Ordine di San Benedetto

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
(Reindirizzamento da Monachesimo benedettino)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Ordine di San Benedetto
in latino Ordo Sancti Benedicti
Medal of St. Benedict.png
La medaglia di san Benedetto, adottata come simbolo dalla Confederazione benedettina

Istituto di vita consacrata
Ordine monastico maschile di diritto pontificio

Altri nomi
Fondatore San Benedetto da Norcia
Data fondazione 529
sigla O.S.B.
Abate primate Notker Wolf
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Scheda su gcatholic.com
Scheda su catholic-hierarchy.org

L'Ordine di San Benedetto (in latino Ordo Sancti Benedicti o, semplicemente sigla O.S.B.), popolarmente denominati Benedettini, è un ordine monastico osservante la Regola dettata nel 534 da San Benedetto da Norcia e che conferì al monachesimo occidentale la sua forma definitiva.

I monaci Benedettini non rimasero chiusi nei loro monasteri, ma si dedicarono attivamente alla diffusione del messaggio cristiano e, anche con il sostegno di Papa Gregorio Magno (590-604), si diffusero prima in Italia e poi al di là delle Alpi. Di particolare importanza fu l'opera di evangelizzazione svolta nelle aree britanniche e germaniche nel VII e VIII secolo.

Molto conosciuto è il ruolo che svolsero in campo culturale: la regola benedettina impone molte ore di studio e di meditazione che occuparono anche con il paziente lavoro di ricopiatura di testi antichi, non solo religiosi ma anche scientifici e letterari. Tra l'altro, il loro elevato livello culturale e la loro capillare diffusione sul territorio indussero Carlomagno ad affidare proprio ai Benedettini il compito di organizzare un sistema regolare di istruzione.

I Benedettini prosperarono per tutto il medioevo come testimoniano i circa 15.000 monasteri appartenenti all'ordine censiti prima del Concilio di Costanza tenutosi nel 1415, costruiti in luoghi isolati e lontani dalle città, alcuni dei quali erano così grandi che ospitavano oltre 900 monaci. L'ordine entrò però in crisi quando cominciarono a prendere piede le riforme avviate verso la fine dell'XI secolo che incoraggiavano il lavoro missionario e parrocchiale fuori dal monastero. Questa tendenza si accentuò ulteriormente nel XIII secolo con la nascita degli ordini mendicanti e di quelli predicatori: i Francescani fondati nel 1210, i Domenicani nel 1215 ed i Carmelitani nel 1250. A partire da quell'epoca il monachesimo di clausura così come era conosciuto prima cessò di esistere ed i monasteri non furono più costruiti extra moenia (fuori dalle mura delle città) ma direttamente nei centri abitati.

La riforma promossa a partire dal XV secolo da centri come quello di Santa Giustina di Padova e sanzionata nel secolo successivo dal Concilio di Trento (1545-1563) consentì il riprendersi dei centri monastici Benedettini, sempre più spesso orientati a svolgere anche compiti di alta cultura, specie nel settore dell'erudizione storico-artistica e in quello musicale.

La Regola

La Regola , in latino denominata Regula monachorum o Sancta Regula, dettata da San Benedetto da Norcia nel 534, consta di un Prologo e di settantatré capitoli.

Architettura ed organizzazione monastica

San Benedetto nella Regola menziona gli ambienti ed i ruoli chiave dell'organizzazione monastica con grande esattezza: l'Oratorio, il Dormitorio, il Refettorio, la Cucina, i Magazzini, l'Infermeria, il Noviziato, gli ambienti per gli ospiti e indirettamente, il Capitolo,... l'Abate, il Priore, il Cellario, l'Infermiere,...

Architettura monastica

L'ampiezza delle comunità monastiche variavano enormemente in funzione della ricchezza e del prestigio: alcune erano piccolissime, altre (poche) potevano accogliere anche 900 monaci. In media però ne riunivano da 10 a 50 perché l'Abate doveva conoscere e seguire i suoi monaci e guidarli come un padre spirituale.

Solitamente costruito vicino ad un corso d'acqua, l'intero complesso monastico era orientato in modo che l'acqua poteva essere convogliata verso le fontane e la cucina prima di raggiungere la lavanderia ed i bagni.

Le origini della struttura del tipico monastero rimangono oscure. Probabilmente i monaci si rifecero in parte alle Ville Romane, edifici a loro familiari e costruite su uno schema unico in tutto l'Impero. D'altra parte i monaci, quando potevano, stabilivano le loro comunità in edifici preesistenti, spesso proprio delle Ville Romane che poi adattavano alle loro esigenze. A volte occupavano anche edifici precedentemente dedicati a culti pagani.

Il tempo, l'esperienza e le esigenze delle comunità monastiche lentamente influirono sull'impostazione originale dei monasteri che, essendo comuni a tutte le latitudini, portò a monasteri a rassomigliarsi tra loro.

Alla fine l'aspetto generale del convento risultò essere quello di una città con case divise da strade con gli edifici, soprattutto nei grandi monasteri, divisi in gruppi. La Chiesa forma il nucleo e rappresenta il centro religioso della comunità. Perseguendo l'indipendenza dal mondo esterno, inoltre, i monaci si dotarono di mulini, forni, stalle, cantine e dei laboratori artigiani necessari per eseguire riparazioni e quant'altro fosse richiesto per soddisfare le loro esigenze.

La Chiesa

In altezza di norma domina materialmente il resto dell'abbazia, inoltre è sempre molto ricca dimostrando la grande importanza che l'Ufficio Divino deve avere nella vita del monaco. La sua dimensione e ricchezza esprime anche la prosperità del monastero e spesso vi sono seppelliti i benefattori della comunità e conservate le reliquie dei santi.
Per la sua costruzione i monaci si rifecero soprattutto alle basiliche romane, molto diffuse in Italia: una navata centrale e due laterali illuminate da una fila di finestre sulle pareti, terminanti in un abside semicircolare.

Il Chiostro

Il Chiostro, dal latino Claustrum (luogo chiuso), è stilisticamente ripreso dall'Atrium delle ville romane ed è il luogo deputato alla meditazione (per questo vi vige la Regola del Silenzio) servendo ai religiosi da deambulatorio e riparo. È sempre circondato da portici sostenuti da colonne e pilastri ed è posizionato centralmente alle varie costruzioni del monastero di cui viene così a formare l'ossatura, infatti su di esso si affacciano gli edifici più importanti: la Chiesa, il capitolo per le riunioni della comunità monastica, il dormitorio (poi sostituito dalle celle), il refettorio,....

Il Capitolo

È il locale deputato alle riunioni della comunità monastica dove
  • Il postulante si presenta a chiedere l'ammissione al monastero;
  • l'abate impone il nome nuovo al postulante che così diventa novizio e, in segno di umiltà ed affetto, gli lava i piedi, seguito in ciò da tutti i fratelli;
  • Il novizio emette i voti divenendo monaco
  • l'Abate convoca i suoi monaci per consultarli su questione importanti per la comunità .
funge anche da camera ardente per la veglia dei monaci deceduti.
Sebbene San Benedetto non abbia mai nominato esplicitamente il Capitolo, non di meno egli aveva ordinato nella Regola dei momenti di riunione così, intorno al IX secolo, si cominciò ad adibire un apposito locale allo scopo scegliendolo sempre accanto al Chiostro.
Inizialmente nel Capitolo si ci riuniva solo per la distribuzione del lavoro manuale tra i monaci, solo con il tempo fu dedicato esclusivamente alle riunioni ufficiali della comunità. Il suo nome deriva dalle letture (preghiere, Sacre Scritture e la regola dell'Ordine) che accompagnavano abitualmente l'attribuzione delle varie incombenze. Benché il passo letto quotidianamente non corrispondesse sempre ad un Capitolo, tuttavia questo nome restò attribuito alla sala.

La Biblioteca

Le biblioteche benedettine hanno svolto l'importantissima funzione di preservare, dopo la caduta dell'Impero Romano, le conoscenze antiche raccogliendo dalle rovine quello che veniva recuperato.
Anche ai giorni nostri la biblioteca di un monastero ha grande importanza perché la lettura e lo studio fanno parte integrante della vita monastica. Sono inoltre aperte e frequentate anche da studiosi esterni che spesso solo lì possono reperire i documenti di cui necessitano.

Il Dormitorio e le Celle

Il dormitorio era la camerata comune dove, secondo la Regola, una lampada era mantenuta sempre accesa. Quando i monaci erano tanti, erano divisi tra più dormitori.
Con gli anni si passò dalla camerata comune alle celle. Dapprima si praticarono delle divisioni di legno per isolare il monaco dalle inevitabili distrazioni di una sala comune, incompatibili con le esigenze dell'attività intellettuale (studio). In seguito la stanza fu chiusa da una porta e, in tal modo, si giunse al tipo di costruzione attuale divenuto di uso generale dal XV secolo.

Il Refettorio

Il refettorio era la sala comune dove i monaci si riunivano per consumare i loro pasti. Originariamente costruito sul piano del Triclimium romano, terminava in un abside. I tavoli erano (sono) normalmente disposti su tre lati lungo le pareti, lasciando il centro libero per gli inservienti. Vicino al refettorio c'era sempre una fontana dove si ci poteva/doveva lavare prima e dopo i pasti.
Per evitare che fosse solo un'occasione per appagare le proprie esigenza fisiologiche e rendere il tempo lì trascorso in un atto profondamente religioso, durante tutto il pasto un monaco a turno è incaricato di leggere brani tratti dalla Sacra Scrittura, per questa ragione vi vige Regola del Silenzio. Turni settimanali sono adottati anche per avvicendare i monaci nel servirgli altri in cucina.

Il Cimitero

Alla loro morte, i monaci erano seppelliti nel cimitero interno al monastero.
Nei secoli passati quando le difficoltà delle comunicazioni rendevano enormi le distanze, i monaci avevano trovato il mezzo di annunziarsi scambievolmente la morte di un confratello e assicurare così i reciproci suffragi: d'abbazia in abbazia, di provincia in provincia, peregrinava un religioso che portava con sé la lista dei morti dove erano annotati i defunti dell'anno con un breve "curriculum vitae".
Questo uso ha perduto la sua ragion d'essere ma ancora oggi, quotidianamente ed all'Ora Prima, i monaci ricordano i religiosi ed i benefattori defunti e, una volta al mese, tutta la comunità va a benedire le salme che riposano nei sepolcri.
L'onore di essere sepolti tra i monaci era un privilegio che la comunità concedeva qualche volta a vescovi, re e benefattori.

La Foresteria

Le comunità monastiche sempre ed ovunque hanno accordato una generosa ospitalità a tutti con spirito di servizio. Per questa ragione i monasteri costruiti lungo vie molto trafficate erano particolarmente attrezzati allo scopo e molto apprezzati. Spesso accoglievano anche ospiti di riguardo come re, principi e vescovi in viaggio insieme alle loro corti ed accompagnatori. Le infermerie erano collegate a queste ali del monastero per curare anche gli ospiti che ne avessero bisogno.
Gli edifici adibiti all'ospitalità erano spesso suddivisi in aree distinte in funzione del censo di chi dovevano accogliere: ospiti importanti, altri monaci o pellegrini e poveri viaggiatori. Erano, inoltre, posizionati dove meno interferivano con la riservatezza del monastero ed avevano anche una cappella perché gli estranei non erano ammessi nella Chiesa utilizzata ma monaci e monache.

L'Infermeria ed il Giardino dei Semplici

L'infermeria era un edificio separato dedicato ad ospitare i monaci malati o deboli che erano affidati ad un monaco-medico. Era dotata di un orto per la coltivazioni delle erbe medicinali, il Giardino dei Semplici. Spesso erano poste vicino al dormitorio.

Le Cucine

La cucina (dove i monaci servivano in turni settimanali) era situata vicino al refettorio, naturalmente. Nei monasteri più grandi c'erano più cucine: per i monaci, i novizi e gli ospiti.

I Gabinetti

I gabinetti erano separati dagli edifici principali ed erano raggiungibili percorrendo un corridoio. Erano sempre disposti con grande cura verso l'igiene e la pulizia e forniti di acqua corrente ogni volta che era possibile.

Le Scuole

Molti monasteri avevano scuole esterne per gli oblati, ragazzi destinati dai loro genitori alla vita monastica. In anni recenti alcuni hanno istituito anche scuole e collegi aperti a giovani che non hanno la chiamata religiosa.

Il Noviziato

I novizi, non essendo ancora parte della comunità, non avevano il diritto di frequentare la zona di clausura. Avevano un posto nel coro durante gli Uffici Divini, ma trascorrevano il resto del tempo nel noviziato. Un monaco anziano, il prefetto o maestro dei novizi, li istruiva nei principi della vita religiosa e li sorvegliava. Il periodo di prova durava una settimana. I noviziati più grandi avevano propri dormitori, cucine, refettori, sale di lavoro ed anche chiostri.

L'Azienda Agricola

Le aziende agricole sono intese dalla regola da un lato come un'occasione di lavoro, dall'altro come un mezzo di sostentamento che assicurava al monastero l'autonomia alimentare.
Pur mantenendosi ben curata ed ordinata, oggi non ha più l'importanza dei secoli passati, quando la terra costituiva l'elemento quasi esclusivo della ricchezza monastica. Oggi la funzione della tenuta monastica, dove pure essa esiste, è quella di permettere al monastero di trarne, almeno in parte, i prodotti necessari al proprio sostentamento.

Magazzini e Laboratori

Nessun monastero era completo senza le sue dispense per conservare il cibo. C'erano, inoltre, granai, cantine,... tutto posto, insieme agli edifici delle fattorie, sotto la tutela del monaco cellaio.
Molti monasteri avevano mulini per macinare il grano.

Appartamenti dell'Abate

A partire dal tardo Medioevo separati erano anche gli appartamenti dell'Abate.

Organizzazione monastica

Per assicurare il buon funzionamento del monastero, soprattutto nei monasteri più grandi, l'Abate si avvaleva di una serie di collaboratori che a lui rendevano conto per lo svolgimento di molte mansioni.

L'Abate

L'autorità massima del monastero è nelle mani dell'Abate che può avere alle sue dirette dipendenze un priore ed un sotto-priore. Nei grossi Monasteri, l'amministrazione spiccia è a carica di diversi altri monaci.

Il Priore

Il priore è il vice dell'abate che, tra l'altro, lo sostituisce durante le sue assenze. Se necessario può essere coadiuvato da un Sotto-Priore.

Il Cantore

Il cantore (o precentor) si occupa dei canti durante i servizi divini. Suo assistente è il succentor. È anche uno dei tre monaci che conserva le chiavi del monastero. Tra gli altri suoi compiti c'è
  • l'istruzione dei novizi
  • l'opera di libraio ed archivista e, quindi, la responsabilità della conservazione dei libri e di fornire i monaci con quelli necessari libri per le orazioni.
  • la preparazione di brevi biografie dei monaci morti che poi venivano portati di convento in convento per dar notizia di chi era venuto a mancare.

Il Portinario

Il Portinaio è il monaco responsabile dell'ingresso e dell'uscita dal monastero.

Il Sacrestano

Il sacrestano è incaricato di curare la Chiesa insieme con il suo arredo ed i paramenti sacri. Oltre a mantenere tutto in ordine e pulito e preparare la Chiesa per le funzioni (ad es. accendendo le candele), tra le altre sue responsabilità c'è anche l'illuminazione interna al monastero e per questo sovrintendeva alla costruzione di candele e del cotone necessario per i malati.
Al fine di non lasciare la Chiesa incustodita, mangiava e dormiva in appositi locali nei suoi pressi.
Il suo assistente principale era il revestarius che si occupava dei paramenti sacri e degli arredi dell'altare. Un altro era il tesoriere incaricato di reliquari, vasi sacri,...

Il Cellaro

Il cellaro si occupa del cibo e della sua conservazione. In caso di necessità è esentato dalla partecipazione ai cori. Tra le sue incombenze c'è anche la scelta degli inservienti laici dei servizio in refettorio. Era incaricato anche della legna, il trasporto di materiali (non solo cibo), la manutenzione degli edifici,... Suo aiutante è il vice-cellaro e, nel forno, il granatorius che si assicura della qualità delle granaglie.

Il Refettorista

Il refettorista è incaricato di curare il refettorio, assicurare la pulizia dei luoghi, degli arredi e delle posate. Si occupa anche del lavandino, delle relative tovaglie e, quando necessario, dell'acqua calda.

Il Cuciniere

Il cuciniere ha la grande responsabilità di fare le porzioni ed evitare sprechi. Fra i suoi collaboratori c'è l'ampor che si occupa degli acquisti all'esterno.
Fra gli altri compiti del cuciniere c'è il mantenimento di un registro delle spese e di un inventario dei beni a sua disposizione da illustrare settimanalmente all'Abate. È anche responsabile della pulizia delle posate e dei locali.
Per i suoi impegni è spesso esentato dai cori.
I frati che servono nel refettorio in turni settimanali sono sotto i suoi ordini. A conclusione dei loro turni, la domenica sera lavano i piedi ai confratelli.

L'Infermiere

L'infermiere doveva curare amorevolmente deboli e malati e, quando necessario, era esentato dalla partecipazione alle funzioni comuni. Dormiva sempre nell'infermeria, anche quando non c'erano malati, così da essere sempre reperibile in caso di emergenza.

L'Elemosiniere

L'elemosiniere era incaricato di distribuire le elemosine, in cibo e vestiti, con spirito di carità e discrezione.

Il Maestro degli Ospiti

Nel Medioevo l'ospitalità ai viaggiatori da parte dei monasteri era così frequente che il maestro degli ospiti richiedeva grande tatto, prudenza e discrezione, così come affabilità, poiché la reputazione del monastero era nelle sue mani. Suo primo dovere era di assicurarsi che i locali erano sempre pronti per riceverli, che proprio lui doveva accogliere, secondo quanto espresso dalla Regola, come lo stesso Cristo, e durante la loro permanenza sopperire alle loro necessità, intrattenerli, condurli in chiesa per assistere alle funzioni, ed essere sempre a loro disposizione

Il Ciamberlano

Il Ciamberlano supervedeva sul guardaroba dei fratelli, sul loro rammendo o rinnovo di quelli sdruciti, mettendo da parte quelli non più usati per distribuirli ai poveri. Sovraintendeva anche alla lavanderia ed all'acquisto all'esterno del necessario per il confezionamento degli abiti. Sempre suo compito erano i preparativi per il bagno, il lavaggio dei piedi ed il taglio della barba dei confratelli.

Il Maestro dei Novizi

Il maestro dei novizi era uno dei monaci più importanti. Nella chiesa, nel refettorio, nei chiostro o nel dormitorio sorvegliava i novizi e trascorreva il giorno ammaestrandoli e facendoli esercitare sulle regole e le pratiche tradizionali della vita religiosa, incoraggiando ed aiutando chi dimostrava una reale vocazione.

Il Settimanale

Il settimanale era incaricato di cominciare tutte le Ore canoniche, dare le benedizioni richieste e cantare nella messa solenne celebrata giornalmente
I servizi settimanali includevano, oltre a quelli già ricordati, il lettore nel refettorio che era incoraggiato a prepararsi bene al fine di evitare errori durante l'ufficio. C'era anche l'antifono il cui dovere era di intonare la prima antifona dei salmi e guidare la recitazione delle funzioni.

La giornata del monaco

Prima dell'alba il monaco si alza al suono della campana e si reca in chiesa per la recita dell'ufficio notturno, che termina con le lodi mattutine.

Al termine di questo spazio di tempo riservato alla preghiera, il monaco inizia il proprio lavoro che non interrompe più sino alla Messa conventuale, centro di tutta l'ufficiatura e punto culminante della vita monastica.

La campana dell'Angelus ricorda l'ora del pranzo: nel refettorio l'Abate benedice la mensa ed il lettore che, come vuole la regola, leggerà un brano di Santa Scrittura durante il pasto.

Dalla lettura ad alta voce deriva naturalmente la legge del silenzio per evitare ogni diminuzione di raccoglimento.

A tavola ed a turni settimanali i monaci si servono a vicenda mentre uno legge la Sacra Scrittura.

Dopo il pranzo c'è un'ora di ricreazione comune. Pare che la ricreazione attuale dei monasteri benedettini non risalga alle origini dell'istituzione monastica, sebbene la Regola di San Benedetto assegnasse già ai monaci qualche momento al giorno per lo scambio delle parole necessarie: comunque, dal IX secolo, la ricreazione è ammessa ovunque ed attualmente avviene due volte al giorno, a mezzogiorno ed alla sera.

Al termine della ricreazione i monaci ritornano al loro lavoro.

La campana della cena riunisce di nuovo la comunità monastica per un pasto rapido e frugale, seguito da una breve ricreazione. Quindi il monastero si immerge nel silenzio: è l'ora di compieta, la preghiera della sera, l'ultimo atto della giornata del monaco.

L'Abate benedice i monaci e, dopo qualche altra preghiera per i morti o alla Vergine, tutto tace.

La lunga ed operosa giornata del monaco è chiusa.

Da compieta all'indomani mattina, finito l'ufficio notturno, nessuno può rompere il silenzio senza un grave motivo.

L'organizzazione dell'ordine

I monasteri benedettini sono associati in congregazioni, a loro volta confederate tra loro;[1] alla confederazione benedettina possono associarsi, in via straordinaria, anche singoli monasteri non legati a nessuna congregazione.[2]

Ogni congregazione elegge un abate preside: gli abati presidi si riuniscono nel sinodo dei presidi, convocato almeno ogni due anni dall'abate primate e da lui presieduto.[3] Il sinodo elegge un consiglio costituito da tre presidi che assistono l'abate primate nelle sue funzioni e sceglie, tra i membri del consiglio, il vicario, che fa le veci dell'abate primate in caso di suo impedimento: consiglio e vicario restano in carica sino alla riunione del sinodo successivo.[4]

I superiori di tutte le abbazie e priorati indipendenti della confederazione si riuniscono ogni quattro anni nel congresso degli abati, al quale spetta il compito di eleggere l'abate primate.[5]

L'abate primate dura in carica otto anni e può essere rieletto per quattro anni:[6] egli rappresenta la confederazione ma, nel rispetto dell'autonomia dei singoli monasteri e congregazioni, non gli spettano i poteri tipici dei moderatori supremi degli istituti religiosi. All'abate primate spetta anche il titolo di abate di Sant'Anselmo all'Aventino[7] e gran cancelliere del Pontificio Ateneo Sant'Anselmo.[8]

Alla confederazione possono essere consociati anche i singoli monasteri femminili, le federazioni di monasteri femminili e le congregazioni religiose femminili di tradizione benedettina.[9]

Tra i gruppi di suore benedettine aggregate alla confederazione si ricordano le congregazioni: delle Oblate di Tor de' Specchi, delle Stabilite nella Carità, del Buon Samaritano, delle Olivetane di Santa Croce, delle Ancelle dei Poveri d'Angers, dell'Adorazione Perpetua di Clyde, delle Missionarie di Tutzing, delle Adoratrici del Sacro Cuore, di Carità, delle Missionarie di Otwock, delle Loretane, di Santa Batilde di Vanves, delle Samaritane della Croce di Cristo, delle Missionarie Guadalupane di Cristo Re, di Gesù Crocifisso, di Priscilla.[10]

Cronotassi degli Abati Primati

Per approfondire cfr. Una lista storica degli Abati Primati su osb.org. URL consultato il 06-04-2021

Le congregazioni

Peculiarità dei Benedettini sono le congregazioni, ovvero associazioni di abbazie. Tra queste la

  1. Congregazione cassinese fondata nell'Abbazia di Monte Cassino
  2. X secolo: Congregazione cluniacense fondata nell'Abbazia di Cluny. Fu centro propulsore di un ideale di riforma destinato a conquistare tutta la chiesa
  3. 1012: Congregazione dei Camaldolesi
  4. 1037: Congregazione dei Vallombrosani
  5. 1098: Congregazione dei Cistercensi fondata nella Abbazia di Cîteaux
  6. XI secolo Congregazione Cavese fondata nella Badia di Cava
  7. 1231: Congregazioni dei Silvestrini
  8. 1264: Congregazione dei Celestini
  9. 1313: Congregazione degli Olivetani
  10. XV secolo: Congregazione di Santa Giustina fondata nell'Abbazia di S. Giustina di Padova
  11. 1618: Congregazione dei Maurini

I Benedettini sono oggi riuniti in una confederazione (con a capo un abate primate) che abbraccia una ventina di diverse congregazioni, per lo più su basi nazionali. A esse, di regola, afferiscono anche i monasteri femminili dell'ordine.

Lo studio ed il lavoro

Con i Benedettini la cura del lavoro manuale ed intellettuale creò nel Medioevo una sinergia unica ed irripetibile: studiando i testi antichi recuperarono nozioni ormai dimenticate in campo scientifico ed agricolo che misero a frutto nei loro monasteri e, per imitazione, si diffusero anche fuori.

Ad esempio, è tutta da ascrivere a merito dei Benedettini la rinascita medioevale dell'interesse per la letteratura medica e la coltivazione di erbe medicinali per uso terapeutico. Agli insegnamenti del passato loro aggiunsero la pratica della medicina come dovere etico del cristiano. D'altra parte nella Regola si impone che almeno due monaci in ogni convento siano (dovevano essere) addetti alla cura degli infermi negli stessi locali del convento in una zona non frequentata dai frati. Tra i compiti assegnati ai monaci-medici c'è (c'era) anche il reperimento e lo studio delle opere mediche a disposizione nel convento per poter conseguire l'abilità necessaria per la loro attività.

Esemplare è, in proposito, il caso di Salerno dove, in un monastero nei pressi della città i Benedettini già nell'820 avevano istituito un'infermeria aperta anche all'estero e molto contribuirono alla nascita della famosa Scuola Medica Salernitana.

Per quanto riguarda l'agricoltura, introdussero la rotazione triennale (il primo riferimento storico è stato rintracciato in un documento del 763 conservato nel Monastero di San Gallo in Svizzera) che consentì di migliorare la resa dei campi, trasformando i monasteri in avviate aziende agricole.

Il progresso tecnico e scientifico era ulteriormente avvantaggiato dalla circolazione delle conoscenze da un monastero all'altro attuato attraverso lo scambio dei testi ricopiati dagli amanuensi.

Per tutte queste ragioni i monasteri benedettini vennero a svolgere un ruolo centrale nella società medioevale accogliendo personalità di primo piano. Così il numero crebbe insieme a quello dei monaci tanto che in quell'epoca non erano rari i monasteri che ospitavano oltre 900 individui ai quali occorre ancora aggiungere i numerosi dipendenti laici e le loro famiglie che vivevano nei paraggi. Considerando, inoltre, che i monasteri Benedettini erano sempre edificati in aree isolate e disabitate, essi spesso mettevano a frutto terreni abbandonati o boschivi da altri ignorati contribuendo ulteriormente alla crescita economia.

Benedettini e Benedettine celebri

Le abbazie italiane

I primi due monasteri dell'ordine (uno maschile ed uno femminile) furono fondati da San Benedetto a Montecassino nel 529. Lui si occupò di quello maschile, mentre il femminile fu posto sotto la guida di Santa Scolastica, sua sorella.

Tra i monasteri italiani si ricordano:

Note
  1. Lex propria Confoederationis benedectinae, Sezione prima, tit. II, cap. I, art. 1, n. 9.
  2. Lex propria Confoederationis benedectinae, Sezione prima, tit. II, cap. I, art. 2, n. 13.
  3. Lex propria Confoederationis benedectinae, Sezione seconda, tit. II, cap. I, nn. 32-35.
  4. Lex propria Confoederationis benedectinae, Sezione seconda, tit. II, cap. II, nn. 36-37.
  5. Lex propria Confoederationis benedectinae, Sezione seconda, tit. I, n. 19.
  6. Lex propria Confoederationis benedectinae, Sezione seconda, tit. I, cap. V, n. 29.
  7. Lex propria Confoederationis benedectinae, Sezione terza, tit. I, n. 56.
  8. Lex propria Confoederationis benedectinae, Sezione terza, tit. III, n. 64.
  9. Lex propria Confoederationis benedectinae, Sezione prima, tit. II, cap. II, nn. 14-15.
  10. Cfr. prospetto in DIP, vol. I (1974), col. 1247.
Voci correlate
Collegamenti esterni