Sant'Ildefonso da Toledo
Sant'Ildefonso di Toledo Vescovo | |
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Santo | |
El Greco, Sant'Ildefonso da Toledo (1609), olio su tela; Madrid, Monastero dell'Escorial | |
Età alla morte | 60 anni |
Nascita | Toledo 607 |
Morte | Toledo 4 aprile 667 |
Ordinazione presbiterale | Toledo, 657 |
Incarichi ricoperti | Arcivescovo metropolita di Toledo |
Venerato da | Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa |
Ricorrenza | 23 gennaio |
Patrono di | città e provincia di Toledo |
Nel Martirologio Romano, 23 gennaio, n. 5:
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Sant'Ildefonso di Toledo (Toledo, 607; † Toledo, 4 aprile 667) è stato un vescovo e scrittore spagnolo. Fu arcivescovo di Toledo dal 657 sino alla morte; i suoi scritti sono stati pubblicati all'interno della Patrologia Latina. È venerato come santo anche dalla Chiesa ortodossa.
Biografia
Nacque nel 607, sotto il regno visigoto di Viterico a Toledo, allora capitale del regno, la sua famiglia era già potente durante l'impero romano, nipote del vescovo Sant'Eugenio III di Toledo[1] che fu suo maestro. Per lo stile dei suoi scritti e per i giudizi emessi nel suo De viris illustribus sui personaggi che menziona, si deduce che ricevette una brillante formazione letteraria.
Dai suoi scritti apprendiamo che fu ordinato diacono (circa 632-633) dal vescovo Eladio[2]. Dall'Elogium, apprendiamo che ancora giovinetto entrò nel monastero agaliense dei santi Cosma e Damiano presso Toledo, contro la volontà dei genitori.
Ildefonso fu molto attaccato a questo monastero, come egli stesso ricorda parlando di Eladio e come si deduce dal De vir. ill. con cui intende esaltare la sede toledana e forse mostrare il ruolo privilegiato che attribuiva al monastero agaliense.
Già monaco fondò un convento di religiose dotandolo con i beni che ereditò e in data sconosciuta, probabilmente attorno al 650, fu eletto abate. Partecipò a tre concili toledani, quello del 646, 653 e 655, dove si firma come abate ma non figura tra i partecipanti in quello tenutosi nel 656.
Morto il vescovo Eugenio III, su forti pressioni da parte della corte visigota, fu eletto vescovo di Toledo nell'anno 657. Nella sua opera si trovano pagine angosciate, redatte nel periodo del suo episcopato, dove parla degli scandali a opera di certi cristiani influenti e falsi, sui conflitti duri con il re, che pure lo stima; e su tanti ecclesiastici troppo indaffarati in affari di Stato. Vi si legge anche il rammarico perché la sua nuova attività gli lascia poco tempo per la usuale attività letteraria e di maestro. Morì il 23 gennaio 667 e fu sepolto nella chiesa dedicata a santa Leocadia di Toledo. Durante l'invasione araba il corpo venne traslato a Zamora, in Castiglia.
Opere
La sua opera letteraria è descritta nel Beati Ildephonsi Elogium di San Giuliano di Toledo, suo contemporaneo e secondo successore sulla cattedra toledana, scritta come appendice[3] al De viris illustribus.
Di quelle recensite dall'Elogium si conservano:
- De virginitate S. Mariae contra tres infideles ("Sopra la verginità perpetua di Santa Maria contro tre infedeli"). È l'opera più famosa, di stile molto sorvegliato e piena di entusiasmo e devozione mariana. I tre eretici a cui si riferisce sono Gioviniano ed Elvidio, confutati già da san Girolamo e un ebreo anonimo. Questo fa pensare che voglia confutare qualcuno del suo tempo, che, per influenza ebraica, ripeteva gli stessi errori. Consta di un'orazione iniziale e di 12 capitoli. Nel primo, difende contro Gioviniano la verginità di Maria nel concepimento e nel parto; nel secondo, sostiene contro Elvidio che Maria fu sempre vergine; a partire dal terzo, mostra che Gesù Cristo è Dio e l'integrità perpetua di Maria. La sua teologia deriva strettamente da sant'Agostino e sant'Isidoro e costituisce il punto di arrivo della teologia mariana in Spagna. Fu tradotto dall'arciprete di Talavera.
- Commentario sopra la conoscenza del battesimo (come recensice san Giuliano) o Annotazioni sopra la conoscenza del battesimo (Liber de cognitione baptismi unus), scoperto da E. Baluze e pubblicato nel libro VI della sua Miscelánea (Parigi 1738). È di sommo interesse per la storia del battesimo in Spagna. Scritto con finalità pastorale, espone al popolo semplice la dottrina della Tradizione circa questo sacramento. Diviso in 142 capitoli, nei primi 13 tratta della creazione dell'uomo e del peccato originale; nei capitoli 14-16, del battesimo di Giovanni e del battesimo di Cristo, affermando che solo il secondo perdona i peccati; nei capitoli 17-35, espone come si deve ricevere il battesimo e spiega le cerimonie; nei capitoli 36-95, spiega il Credo, che si deve imparare a memoria (è un prezioso documento per lo studio della storia del Simbolo in Spagna); nei capitoli 96-131, torna sui riti battesimali; nei capitoli 131-137, spiega il Padre nostro; nei capitoli 138-140 tratta dell'Eucaristia e nei capitoli 141-142 spiega la liturgia del lunedì e del martedì di Pasqua come coronazione dei riti dell'iniziazione cristiana. Le fonti principali sono: le Enarrationes in psalmos di sant'Agostino, i Moralia di san Gregorio Magno e le Etimologie di sant'Isidoro.
- Sopra il progresso del deserto spirituale (De progressu spiritualis deserti), prolungamento dell'opera precedente. Dopo il battesimo, simboleggiato dal passaggio del mar Rosso, l'anima cammina per il Vangelo, come gli israeliti per il deserto. Utilizza eccessivamente l'allegoria.
- Sopra gli uomini illustri (De viris illustribus), continuazione dell'omonima opera di sant'Isidoro. A differenza di quegli, enumera non solo scrittori, ma anche ecclesiastici illustri per la loro santità o doti di governo. Dei 13 personaggi che sono ritratti, 7 sono toledani. Tuttavia, autori dell'importanza di Braulio di Saragozza o Isidoro di Siviglia, sono appena tratteggiati. Nello stile e nelle notizie dipende da san Girolamo, da Gennadio e da sant'Isidoro. Sebbene quest'opera non sia recensita nell'Elogium, ma è ritenuta autentica.
- Infine, si conservano due Lettere indirizzate a Quirico di Barcellona. Non si conservano le opere seguenti: Liber prosopopeiae imbecillitatis propriae, Opusculum de proprietate personarum Patris et Filii et Spiritus Sancti, Opusculum adnotationum actionis propriae, Opusculum adnotationum in sacris. L'Elogium parla di Messe composte da Ildefonso, inni e sermoni; la tradizione manoscritta gliene attribuisce alcuni, che la maggior parte dei critici ritiene apocrifi.
Per la sua devozione mariana, Ildefonso fu chiamato il "Cappellano della Vergine" nella commedia che, con questo stesso titolo, scrisse Lope de Vega.
Predecessore: | Arcivescovo di Toledo | Successore: | |
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Sant'Eugenio III di Toledo 646-657 |
657-667 | Quirico 667-680 |
Note | |
Voci correlate | |
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