Riposo durante la fuga in Egitto (Caravaggio)
Caravaggio, Riposo durante la fuga in Egitto (1596 - 1597), olio su tela | |
Riposo durante la fuga in Egitto | |
Opera d'arte | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma |
Ubicazione specifica | Galleria Doria Pamphilj |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Roma |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Riposo durante la fuga in Egitto |
Datazione | 1596 - 1597 |
Ambito culturale | |
Ambito lombardo | |
Autore |
Caravaggio (Michelangelo Merisi) detto Caravaggio |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 135,5 cm x l. 166,5 cm |
|
Il Riposo durante la fuga in Egitto è un dipinto, realizzato tra il 1596 e il 1597, ad olio su tela, da Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571 – 1610), conservato alla Galleria Doria Pamphilj di Roma.
Descrizione
Soggetto
L'opera presenta la Sacra Famiglia in fuga verso l'Egitto per salvare il neonato dalla morte per mano del feroce Erode con poche masserizie e un asino come mezzo di trasporto. Nella scena del dipinto compaiono:
- a sinistra, San Giuseppe rappresentato in modo molto realistico, come un anziano dal viso stravolto dalla stanchezza, ma che veglia sulla famiglia. L'uomo ha lo sguardo stupefatto, rapito dall'apparizione dell'angelo al quale si presta a sorreggergli lo spartito musicale, mostrandone apertamente le pagine: questo umile gesto è simbolo della collaborazione umana al progetto di Dio. Egli, partecipando attivamente all'azione soprannaturale dell'angelo, assicura conforto alla sposa e al bimbo che ha in custodia. Giuseppe appare come perfetto padre e perfetto cristiano, devoto alla sua famiglia e alla sua missione di custodire, guidare e proteggere Maria e Gesù.
- al centro, Angelo musicante, in piedi, intento a suonare il violino, è posto di spalle con grandi ali nere di rondine, simbolo della resurrezione di Cristo perché questo volatile, ritornando in primavera, segna il momento del risveglio della natura. La sua raffigurazione sotto forma di un giovane alato deriva dall'iconografia classica. La musica, che sta suonando, è simbolo dell'armonia divina che permea tutte le cose e che sconfigge l'imperfezione, la fatica, il dolore e la malvagità, donando pace, gioia, riposo e beatitudine. Lo spartito è, quindi, la voce di Dio, la sua Parola donata a tutte le creature per incoraggiarle, sorreggerle e guidarle verso la meta eterna.
- a destra,
- Maria Vergine, stremata dalla fatica del viaggio, dorme appoggiando il suo capo su quello del Bambino, ma anche nel sonno abbraccia e protegge teneramente il Figlio, richiamando così il versetto biblico, a cui fa riferimento lo spartito musicale (Ct 5,2 ). La Madre è resa simile alla sposa descritta nel Cantico dei Cantici (Ct 7,6 ): i suoi capelli tendenti al rosso corrispondono a "la chioma del tuo capo è come la porpora, un re è stato preso dalle tue trecce", e richiamano il colore del sangue salvifico del Redentore.
- Gesù Bambino dormiente è dolcemente accoccolato sulle sue ginocchia della Madonna; entrambi sono raffigurati in maniera idealizzata e la bellezza dei loro tratti contrasta volutamente con la resa naturalistica di san Giuseppe. Il Bambino bellissimo e sereno, abbandonato tra le braccia della Madre, allude alla fede che occorre avere in Dio e nella sua bontà che non verrà mai meno per colui che gli si affida (Sal 131,2 ):
« | Io sono tranquillo e sereno, come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia. » |
Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli ed elementi, resi con grande cura, di grande e profonda valenza simbolica:
- Spartito musicale, in mano a san Giuseppe, nel quale le note sui pentagrammi non sono tracciate in modo casuale, ma seguono una vera partitura, che è la chiave di lettura di tutta l'opera. Si tratta, infatti, del mottetto "Quam pulchra es" (in italiano, Come sei bella), scritto nel 1519 dal compositore fiammingo Noël Bauldewijn (1480 ca.–1529) e impostato su alcuni versetti del Cantico dei Cantici (Ct 5,2;7,6-13 ), dove gli sposi sono identificati con san Giuseppe e Maria, e il cui testo recita: Mi sono addormentata, ma veglia il mio cuore (chiaro riferimento al sonno della Madonna):[1] il brano è stato chiaramente scelto per enfatizzare il significato religioso della composizione pittorica.
- Asino, alle spalle di san Giuseppe, fissa la scena ammirato: è simbolo del creato devoto e servizievole, che contemplando la gloria divina, è sempre pronto a rendersi utile per il bene degli altri.
- Violino, suonato dall'angelo, ha una corda spezzata simbolo dell'imperfezione e della precarietà della vita umana.
- Corso d'acqua, accanto al quale la Sacra Famiglia si è accampata, richiama simbolicamente l'"acqua viva" del battesimo che introduce alla vita eterna.
- Sacco, su cui siede san Giuseppe, e un Fiasco chiuso da uno straccio, nell'angolo a sinistra, con parte del cordame scollato: questi due umili elementi evocano il pane e il vino, simboli eucaristici del Corpo e Sangue di Cristo donati all'umanità per sorreggerla durante il viaggio dell'esistenza verso la salvezza eterna.
- Pietre appuntite sulla terra brulla, ai piedi di san Giuseppe, sono simboli delle aspre difficoltà e della morte, quali elementi inesorabili della condizione umana.
- Piante rigogliose e verdeggianti, ai piedi della Vergine e accanto al Bambino, alludono alla vittoria del Redentore sulla morte. Tra queste si notano:
- Alloro, simbolo della vittoria, della gloria e dell'immortalità, essendo questo un sempreverde;
- Cardo e spine della rosa sono simboli della passione, evocando quella futura del Cristo;
- Tasso barbasso è simbolo di redenzione e rinascita, ma è anche probabilmente un richiamo alla radice di Jesse e alla Terra promessa.
- Fiore a tre petali allude alla Trinità divina.
Ambientazione
La scena si svolge in un paesaggio naturale con il cielo nuvoloso, ma che in lontananza - a limitare dell'orizzonte - si rischiara, conferendogli una nota di serenità, alludendo così come la dimensione divina illumina la vita umana.
Il paesaggio è autunnale lo intuiamo dal colore delle foglie della quercia alle spalle della Sacra Famiglia: l'ambientazione stagionale non è casuale, poiché l'autunno è il momento in cui la bella stagione finisce e iniziano le piogge, il clima si fa più cupo. La simbologia si riferisce ai momenti di sconforto e difficoltà nella vita umana quando si manifestano le asperità e la tristezza minaccia di prendere il sopravvento: quanta ansia si legge nella donna e nell'uomo costretti a lasciare il proprio paese e le proprie cose per andare in luogo sicuro, ma sconosciuto con usanze e credenze differenti eppure per amore del Figlio e per obbedienza alla Parola di Dio iniziano quel viaggio confidando solo nel suo aiuto.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- La struttura compositiva è divisa dalla figura dell'angelo musicante in due parti, sia fisiche che simboliche:
- a sinistra, la vita attiva con san Giuseppe;
- a destra, la vita contemplativa con il sonno della Madonna e di Gesù Bambino.
- Sullo sfondo a destra, il paesaggio agreste, è un unicum nella pittura caravaggesca, insieme con quello che si vede nel Sacrificio di Isacco (1597 - 1598), conservato presso la Galleria degli Uffizi, a Firenze.
- Alcuni elementi e dettagli (il fiasco, il sacco, ecc.) sono traccia notevole della vocazione del Caravaggio alla natura morta, ovvero alla rappresentazione vivida ed efficace degli oggetti inanimati, che dimostrano l'assimilazione della cultura pittorica lombarda e veneta.
- La scena è permeata dalla pace e dalla serenità di un meritato riposo, pienamente intuibili grazie alla scelta dei colori caldi, dove il viaggio della stesso della Sacra Famiglia diventa metafora dell'esistenza umana piena di difficoltà e pericoli in fuga dal peccato e dalle sue conseguenze (dolore e morte) per raggiungere la meta finale, dove regnano amore, pace e giustizia, assistiti dalla provvidenza divina.
- Nella trattazione del paesaggio sullo sfondo e nelle tonalità luminose, sono ancora evidenti la formazione lombarda e il retaggio veneto del pittore. Infatti, una delle caratteristiche di Caravaggio era, secondo i biografi contemporanei, il dipingere con l'esempio davanti del naturale, cioè servendosi di un modello. La critica moderna ha trovato una conferma a questa testimonianza, nel ravvisare la presenza ricorrente di alcune figure nei dipinti di questi anni:
- per la Madonna sembra, infatti, che il pittore si sia ispirato alla stessa modella che posò, probabilmente poco dopo, per la Santa Maria Maddalena penitente esposta sempre alla Galleria Doria Pamphilj;
- nel profilo delicato dell'angelo si può riconoscere lo stesso giovane che prestò i lineamenti all'ingenuo giocatore truffato dai Bari (1594) nel dipinto conservato presso il Kimbell Art Museum di Forth Worth (USA).
- Il dipinto può essere considerato, tenendo presenti i valori tematici e stilistici, una delle prime dichiarazioni antimanieriste nei confronti della magniloquenza religiosa della pittura sacra romana di quel periodo.
Notizie storico-critiche
Il Riposo durante la fuga in Egitto è il primo dipinto conosciuto a tema sacro e di grande formato realizzato dal giovane Caravaggio, da poco arrivato a Roma, dove aveva già esordito con opere di piccole dimensioni con soggetto profano e allegorico.
Secondo Giulio Mancini (1559-1630), che scriveva la vita di Caravaggio dieci anni dopo la morte dell'artista,[2] l'opera venne eseguita per l'arcivescovo Fantino Petrignani (1539–1600), il quale dopo aver lasciato la cattedra di Cosenza, risiedeva nella parrocchia di San Salvatore al Lauro a Roma e presso di lui il pittore aveva trovato la "comodità d'una stanza" dopo che, all'inizio del 1594, era uscito dalla bottega del Cavalier d'Arpino (1568-1640).
Il dipinto acquistato, insieme alla Santa Maria Maddalena penitente (1596-1597), sempre di Caravaggio,[3] dalla principessa Olimpia Maidalchini (1591–1657) nel 1650 entrò a far parte della raccolta della famiglia Pamphilj.
Galleria fotografica
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Note | |
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