Chiesa di San Teodoro al Palatino (Roma)
Chiesa di San Teodoro al Palatino | |
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Roma, Chiesa di San Teodoro al Palatino | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Arcidiocesi ortodossa d'Italia e Malta |
Religione | ortodossa |
Indirizzo | Via San Teodoro, 7 00186 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 6786624 |
Fax | +39 06 6786624 |
Posta elettronica | symkats@hotmail.com |
Sito web | |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | rettoria |
Dedicazione | San Teodoro di Amasea |
Data fondazione | VI secolo |
Architetti | |
Stile architettonico | rinascimentale, barocco |
Inizio della costruzione | VI secolo |
Completamento | 1705 |
Titolo | San Teodoro (diaconia) |
Strutture preesistenti | Horrea Agrippiana |
Pianta | centrale (circolare) |
Marcatura | due stemmi di papa Niccolò V |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di San Teodoro al Palatino è un edificio di culto ortodosso di Roma, situato nel centro storico della città, nel rione Campitelli, lungo la via omonima alle pendici del Palatino.
Storia
Dalla fondazione al Rinascimento
Secondo la tradizione, la chiesa fu innalzata alle pendici del Palatino, presso il Lupercale, la grotta dove la lupa avrebbe allattato i gemelli Romolo e Remo. L'edifico fu probabilmente costruito nel VI secolo sul sito occupato dagli Horrea Agrippiana, i magazzini di grano costruiti tra il 33 e il 12 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa (63 a.C.-12 a.C.) e rimasti in funzione fino al Medioevo.[1] La chiesa, comunque, esisteva sicuramente al tempo di papa Agatone (678-681), il quale la eresse a diaconia.
Nel corso del tempo, subì vari restauri: nel 774 da Adriano I (772-795); nel 795 da Leone III (795-816); nell'835 da Gregorio IV (827-844).
Nel 1453-1454 papa Niccolò V (1447-1455) affidò i lavori di ristrutturazione a Leon Battista Alberti (1404-1472), che realizzò anche il portale marmoreo con lunetta dipinta. Allo stesso periodo risale l'opera di Bernardo Rossellino (1409-1464), al quale si deve tra l'altro innalzamento del piano di calpestio e la costruzione di una nuova cupola a coste e vele di tipo rinascimentale fiorentino: primo esempio del genere realizzato a Roma.
Dal Seicento a oggi
Altri interventi di restauro furono effettuati nel 1674 dal cardinale Francesco Barberini (1597-1679) e nel 1704 da Clemente XI (1700-1721), il quale commissionò a Carlo Fontana (1638-1714) i lavori per liberare il sagrato dalle acque che vi stagnavano quasi permanentemente, essendo la chiesa situata in una depressione piuttosto rilevante: il risultato è l'odierno spazio antistante circolare, arricchito dalla presenza di un'ara antica, con l'originale scala a tenaglia che raccorda l'edificio con la soprastante strada. Sul lato destro della facciata l'architetto realizzò anche una cappella, la sacrestia e il vestiario. Questa parte della chiesa, trasformata in oratorio, fu concessa, poco dopo, all'Arciconfraternita del Sacro Cuore di Gesù, detta dei "Sacconi Bianchi", istituita nel 1729.
La chiesa fu ulteriormente restaurata nel 1825 e di nuovo nel 1852.
San Teodoro al Palatino è di pertinenza della parrocchia di Maria in Portico in Campitelli.
Dal 1º luglio 2004, la chiesa è passata alla Chiesa ortodossa del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, quando nello spirito dell'ecumenismo papa Giovanni Paolo II (1978-2005) ne concesse l'utilizzo al patriarca Bartolomeo (n. 1940) e alla comunità greco-ortodossa di Roma.
Titolo cardinalizio
La chiesa è stata sede del titolo cardinalizio di San Teodoro, eretto intorno al 678 da papa Agatone (678-681) e soppresso Giovanni Paolo II nel 2004.
Descrizione
Esterno
La semplice facciata della chiesa, in laterizi, presenta un protiro caratterizzato da due stemmi di Niccolò V e un grande arco, nel quale si apre un portale del XV secolo con una cornice marmorea sovrastata da una lunetta ogivale, che accoglie un dipinto murale raffigurante:
- Natività di Gesù (XV secolo), affresco di ambito romano.
Il protiro è sormontato, a destra, da un campanile a vela aggiunto nel 1769.
Interno
L'interno della chiesa, a pianta centrale (circolare) coperta da una cupola a coste e vele, presenta due piccole cappelle ai lati e nel fondo, l'abside, unica parte rimasta dell'edificio originario.
Abside
Dietro l'altare, si apre una profonda abside semicircolare, nella quale si può ammirare una splendida decorazione musiva raffigurante:
- Gesù Cristo redentore tra san Paolo, san Pietro, san Teodoro di Amasea e santo, Motivi decorativi vegetali (ultimo quarto del VI secolo), mosaico di maestranze romane.[2]
Cappelle laterali
Ai lati dell'aula liturgica si aprono due cappelle:
- nella cappella sinistra, dedicata a san Giuliano l'ospitaliere, si conserva:
- all'altare, pala con San Ranieri di Pisa e santa Giacinta Marescotti adorano il Sacro Cuore di Gesù (1805), olio su tela di Francesco Manno: l'opera originaria, che raffigurava il santo titolare della cappella, eseguita nel XVII secolo da Giovan Battista Gaulli detto il Baciccia, è andata perduta e sostituita con questa dall'Arciconfraternita al quale era precedentemente affidata la chiesa.
- nella cappella destra, dedicata a san Crescentino, è collocata:
- all'altare, pala con San Crescentino di Città di Castello e il drago (1705 ca.), olio su tela di Giuseppe Ghezzi.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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