Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli (Roma)
Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli | |
Roma, Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli | |
Altre denominazioni | Chiesa di Santa Maria in Campitelli |
---|---|
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Piazza di Campitelli 9 00186 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 68803978; +39 06 6874285 |
Fax | +39 06 68803978; +39 06 6874285 |
Posta elettronica |
santamariainportico@diocesidiroma.it santamariainportico@vicariatusurbis.org |
Sito web | Sito ufficiale |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | parrocchiale |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.M.D. |
Sigla Ordine reggente | O.M.D. |
Fondatore | papa Alessandro VII |
Data fondazione | 1660 |
Architetto | Carlo Rainaldi |
Stile architettonico | Barocco |
Inizio della costruzione | 1660 |
Completamento | 1728 |
Data di consacrazione | 11 luglio 1728 |
Consacrato da | Pompeo Aldrovandi |
Strutture preesistenti | antica Chiesa di Santa Maria in Campitelli |
Pianta | pianta centrale e longitudinale |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, detta anche Chiesa di Santa Maria in Campitelli è un edificio di culto di Roma, situata nel centro storico della città, nel rione Sant'Angelo,[1] che si affaccia sull'omonima piazza.
Storia
Dalla fondazione ad oggi
Nel 1217 il papa Onorio III (1216 - 1227) consacrò una piccola chiesa in "contrada Campitelli" situata nel luogo dove, alla fine del XVI secolo, venne costruita la prima ala del Palazzo Serlupi, poi Lovatelli.
La chiesa fu eretta a sede parrocchiale probabilmente da papa Pio IV (1559 - 1565) e titolata a Santa Maria in Campitelli.
Nel 1601 fu affidata da Clemente VIII (1592 - 1605) a san Giovanni Leonardi (1541 ca. – 1609) e ai Chierici Regolari della Madre di Dio.
Nel 1619 la chiesa originaria fu demolita per consentire il completamento del palazzo e ricostruita, sempre sulla stessa piazza, nel luogo dove era la casa della beata Ludovica Albertoni (1473 – 1533) dall'architetto Carlo Rainaldi (1611 – 1691) su commissione di Alessandro VII (1655 - 1667), come ex voto per la fine della pestilenza del 1656, per accogliere l'antica icona taumaturgica di Santa Maria in Portico venerata nell'omonimo edificio, alla quale il popolo romano si era rivolto durante la drammatica epidemia. La cerimonia di posa della prima pietra si tenne il 29 settembre 1660 alla presenza dello stesso pontefice. Il 14 gennaio 1662 la sacra immagine fu traslata nella nuova chiesa, ancora in costruzione, che in tale occasione fu titolata a Santa Maria in Portico in Campitelli.
La consacrazione solenne della chiesa, ormai completata, avvenne solo l'11 luglio 1728 da parte del cardinale Pompeo Aldrovandi (1668 – 1752), arcivescovo di Neocesarea del Ponto.
Nel 1857, l'edificio fu sottoposto ad ulteriori e necessari lavori di restauro.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santa Maria in Portico istituito il 26 giugno 1662 da papa Alessandro VII: l'attuale titolare è il cardinale Michael Louis Fitzgerald.
Descrizione
Esterno
Facciata
L'imponente facciata, in travertino, costruita nel 1665-1667 da Carlo Rainaldi, è del tipo a edicole sovrapposte, benché priva di decorazione scultorea è resa plastica dalla sapiente disposizione dell ventiquattro colonne libere su due ordini: nell'inferiore si apre il portale con timpano centinato e, nel superiore, una grande finestra sovrastata sull'asse da tre timpani, dei quali il terzo è di coronamento.
Cupola
La cupola, ricoperta di tegole, poggia su un basso tamburo cilindrico sul quale si aprono otto oculi ellittici; la calotta, semisferica, è divisa da costoloni in altrettante sezioni. La struttura si conclude con un'elegante lanterna barocca, caratterizzata da otto volute aggettanti riccamente decorate, le quali, oltre a separare le finestre arcuate, sostengono anche la sovrastante trabeazione su cui poggia il cupolino rivestito di piombo.
Interno
L'interno presenta un'originale e complessa soluzione, intermedia tra la pianta centrale e la longitudinale, nella successione di un primo corpo a croce greca e di un secondo più ristretto, con cupola e abside; le colonne isolate, cui corrisponde il movimento aggetto delle cornici, sono scenograficamente disposte in posizione angolata a sottolineare le diverse entità spaziali.
Lato sinistro
Lungo il lato sinistro si aprono tre pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata a san Giuseppe e alla beata Ludovica Albertoni (16), detta anche Cappella Altieri, si conservano:
- all'altare, pala con Sacra famiglia appare alla beata Ludovica Albertoni (1697 - 1701), in marmo di Lorenzo Ottoni.
- a sinistra, Monumento funebre di Angelo Altieri (1709), in marmo di Giuseppe Mazzuoli.
- a destra, Monumento funebre di Vittoria Altieri Parabiacchi (1700 - 1710 ca.), in marmo di Giacomo Antonio Lavaggi.[2]
- nella seconda cappella, dedicata a san Giovanni Leonardi (15), precedentemente intitolata a san Giovanni Battista, sono visibili:
- all'altare, pala con Gloria di san Giovanni Leonardi (1860), olio su tela di Marcello Sozzi.
- sulla mensa d'altare, Urna con le spoglie di san Giovanni Leonardi, fondatore dei Chierici Regolari della Madre di Dio.
- nella terza cappella, dedicata a san Paolo apostolo, detta anche Cappella Capizucchi (14), realizzata su progetto di Mattia De Rossi, si nota:
- all'altare, pala con Conversione di san Paolo (1686), olio su tela di Ludovico Gimignani.[3]
Transetto
Nel transetto sono collocati:
- a sinistra (12), pala d'altare con Nascita di san Giovanni Battista (1698), olio su tela di Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia.[4]
- a destra (8), Monumento funebre del cardinale Bartolomeo Pacca (1863), in marmo di Ferdinando Petrich.
Presbiterio
Nel presbiterio si possono ammirare:
- nel catino absidale, Papa Alessandro VII offre la chiesa alla Madonna (1925), affresco di Giovan Battista Conti.
- all'altare maggiore (10), Mostra d'altare (1667), in legno intagliato e dorato, realizzata su disegno di Carlo Rainaldi da Giovanni Antonio de Rossi, Ercole Ferrata e Johann Paul Schor: monumentale e scenografica opera che contiene la sacra immagine raffigurante:
- Madonna con Gesù Bambino detta Santa Maria in Portico Campitelli (XII secolo), in lamina d'argento dorato e smalti, di ambito bizantino: l'opera, secondo la tradizione, è la stessa che apparve nel Portico d'Ottavia a santa Galla († 550 ca.), che, il 17 luglio 524, si trovava ad accudire i malati di peste, quando l'edificio fu illuminato da una luce intensa. Accorse, perciò, anche il papa Giovanni I (523 - 526), che chiese a Dio il senso di tale miracolo. Apparvero allora due angeli che gli posero nelle mani l'icona della beata Vergine Maria con la quale benedì la città, facendo cessare così immediatamente l'epidemia. Inoltre, fu sempre dinanzi allo stesso dipinto che i romani rivolsero incessanti preghiere, il 1° febbraio 1703, per il terremoto scatenatosi a Roma che, per intercessione della Madonna, rimase miracolosamente illesa.
Lato destro
All'inizio del lato destro, si trova il battistero (3), dove sono collocati:
- Due tabernacoli per oli santi (XV secolo), in marmo di ambito toscano.
Lungo il lato destro, inoltre, si aprono tre pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata a san Michele arcangelo (4), si conserva:
- all'altare, pala con San Michele arcangelo (primo quarto del XVIII secolo), olio su tela di Sebastiano Conca.[5]
- nella seconda cappella, dedicata a sant'Anna (5), realizzata su progetto di Carlo Rainaldi e decorata con stucchi di Michel Maille, Francesco Baratta e Francesco Cavallini, è visibile:
- all'altare, pala con Sant'Anna con Maria Vergine bambina e Dio Padre (1685), olio su tela di Luca Giordano.[6]
- nella terza cappella, dedicata a san Nicola di Bari (6), detta anche Cappella Muta Busi, venne edificata nel 1727 e restaurata intorno al 1800, si nota:
- all'altare, pala con Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Giovanni Battista e san Nicola di Bari (inizio del XIX secolo), olio su tela di ambito romano.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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