Abbazia di Santa Maria in Castagnola (Chiaravalle)
Abbazia di Santa Maria in Castagnola | |
Abbazia di Santa Maria in Castagnola | |
Stato | Italia |
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Regione | Marche |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Marche |
Provincia | Ancona |
Comune | Chiaravalle |
Diocesi | Senigallia |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via dell'Abbazia, 30 60033 Chiaravalle (AN) |
Telefono | +39 071 94350 |
Posta elettronica | info@parrocchiachiaravalle.it |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Parrocchia di Santa Maria in Castagnola |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | cistercense |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine fondatore | O.S.B. |
Sigla Ordine qualificante | O.Cist. |
Sigla Ordine reggente | O.Cist. |
Fondatore | Abbazia di Santa Maria di Chiaravalle (Milano) o Abbazia di Santa Maria di Lucedio (Trino) |
Data fondazione | VII secolo |
Stile architettonico | Romanico, gotico e barocco |
Materiali | Laterizi, pietra |
Altitudine | 22 m. s.l.m. |
Coordinate geografiche | |
Marche | |
L' Abbazia di Santa Maria in Castagnola è un complesso monumentale, che ospitò un monastero cistercense, situato nel comune di Chiaravalle (Ancona) nella bassa valle del fiume Esino.
Toponimo
L'abbazia è intitolata a Santa Maria in Castagnola: toponimo riconducibile ad un tipo di quercia che produce la cosiddetta ghianda "castagnola".
Storia
Il complesso monastico ce lo aspetteremmo in un luogo solitario, isolato, come di consuetudine per un'abbazia, invece sorge al centro della cittadina, in mezzo alle arterie più importanti, questo perché essa le ha dato il nome e ne ha promosso la nascita e lo sviluppo nei secoli scorsi, così oggi ne è il cuore e la memoria storica.
Origini
La sua origine comincia nel VII secolo con un primitivo monastero benedettino che, un antico documento, costituito da un codice cartaceo (Rerum notabilium monasterii S. Mariae de Castagnola), ne indica la fondazione in un terreno donato a papa Gregorio Magno (590 - 604) dalla regina longobarda Teodolinda (570 - 627); la data di erezione, considerando attendibile la fonte, sarebbe da porre tra il 612-626 circa.
Ad un'altra grande figura femminile è attribuita una seconda ricostruzione dell'abbazia: Matilde di Canossa (1046 - 1115) alla cui generosità sono dovuti i lavori di ampliamento condotti dal 1103 al 1125.
Periodo cistercense
Sicuramente l'avvenimento determinante nella storia dell'abbazia è stata l'adesione alla riforma cistercense con l'arrivo nel 1147 dei monaci provenienti secondo alcuni storici (quali Albino Savini e Fraccaro) dall'Abbazia di Chiaravalle di Milano, mentre per altri (come Leopold Janauschek) dall'Abbazia di Santa Maria di Lucedio a Vercelli.
Nel 1172 la chiesa abbaziale è già completata e consacrata, come attesta una lapide conservata nell'edificio. Un diploma di Federico I Barbarossa del 1177, inoltre, attesta che l'imperatore donò al monastero i terreni circostanti - occupati fino ad allora da un fitto e rigoglioso bosco detto "selva di castagnola" - che verranno bonificati e coltivati dai monaci
Il complesso monastico si sviluppa e accresce in breve tempo la propria influenza, grazie soprattutto a donazioni di terre e agli estesi possedimenti: nel 1248 l'abbazia contava già quaranta monaci, oltre a un numero ancora maggiore di conversi e novizi, ciò testimonia il suo prestigio economico, tanto da diventare oggetto delle mire espansionistiche prima del comune di Jesi, deciso ad estendere la sua giurisdizione su tutta la bassa valle dell'Esino, e in seguito anche di Ancona.
Da monastero a parrocchia
L'abbazia cadde sotto commenda nel 1408 e il primo ad amministrarne i beni fu il cardinale Antonio Calvi (1341 - 1411).
Nel 1499 i cistercensi abbandonano il monastero, poiché nel 1480 una bolla di papa Innocenzo VIII aveva decretato l'abbazia nullium con la conseguenza di rendere ancora più gravosi gli effetti della commenda. Al posto dei monaci si insediarono i francescani, che vi rimasero fino al 1564, l'anno in cui il cardinale Marco Sittico Altemps (1533 - 1595), nipote di Pio IV, richiamò i cistercensi, i quali però, essendo in scarso numero, dovettero dare in enfiteusi molte terre del nucleo monastico, favorendo così la nascita di un borgo attorno all'abbazia.
Nel 1759 l'abate commendatario Neri Maria Corsini (1685 - 1770) autorizza la coltivazione del tabacco nei campi dell'abbazia e la costruzione della prima manifattura per la sua lavorazione, utilizzando i resti dell'antico mulino dei monaci. Dopo la morte del cardinale Corsini, la commenda venne soppressa e con una bolla del 1771, papa Clemente XIV eresse il monastero a parrocchia, curata sempre dai cistercensi, che contestualmente tornarono in completo e pieno possesso dei beni: iniziò così un nuovo periodo di benessere economico, sia per il cenobio, sia per il borgo circostante.
La soppressione arrivò nel 1798 ad opera del governo napoleonico, ma i monaci ben presto tornarono nel monastero e vi rimasero, anche se in forma di piccola comunità, fino al 1985, anno in cui la cura pastorale dell'abbazia venne affidata ai sacerdoti secolari della Diocesi di Senigallia.
Descrizione
Del complesso monastico, rimangono solo:
- la chiesa
- il chiostro.
Chiesa
La chiesa presenta chiari riferimenti ad un modello lombardo, o comunque dell'Italia settentrionale, nella cui area va ricercata sicuramente l'abbazia-madre, secondo lo schema di penetrazione per filiazione tipica del sistema cistercense.
Dopo la presa di possesso dell'abbazia, alla metà del XII secolo, i monaci cistercensi cominciarono a costruire l'attuale chiesa, che nel 1172 era già completata e consacrata, come attesta una lapide conservata all'interno dell'edificio.
In seguito al terremoto del 1672 il cardinale Flavio Chigi (1631 - 1693), nipote di papa Alessandro VII, fece nel 1686 restaurare e ricostruire parzialmente la facciata, riducendone l'altezza ma rendendola più stabile, e nel 1688 erigere il nartece e il campanile.
Dopo la restituzione dell'abbazia ai monaci nel 1797, fu rifatta la pavimentazione, sia nelle navate che nel presbiterio, e ripristinate all'originale alcune decorazioni.
Tra il 2001 ed il 2005, la chiesa è stata restaurata e, per quanto possibile, riportata all'aspetto originale.
Esterno
La chiesa è preceduta da un nartece (atrio porticato), edificato nel 1688, a cinque archi a tutto sesto: il secondo e quarto hanno dimensioni ridotte rispetto agli altri. Sotto il portico si apre un portale, molto semplice con strombatura. La facciata, a capanna, sorretta da contrafforti, presenta al centro un rosone in pietra con una raggiera di 12 colonnine marmoree, sormontata da una bifora con arco a tutto sesto.
Le fiancate laterali, molto semplici, presentano dei contrafforti, che hanno il compito di contrastare le spinte delle volte e degli archi, e sono aperte da monofore; le testate del transetto e l'abside terminano con una facciata a capanna.
All'incrocio tra l'asse longitudinale delle navate (corrispondente alla quarta campata interna della centrale) e quello trasversale del transetto, s'innalza, a guisa di tiburio, un campanile quadrangolare, costruito nel 1688, sormontato da una cuspide piramidale con croce apicale.
Interno
L'interno della chiesa, a pianta a croce latina, è suddivisa in tre navate da 12 pilastri cruciformi sorreggenti archi a sesto acuto e volte a crociera.
Il sistema di copertura di ciascuna navata è costituito da sette campate[1] quadrate, a costolatura bicroma, e di misure identiche tranne la quarta della centrale, meno ampia per sostenere il peso del campanile sovrastante. L'abside rettangolare è illuminata da due monofore e da un oculo.
All'interno si conservano, di particolare interesse storico-artistico:
- Statua della Madonna con Gesù Bambino (XII secolo), in pietra scolpita policroma, di ambito marchigiano.
- Battesimo di Gesù Cristo (primo quarto del XVII secolo), olio su tela, di Jacopo Negretti detto Palma il Giovane.
Monastero
Del monastero, posto sul destra della chiesa, rimane sostanzialmente il chiostro quadrangolare, ricostruito in laterizio alla metà del XVIII secolo, circondato da un portico con volte a crociera e costituito da pilastri con arcate a tutto sesto, intorno al quale gravitavano gli ambienti destinati alla vita cenobitica.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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