Solennità
Nella liturgia della Chiesa cattolica, si usa il termine Solennità per indicare quelle celebrazioni dei misteri della vita di Cristo e dei santi che hanno maggiore importanza liturgica.
Hanno il grado di solennità:
- il Triduo Pasquale della Passione, Morte e Risurrezione del Signore;
- l'Ascensione del Signore;[1]
- la Pentecoste;
- la Santissima Trinità;
- il Corpus Domini[2];
- il Sacro Cuore di Gesù;[3]
- Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo;[4]
- il Natale (25 dicembre);
- Maria Santissima Madre di Dio, (1º gennaio);[5]
- l'Epifania (6 gennaio);
- San Giuseppe Sposo della Beata Vergine (19 marzo)[6];
- l'Annunciazione del Signore (25 marzo)[7];
- la Natività di San Giovanni Battista (24 giugno)[8];
- la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo (29 giugno)[9];
- l'Assunzione di Maria (15 agosto)[10];
- Tutti i Santi (1º novembre)[11];
- l'Immacolata Concezione (8 dicembre)[12]
Si celebrano come solennità anche il santo patrono e la Dedicazione della chiesa principale di una diocesi o parrocchia. Inoltre le Conferenze episcopali hanno facoltà di chiedere l'istituzione di altre solennità proprie della regione.
La celebrazione eucaristica nelle solennità
Nei giorni in cui cada una solennità, nella celebrazione eucaristica si usano le orazioni liturgiche proprie della celebrazione. Si recita o canta il Gloria, e si recita il Credo.
La liturgia della parola è quella della solennità: comprende una prima lettura con il suo salmo, la seconda lettura (Epistola per il Rito ambrosiano) e il Vangelo.
La liturgia delle ore nelle solennità
La liturgia delle ore si prende integralmente dal proprio del tempo o proprio dei santi. In assenza di parti proprie, dal relativo comune. Prima dell'orazione finale dell'Ufficio delle letture si recita o canta il Te Deum.
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Voci correlate | |
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