Beato Angelo Paoli
Beato Angelo Paoli, O.Carm. Presbitero Cardinale proprosto | |
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Beato | |
Età alla morte | 77 anni |
Nascita | Argigliano frazione di Casola - Massa Carrara 1º settembre 1642 |
Morte | Roma 20 gennaio 1720 |
Ordinazione presbiterale | Chiesa del Carmine di Firenze, 1667 1667 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 25 aprile 2010, da Agostino Vallini |
Ricorrenza | 20 gennaio |
Collegamenti esterni | |
(EN) Scheda su Salvador Miranda |
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Beato Angelo Paoli (Argigliano frazione di Casola - Massa Carrara, 1º settembre 1642; † Roma, 20 gennaio 1720) è stato un religioso e presbitero italiano, spese la sua vita nel servizio ai poveri di Roma, senza perdere mai il senso del contatto con Dio nella preghiera. È considerato il padre della clownterapia.
Biografia
Angelo nacque nel 1642 ad Argigliano, frazione di Casola in Lunigiana, in provincia di Massa Carrara.
Entrò nel vicino convento dei carmelitani dell'Antica Osservanza appena diciottenne. Si distinse per una fede solida, per la spiritualità eucaristica, per l'amore verso i poveri.
Dopo gli studi e l'ordinazione presbiterale la sua unica preoccupazione fu servire Gesù nei malati, nei sofferenti. La sua vita trascorse tra la preghiera, il ministero presbiterale e il servizio: visse autenticamente il carisma carmelitano, dedito alla contemplazione, ma sempre vicino ai fratelli.
Giunto a Roma per volontà dei superiori nel 1687, trascorreva nell'ospedale San Giovanni il tempo in cui era libero dai suoi incarichi. Si dedicava ai servizi umili, si fermava a lungo con i malati che erano soli e più gravi, si travestiva da buffone e si truccava per farli sorridere, convinto che con l'umorismo si guarisce più in fretta. Visitava i malati ricoverati all'ospedale accompagnato da attori e orchestrine, per allietarne la degenza. Durante il carnevale lui stesso si mascherava con abiti buffi quando andava a trovare i malati.
È considerato perciò il precursore della clownterapia o comicoterapia.
Quando si rese conto che molti malati venivano dimessi prima della completa guarigione e per questo morivano, si pose il problema di come evitare ciò. Inizialmente padre Angelo si rivolse alle sue conoscenze tra i nobili e i ricchi della città, chiedendo a ciascuno di ospitare i convalescenti dopo la dimissione dall'ospedale. Ma i convalescenti erano troppi, e perciò attrezzò per loro un "convalescenziario", sullo stradone di San Giovanni, in un palazzetto nei pressi dell'ospedale. Qui venivano ospitati e curati tutti coloro che a Roma non avevano casa o parenti, e che avrebbero sofferto per strada, a causa della miseria, rischiando la morte.
La Provvidenza non gli fece mai mancare l'aiuto di tanti benefattori. Al "convalescenziario" il cibo avanzava, e padre Angelo lo distribuiva ai poveri che si radunavano alla porta del convento di San Martino ai Monti, dove egli viveva, e presso cui accorrevano in molti.
I collaboratori più stretti narrano di aver trovato spesso padre Angelo al mattino presto sull'inginocchiatoio della sua cella, dopo una notte trascorsa in preghiera.
Egli affrettava sempre il passo se si trovava per strada quando era prossima la celebrazione della Liturgia delle Ore in comunità, dicendo: "Io non voglio mancare quando tutti i frati arrivano nel coro per pregare".
Se qualcuno dei collaboratori gli ricordava il servizio ai poveri mentre era in preghiera davanti all'Eucarestia, egli rispondeva con semplicità:
« | Sarebbe un grand'errore che, stando esposto Nostro Signore nella nostra Chiesa, non vi fosse qualche sacerdote ancora ad adorarlo. » |
Dopo aver celebrato la Messa, padre Angelo si chiudeva in un particolare silenzio e non voleva essere disturbato; ai collaboratori spiegava:
« | Fatemi la carità di non farmi avvicinare nessuno, perché mi sono comunicato. Coloro che vogliono fare delle chiacchiere, e non fanno o non vogliono sapere cosa si diventi quando uno si è comunicato, dovrebbero considerare che in noi c'è Colui che ha creato tutto. » |
Padre Angelo dedicava tanto tempo alla confessione dei penitenti, all'ascolto e al consiglio spirituale. Molti nobili e molti ricchi mercanti si rivolgevano a lui per un consiglio; lo stesso Pontefice lo inviò più volte a sanare conflitti e a risolvere delicate questioni. Diventava però molto intransigente al momento di dedicarsi alla preghiera: "Quando sono al servizio di Dio, non voglio essere disturbato da nessuno".
Alcune frasi significative di padre Angelo:
« | Chi cerca Iddio, deve andare a cercarlo tra i poveri. » |
« | In questi poveri io riconosco il maggior personaggio che vi sia, cioè Nostro Signore Gesù Cristo; pertanto quando sono impegnato in servizio di questo gran Signore non devo dar udienza ad altre persone. » |
Fu consigliere spirituale di Innocenzo XII e di Clemente XI, che volevano crearlo cardinale; egli rifiutò, perché temeva di dover abbandonare i poveri.
Portò avanti una lotta civica riguardo al Colosseo. All'epoca l'anfiteatro era un luogo abbandonato, ricettacolo di malviventi e prostituzione, ma nella spiritualità del tempo era considerato comunque un luogo sacro, perché tante persone vi erano state uccise. Padre Angelo si rivolse a papa Clemente XI chiedendo di poterlo recintare, di chiuderne i fornici. Non voleva che i cavalli calpestassero le pietre su cui i primi testimoni della fede avevano sparso il loro sangue. Ottenne il consenso, e fece anche di più: piantò tre croci all'interno del Colosseo.
Visitava spesso le carceri: voleva incontrare spesso i detenuti, per predicare il perdono divino, esortarli alla conversione e portare un po' di pane.
Morì a Roma il 20 gennaio 1720. Papa Clemente XI fece scrivere ai carmelitani la frase "Padre dei poveri" sulla sua tomba nella Basilica di San Martino ai Monti a Roma.
L'ospizio di convalescenza continuò a operare ancora per diversi anni dopo la morte di colui che la gente chiamava frate Carità.
Culto
Fu beatificato il 25 aprile 2010 dal Cardinale Vicario Agostino Vallini nella Basilica di San Giovanni in Laterano di Roma.
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