Ore canoniche
Le ore canoniche sono un'antica suddivisione della giornata sviluppata nella chiesa cristiana per la preghiera in comune, detta anche "ufficio". Questa pratica liturgica deriva dall'uso ebraico di recitare preghiere, in modo particolare i salmi del salterio ad ore prestabilite: ad esempio nel libro degli Atti si riporta che Pietro e Giovanni andavano al tempio per la preghiera pomeridiana. Il salmo 119 dice: Sette volte al giorno ti lodo per la tua giusta legge.
La pratica delle ore canoniche è osservata da molte chiese, fra cui la chiesa cattolica, le chiese ortodosse e la comunione anglicana.
In particolare nella chiesa cattolica di rito latino si riferisce anche ad un ordine di preghiere chiamato anche liturgia delle ore (liturgia horarum), ufficio divino (divinum officium), opus Dei (opera di Dio). Questo ordine di preghiere è contenuto nel "libro delle ore". La suddivisione oraria è approssimativa, variando in antico la lunghezza delle ore del giorno secondo le stagioni.
- All'alba: Mattutino o vigilie in diverse comunità religiose - chiamato "Orthros" nelle chiese orientali
- All'alba: Lodi , in occidente separato dal mattutino; detto anche "preghiera del mattino"
- Alle 6.00: Prima
- Alle 9.00: Terza
- Alle 12.00: Sesta
- Alle 15.00: Nona
- Al tramonto: Vespri
- Alla notte: Compieta
Ebraismo antico
Le ore canoniche derivano dalla preghiera liturgica ebraica. Nel libro dell'Esodo Dio comanda agli israeliti di offrire sacrifici di animali al mattino e alla sera. Dopo qualche tempo questi sacrifici vennero offerti al Tempio di Gerusalemme. Durante l'esilio babilonese, con la prima distruzione del Tempio, si costruirono le prime sinagoghe, con funzioni (a ore fisse della giornata) di lettura della Torah, salmi e inni. Questo "sacrificio di lode" cominciò a prendere il posto dei sacrifici cruenti di animali.
Dopo che il popolo ritornò in Giudea, il precedente servizio di preghiera venne incorporato nel culto del tempio. Gli ebrei della "diaspora" nell'impero romano adottarono il sistema di organizzare la propria attività giornaliera scandendola con momenti di preghiera. Nelle città romane la campana del Foro suonava la prima volta alle 6.00 (prima ora), poi a metà mattina (terza ora, circa le 9.00), poi per l'intervallo del pranzo a mezzogiorno (ora sesta), l'inizio del pomeriggio era alle 15.00 (ora nona), infine il giorno lavorativo aveva termine circa alle 18.00 (ciò che sarà la preghiera serale)
Primo cristianesimo
Nel Nuovo Testamento il primo miracolo degli apostoli ha luogo sui gradini del tempio, dove Pietro e Giovanni si erano recati per la preghiera. Anche la visione di Pietro sull'ingresso dei gentili avviene mentre egli sta pregando a mezzogiorno.
La pratica di pregare ad ore fisse si mantenne anche quando la Chiesa cristiana cominciò a separararsi dal giudaismo. Nella chiesa primitiva si recitavano i salmi (Atti 4,23-30), che da allora hanno sempre fatto parte delle ore canoniche e della preghiera cristiana. nel 60 d.C. la didaché, uno dei primi testi cristiani, raccomandava ai discepoli di recitare la preghiera del Signore tre volte al giorno; quest'uso si è mantenuto nelle ore canoniche.
Verso il II e III secolo alcuni padri della Chiesa come Clemente di Alessandria, Origene e Tertulliano scrivono a proposito della pratica della preghiera del mattino e della sera, e delle preghiere di Terza, Sesta e Nona. Esse potevano essere indiviudali o comunitarie. A partire dal III secolo i padri del Deserto (i primi monaci ed eremiti) cominciarono a vivere secondo il comando di San Paolo di "pregare senza interruzioni" (prima lettera ai Tessalonicesi, 5,17) con turni di gruppi di monaci ad ore fisse.
Nella chiesa latina
Questo uso, ritenuto quindi di origine apostolica, è stato "formalizzato" nel 525 da San Benedetto, che compose il primo ufficio di preghiere delle ore. Nel IX secolo esso consiste in otto suddivisioni del giorno e quattro ore notturne (denominate notturni, vigilie o veglie). Basato principalmente su salmi o cantici della Bibbia, col tempo si sono aggiunti inni, letture agiografiche e altre preghiere.
Con la riforma cluniacense del XI secolo venne data una particolare importanza alla liturgia delle ore, con a capo il monastero di Cluny. La Curia Romana non prescrisse un breviario romano ufficiale fino al XI secolo, nello sforzo di dare uniformità ai vari usi diffusi nelle varie chiese dell'Occidente.
Medio evo
A partire dal IV secolo le ore canoniche assunsero all'incirca la forma di base mantenuta fino ai giorni nostri. Mentre per i "secolari", cioè per gli ecclesiastici non monaci e per i laici le ore di preghiera erano non eccessivamente lunghe, nei monasteri esse avevano uno sviluppo maggiore, con l'aggiunta di preghiere. In alcune chiese rette da monaci esse potevano avere anche una forma ibrida, secolare e monastica. San Benedetto, nella sua famosa Regola, si ispirò alle forme in uso nelle basiliche di Roma. Egli sviluppò anche il concetto dell'unione dell'attività spirituale con quella fisica, sintetizzata nel detto a lui attribuito: orare est laborare, laborare est orare, cioè pregare è lavorare, lavorare è pregare. Perciò le ore di preghiera presero il nome di ufficio divino (ufficio nel senso di lavoro). I benedettini cominciarono a chiamare le preghiere come Opus Dei, cioè lavoro di Dio.
Man mano che l'ufficio divino aumentava d'importanza nella vita della Chiesa il rituale diveniva sempre più elaborato. Si cominciò ad avere necessità di vari libri, come il Salterio per i salmi, il Lezionario per i brani della Bibbia da leggere in ciascun giorno, la Bibbia per le scritture, l'innario per gli inni ecc. Con l'accresciuta importanza delle parrocchie nel Medio Evo, rispetto alle cattedrali e ai monasteri, si rese necessario un metodo più semplice e coinciso per la celebrazione delle ore. Si ebbero così i primi breviari, nei quali si trova lo schema per l'ufficio giornaliero ed i testi da leggere. Anche a Roma si diffusero i breviari e papa Innocenzo III ne prescrisse l'uso per la Curia romana. Quando i francescani decisero di usare un breviario in volume unico da usare in viaggio, essi adottarono il Breviarium Curiae, sostituendo però il salterio gallicano con quello romano. Questo breviario divenne molto diffuso in Europa e papa Niccolò III adottò infine il breviario francescano anche a Roma. Con il XIV secolo il breviario conteneva l'intero ciclo delle ore canoniche.
Concilio di Trento
Nel periodo successivo al Concilio di Trento il breviario romano divenne il libro di uso generale per l'ufficio divino nell'intera chiesa latina. La revisone del breviario (assieme a quella del messale) venne demandata ai papi poiché il concilio non fece in tempo ad occuparsene competamente. Si riaffermò l'obbligo per i chierici ed i religiosi di pregare l'intero ufficio giornalmente a nome della chiesa. Gli ordini religiosi tradizionali mantenevano l'obbligo del coro, cioè l'ufficio veniva cantato da monaci e frati riuniti, oppure dai canonici delle cattedrali e collegiate, a cui assistevano anche i fedeli. Una eccezione fu costituita dal nuovo ordine religioso fondato nel XVI secolo, i gesuiti, che non avevano più l'obbligo del coro.
Le riforme precedenti il Concilio Vaticano II
Altri papi operarono in seguito periodiche revisioni del breviario tridentino. Il primo fu papa Pio V nel 1568. Altre edizioni furono pubblicate da Sisto V, Clemente VIII, Urbano VIII, Clemente XI ed altri. Un'importante revisione fu fatta nel 1911 durante il papato di Pio X, con la quale fu ripristinato l'uso di recitare tutti i 150 salmi ogni settimana e furono eliminate alcune ripetizioni. Papa Pio XII fece un'ulteriore riforma del breviario, con l'utilizzo di nuove traduzioni per i salmi e con l'istituzione di una commissione per lo studio della revisione del breviario e la consultazione dei vescovi sulla proposta. Anche Giovanni XXIII si occupò della questione, che venne infine trattata al Concilio Vaticano II
Le riforme del Concilio Vaticano II
Per approfondire, vedi la voce Liturgia delle ore |
Dopo il concilio Vaticano II la chiesa cattolica di rito romano decise di operare una semplificazione delle ore canoniche in modo tale da rendere l'ufficio divino più accessibile ai laici, per ridare all'ufficio il carattere di preghiera dell'intera Chiesa e non solo monastica
Si è abolito l'ufficio di Prima, mentre il Mattutino è stato cambiato in modo tale da poter essere celebrato in ogni momento della giornata come ufficio di letture dalla bibbia o agiografico.
Inoltre il salterio non è più letto integralmente in una settimana ma in quattro. I chierici sono ancora tenuti dalla legge canonica alla recita giornaliera dell'intera liturgia delle ore, e questa pratica, nelle varie comunità relgiose, vaira a seconda delle loro regole e costituzioni. Il concilio ha inoltre esortato i laici ad appropriarsi della pratica e attualmente molti ne recitano diverse porzioni. Inoltre il Concilio ha incoraggiato la pratica originaria della preghiera in gruppo; in precedenza essa era spesso recitata individualmente dal clero secolare.
L'attuale il rito romano comprende due ore maggiori e cinque minori:
- Invitatorio (propriamente non è un'ora, ma l'introduzione alla prima ora, sia essa l'ufficio delle letture o la preghiera del mattino.
- Ufficio delle letture (in precedenza denominato Mattutino)
- Preghiera del mattino (Lodi)
- Preghiera della sera (Vespri)
- Ore minori, una o tutte le seguenti:
- Preghiera di metà mattina (Terza)
- Mezzogiorno (Sesta)
- Metà pomeriggio (Nona)
- Preghiera della notte (Compieta)
Le ore maggiori
Le ore maggiori sono quelle del mattino (o Lodi) e della sera (Vespri). Quella del mattino ha un carattere di lode, quella della sera di ringraziamento. Entrambe seguono lo stesso schema:
- Un inno, composto dalla Chiesa.
- Due salmi, oppure uno solo lungo diviso in due parti, un cantico dalla scrittura tratto dall'antico Testamento al mattino e dal Nuovo alla sera.
- Un brano breve dalla bibbia.
- Un responsorio, solitamente un versetto dalla scrittura, oppure un brano di poesia liturgica.
- Un cantico tratto dal Vangelo di Luca: il Benedictus (cantico di Zaccaria) al mattino, il Magnificat (cantico di Maria) alla sera.
- Intercessioni, composte dalla Chiesa
- La preghiera del Signore
- L'orazione conclusiva
- La benedizione impartita dal prete o dal diacono, se presente. Altrimenti una conclusione breve se sono presenti solo laici o se recitato individualmente
Le ore minori
Le ore minori seguono uno schema più semplice:
- un inno
- tre salmi corti, oppure un salmo lungo diviso in tre parti. prima del 1970 i salmi erano cinque.
Spesso viene recitata una parte del salmo 119, il più lungo del salterio:
- un brano breve della scrittura, seguito da un responsorio
- preghiera conclusiva
- una conclusione breve, specialmmente se si tratta di una celebrazione corale.
L'ufficio delle letture espande lo schema delle ore delle ore del giorno:
- un inno
- uno o due salmi lunghi divisi in due parti
- un brano lungo della bibbia, solitamente dello stesso libro della bibbia per l'intera settimana
- un brano agiografico lungo, sulla vita di un santo o di un martire, oppure un trattato teologico di commento dei brani della scrittura, o brani da documenti conciliari
- nelle sere precedenti le domeniche o altri giorni festivi, l'ufficio può diventare una "vigilia" con l'inserimento di tre cantici dal vecchio testamento o con letture evangeliche
- il Te Deum (alla domenica, solennità o feste, eccetto che in quaresima)
- preghiera conclusiva
- una conclusione breve, specie nelle celebrazioni comunitarie
La preghiera notturna ha un carattere preparatorio per la vita eterna:
- l'esame di coscienza
- un inno
- un salmo, o due salmi brevi, oppure il salmo 91.
- una breve lettura della bibbia
- il responsorio In manus tuas, Domine (nelle tue mani, o Signore)
- il cantico di Simeone, Nunc dimittis, dal vangelo di Luca con l'antifona Proteggici o Signore"
- una preghiera conclusiva
- una benedizione finale
- un'antifona a Maria
In ogni ufficio i salmi e i cantici sono intervallati da antifone e conclusi da una dossologia.
Tempi liturgici
Oltre all'uso di utilizzare l'intero ciclo di 150 salmi nell'arco di quattro settimane, la Chiesa mantiene un ulteriore ciclo di inni, letture, salmi, cantici e antifone per particolari feste e tempi del calendario liturgico romano. Questo ciclo è detto "proprio del tempo" (cioè avvento, natale, quaresima e [pasqua]] e il "proprio dei santi" per le feste dei vari santi.
Uso ortodosso
I libri di preghiera ortodossi solitamente hanno le seguenti "ore":
- (all'alba) mattutino
- (alle 6) prima ora
- (alle 9) la terza ora (ricorda la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste)
- (a mezzogiorno) sesta ora (ricordo della morte di Cristo)
- (alle 15) ora nona
- (al tramonto) Vespri (o preghiera serale)
- (prima di andare a letto) compieta (in preparazione della morte, ultimo sonno)
- (a mezzanotte) preghiere di mezzanotte (nel caso ci si svegli nel corso della notte)
Nelle cattedrali e nei monasteri è facile che queste ore siano celebrate regolarmente. In molte chiese è comune alla domenica l'uso di di leggere le preghiere di terza e sesta prima che abbia luogo l'ufficio divino. Altre chiese celebrano l'intero servizio del mattino. In entrambi i casi non ci sono pause fra un ufficio e l'altro.
Secondo il calendario liturgico, il nuovo giorno comincia con l'ufficio dei vespri, in particolare al canto del Prokeimenon, e non alla mezzanotte
Oltre a queste preghiere ci sono i "canoni", inseriti nella liturgia delle ore e in preparazione dell'eucarestia, e l' akathist per particolari intenzioni, che consistono in preghiere rivolte a Dio o richieste di intercessioni a santi
Uso anglicano
The Book of Common Prayer costituisce la base della preghiera anglicana. Esso contiene l'ufficio del mattino (Morning Prayer) e della sera (Evening Prayer).
Le diverse chiese della comunione anglicana hanno sviluppato vari servizi religiosi ispirati allo schema base, fra cui anche il breviario anglicano, usato da gruppi anglo cattolici e ispirato al rito romano precedente il Concilio Vaticano II.
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