con Motivi decorativi a tralci di vite. Come mostrano anche i semipilastri, il prospetto della chiesa è rimasto incompiuto. Il progetto iniziale prevedeva forse un doppio portale preceduto da un esonartece. Inoltre, la chiesa è, esternamente, caratterizzata da un'abside, coronata dal deambulatorio di derivazione francese, le cui tre piccole cappelle radiali hanno, come sostegni del tetto, delle mensole scolpite con vari soggetti, fra cui la testa di un monaco e quella di un'aquila.
Inoltre, sopra il portale d'ingresso, è collocata un'iscrizione, che ricorda l'architetto lucchese Azzo dei Porcari, come progettista dell'aula ecclesiale:
(LA) | (IT) | ||||
« | Vir bonus in Christo magnis virtutibus Azzo cenobii monachus pater postique decanus istius egregiæ fuit auctor previus aulae atque libens operis portavit pondera tanti progenie tuscus Porcorum sanguine cretus pro quo christicole cuncti Deum rogitate det sibi perpetue cum sanctis gudia vite martir et eximus sit custos Antimus eius » | « | Azzo, uomo buono in Cristo, monaco, padre e poi decano fu il progettista di questa egregia aula e volentieri portò i persi di così grande opera; di famiglia toscana, nato di sangue dei Porcari, per lui cristiani tutti pregate Dio, che gli dia con i santi le gioie della vita perpetua a sant'Antimo sia il suo esimio custode » |
Sul fianco sinistro della chiesa si eleva la torre campanaria (h. 27,50 m), in stile lombardo, edificata agli inizi dell'XI secolo, che si presenta a pianta quadrata con due ordini di monofore ed una cella campanaria a bifore. La più antica campana conservatasi risale al 1219.
Interno
All'interno la chiesa si presenta a pianta basilicale, suddivisa in tre navate da colonne monolitiche intervallate da pilastri cruciformi che sorreggono archi a tutto sesto. L'aula ecclesiale termina con un'abside semicircolare con deambulatorio a tre piccole cappelle radiali a pianta semicircolare. Si tratta uno dei rari casi in Italia di adozione di questo sistema architettonico.
La navata centrale è coperta a capriate lignee che recano le mezzelune dello stemma dei Piccolomini, poiché il tetto della chiesa venne rifatto, durante il pontificato di Pio II, membro di questa famiglia; quelle laterali presentano le volte a crociera. La navata destra è più larga di quella sinistra ed entrambe, dopo la sesta arcata, si restringono. Anche la navata centrale diventa più stretta, se dalla facciata si procede verso l'abside.
All'interno, di particolare interesse:
- lungo la navata, Capitelli (XII secolo), alcuni dei quali realizzati in onice-alabastro, con raffigurazioni varie, tra i quali si nota:
- secondo a destra, l'unico con un soggetto narrativo, Daniele nella fossa dei leoni, attribuito al Maestro di Cabestany.
- all'inizio della navata destra, Madonna con Gesù Bambino (1260 ca.), in legno policromo, opera di ambito umbro.
- all'altare, Gesù Cristo crocifisso (metà del XIII secolo), in legno policromo e dipinto, di ambito toscano: l'opera scultorea è simile a quella conservata nell'Abbazia di San Salvatore.
- nel deambulatorio, entro due archi cechi, San Sebastiano e santo papa (inizio del XV secolo), affreschi.
Cripta
A destra dell'altare si scende, attraverso una scala a gradoni irregolari, nella cripta rettangolare, che sembra risalire ad un'epoca anteriore alla chiesa. All'interno si nota:
- Mensa dell'altare, costituita da una lastra sepolcrale romana, in marmo, di un giovane cristiano, che ricorda il consolato di Rufino ed Eusebio (347 d.C.).
- Gesù Cristo in pietà sorretto da due angeli (XVI secolo), affresco, di autore anonimo.
Cappella carolingia
Nella navata destra, a fianco dell'altare maggiore, si accede alla cosiddetta Cappella carolingia (utilizzata a sacrestia), forse la primitiva chiesa abbaziale, anche se, ad oggi, la sua funzione non è stata ancora definita.
L'interno della cappella è costituito da un'unica navata rettangolare coperta da due volte a crociera, che originariamente era a semplici capriate lignee. Lungo la parete sinistra, è conservato un ciclo di dipinti murali monocromatici, raffiguranti:
- Storie della vita di san Benedetto da Norcia (seconda metà del XIV secolo), affreschi staccati, di ambito senese.[1][2][3]
Monastero
Il monastero ha una pianta incentrata nel chiostro, come tutti i cenobi costruiti dai benedettini nell'Europa medievale, seppure diversi per grandezza, complessità e uso del materiale di costruzione.
La chiesa prosegue nel lato meridionale con il chiostro attorno ai quattro lati del quale correva un portico:
- nel lato orientale,
- sacrestia,
- armarium,
- sala capitolare,
- dormitorio dei monaci, posto al piano superiore alla sala capitolare e comunicante con la chiesa per la preghiera notturna;
- biblioteca e scriptorium.
- nel lato meridionale,
- refettorio, attualmente adibito, dopo un lungo restauro, ad abitazione dei monaci
- cucina.
- nel lato occidentale,
- foresteria
- magazzini (al piano terreno)
- dormitorio dei conversi (primo piano).
Curiosità
Nel 1972, il regista Franco Zeffirelli ha scelto l'abbazia per girare alcune scene del film biografico Fratello sole, sorella luna sulla prima parte della vita di san Francesco e di santa Chiara d'Assisi.
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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