Abbazia di Santa Croce in Sassovivo (Foligno)
Abbazia di Santa Croce in Sassovivo | |
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Abbazia di Santa Croce in Sassovivo, complesso monastico | |
Altre denominazioni | Abbazia di Sassovivo |
Stato | Italia |
Regione | Umbria |
Provincia | Perugia |
Comune | Foligno |
Località | Sassovivo |
Diocesi | Foligno |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Località Sassovivo 06034 Foligno (PG) |
Telefono | +39 0742 340499 |
Fax | +39 0742 350775 |
Posta elettronica | piccolifratelli@jesuscaritas.it |
Sito web | |
Proprietà | Stato italiano, Diocesi di Foligno, famiglia Clarici |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione | Santa Croce |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Sigla Ordine reggente | P.F.J. |
Fondatore | Beato Mainardo |
Data fondazione | 1082 ca. |
Stile architettonico | Romanico |
Inizio della costruzione | 1085 |
Strutture preesistenti | Residenza fortificata dei Monaldi |
Altitudine | 520 m s.l.m. |
Coordinate geografiche | |
Umbria | |
L'Abbazia di Santa Croce in Sassovivo, detta anche Abbazia di Sassovivo, è un complesso monumentale che ospitò un monastero benedettino, situato a circa 6 km da Foligno (Perugia), alle pendici del monte Serrone. Isolata su uno sperone di roccia e circondata da una lecceta secolare, si trova in posizione panoramica sulla sottostante Valle Umbra.
Storia
Dalla fondazione del Trecento
L'abbazia venne costruita su una preesistente insediamento fortificato appartenete alla famiglia longobarda dei Monaldi, che costituiva il ramo folignate del casato degli Attoni Alberici, successivamente Atti, conti di Uppello, sin dalla seconda metà del X secolo.
Le fonti storiche testimoniano che nell'ultimo quarto dell'XI secolo iniziò l'esperienza eremitica del beato Mainardo (†1096), monaco proveniente presumibilmente dall'Abbazia di Santa Maria di Sitria, alle pendici del monte Catria, il quale durante il suo cammino spirituale aveva abbracciato la Regola benedettina e si era ritirato in località Santa Maria del Vecchio (poi Cappella del beato Alano), posta a trecento metri dalla rocca di Sassovivo: è proprio in questo sito, che intorno al 1082 nacque la Congregazione benedettina di Sassovivo con costituzioni simili alle fondazioni romualdine con un unico superiore a cui faceva capo sia la comunità monastica, come quella eremitica.
L'esperienza religiosa trovò nella famiglia degli Atti sostenitori talmente convinti da spingere il conte Ugolino di Uppello a stipulare nel 1085 un accordo di reciprocità con gli eremiti, così che maturò il trasferimento della comunità monastica da Santa Maria del Vecchio alla rocca che da quel momento prese il nome di Santa Croce di Sassovivo. Non è da escludere che la fondazione del cenobio fosse dovuta, oltre che a motivi religiosi, anche motivi politici, volendo i conti di Uppello contrastare la crescita del Comune di Foligno, tanto che si è indotti a pensare che le ricche donazioni fatte da costoro al beato Mainardo fossero indirizzate a tale scopo. Molti degli abati, infatti, appartennero a questa ricca e potente famiglia.
Centro di alta spiritualità dalla sua istituzione al periodo napoleonico, era considerato dopo Montecassino e Subiaco il più importante monastero dell'Ordine benedettino.
La sua fondazione coincide con il pontificato di Gregorio VII (1073-1085) e acquistò ancor più vigore al tempo di Urbano VI (1088-1099) e Pasquale II (1099-1118).
L'abbazia gestì, nel periodo di massimo sviluppo (XII - XIV secolo) un notevole patrimonio tra Marche, Umbria e Lazio, messo insieme anche grazie alle numerose donazioni e attribuzioni di territorio, tanto che i suoi possedimenti si estendevano da Foligno, a Perugia, a Spoleto, a Orvieto, a Bagnoregio fino a Camerino e persino a Roma.[2]
Il monastero, già nel 1138, era molto ricco e aveva ampli possedimenti. Inoltre, aveva una gestione amministrativa indipendente che, riconosciuta dal papato, la poneva al di fuori della giurisdizione vescovile e la esentava del pagamento delle tasse ai Comuni. Secondo le fonti nel XIV secolo dipendevano dall'Abbazia:
- 18 monasteri abbaziali,
- 63 monasteri priorali
- 41 chiese rettorie,
- 7 ospedali.
Dal Quattrocento a oggi
Lo stato di autonomia del cenobio durò sino al 1467, quando il papa Paolo II (1464-1471) dispose la commenda e il vasto patrimonio abbaziale, già parzialmente disgregato per varie circostanze, finì per disperdersi definitivamente.
Nel 1484 Innocenzo VIII (1484-1492) soppresse la congregazione, istituita dal beato Mainardo, e affidò l'abbazia ai monaci benedettini olivetani che ivi rimasero sino alla soppressione napoleonica (1810).
I monaci reintegrati nel 1814 vi rimasero fino al 1860, quando con la fine dello Stato pontificio, l'abbazia fu soppressa definitivamente e i suoi possedimenti vennero divisi tra Demanio pubblico, mensa vescovile e la famiglia Clarici di Foligno, che tuttora ne sono i proprietari per le relative quote.
Nel Secondo dopoguerra, il complesso ritornò all'uso residenziale, come sede estiva del seminario diocesano e, dal 1951 al 1957, ha accolto un piccolo gruppo di monaci benedettini cechi, guidati da padre Cirillo Stavel, fuggiti da Praga.
Tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta furono intrapresi profondi e complessi lavori di restauro e consolidamento che si protrassero fino agli anni Novanta.
Nel 1979, il vescovo di Foligno, Giovanni Benedetti (1917–2017), ha assegnato l'abbazia ai Piccoli Fratelli di Jesus Caritas del beato Charles de Foucauld (1858-1916) e alle Piccole Sorelle di Gesù della stessa comunità (queste ultime, però, si sono successivamente trasferite). Attualmente a Sassovivo ha sede il priorato generale della comunità.
Nel sagrato della chiesa dal 2014 al 2017[3] si sono svolte sistematiche indagini archeologiche che hanno permesso di individuare i resti della facciata originaria della chiesa costituita da un muro in conci squadrati di calcare e hanno permesso di stabilire che la chiesa romanica, databile al XII secolo inoltrato, era ad unica navata, con abside a sud est ed era lunga ben 27,50. e un'imponente struttura a pianta rettangolare, in blocchi di pietra calcarea, che venne addossata alla facciata nel XIII secolo. Inoltre, durante le medesime ricerche è stata individuata un'interessante fornace fusoria[4] per la realizzazione di campane, forse quelle per la chiesa di XIII secolo,[5] e un'area funeraria con deposizioni, sia di adulti che di bambini, databili tra il XIV e il XV secolo.[6]
Descrizione
Il complesso è attualmente costituito da vari corpi di fabbrica, dei quali si evidenziano:
- chiesa
- cripta di San Marone
- chiostro
- refettorio
- dormitorio
- appartamento abbaziale.
Chiesa
La chiesa, a navata unica con abside semicircolare e coperta a volta a botte, fu ricostruita nel 1851, dopo il devastante terremoto del 1832, ed è stata nuovamente restaurata dopo i gravi danni causati dal sisma del settembre 1997. All'interno presenta resti di dipinti murali ad affresco del XV secolo, oltre ad una pala d'altare raffigurante:
- Annuncio della passione di Gesù Cristo (1744), olio su tela, di Tommaso Nasini.
Monastero
Chiostro
Il monastero, severo e piuttosto semplice, si articola intorno al chiostro, splendido monumento di architettura e scultura romanica, commissionato dall'abate Angelo al marmoraro romano Pietro de Maria e realizzato nel 1229. È a pianta quadrangolare, in marmo bianco, composto di 128 colonnine binate e a spirale, le quali sorreggono 58 archi a tutto sesto, sormontato da una trabeazione classica con fascia di marmi policromi a due listelli, ornati di mosaici di smalti e oro. Nel 1314 l'abate Filippo Bigazzini, come ricorda l'iscrizione, fece sopraelevare il lato settentrionale del chiostro che venne anche decorato con colonnine e archetti in terracotta.
Il loggiato gira intorno a uno spazio libero sistemato, al centro del quale è collocata:
- Cisterna marmorea costruita nel 1340 e rimaneggiata nel 1623, quando venne aggiunta l'attuale vera di pozzo.
Nel lato orientale del chiostro, inoltre, si conserva:
- Madonna con Gesù Bambino in trono (XIII secolo), affresco.
Altri ambienti
Di particolare interesse storico-artistico:
- Refettorio, si conservano alcuni dipinti murali raffiguranti:
- Ultima Cena (1595), affresco;
- San Michele arcangelo (1744), affresco, di Tommaso Nasini.
- Dormitori voltati databili al XIII secolo.
- Appartamento dell'abate, dove si conserva:
- Madonna con Gesù Bambino (1744), affresco, di Tommaso Nasini.
- Loggia del Paradiso, con frammenti di dipinti murali, databili alla prima metà del XV secolo, affreschi monocromi attribuiti a Giovanni di Corraduccio, fra cui una Scena di battaglia.
Cripta di San Marone
La cripta, ricavata in uno degli ambienti monastici restaurati a seguito del sisma del 1997, è stata dedicata nel 2001 a san Marone, eremita siro-libanese, vissuto nel IV secolo, fondatore della chiesa maronita, in memoria della presenza nel monastero di una preziosa reliquia custodita qui per secoli e meta di molti pellegrini proveniente dall'Oriente. Infatti, secondo Ludovico Jacobilli (1598–1664), presbitero e storico, Michele degli Atti, conte di Uppello e feudatario di Sassovivo, di ritorno dalla prima crociata (1098), portò con sé il teschio del Santo e lo donò ai monaci dell'Abbazia. La preziosa reliquia fu successivamente conservata nella Cattedrale di San Feliciano di Foligno. [7] [8]
Cappella del beato Alano
A breve distanza dall'abbazia, si raggiunge una seconda loggia, costruita nel 1442, riutilizzando alcune strutture di epoca medievale collocate a protezione di una cripta dell'XI secolo, detta Cappella del beato Alano da Vienna, residuo di Santa Maria della Valle (o del Vecchio), che fu il primo nucleo di Sassovivo. La cripta, riscoperta da pochi anni, venne ricavata da antichi locali venuti alla luce durante i lavori di restauro seguenti il sisma del 1997.
Galleria fotografica
Note | |
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Bibliografia | |
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