Adriana Zarri




Adriana Zarri Laica | |
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Età alla morte | 91 anni |
Nascita | San Lazzaro di Savena 26 aprile 1919 |
Morte | Crotte di Strambino 18 novembre 2010 |
Adriana Zarri (San Lazzaro di Savena, 26 aprile 1919; † Crotte di Strambino, 18 novembre 2010) è stata una teologa, eremita, scrittrice, giornalista italiana.
Biografia
Nata nel 1919 a San Lazzaro di Savena, nelle immediate vicinanze di Bologna, figlia di un mugnaio, già bracciante e della figlia di un capomastro.
Nel periodo giovanile ebbe esperienze in un Istituto Secolare e nell'Azione Cattolica.
Dopo aver vissuto in diverse città italiane (Roma, soprattutto), dal settembre 1975[1], per una scelta di tipo eremitico, si ritirò prima ad Albiano, poi a Fiorano Canavese e a Perosa Canavese, e infine, dalla metà degli anni '90, a Crotte, frazione di Strambino (To), nella Diocesi di Ivrea[2], dove visse nella preghiera, nello studio e nel silenzio. Ivi morì il 18 novembre 2010.
Attività pubblicistica
Cominciò giovanissima a collaborare con testate cattoliche, da L'Osservatore Romano a Studium, da Il Regno a Concilium, fino a Rocca e Servitium.
A partire dal 1952 fu giornalista pubblicista. Scrisse sistematicamente su giornali come Politica o Sette Giorni, già giudicati cattocomunisti, evolvendo sempre più nel segno della laicità, con una rubrica domenicale sul Manifesto e apparendo in TV nel programma Samarcanda di Michele Santoro.
Per il suo volume Vita e morte senza miracoli di Celestino VI vinse, nel 2008, la quattordicesima edizione del "Premio Letterario Domenico Rea", nella sezione "Narrativa"[3] e la quarta edizione del "Premio letterario Alessandro Tassoni", sempre per la sezione "Narrativa"[4].
Attività teologica
Fu, con Vilma Gozzini, la prima donna laureata teologa accolta nelle associazioni teologiche fino allora solo maschili e riservate al clero. Fu attiva nell'Associazione Teologica Italiana.
Come teologa fu affascinata dalla Trinità. Lamentava nella mancanza della dimensione trinitaria "un dato tragico della cultura cattolica".
Fu teologa da alcuni ritenuta "progressista": ebbe sui temi del divorzio, dell'aborto, del celibato del clero, visioni contrastanti con quella della Chiesa, ma senza mai negare il giudizio dottrinale della Chiesa sul divorzio e sull'aborto procurato. Insisteva sui temi dell'educazione e della preparazione al matrimonio e sulla responsabilità verso la vita in qualunque stato[5]
Più volte criticò quello che a lei sembrava il manicheismo di don Lorenzo Milani o le indicazioni nate dal collateralismo fra Chiesa e Democrazia Cristiana; più recentemente ebbe come bersaglio le scelte degli ultimi papi, con pesanti riserve su Giovanni Paolo II o Benedetto XVI, che definiva "restauratori" e su parecchi Vescovi, che definiva "ciechi, muti, afoni". Accusò di fondamentalismo il Cammino neocatecumenale, Comunione e Liberazione, l'Opus Dei.
Scrittrice
Adriana Zarri fu scrittrice multiforme: libri di vario genere, saggi, articoli; il suo stile, felice letterariamente, era spesso impietoso[6].
Le sue opere principali:
- Tu. Quasi preghiere, 1985, Gribaudi
- È più facile che un cammello..., 1990, Gribaudi
- Figlio perduto. La parola che viene dal silenzio, 1991, La Piccola
- Nostro Signore del deserto. Teologia e antropologia della preghiera, 1991, Cittadella
- Dedicato a, 1998, Frontiera
- Erba della mia erba. Resoconto di vita, 1998, Cittadella
- Dio che viene. Il Natale e i nostri nata, 2007, La Piccola
- Vita e morte senza miracoli di Celestino VI, 2008, Diabasis
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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