Lodi Mattutine

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Le Lodi Mattutine rappresentano una delle due maggiori ore canoniche della Liturgia delle Ore : sono recitate nelle prime ore del mattino, preferibilmente non lontano dall'alba.

Struttura della celebrazione

A partire dal Concilio Vaticano II, le Lodi sono celebrate in questa forma:

Tutti i salmi e cantici sono chiusi dalla dossologia del Gloria.

I salmi e le letture sono distribuiti in un ciclo di quattro settimane, detto salterio, che si usa, con piccole variazioni, durante tutto l'anno, e che forma il cuore della Liturgia delle Ore.

Variazioni alla celebrazione delle quattro settimane

Sono previste variazioni alla celebrazione della Liturgia delle Ore, in correlazione con le solennità, le Memorie dei Santi ed i tempi forti.

Nelle solennità tutti i testi sono propri della domenica I settimana, il salmo mattutino è sempre il Salmo 62 (62,2-9), il cantico è il Canto dei Tre giovani (Daniele 3,57-88; 56), ed il salmo di lode è il 149.

Nei tempi forti dell'anno liturgico, come Quaresima o Pasqua, molte preghiere sono proprie per ogni settimana o giorno. Durante Quaresima, Natale, Settimana santa, Ottava di Pasqua, e gli ultimi otto giorni di Avvento, la celebrazione di giorni festivi è in un certo modo ristretta. In alcuni di questi giorni, una memoria può essere celebrata come "commemorazione", aggiungendo quindi una preghiera particolare alla fine dell'Ufficio dell'ora, mentre in altri casi addirittura la memoria è completamente rimossa dal calendario.

Sviluppo delle Lodi nella storia

Il termine Lodi e l'ora dell'Ufficio

Il termine Lodi illustra chiaramente il peculiare carattere di questo Ufficio, il cui fine è lodare Dio. Tutte le Ore Canoniche hanno, certamente, lo stesso oggetto, ma si può affermare che le Lodi possiedono questa caratteristica per eccellenza. Il nome deriva dai tre ultimi salmi dell'Ufficio nella sua celebrazione antica (148, 149, 150), nei quali la parola laudate è ripetuta frequentemente: dunque, originariamente, il termine non indicava, come al giorno d'oggi, l'Ufficio intero, ma soltanto la sua fine, ossia appunto tali tre salmi, seguiti dalla conclusione.

Anche San Benedetto impiega tale termine per indicare i tre ultimi salmi: «post haec [i.e., il Cantico] sequantur Laudes» (Regula, cap. XIII). Nei sec. V-VI, L'Ufficio delle Lodi era chiamato Matutinum, termine che però passò ad identificare un altro Ufficio, quello notturno, o Vigiliae (oggi non più utilizzato). Poco a poco, il termine Lodi venne applicato all'intero Ufficio, e soppiantò il nome di Mattutino. Negli autori antichi, comunque, fra il IV ed il VI-VII sec., i titoli di Matutinum, Laudes matutinae e Matutini hymni sono utilizzati per designare l'Ufficio dell'alba o del primo mattino, mentre l'Ufficio notturno mantiene il suo nome di Vigiliae. La ragione di tale confusione di nomi consta, forse, nel fatto che originariamente Mattutino e Lodi formavano solo un singolo Ufficio, con l'Ufficio notturno che terminava solo all'alba.

L'antichità cristiana e le origini dell'Ufficio delle Lodi

L'Ufficio delle Lodi o, più precisamente, l'Ufficio della Mattina o Ufficio dell'Aurora è senza dubbio uno dei più antichi uffici, del quale si può trovar traccia fin dai tempi degli Apostoli: già nel II-III secolo si parla di questo Ufficio nei Padri Apostolici, nei Canoni di Ippolito di Roma ed in San Cipriano.

Nei due secoli successivi, varie descrizioni dell'Ufficio si possono trovare in Giovanni Cassiano, in Melania la Giovane, nella "Peregrinatio Ætheriae", in San Giovanni Crisostomo, in Sant'Ilario, in Eusebio.

Nelle differenti province cristiane, con il tempo fu un fatto naturale il costituirsi di ulteriori varietà della forma dell'Ufficio, che andava dunque assumendo anche nomi diversi: Ufficio dell'alba (Aurora), Ufficio del sorger del sole, Ufficio della mattina, Preghiera del mattino, Ufficio del canto del gallo (Gallicinium, ad galli cantus), Ufficio della Risurrezione di Cristo. Le caratteristiche generali, tuttavia, restavano le stesse.

Nella "Peregrinatio Ætheriae" ci viene la descrizione della grandiosità della celebrazione degli "Hymni matutinales" a Gerusalemme: solitamente era presieduta dal Vescovo alla presenza di tutto il suo clero, e si svolgeva attorno alla Grotta del Santo Sepolcro; dopo il canto dei salmi e dei cantici e l'intonazione delle litanie, il vescovo benediceva il popolo.

Ma, senza dubbio, la celebrazione in cattedrale era comune ovunque, in quanto ancora nei secoli IV- VI il clero era raggruppato in città, attorno al proprio Vescovo: il centro della vita cristiana, della liturgia e dell'evangelizzazione di tutta la diocesi era solo la cattedrale.

Nel VI secolo San Benedetto ce ne dà una descrizione molto dettagliata nella sua Regola (cap. XII e XIII): i salmi, il cantico, i tre salmi finali, il capitulum, l'inno, il versetto, il cantico del Benedictus, e la parte conclusiva. I monaci, vivendo separati dal mondo, e non immersi in tutte le faccende della vita mondana, potevano organizzare l'intera Liturgia delle Ore in modo che la preghiera risultasse ben distribuita, praticamente ininterrotta, a imitazione del canto incessante delle schiere angeliche.

San Colombano, con alcuni altri documenti irlandesi, ci dà solo un'informazione molto vaga di questo Ufficio ("Regula Sancti Columbani"). Una possibile ricostruzione è stata tentata, anche se con esito minore dello sperato, sulla base dell'Antifonario di Bangor: tale documento costituisce un buon saggio dell'Ufficio, pur non essendo l'Ufficio completo.

Anche San Gregorio di Tours fa diverse allusioni a questo Ufficio, che chiama Matutini hymni: ci riferisce, come parti costitutive, il Salmo 1, il Benedicitus, i tre salmi (148, 149, 150), ed i versetti ("Historia Francorum", II, cap. VII)

Dal Medioevo al Vaticano II

La storia dell'Ufficio delle Lodi segue poi le alterne vicende dell'intera Liturgia delle Ore: nel Medioevo venne in un primo momento arricchito (ma anche appesantito) da un numero sempre maggiore di Salmi e preghiere devozionali da renderlo difficile da recitare, successivamente di nuovo abbreviato. La sua pesantezza, insieme ad una perdita di spiritualità anche fra gli stessi chierici e monaci, fece sì che sempre più ci si allontanasse dalla sua pratica, che veniva relegata allo spazio personale: verso il XIII secolo si cominciò a giustificare la recita privata della Liturgia delle Ore, in luogo di quella comunitaria; ci si avvaleva di piccoli libretti contenenti una sua forma ridotta, abbreviata: da qui, il nome "Breviario" per indicare il sussidio per la recita delle Ore. L'Ufficio già non era dunque un necessario strumento di santificazione, piuttosto un obbligo da assolvere sotto pena di peccato mortale.

Il Concilio di Trento pubblicò il libro della Liturgia delle Ore con il titolo di "Breviario", ratificandone la celebrazione privata, come devozione obbligatoria riservata (prevalentemente) al clero; anche fra i monaci, gli unici tenuti alla recita dell'Ufficio sono solo quelli ordinati. Non c'è dunque più traccia del popolo, quel popolo che invece era importante nell'Ufficio della cattedrale fino al Medioevo.

Il Concilio Vaticano II, nella Sacrosanctum Concilium, esprime la radicale riforma del "Breviario" (SC 83-101), volta a ridare valore alla Liturgia delle Ore: «Le Lodi, come preghiera del mattino, e i Vespri come preghiera della sera, che secondo la venerabile tradizione di tutta la Chiesa, sono il duplice cardine dell'Ufficio quotidiano, devono essere ritenute le Ore principali e come tali celebrate» (SC 89a, 100).

La Liturgia delle Ore non deve dunque più essere una preghiera privata riservata al clero, ma celebrazione di alto valore pastorale, aperta a tutti, quindi anche alla comunità di laici: anzi, la forma comunitaria è da ritenersi privilegiata.

Nella Costituzione Apostolica che definisce i "Principi e Norme per la Liturgia delle Ore" si legge che «si devono quindi tenere in grandissima considerazione le Lodi mattutine e i Vespri come preghiera della comunità cristiana: la loro celebrazione pubblica e comune sia incoraggiata specialmente presso coloro che fanno vita in comune. Anzi, la loro recita sia raccomandata anche ai singoli fedeli che non possono partecipare alla celebrazione comune».

Simbolismo e motivi dell'Ufficio

Non è difficile, anche sulla base di quanto visto finora, dedurre i motivi che determinarono la costituzione di questo Ufficio, e con quale significato: per un Cristiano, il primo pensiero che dovrebbe essere presente nella mente la mattina è il pensiero di Dio, ed il suo primo atto della giornata dovrebbe essere una preghiera.

"Notte, tenebre e nebbia, fuggite: entra la luce, viene Cristo Signore". Il primo chiarore dell'alba ci ricorda Cristo, la vera luce, che viene per diradare le tenebre nel nostro spirito e per regnare in tutto il mondo. Fu all'alba, fu di buon mattino che si diede il grande annuncio che Gesù era risorto, vincitore della morte e delle tenebre, Artefice e Signore della terra e del cielo, aurora inestinguibile, giorno senza tramonto. È dunque questo pensiero della sua Risurrezione che dà all'Ufficio il suo pieno significato.

Infine, questa ora tranquilla, prima che inizi il giorno e prima che l'uomo si ponga nel suo fiume di preoccupazioni e di faccende, è la più adatta alla contemplazione ed alla preghiera: al far memoriale degli eventi della salvezza e renderli attuali, al consacrare a Dio la giornata che si accinge ad iniziare.

Come dice san Basilio Magno: «Il Mattutino è fatto per consacrare a Dio i primi moti della nostra mente e del nostro spirito in modo da non intraprendere nulla prima di esserci rinfrancati col pensiero di Dio, come sta scritto: "Mi sono ricordato di Dio e ne ho avuto letizia" (Salmi 76,4 ); né il corpo si applichi al lavoro prima di aver fatto ciò che è stato detto: "Ti prego, Signore. Al mattino ascolta la mia voce; fin dal mattino t'invoco e sto in attesa" (Salmi 5,4-5 (Regulae fusius tractatae).

Voci correlate
Collegamenti esterni