San Melezio di Antiochia

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San Melèzio di Antiochia
Patriarca
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battezzato
Santo
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Icona ortodossa
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte circa 71 anni
Nascita Melitene
310 ca.
Morte Costantinopoli
23 agosto 381
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
Venerato da Chiesa cattolica e
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Beatificazione [[]]
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Ricorrenza 12 febbraio
Altre ricorrenze
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Attributi
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 12 febbraio, n. 2:
« Commemorazione di san Melezio, vescovo di Antiochia, che per la sua fede nicena fu ripetutamente mandato dall'esilio e poi, mentre presiedeva il Concilio Ecumenico Costantinopolitano I, passò al Signore; di lui san Gregorio di Nissa e san Giovanni Crisostomo celebrarono le virtù con somme lodi. »

San Melèzio di Antiochia (Melitene, 310 ca.; † Costantinopoli, 23 agosto 381) è stato un vescovo e patriarca armeno di Sebaste e di Antiochia.

Biografia

Originario di Melitene nella Piccola Armenia, Melezio fu eletto vescovo di Sebaste nel 358, in seguito si ritirò ad Aleppo, ma nel concilio di Antiochia del 360 fu scelto come patriarca di Antiochia, chiesa che in quel tempo era profondamente ariana. Forse si pensò che le sue posizioni cristologiche fossero concilianti o che il suo carattere debole avrebbe permesso alla fazione ariana di raggirarlo. Di fatto si rivelò, sin dall'anno della sua elezione, un partigiano del Credo niceno, questo fu chiaro quando tenne una predica alla presenza dell'imperatore Costanzo II che non lasciava dubbi a proposito. L'imperatore lo fece destituire immediatamente e lo fece sostituire da Euzosio.

Con l'imperatore Giuliano tutte le misure di esilio e di destituzione, decretate dal predecessore, furono annullate e Melezio ritornò nel 361 alla sua sede vescovile di Antiochia. Qui la chiesa locale profondamente ariana gli fu molto ostile. Con l'ascesa al potere del nuovo imperatore Valente dovette di nuovo subire un esilio dal 365 al 367. Nel 380 fu nominato da Teodosio I presidente dei dibattiti del concilio di Costantinopoli, ma morì prima della fine dei lavori il 23 o 24 agosto 381.

Ai funerali fu San Gregorio di Nissa a tenerne l'omelia funebre. Per ordine dell'imperatore il corpo fu traslato nella sua sede vescovile ad Antiochia, qualche anno più tardi fu il suo discepolo San Giovanni Crisostomo che gli fece il Panegirico. La sua diocesi non fu comunque riportata all'interno della vera fede se non dopo il 413.

Fonti
Collegamenti esterni