Asino
Asino | |
Rembrandt, L'asina di Balaam (1626), olio su tavola; Parigi, Musée Cognacq-Jay | |
Tipologia | Animale |
Etimologia | dall'ebraico hamor; in greco ὄνος, ónos |
Significato | |
Personaggi biblici | Messia |
Simboli correlati | Bue |
Fonti bibliche e cristiane | |
Episodi biblici e cristiani | Ingresso di Gesù a Gerusalemme |
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L'asino (in ebraico hamor; in greco ὄνος, ónos) è un animale presente nel mondo antico e attestato nella Bibbia.
Nella Bibbia
L'asino è impiegato nel lavoro agricolo, nei viaggi e nei trasporti (Gen 42,27; 44,13; 23,4-5 ; Dt 22,10 ; Gs 15,18 ; Gdc 1,14 ; 1Sam 25,18.20.23 ; 2Sam 17,23 ; Lc 10,34 ).
Dalla stazza piccola, facile da cavalcare, esso era sottoposto a grandi fatiche (Is 30,24 , dove fa girare le macine dei mulini; Mt 18,6 ).
La sua carne non poteva essere immolata né mangiata, perché ritenuta impura. Data la sua molteplice utilità, quasi ogni famiglia ne possedeva uno (2Sam 16,1-2 ).
Nelle tradizioni storiche, appare per la prima volta quando, caricato della legna per il sacrificio, accompagna Abramo che va sul monte Moria a sacrificare Isacco (Gen 22,3.5 ). L'asino è scelto anche da Mosè per farvi montare sua moglie e i suoi figli quando ritorna in Egitto, da dove era fuggito, per compiere la missione che Dio gli aveva affidato (Es 4,20 ).
È noto il ritrovamento delle asine di Kis, padre del futuro re Saul (1Sam 9,1-10,16 ) e il racconto di Balaam per la rivelazione ispirata da Dio alla sua asina (Nm 22,22-35 ; cfr. 2Pt 2,16 ): qui l'asino diviene una figura sapienziale, perché riconosce la volontà di Dio prima ancora dell'uomo che si ritiene veggente.
Tale animale non sembra essere stato impiegato per la guerra, a differenza del cavallo; per questo è collegato di solito con il Messia pacifico (Zc 9,9-10 ; Cfr. Mt 21,1-11 ).
Insieme al bue, l'asino rappresentava una risorsa per la famiglia antica (cfr. Gb 24,3 ; Dt 28,31 ) e per tale ragione la legge proteggeva questi animali (Es 20,17 ; Dt 28,31 ), che troviamo associati nei testi biblici (Es 23,5 ; Lc 13,15 ) e, tradizionalmente, inseriti nella scena del presepe[1]: i Padri della Chiesa vedono in questi animali il simbolo della presenza di tutti i popoli davanti al Re-Messia: il bue rappresenta il popolo eletto in quanto animale "puro" secondo la legge, mentre l'asino rappresenta i pagani in quanto, secondo la legge, è animale impuro.
L'accusa di onolatria
Durante le prime persecuzioni dei cristiani nell'Impero Romano, i cristiani erano accusati, tra le altre cose, di onolatria, cioè di adorazione dell'asino[2]. Ne abbiamo l'attestazione in Minucio Felice[3], in Tertulliano[4] e nel Graffito del Palatino.
Tale accusa era stata rivolta anche agli ebrei.
Nell'arte
L'arte paleocristiana ha raffigurato l'asino[5]. In un affresco del cimitero di Pretestato, nel quale il Buon Pastore sembra difendere il gregge contro un asino e un porco, esso fu considerato come selvatico (onager) e interpretato come figura del diavolo o degli eretici[6]. Non sembra, peraltro, che l'arte cristiana abbia attinto alle molteplici allegorie dell'asino nell'età classica o patristica.
A partire dal IV secolo, sulla scorta degli apocrifi, l'arte introduce l'asino nella scena della Natività; l'asino viene poi rappresentato nelle scene dell'apparizione dell'angelo a Balaam, nell'entrata di Gesù a Gerusalemme e, con il VI secolo, nella fuga in Egitto.
Nel graffito del Palatino l'asino è probabilmente figura blasfematoria di Gesù crocifisso.
Nelle tradizioni popolari
Nel medioevo nacque la festa degli asini, una manifestazione religiosa paraliturgia|paraliturgica, volta a ricordare la parte avuta dall'asino nei vari episodi della Bibbia[7]. Tale usanza fiorì soprattutto in Francia nei secoli XII-XV: l'azione drammatica prese diversi aspetti a seconda dei luoghi e degli avvenimenti commemorati.
Dapprima contenuta entro limiti discreti, tale rappresentazione non tardò a evolversi verso un tono sempre più buffonesco. A Sens, nel 1247, i chierici partecipavano alla festa ornati di fiori e anche travestiti. Nel XIV secolo, probabilmente facendo una contaminazione con la festa dei matti, l'asino, entrato trionfante in chiesa, veniva accolto dai canonici recanti in mano bottiglie e bicchieri, mentre si faceva mostra di incensarlo con budini e salsicce.
Cresciuti quindi con il passare degli anni gli eccessi, la festa non poté più essere né ammessa né tollerata; il XV secolo ne segnò quasi dappertutto la cessazione definitiva.
Galleria fotografica
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Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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