Dossologia
La Dossologìa è un breve inno di lode a Dio, spesso usato nel contesto della liturgia. Il termine deriva dal greco δοξολογία, doxologhía, composto di δόξα, dóxa «opinione, lode» e -λογία, -loghía «parola», quindi «preghiera di lode». In genere, ogni formula liturgica o scrittura usata per lodare, glorificare o rivelare Dio uno e trino o distintamente le tre Persone della Trinità. La formula presente nel passo evangelico del battesimo di Gesù in Matteo 28,19 presenta un esempio di nominare le tre persone in ordine parallelo.
Dossologia maggiore
La dossologia maggiore (doxologia maior) è la preghiera del Gloria in excelsis Deo che si recita o canta all'inizio della Celebrazione eucaristica dopo l'Atto penitenziale.
Dossologia minore
La dossologia minore (doxologia minor) è la forma breve della maggiore, il Gloria al Padre. Esso è sempre recitato con carattere di responsorio, cioè si svolge alternatamente tra il solista e i fedeli. Si colloca nei Salmi quando sono uniti a formarne uno solo, quindi ricorre una sola volta alla fine del gruppo. È recitato anche dopo i cantici, tranne il Benedicite che ha la sua dossologia « Benedicamus Patrem et Filium cum Sancto Spiritu; laudemus et superexaltemus eum in sæcula. Benedictus es Domine in firmamento cæli, et laudabilis et gloriosus et superexaltatus in sæcula», nella Liturgia delle ore, nel Breviario e dopo ogni Mistero del Rosario.
Dossologia finale
La dossologia finale o conclusiva è usata nella preghiera eucaristica, che costituisce il momento centrale della Messa:
« Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio, Padre onnipotente, nell'unita dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen.»
È utilizzata nel Rito romano in tutte le forme della Preghiera eucaristica e nel Rito ambrosiano nella Preghiera Eucaristica II, III e IV.
Il Rito ambrosiano prevede altre due varianti di questa solenne Dossologia finale:
Nella Preghiera Eucaristica I:
« Da Cristo, per Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, ogni magnificenza, ogni gloriosa lode, ogni sovranità su noi e sul mondo nell'unità dello Spirito santo per gli infiniti secoli dei secoli.»
Nella Preghiera Eucaristica V e VI:
« Con il Signore nostro Gesù Cristo, nell'unità dello Spirito santo, a te, o Padre, è l'onore, la lode, la gloria, la maestà e la potenza, ora e sempre, dall'eternità e per tutti i secoli dei secoli.»
La Dossologia finale è una preghiera presidenziale parte integrante della Preghiera eucaristica, cioè "pronunciata principalmente da colui che, in forza del grado episcopale o presbiterale del sacramento dell'ordine, opera nella persona di Cristo e in nome della Chiesa". Va quindi recitata solo dal Celebrante e non da tutta l'assemblea, che invece deve solamente rispondere con il
"grande Amen"
il più importante della Messa, tanto che può essere cantato e ripetuto per ben tre volte in modo solenne quando anche il celebrante canta la Dossologia finale. Qualsiasi comportamento diverso da questo è da ritenersi un abuso del ruolo del Celebrante[1][2][3][4].
Storia
L'uso di terminare un rito o un inno con la formula conclusiva « nei secoli dei secoli», deriva dalla consuetudine ebraica, come nella Preghiera di Manasse che termina « e tua è la gloria nei secoli dei secoli. Amen.» Altre forme finali significative si trovano nel Nuovo Testamento in Romani 11,36 nell'Inno alla sapienza di Dio, in Galati 1,5 nell'introduzione di Saluto e augurio e in Efesini 3,21 .
I primi esempi di dossologia originale sono rivolti solo a Dio Padre, o a «Lui» attraverso il Figlio (Rm 16,27 , Gd 1,25 , Lettera di Clemente 20, Martyrium Polycarpi XX[5]) e «nello» o «con lo» Spirito Santo (Martyrium Polycarpi XIV, XXII[5]). La formula evangelica del battesimo di Gesù in Matteo 28,19 presenta un esempio di nominare le tre persone in ordine parallelo. Ciò avviene specialmente a partire dal IV secolo per contrastare l'eresia ariana e per sottolinearne l'inesattezza[6], tanto che da allora divenne la dossologia finale universale del cattolicesimo. A pertire da questo periodo nacque l'uso consueto di una dossologia maggiore nella Celebrazione eucaristica e una minore per le altre occasioni. Nella prima si loda Cristo, acclamato come Signore, Agnello di Dio, Figlio del Padre e Santo nella persona della Trinità. Nella seconda, con la risposta, si sottolinea la gloria eterna della Santissima Trinità.
La formula
εἰς τοῦς αἰῶνας τῶν αἰώνων (eis toûs aiônas tôn aiónon) «nei secoli dei secoli»
è molto comune nell'ebraismo e nei primi secoli[7] e spesso ripresa nell'Apocalisse[8]. Molto comune è anche la formula abbreviata
εἰς τοῦς αἰῶνας (eis toûs aiônas) «nei secoli»[9]
o parallelamente
εἰς τοῦς μέλλοντας αἰῶνας; ἀπὸ γενεάς εἰς γενεάν (eis toûs méllontas aiônas; apò ghĕneás eis ghĕneán) «ora e per i secoli a venire; di generazione in generazione»[10].
Questa espressione fu presto estesa in: «ora e sempre e nei secoli dei secoli»[11]. In questa forma compare costantemente alla fine delle preghiere nella Liturgia Greca di San Giacomo[12] e in tutti i riti orientali. La formula greca divenne allora
Δόξα Πατρί καὶ Ὑιῷ καὶ Ἅγιῳ Πνεύματι, καὶ νύν καὶ ἀεί καὶ εἰς τοῦς αἰῶνας τῶν αἰώνων. Ἀμήν (Dóxa Patrí kaì Hyiô kaì Hághio Pneúmati, kaì nýn kaì aeí kaì eis toûs aiônas tôn aiónon. Amén) «Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.»
In questa versione è usata nelle Chiese orientali in vari momenti della liturgia, nel rito latino sembra che originariamente ci sia stata esattamente la stessa forma.
Nel 529, durante il secondo sinodo di Vaison, si afferma che le parole aggiunte Sicut erat in principio, sono usate a Roma, in Oriente e in Africa per contrastare l'Arianesimo e ordina che esse siano dette ugualmente anche in Gallia. Per quanto riguarda l'Oriente il Sinodo si sbagliava. Queste parole non erano mai state usate in nessun Rito Orientale e i Greci si lamentarono del loro uso in Occidente[13]. La spiegazione che «sicut erat in principio» era intesa come una negazione dell'arianesimo si riferisce al termine «gloria» come soggetto di «erat»: «Come era [la gloria] all'inizio, ecc...» Sembra, tuttavia, che originariamente si intendesse riferirsi a «Filius» e che il significato della seconda parte in Occidente era: «Come [il Figlio] era all'inizio, così è ora e così sarà in eterno». Il principio, quindi, è una chiara allusione alle prime parole del Quarto Vangelo (Gv 1,1-3 ) per cui la frase è ovviamente diretta contro l'arianesimo. Ci sono versioni tedesche medievali nella forma: Als er war im Anfang (Quando era all'inizio).
La dossologia nella forma in cui la conosciamo è usata dal VII secolo circa in tutta la cristianità occidentale, così come emanato dal Concilio di Toledo del 633 (can. XV), tranne che nel Rito mozarabico per il quale la formula è: « Gloria et honor Patri et Filio et Spiritui Sancto in sæcula sæculorum»[14]. Una tradizione medievale, fondata su una lettera spuria di San Girolamo, dice che Papa Damaso introdusse il Gloria Patri alla fine dei salmi. San Giovanni Cassiano la colloca in un'usanza speciale della Chiesa occidentale[15].
Dossologie antiche
Di seguito il testo della dossologia in alcune antiche preghiere eucaristiche orientali e occidentali[16]:
Anafora[17] della Tradizione Apostolica (o di Ippolito):
« ...affinché ti lodiamo e ti glorifichiamo per il tuo servo Gesù Cristo per mezzo del quale a te è la gloria e l'onore, a te Padre e al Figlio con il santo Spirito nella tua santa Chiesa, ora e nei secoli dei secoli.»
Anafora[17] alessandrina di san Basilio:
« ...perché in questo tempo come in ogni tempo sia glorificato ed esaltato e lodato e benedetto e santificato il santissimo, venerato e benedetto Nome tuo, in Cristo Gesù e nel santo Spirito, come era, come è e come sarà di generazione in generazione per i secoli dei secoli.»
Anafora[17] di san Giovanni Crisostomo:
« E concedi a noi, con una sola bocca e un solo cuore, di glorificare e celebrare il venerabile e magnifico tuo Nome, di te Padre e Figlio e Santo Spirito ora e sempre nei secoli dei secoli.»
« ...perché in questo tempo come in ogni tempo sia glorificato e inneggiato e santificato il santissimo e prezioso e glorioso tuo Nome, con Gesù Cristo e il santo Spirito, come era, è e sarà di generazione in generazione e in tutti i secoli dei secoli.»
La versione più antica del canone romano (che risale al III secolo o prima):
« Attraverso lui, con lui e in lui sono tuoi, Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.»
Anafora[17] maronita di san Pietro apostolo (fine III secolo - Siria Orientale)
« ...e per il tuo disegno glorioso a nostro riguardo, noi servi peccatori, salvati per il tuo sangue puro, ti rendiamo grazie a bocca spalancata che rende grazie nella tua chiesa santa, davanti al tuo altare propiziatorio, ora.»
Anafora[17] di Addai e Mari[18]:
« ...e per l'intero tuo mirabile disegno a nostro riguardo, ti rendiamo grazie e ti glorifichiamo, senza riposo, nella tua chiesa salvata con il sangue prezioso del tuo Cristo, con le bocche spalancate e i volti svelati. Innalziamo gloria, onore, rendimento di grazie e adorazione, al tuo Nome vivo, santo e vivificante, ora e in ogni tempo e nei secoli dei secoli.»
Anafora[17] dell'VIII libro delle Costituzioni Apostoliche (inizio IV secolo)
« ...perché a te attraverso di lui ogni gloria, onere e azione di grazie; per te e dietro di te a lui onore e adorazione nello Spirito Santo, ora e sempre, nei secoli dei secoli, continuamente e senza fine.»
Anafora[17] sahidica[19] di san Cirillo (inizio IV secolo - Egitto)
« ...In questo come in tutte le cose il tuo Nome grande e santo, onorato e benedetto in tutte le cose, possa essere glorificato, benedetto ed esaltato, con Gesù Cristo il tuo Figlio amato e lo Spirito Santo.»
Anafora[17] dei Dodici apostoli (inizio IV secolo - Siria)
« Come in questo [mondo], in tutti, molto sia glorificato il tuo Nome benedetto, con quello di Gesù Cristo e del tuo Spirito Santo.»
Anafora[17] di san Giacomo (fine IV secolo - Gerusalemme)
« Per la tua grazia, la misericordia, l'amore per gli uomini del tuo Cristo, con il quale sei benedetto e glorificato, con il tuo santissimo, buono e vivificante Spirito, ora e sempre nei secoli dei secoli.»
Antica liturgia ambrosiana (Sacramentarium Bergomense[20] IX secolo)
« ...e sono tuoi, Dio Padre onnipotente, da lui, attraverso lui e in lui ogni onore, potenza, gloria, autorità, eternità e potestà negli infiniti secoli dei secoli.»
Note | |
| |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|