Nuova evangelizzazione

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Giovanni Paolo II, papa dal 1978 al 2005, è il pontefice che ha introdotto e definito il significato dell'espressione Nuova Evangelizzazione
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La nuova evangelizzazione non consiste in un nuovo Vangelo. [..] La novità dell'azione evangelizzatrice che abbiamo citato riguarda l'atteggiamento, lo stile, lo sforzo e la programmazione o, come ho proposto a Haiti, l'ardore, i metodi e l'espressione[1]. Come rendere accessibile, penetrante, valida e profonda la risposta all'uomo di oggi, senza per nulla alterare o modificare il contenuto del messaggio evangelico?
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La Nuova Evangelizzazione è il dinamismo missionario che vuole riannunciare il Vangelo all'uomo e al mondo nella post-modernità.

Storia

Fino al IV secolo l'evangelizzazione realizzata dalla Chiesa è stata essenzialmente opera di primo annuncio.

In uno stato successivo di societas christiana il primo annuncio si è andato perdendo, nonostante che, in varie fasi ed in epoche storiche diverse, ordini religiosi abbiano trovato forme di missione adatte al proprio tempo.

Pio XII

Il Papa Pio XII avviò una Missione a Roma in vista dell'Anno Santo del 1950[2], aprendo la via a nuove modalità di evangelizzazione.

Giovanni XXIII

All'apertura del Concilio Vaticano II, il discorso programmatico Gaudet Mater Ecclesia ("La madre Chiesa gioisce") di Giovanni XXIII ritorna più volte sulla capacità di guardare al contemporaneo nel suo mutato rapporto con Dio, per ritrovare le forme adeguate in grado di fargli intendere il Vangelo[3]. Il papa afferma in maniera forte:

« Occorre che la stessa dottrina sia esaminata più largamente e più a fondo e gli animi ne siano più pienamente imbevuti e informati, come auspicano ardentemente tutti i sinceri fautori della verità cristiana, cattolica, apostolica; occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione. »

Diverse volte, nello stesso discorso, il Papa fece riferimento a concetti che sono rapportabili al tema della nuova evangelizzazione. Egli parlò di "vigore di nuove energie", "un nuovo ordine di cose", "guardare al presente, che ha comportato nuove situazioni e nuovi modi di vivere, ed ha aperto nuove vie all'apostolato cattolico", "noi non dobbiamo soltanto custodire questo prezioso tesoro, come se ci preoccupassimo della sola antichità, ma alacri, senza timore, dobbiamo continuare nell'opera che la nostra epoca esige, proseguendo il cammino che la Chiesa ha percorso per quasi venti secoli". Tutte queste espressioni sono indice di una lungimiranza che vedeva un nuovo modo di annunciare il Vangelo di sempre.

Il Concilio Vaticano II

Il Concilio Vaticano II perseguì lo scopo di riprendere l'opera di evangelizzazione del mondo contemporaneo. La Lumen Gentium, la Gaudium et Spes, ma anche la Sacrosanctum Concilium e la Dei Verbum, esprimono questa idea di fondo: come esercitare la missione principale e prioritaria dell'annuncio del Vangelo in modo rinnovato ed efficace[3].

Paolo VI

Dieci anni più tardi Paolo VI convocò il Sinodo dei Vescovi sul tema dell'evangelizzazione. L'Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi (1975), ne fu il frutto. In essa il Papa faceva eco alle parole di Giovanni XXIII e le confermava:

« In questo decimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, i cui obiettivi si riassumono, in definitiva, in uno solo: rendere la Chiesa del XX secolo sempre più idonea ad annunziare il Vangelo all'umanità del XX secolo... è assolutamente necessario metterci di fronte ad un patrimonio di fede che la Chiesa ha il dovere di preservare nella sua purezza intangibile, ma anche di presentare agli uomini del nostro tempo, per quanto possibile, in modo comprensibile e persuasivo. »
(n. 2-3[4])

L'Esortazione non usa l'espressione "nuova evangelizzazione", ma parla concretamente di un nuovo modo di annunciare il Vangelo. Afferma inoltre l'insufficienza del concetto geografico di missione, perché "tutta la Chiesa è missionaria" (EN 59) e che, oltre a tanti sacerdoti, maestri ed educatori nella fede, c'è bisogno di giovani animati dallo spirito missionario, poiché sono i giovani "che debbono diventare primi e immediati apostoli dei giovani, esercitando da loro stessi l'apostolato tra di loro"[5].

Il documento afferma ancora:

« Occorre evangelizzare — non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici — la cultura e le culture dell'uomo, nel senso ricco ed esteso che questi termini hanno nella Costituzione Gaudium et Spes, partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio»
(n. 20)

Giovanni Paolo II

Fu Giovanni Paolo II a introdurre, con tutta la forza del suo magistero, la formula "nuova evangelizzazione".

Egli afferma nella Christifideles Laici che "le terre di missione sono nei nostri ambienti quotidiani: nei paesi di più antica tradizione cristiana c'è oggi un urgente bisogno di rimettere in luce l'annuncio di Gesù tramite una nuova evangelizzazione" (n. 4). Altrove affermerà che "questa passione non mancherà di suscitare nella Chiesa una nuova missionarietà, che non potrà essere demandata a una porzione di 'specialisti', ma dovrà coinvolgere la responsabilità di tutti i membri del popolo di Dio"[6].

Giovanni Paolo II specificò che "la nuova evangelizzazione non consiste in un 'nuovo Vangelo', non deve riguardare i contenuti, ma gli atteggiamenti, lo stile, lo sforzo, la programmazione, il metodo di apostolato, il linguaggio, che devono essere tali da rendere accessibile, penetrante, valida e profonda la risposta all'uomo di oggi, senza per nulla alterare o modificare il contenuto del messaggio evangelico"[7]. Il Papa inoltre chiese unità nella Chiesa per questa conversione pastorale, affermando che "di fondamentale importanza per la nuova evangelizzazione è l'effettiva collaborazione tra le diverse vocazioni, i differenti ministeri, i vari apostolati e carismi suscitati dallo Spirito, sia quelli degli Istituti religiosi tradizionali, sia quelli sgorgati in tempi più recenti, grazie a nuove associazioni e movimenti ecclesiali"[8].

Nel corso del suo lungo magistero Giovanni Paolo II trattò in modo ampio il tema della "nuova evangelizzazione" esplicitando che per "nuova" non si intende un diverso contenuto da annunciare ma diverse e rinnovate vie di comunicazione, un nuovo zelo e ardore, nuovi stili, forme e mezzi da adottare[9].

Benedetto XVI

Benedetto XVI ha istituito il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione[10], affidato a Mons. Rino Fisichella e definito dal Motu proprio Ubicumque et semper[11].

La Conferenza Episcopale Italiana

Il tema della missione fu ripreso dai documenti della CEI degli anni '70, e in particolare dal Direttorio Catechistico Generale.

Il documento della CEI Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (29 giugno 2001) afferma che c'è bisogno di una "conversione pastorale".

Note
Voci correlate
Collegamenti esterni